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Murgia fa piangere la Juve, la Supercoppa è della Lazio
Troppe volte la Lazio si era fermata sul più bello sul recente passato, un po’ perchè non si era fatta trovare pronta, un po’ perchè spesso ha trovato davanti a sè un ostacolo insormontabile, un ostacolo che aveva un solo nome, quello della Juventus. I biancocelesti hanno ingoiato tanti bocconi amari, hanno vissuto delle brutte serate facendo tesoro degli errori e imparando dalle batoste che Allegri e ragazzi avevano rifilato nelle ultime occasioni. Il tutto per arrivare ad una sera di metà agosto, con lo stadio pieno, con un trofeo da assegnare, una sera in cui il destino ha deciso che stavolta le cose dovevano andare in un altro modo.
Questa, molto sinteticamente, potrebbe essere il riassunto della partita. Ma una serata talmente bella è ingiusta da descrivere in queste poche righe dunque avviamoci alla cronaca della gara. Innanzitutto, le formazioni hanno rispettato quelle che erano le previsioni della vigilia: Allegri si è affidato a quelle che sono le sue certezze lasciando in panchina tutti i nuovi acquisti; Inzaghi invece ha ovviato alla forzata assenza di Keita inserendo il duo di trequartisti Milinkovic-Luis Alberto a supporto di Immobile.
Pronti, via e subito la Juve fa valere la legge del più forte aggredendo la Lazio nella sua area di rigore con Strakosha che deve superarsi salvando col ginocchio il tap-in semplice di Cuadrado. Prendere gol all’inizio sarebbe stata una mazzata devastante, come lo fu la rete di Dani Alves nella scorsa finale di Coppa Italia, invece stavolta questa squadra è stata in grado di stringere i denti nel momento difficile, superando la timidezza iniziale per uscire fuori col passare dei minuti. Prendono coraggio i capitolini, crescono, cominciano a dar fastidio e alla mezzora cambia il volto di partita: la Lazio si distende in ripartenza, Milinkovic lancia in profondità Immobile che si procura il calcio di rigore, penalty che proprio l’attaccante campano è lucido sbloccando il tabellino.
La Juve si innervosisce, capisce che portarla a casa sarà più difficile del previsto e perde mano a mano quelle sicurezze granitiche di cui ha sempre beneficiato negli ultimi 6 anni: la Lazio fiuta il colpo, capisce che è il momento di far male, così Parolo ad inizio ripresa mette in mezzo un cross raccolto dal solito Immobile che con uno stacco imperioso fa impazzire per la seconda volta la metà biancoceleste dello Stadio Olimpico. E’ 2-0, con una squadra sulle ali dell’entusiasmo e l’altra col morale a pezzi, per tutti sembrerebbe finita o quasi. Per tutti, non per la Lazio, che altrimenti sarebbe una squadra qualsiasi e non un filo sottile tra il tragitto di casa e quello del cardiologo di fiducia.
I bianconeri sono fortissimi. Lo sappiamo noi, che gli abbiamo visto dominare in Italia e raggiungere due finali di Champions negli ultimi tre anni, e lo sanno anche loro. Hanno sempre tante risorse, hanno quei giocatori che con un colpo possono cambiare la storia di una partita. Uno di questi è Dybala, che la riapre con un calcio di punizione. E’ sofferenza, perchè adesso la stanchezza comincia a farsi sentire, i cambi sono ormai andati e Radu proprio non riesce a stare in piedi, all’improvviso tutto sembra andare per il verso sbagliato, ancor di più quando Massa allo scadere dei 90′ minuti indica il dischetto per un intervento di Marusic che si lancia anticipare da Alex Sandro. Dagli undici metri va Dybala, che trasforma.
Tutto da rifare, proprio quando il traguardo era a due passi, proprio quando la gente si immaginava Lulic alzare la coppa ecco che la Juve trova il pareggio. Si andrà ai supplementari, pensano tutti. Tutti tranne un ragazzino. Di 21 anni, romano e laziale, uno che con i colori biancocelesti c’è cresciuto, che ha appena preso il posto di Lucas Leiva. Quel ragazzino si chiama Alessandro Murgia che quando ormai non ci crede più nessuno segue con la saggezza dei più grandi un’azione magnifica di Lukaku sull’out di sinistra per poi farsi trovare pronto con l’appuntamento con la storia. La sua storia, che da sempre coincide con quella della Lazio. Lo stadio esplode, Inzaghi fa lo stesso: questa coppa è della Lazio, la quarta nella bacheca di Formello, così come sono quattro i trofei a cui è arrivato Lotito da quando è salito al comando della società.
Gioia, sofferenza, dolore e poi di nuovo gioia. Tutto in 90 minuti, tutto con la Lazio che stasera è stata più bella che mai e ci ha fatto sognare ad occhi aperti, una serata magica in tutti i sensi che fa ricordare a tutti i suoi tifosi perchè amano così immensamente questi colori.
Per aprire quest’annata non c’era proprio modo migliore.
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