Stefano di Parma o Stefano da Parma o più semplicemente mister Pioli arriva alla Lazio con la stima di tutti gli addetti ai lavori, “uno dei tecnici più preparati nella nostra Serie A”.
Ma agli occhi dei tifosi è soltanto un mediocre allenatore, un allenatore capace soltanto di essere esonerato e colpevole, secondo molti, della retrocessione del Bologna.
Stefano arriva alla Lazio in punta di piedi, in un ambiente “perso” e frastornato.
L’Olimpico è vuoto da mesi, la contestazione dei tifosi verso la società è al culmine, la minaccia della CurvaNord di non rinnovare gli abbonamenti fa rumore “come un petardo esploso in una chiesa”. Eppure Stefano ha carattere, il carattere di formare un gruppo di ferro, che seguendo ad occhi chiusi il proprio mister inizia ad inanellare prestazioni convincenti. L’Olimpico torna a riempirsi sopratutto grazie a lui, capace di infondere nel suo gruppo lo spirito vero della lazialità.
Ogni giorno e dopo ogni partita, la squadra al centro del campo si abbraccia ed intona “So già du ore.
Stefano ha inoltre, il merito di credere in Felipe Anderson e di farlo esplodere. Pochi ci credevano ancora, eppure le doti tecniche di quel ragazzo non potevano perdersi. Stefano, però, ci crede e Felipe, riesce insieme a tutti i suoi compagni ad accompagnare la Lazio fino a quel agognato terzo posto; per anni sfiorato è mai raggiunto.
Finalmente Stefano non è più “il mediocre”, “l’esonerato”, Stefano è il condottiero di una delle pagine più belle del campionato italiano.
Poi però, a fargli capire che niente è mai facile, figuriamoci per un laziale, arriva la “società” Lazio, che non riesce a rinforzare adeguatamente la rosa, che spacca lo spogliatoio con la storia della fascia.
La creatura di Stefano sembra non esserci più e perde dopo la finale di Cappa Italia, anche la Supercoppa e soprattutto il preliminare di Champions.
La nave sta per affondare, eppure Stefano non molla, convinto della bontà del suo lavoro e convinto soprattutto di avere il gruppo dalla sua parte.
Al cospetto dell’Inter di Mancini, tutti erano pronti a salutarlo, ma la sua Lazio sfoggia quell’orgoglio che sembrava non esserci più!
Stefano mangia il panettone, che però gli va di traverso!
Rimonta in classifica? No! Arriva il Carpi, che aveva sempre preso gol in trasferta in tutta la sua storia. La Lazio di Stefano riesce a non inquadrare mai lo specchio della porta. Di nuovo sotto accusa, di nuovo tutti convinti che fosse il momento di cambiare guida!
Ma a Firenze, il giorno dei 116 anni della storia laziale, arriva la conferma che la Lazio c’è, che la Lazio la sua guida, già ce l’ha!
Stefano ritorna al comando (semmai lo avesse perso) e domani, contro il suo passato, quel passato che lo fece definire un mediocre, o semplicemente, uno da esonero.
Stefano da domani proverà a cancellare questa nomea, Stefano da domani proverà di nuovo a spiccare il volo insieme alla sua aquila.
Non c’è più tempo per essere perdenti, per essere mediocri o per essere esonerati, ma solo per vincere e per diventare un vincente.

A Cura di Vittorio Di Mario



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