Rozehnal, la coppa contro la Samp è indimenticabile

David Rozehnal è entrato nel cuore del popolo biancoceleste soprattutto grazie alla vittoria in Coppa Italia contro la Sampdoria del trio Mazzarri-Cassano-Pazzini. La squadra blucerchiata dovette arrendersi alla lotteria dei rigori, alla quale partecipò il ceco. Destro secco in rete, a liberare seppur momentaneamente la tensione degli oltre 60mila dell’Olimpico. Il difensore ceco, autore di 43 presenze nei due anni con la maglia della Lazio, riuscì a contribuire alla salvezza della formazione capitolina, ottenuta grazie agli innesti nel mercato di riparazione di gennaio 2008 di Radu, Dabo e Rolando Bianchi. Oggi Rozehnal gioca nell’Oostende, club che milita nella Jupiler League, la massima serie calcistica belga. “Non so nemmeno io perchè ho calciato quel rigore!“. Il calciatore classe 1980 rivive i momenti concitati di quella finale ai microfoni de ‘Lalaziosiamonoi.it’, raccontando la sua esperienza nella Città Eterna.

Se ti dico 13 maggio 2009, cosa ti viene in mente?
“È il giorno della finale di Coppa Italia, come posso dimenticarla! L’Olimpico era stracolmo, c’era un’atmosfera fantastica. Non so ancora perché ho calciato quel rigore, ma fu un gol importantissimo. Non ero per niente nervoso al momento di tirare, ho realizzato soltanto dopo quanto fosse stato importante quel gol”.

L’Oostende sta facendo un campionato straordinario, come ti spieghi questo exploit?
“Abbiamo tanti buoni giocatori, un allenatore preparato e ci alleniamo sempre al meglio. Attualmente occupiamo il posto che meritiamo”.

Quando hai scelto la Lazio eri consapevole di arrivare in una squadra in piena crisi. Perché hai accettato?
“La Lazio è un grande club, nonostante in quel periodo occupasse le zone basse della classifica. La Serie A è uno dei campionati più belli e difficili d’Europa e volevo mettermi alla prova, vedere se ero in grado di giocare in un torneo simile. Per me era un’avventura nuova, è stata una grandissima opportunità giocare contro grandi squadre come Juventus, Milan, Inter e Roma”.

Che rapporto avevi con Delio Rossi?
“Lo considero un grande allenatore, con lui avevo un ottimo rapporto. Nei miei confronti è stato sempre corretto. Ricordo che aveva sempre una sigaretta in bocca e che le sue sessioni di tattica duravano anche due ore. Se non giocavamo come voleva iniziava a dire ‘vaffa*****, andate a destra, andate a sinistra’ (ride, ndr)”.

E con Lotito che rapporto avevi?
“Un buon rapporto anche con lui. Ho ricevuto quello che mi aveva promesso. Lui si dà molto da fare per la Lazio anche se a qualcuno non piace il modo in cui lo fa (ride, ndr). Quando l’ho incontrato per la prima volta al ristorante, era circondato da tre guardie del corpo. Non potevo credere ai miei occhi (ride, ndr)”.

Chi è il compagno a cui sei rimasto più legato?
“Lichtsteiner, senza dubbio. Arrivò sei mesi dopo di me, lo guidai giorno dopo giorno e lo aiutai soprattutto con la lingua. Io già parlavo qualche parola di italiano. Ero contento di parlare inglese con lui perché tanti giocatori italiani non conoscevano una sola parola di inglese. Anche Kolarov è stato un mio grande amico. Era un tipo piuttosto introverso, l’esatto opposto dei giocatori italiani che sono molto estroversi e passano tantissimo tempo davanti allo specchio (fragorosa risata, ndr). Ho un bel ricordo di tutto il gruppo, eravamo un bel mix”.

Come si vive a Roma?
“Ho amato tanto Roma, una città così stupenda e piena di storia. Abitavo lontano dal centro città, vicino a Formello. Le persone erano cordiali, accoglienti, mi trattavano come uno di famiglia”.

Roma è anche famosa per il buon cibo…
“Io e la mia famiglia siamo pazzi per il cibo italiano! Ho notato che anche un ristorante che da fuori sembra brutto, una volta entrato ti serve piatti fantastici”.

Che ricordo hai dei tifosi della Lazio?
“Con loro c’è stato rispetto reciproco. Non sono mai stato una stella della Lazio, ma ho dato sempre il massimo e credo mi rispettassero per questo. Prima di venire a Roma avevo sentito brutte storie sul loro conto, mi avevano parlato della loro cattiva reputazione. Ma io non ho mai avuto, e dico mai, esperienze negative e conferme delle voci che avevo sentito”.

Hai giocato tre derby di Roma, ne hai vinti due e perso uno. Hai capito cosa rappresenta il derby?
“Per tanti tifosi non conta come giochi durante la stagione, conta solo battere la Roma. Se perdevamo il derby era meglio restare chiusi a casa. Ricordo che una volta durante una stracittadina Totti mi diede uno spintone senza alcun senso. Io lo fissai con gli occhi spalancati e lui non reagì. In pochi secondi arrivarono tutti i miei compagni, come a dire ‘noi siamo la Lazio’! Questo è il derby di Roma!”.

Quando eri al Lille, sei stato allenato da Rudi Garcia, oggi alla Roma. Che persona è?

“Un bravo allenatore, ma a livello personale non ho avuto rapporto con lui, non eravamo compatibili. Non è stato sempre onesto con me, preferisco di gran lunga gli allenatori che ti dicono le cose in faccia”.

Vuoi dire qualcosa ai tifosi della Lazio?

“Sì, fate il tifo per la squadra, supportatela anche quando le cose vanno male. Se la Lazio ha alle spalle i suoi tifosi, il clima diventa ideale per fare bene”.



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