Quando gli parlano di Stefano Pioli e della situazione della Lazio esordisce dicendo “Farebbe comodo, era un giocatore abituato a ricoprire tutti i ruoli della difesa”, dopotutto Rino Marchesi fu suo allenatore alla Juventus nella stagione 1986-87 e conosce bene il carattere dell’ex tecnico del Bologna; in più conosce l’ambiente romano, essendo stato giocatore biancoceleste tra il 1966 e il 1971. La redazione di LaLazioSiamoNoi lo ha intercettato per sentire le sue sensazioni alla vigilia di Lazio-Juventus
Quello di quest’anno è uno dei campionati più equilibrati da molto tempo a questa parte anche se la Juventus ha rilanciato prepotentemente la sua candidatura per lo Scudetto. “Fino a venti giorni fa si pensava che fosse molto difficile, dopo gli ultimi risultati può darsi che da qui alla fine si vedranno ancora delle sorprese. Non è detto che tutte le squadre che sono avanti mantengano questo ritmo. La Juventus è in fase di ascesa e anche sul piano morale sta molto bene. Non sarà facile, ma qualche possibilità c’è ancora”.
La Lazio è la prossima vittima sacrificale? “All’inizio non ci sono vittime sacrificali. Se la Lazio indovina la partita può mettere in difficoltà qualsiasi squadra. È chiaro che in questo momento la Juventus è favorita”.
Dalle stelle alle stalle, come spiega l’involuzione dei biancocelesti? “È un po’ una sorpresa in senso negativo perché alcuni elementi come Felipe Anderson sembravano grandi calciatori in prospettiva futura ma non si sono ancora visti a quei livelli. Bisogna vedere come stanno sul piano fisico, su quello morale, la situazione ambientale”.
Mister Pioli è finito sul banco degli imputati, lei lo conosce molto bene avendolo allenato proprio in bianconero. “Ho un ricordo molto buono. Un ragazzo preparato ed intelligente, anche sul piano morale è tra i migliori. Raramente fa polemica, conosce il suo lavoro. È un personaggio che finora si è comportato molto bene ed ha ottenuto buoni risultati, bisogna sperare che riesca ad invertire la rotta e a ritrovare la Lazio dello scorso anno”.
Lei ha scritto pagine importanti della storia biancoceleste, che ricordi conserva di quell’esperienza? “Era una Lazio che stava trovando la sua collocazione dopo alti e bassi, soprattutto dopo l’arrivo di Giorgio Chinaglia e altri giocatori importanti come WIlson e Garlaschelli che hanno segnato gli anni migliori”.
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