lazio fiorentina, fiorentina vs Lazio,
Supporters of SS Lazio with a banner against President Claudio Lotito ("Lotito thief of dreams"), before Italian Serie A soccer match between SS Lazio and Sassuolo, at the Olimpico stadium in Rome, Italy, 23 February 2014. ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI

Lazio-Juventus 0-2. L’ennesimo colpo al cuore per il popolo laziale. L’ultimo atto di una sceneggiatura non adatta a deboli di cuore di fede biancoceleste. I numeri parlano chiaro: un solo punto conquistato nelle ultime 6 partite, con 10 gol subiti al pari di soli 3 fatti.

La classifica piange. La Lazio infatti lunedì probabilmente ripartirà dalla colonna di destra della classifica e paradossalmente dovrà iniziare a guardarsi le spalle. Una situazione allucinante per una squadra che nello scorso mercato di gennaio era, a detta del Direttore Sportivo Igli Tare cioè colui che l’ha costruita, “difficilmente migliorabile“. Quella rosa oggi mostra tutta la mediocrità che i tifosi stessi, ma anche i più sapienti addetti ai lavori, avevano intravisto analizzandola nel dettaglio già alcuni mesi fa. E pensare che la società ha affermato con convinzione pochi mesi or sono che Pioli poteva tranquillamente affrontare squadre del calibro di Barcellona, Bayern Monaco o Manchester United con questi uomini. Gli stessi che sono riusciti nell’impresa – e non è un vanto – di perdere ben 8 delle 15 partite stagionali in campionato. Oggi, dopo l’ennesima umiliazione, il tifoso laziale è afflitto. E’ stato colpito in profondità, in quel cuore nella quale porta con sè quella che per lui è molto più di una squadra di calcio.

Tralasciando il discorso relativo ai portieri, in cui un Marchetti irriconoscibile continua a giocare nonostante il rinnovo sia ancora in dubbio a meno di 7 mesi dalla scadenza a discapito di un Berisha che nonostante la sponsorizzazione del ds suo connazionale non è mai riuscito a conquistarsi a suon di prestazioni la maglia da titolare, il reparto arretrato della formazione biancoceleste rappresenta il vero punto debole della squadra. Una difesa di burro che ha come uniche certezze un onnipresente Basta e Stefan De Vrij, una delle due pedine fondamentali insieme a Biglia, fermo ai box per l’intera stagione. I restanti possono essere tranquillamente sintetizzati come un mix di calciatori di belle speranze ma non ancora pronti accanto ad alcuni non all’altezza della situazione. Sulla fascia destra Patric continua ad essere un oggetto misterioso del mercato formato Champions League 2015/16, mentre Konko, nonostante una buona tecnica individuale ed il senso della posizione, è perseguitato dagli infortuni. Hoedt non sembra assolutamento pronto per certi palcoscenici, mentre Mauricio e Gentiletti continuano a collezionare figuracce. La colpa non può essere di certo attribuita a loro, che nonostante l’impegno dimostrano partita dopo partita di avere limiti evidenti. Ma non era forse meglio puntare su un giovane della Primavera, piuttosto di comprare solo per il dovere di farlo? A sinistra, al pari del suo collega Patric, Braahfeid è stato utilizzato col contagocce, mentre Radu sembra essere un parente lontano di quello di qualche stagione fa. Il rumeno sembra essere sulla via del tramonto, con prestazioni tutt’altro che positive, tanto da costringere Pioli ad adottare delle contromisure spostando Lulic in quel ruolo. Perchè rinnovare il vincolo contrattuale a Radu e Braahfeid e non puntare su qualche nome giovane che possa garantire sicurezze? Il centrocampo sembra essere il reparto in cui la squadra sembra essere più attrezzata. Gl innesti di Kishna e Milinkovic-Savic hanno aumentato il tasso tecnico e le opzioni a disposizione del tecnico emiliano, anche se manca un vero incontrista, capace di recupera un’infinità di palloni e un vice-Biglia. La squadra infatti ha sofferto molto l’assenza del centrocampista argentino, giocatore dallo spessore tecnico elevatissimo in grado di far partire l’azione e creare gioco. Parolo continua a rappresentare una certezza, mentre alla lista dei “rinnovi molto dubbi” si aggiunge anche Stefano Mauri, in questa stagione mai determinante. Cataldi deve crescere ancora molto, mentre Onazi è sembrato non adeguato a certi livello. Per non parlare di Morrison, altro acquistone di questa stagione, sbandierato come fenomeno e già con in mano il biglietto di ritorno per Londra già il prossimo gennaio. Candreva e Anderson stanno vivendo una stagione sottotono: i due non riescono più a saltare l’uomo e in questo momento rappresentano le incognite più grandi in casa Lazio. Per quanto riguarda il reparto avanzato, si parla di “una poltrona per tre”. Klose sembra ancora avere la voglia di un ragazzino di 20 anni, ma i primi 5 mesi di questa stagione hanno dimostrato che non è più in grado di reggere certi ritmi. Per quanto riguarda Matri e Djordjevic, non sono in grado di poter far compiere il salto di qualità alla squadra, quello che il popolo biancoceleste evocava a gran voce, con l’acquisto di pochi tasselli per completare la rosa: un centrale difensivo già pronto in grado di fornire le massime garanzie, un terzino sinistro, un vice-Biglia ed una punta con il fiuto del gol. Quest’ultimo sarebbe dovuto essere un profilo d’alto livello, pronto a trasformare in rete tutte le occasioni create dalla squadre lungo le corsie laterali, e non il solito low-cost. E invece niente di tutto questo. Quasi un Vignaroli-bis, per una Champions sfuggita ancora una volta dalle mani dell’ambizioso popolo biancoceleste.

Tanti perché, tante domande a cui la dirigenza non ha mai risposto e probabilmente mai lo farà. Con l’ultimo bilancio, vale a dire quello del primo trimestre dell’esercizio 2015/2016, l’obiettivo di qualcuno sembra essere diventato palese anche agli occhi di coloro che fin ora cercavano di non vedere il marcio: speculare sulla passione della gente. La Lazio continua a pagare alcune aziende, con gare d’appalto che ufficialmente “sono state perfezionate nel rispetto della correttezza sostanziale e procedurale ed a normali condizioni di mercato”, ma che in realtà vedono vincere sempre le stesse.

Il caos sembra regnare in casa biancoceleste, con il lato tecnico che scricchiola e quello aziendale che non sembra andare a gonfie vele. Il rapporto con i tifosi sembra essersi incrinato definitivamente, con una gestione societarie fatta di scelte molto discutibili che hanno portato i fans ad allontanarsi. Forse è arrivata l’ora di farsi da parte. Forse è arrivato il momento di lasciare spazio a chi ha davvero voglia di riportare la maglia con l’aquila che simboleggia l’Impero Romano sul petto ai vertici del calcio italiano e non solo, come accaduto circa 15 anni fa con l’amatissimo presidente Cragnotti. A chi lavora giorno dopo giorno con umiltà e competenza per riuscire a raggiungere i risultati, al contrario di chi vanta di “monitorare il mercato 365 giorni all’anno” per poi cadere nei soliti errori.

Anche Stefano Pioli ha le sue colpe. Il tecnico di Parma, dopo il suo arrivo molto chicchierato, è riuscito a conquistare la Curva Nord a suon di prestazioni di alto livello e di una mentalità offensiva e spumeggiante, che mancava da molti anni nel quartier generale di Formello. Lo stesso allenatore non è però riuscito a ribellarsi alla gestione dittatoriale della dirigenza, cadendo in più occasioni in quelli che possono essere definiti “incidenti probatori”. Pioli ha infatti dichiarato più volte agli organi di stampa di aver bisogno di rinforzi in determinati ruoli, per poi fare un passo indietro. E’ il caso dell’acquisto del centravanti nell’ultimo mercato, che prima risultava indispensabile mentre dopo poteva essere coperto da vari profili già all’interno della squadra (poi è arrivato Matri il 1° settembre). E nonostante non sia l’unica sua pecca con scelte tecniche che si sono dimostrate sbagliate sopratutto in partite secche, quello di assecondare un mercato nettamente sotto la sufficienza rappresenta senza ombra di dubbio l’errore più grave commesso dall’ex calciatore della Juventus da quando siede sulla panchina della Lazio. Il pubblico chiedeva le dimissioni, una dimostrazione di  personalità non abbassando il capo davanti a certe situazioni.

Lotito ladro di sogni“. Ecco cosa recitava uno striscione esposto nella famosa partita Lazio-Sassuolo, in cui il popolo laziale si riunì per gridare a Lotito il famoso #LiberalaLazio. Un monito che lasciava poco spazio alle interpretazioni. Oggi il tifoso laziale si rende conto che con questa dirigenza gli è impossibile sognare. Non potrà mai lottare contro “lo strapotere del Nord”, né tanto meno presentarsi con continuità ai vertici della classifica del campionato. Gli sono state tarpate le ali! Ma il popolo biancoceleste ora sembra essere di nuovo unito contro il nemico comune, che paradossalmente ha in casa propria. E’ difficile, si sa, lasciare vuoto il proprio seggiolino dello Stadio Olimpico: le domeniche allo stadio, le trasferte con gli amici in giro per l’Italia, un panino al volo e di corsa a prende posto sugli spalti. Ma quella che pare una scelta dura sembra essere l’unica via per provare a riprendersi la Lazio, quella di un tempo, temuta in ogni angolo d’Europa. Per raggiungere un obiettivo di grande valore bisogna lottare, sacrificarsi, soffrire. “Lontano fisicamente, ma con il cuore al tuo fianco! Per il tuo bene, mia cara Lazio!



Resta Aggiornato con il nostro Canale WhatsApp! Ricordiamo che il canale è protetto da Privacy ed il tuo numero non è visibile a nessuno!Iscriviti Subito cliccando qui sul canale di Since1900