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Le minacce, le bugie e la finta generosità del dittatore Claudio
Urla il dittatore Claudio.
Si infiamma e tira fuori il su vero volto, sfornando il solito repertorio di minacce: alla piazza e alla platea. “Se non fate 10.00 abbonamenti e non riempite lo stadio non costruisco una squadra vincente; le regole le dettiamo noi, se vi sta bene è così e se non vi sta bene è uguale; voi sapete solo creare problemi e destabilizzare; vi insegno io come si fa informazione, perché io facevo il giornalista prima di voi”. Scene viste e riviste a Roma in passato, che ora vanno in scena a Salerno, visto che la piazza ha cominciato a ribellarsi ai metodi del dittatore Claudio, scegliendo la dignità piuttosto che piegare la testa in cambio di risultati. Dopo il durissimo comunicato dei tifosi della Curva, questa è stata la reazione di Lotito: http://www.youtube.com/watch?v=61SPfk9qveE
E’ nervoso Lotito, perché Carlo Perrone a Salerno ha svelato il vero volto del patron di Lazio e Salernitana. Se n’è andato senza sbattere la porta, ma con classe ha rifiutato di prestarsi al gioco di Lotito, di fare da parafulmine alle scelte della società che non condivideva, svelando in parte il bluff: http://www.youtube.com/watch?v=Vh_5_IazxiE
E’ nervoso Lotito, perché non riesce a trovare i soldi necessari per realizzare il suo business in quel di Salerno, quei 10 milioni di euro da versare al Comune per mettere le mani sull’area del Campo Volpe, dove sorge il centro sportivo e dove potrebbe costruire una cittadella dello sport con centro commerciale e residenziale. In piccolo, quello che non riesce a fare qui a Roma con la scusa dello stadio. Minaccia di andarsene Lotito, ma è un bluff, perché per Lotito il calcio oramai è un business, un lavoro a tempo pieno che rende molto più delle sue cooperative di servizi. Per questo dopo la Lazio ha preso la Salernitana, per questo non contento e non sazio ha provato a mettere le mani sulla Sambenedettese e ora sul Campobasso. Perché prendere una società di calcio che sta per sparire significa fare un favore agli amministratori locali, firmare una cambiale che prima o poi andrà all’incasso: con appalti, con qualche terreno edificabile, comunque con una visibilità e un potere che nessun altro lavoro gli potrebbe garantire.
Per questo le minacce di Lotito fanno sorridere. Per questo a Salerno minaccia i tifosi di mollare tutto se non riempiono lo stadio, ma a Roma neanche se lo sogna di dire: “Se non vi abbonate e non riempite l’Olimpico me ne vado”, altrimenti anche gli abbonati di oggi sarebbero solo un miraggio. Non è stupido Lotito. E’ bugiardo ma è furbo. Basta pensare alla storia della campagna acquisti faraonica della Lazio in questo mercato 2013. Lui racconta di aver speso 25-26 milioni di euro, i comunicatori compiacenti gli vanno dietro e la gente ci crede pure, anche se basterebbe fare due conti per capire di essere davanti all’ennesima balla. Novaretti e Vinicius sono arrivati a costo zero; Elez è costato 500.000 euro; Perea è stato acquistato per 3,5 milioni di euro, di cui 1,5 cash e gli altri pagabili nei prossimi due anni; anche per Felipe Anderson il pagamento degli 8,5 milioni di euro è triennale così come i 6 milioni di euro investiti per Biglia. A conti fatti, quindi, la Lazio ha investito quest’estate 6,5 milioni di euro: ovvero meno degli 8,1 milioni di euro incassati dal Credito Sportivo per l’ipoteca accesa sul palazzo di Via Valenziani (mutuo al 6% di interesse, non proprio regalato…), poco più dei 5,471 milioni di euro (di cui 791.000 alla Salernitana a fronte di 5.000 euro di ricavi…) incassati dalle aziende di Lotito dalla Lazio tra luglio 2012 e marzo 2013. Per carità, meglio questo che quello che si è visto nelle ultime due stagioni, ma siamo lontani anni luce dalla “generosità” di cui si parla in giro in questo periodo. Ma come si sa, Lotito lavora 20 ore al giorno e soprattutto GRATIS per la Lazio. Perché lui non ha interessi, è solo un volontario, un benefattore e lo fa esclusivamente per il bene della società: mica perché essere proprietario di una società di calcio significa avere a disposizione soldi facili e capitali in cui nessuno mette il naso anche se i bilanci sono pubblici, anche se tante operazioni fatte in questi anni (da lui come da tanti altri presidenti, sia chiaro) puzzavano talmente di bruciato da far muovere addirittura la Guardia di Finanza. Perché la Lazio è la sua “gallina dalle uova d’oro”, l’unica società che gli consente di portare soldi veri a casa e di avere visibilità e quindi potere. Perché senza la Lazio lui ha il terrore di tornare nell’anonimato dove stava quando qualcuno gli ha chiesto di prendere le redini di questa società e perché Salerno ancora gli sta troppo stretta. Ma forse anche perché a Salerno, da quello che si sta vedendo in questi giorni, nessuno gli consentirebbe di fare quello che ha fatto in questi nove anni qui a Roma.
STEFANO GRECO – MILLENOVECENTO
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