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Quello Stadio Flaminio che non vuole Lotito.. e che è abbadonato da quattro anni!

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nuovo stadio lazio roma

Il 17 marzo del 1959 il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi inaugurò il secondo stadio di Roma, il primo se consideriamo che l’Olimpico è di proprietà del Coni: era nato lo Stadio Flaminio, e l’architetto Pier Luigi Nervi fu elogiato dallo stesso Capo dello Stato, soprattutto per la rapidità di esecuzione dei lavori, infatti in un solo anno e mezzo l’opera fu presentata al pubblico.

Nel corso degli anni, questa struttura ha visto eventi sportivi di ogni genere, dal calcio al rugby, dalle partite di Serie C agli anni acerbi dell’ItalRubgy nel Sei Nazioni, sta di fatto che ora non accade nessuna delle due situazioni; sono ormai quattro anni che lo stadio è chiuso e lasciato in un amareggiante abbandono. Le smanie di Claudio Lotito per la costruzione di un nuovo stadio erano sempre state stoppate dall’amministrazione capitolina, indipendentemente dal colore politico; la soluzione per salvare capra e cavoli era solo e solamente lo Stadio Flaminio.. macchè, niente! Bisogna costruire dove dice lui.

Mentre la querelle continua senza fortuna, proprio il 17 marzo qualcuno aveva pensato bene di omaggiare l’anniversario di inaugurazione, con la consapevolezza della pericolosità dell’impianto, ma a quanto pare tutto è andato per le lunghe e non se ne fece tristemente nulla. Carmine Della Corte, Presidente Regionale per l’Aero Club Italia e Presidente della S.S. Lazio Paracadutismo, non ha nascosto assolutamente l’amarezza per questo evento mancato, e in questo lunghissimo virgolettato spiega esattamente come si sono svolti i fatti: “Il lancio era stato pensato per omaggiare lo stadio Flaminio, questo gioiello di architettura moderna, che da ben 4 anni versa in uno stato di completo abbandono che sta riducendo l’imponente e funzionale struttura sportiva in una mera cattedrale nel deserto. Quattro dei nostri migliori atleti, tra cui ben due pluricampioni del mondo con 18.000 lanci ciascuno all’attivo, avrebbero solcato il cielo di Roma per onorare lo Stadio Flaminio con una bandiera tricolore di 180 metri quadri, che si sarebbe facilmente vista da quasi tutta Roma, ed una medaglia commemorativa, portata sempre dal cielo, in ricordo di quella consegnata ai Nervi cinquantasette anni orsono. Sapevamo che lo Stadio è stato dichiarato inagibile ai fini di una manifestazione, ma nel caso nostro avevamo chiesto solo ed esclusivamente il nulla osta all’atterraggio di 4 atleti paracadutisti in presenza dei rappresentanti delle Istituzioni (Comune, Regione, CONI, Prefettura) ma venerdì scorso, 11 Marzo, il Comune di Roma, proprietario dello Stadio, ha emesso parere negativo allo svolgimento della commemorazione. Abbiamo incontrato il Comune per vedere se il lancio si poteva effettuare nel piazzale antistante alla Curva Sud e, in un primo momento, era parsa alle istituzioni come una buona soluzione ma i tempi ristretti non hanno permesso l’organizzazione della complicata gestione del servizio di ordine pubblico della piazza e del traffico. Con il Comune si è quindi pensato di posticipare l’evento in altra data e noi abbiamo proposto il 21 Aprile prossimo in occasione del Natale di Roma. Nonostante ci sia apparso chiaro la volontà di poter far svolgere una degna commemorazione, ci rimane l’amaro in bocca anche perché se è stato negato il permesso a quattro paracadutisti di atterrare nel campo, mi sorge spontaneo il dubbio che lo splendido Stadio Flaminio stia veramente crollando? Che il terreno del campo sia a rischio voragini? Faccio il paracadutista di professione e non voglio entrare nel merito. In ogni caso, ringrazio sentitamente la nostra Federazione, Aero Club Italia, per aver sposato l’idea e appoggiato l’iniziativa, i controllori del traffico aereo ENAV di Roma Radar e Urbe Torre, la Direzione Aeroportuale di Roma Fiumicino per tutti i pareri positivi per lo svolgimento del lancio e e Il Vice Capo Gabinetto Vicario del Comune di Roma per aver cercato una possibile soluzione affinchè la nostra bella iniziativa facesse tornare alla vita, anche se solo per un giorno, il glorioso Stadio Flaminio di Roma”



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