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Candreva e Lazio: storia di un amore che sta per finire?
“Sono approdato in una grandissima squadra, che in quel periodo lottava per il secondo-terzo posto. Il giorno dopo entrai in campo contro il Milan all’Olimpico e ci furono solo fischi per me. I motivi di questi fischi è che quando giocavo a Livorno feci un’intervista e mi chiesero quali giocatori della Roma mi piacevano e chi ci poteva mettere in difficoltà. Risposi Totti e De Rossi che sono due grandi campioni. Ho passato mesi difficili, non sentivo la fiducia dell’ambiente, ma avevo quella dell’allenatore e del gruppo, mi davano dei consigli per farmi stare sereno. Purtroppo non mi è scattata quella molla. Poi il 7 aprile c’è stata la partita all’Olimpico contro il Napoli, per me era la partita del dentro o fuori. Dopo otto minuti feci gol e corsi sotto la Curva Nord. Quell’ esultanza per me fu una liberazione, volevo essere me stesso. Non volevo andare via dalla Lazio senza dimostrare le mie qualità. Non era una rivincita contro i tifosi, io non avevo niente contro nessuno. È stata una corsa istintiva che ho fatto con il cuore per abbracciare il tifo più importante che è la Curva”.
Antonio Candreva, 28 febbraio 1987, Tor de’ Cenci. Centrocampista completo, continuo e tatticamente duttile: destro naturale, nasce trequartista, ma viene schierato abitualmente come ala offensiva. All’occorrenza può essere schierato come mezzala o davanti alla difesa. Giocatore veloce e dinamico, è dotato di corsa, grinta e spirito di sacrificio, che lo rendono utile anche in fase di copertura. Possiede una buona tecnica individuale e un buon dribbling; è inoltre abile nel fornire cross precisi dalla fascia per i compagni in area, che lo rende un efficace assist-man. Dotato di un tiro potente, nonostante la posizione defilata in campo è in grado di contribuire in fase offensiva grazie anche alle sue capacità sui calci piazzati e nelle conclusioni dalla distanza con entrambi i piedi, una delle sue doti migliori; è anche un buon rigorista, spesso realizzandoli con il “cucchiaio”.
Inizia a giocare nelle giovanili della vecchia Lodigiani, club capitolino che ha fabbricato diversi grandi giocatori. Apolloni, Di Michele, Silenzi, Stellone e Luca Toni per citarne alcuni. Acquistato dalla Ternana nel 2004, dopo un triennio in Serie B con la maglia delle fere, Antonio passa all’Udinese nell’estate 2007. Tuttavia l’esperienza in Friuli non è positiva. L’allora tecnico Marino non lo vede e Candreva dopo una sola stagione in Serie A fa ritorno tra i cadetti con la maglia del Livorno. Squadra con la quale ottiene subito la promozione in A. Ed è proprio durante la seconda stagione con i labronici che si inizia ad intravedere il talento del centrocampista romano. Gioca da trequartista e convince. Tanti assist e tante buone prestazioni. Nel novembre 2009 fa anche il suo esordio in Nazionale. La chiamata di una grande squadra non si fa attendere e nel gennaio 2010 passa alla Juve. Tuttavia l’esperienza di Antonio in bianconero e le successive con Parma e Cesena non saranno positive. Gioca da mezzala e, tranne qualche sporadico acuto, non convince. Si parla già di talento inespresso o di giocatore non del tutto esploso. I casi non sono rari (Montolivo o l’ex Samp e Genoa Gasbarroni ad esempio).
A gennaio 2012 Candreva passa dal Cesena alla Lazio. Per il ragazzo di Tor de’ Cenci si apre un doppio scenario: può essere il definitivo tramonto oppure l’inizio della rinascita e del riscatto. Sente subito la fiducia dell’allenatore e dei compagni, ma deve conquistarsi quella dei tifosi.
Arrivato nel centro sportivo di Formello, viene accolto dalla tifoseria laziale con l’eloquente striscione “Benvenuto all’inferno”.
Un inizio in salita dunque, condito da brutte e opache prestazioni sul campo.
Poi, arriva finalmente il gol che conquista il popolo biancoceleste: era il 7 aprile del 2012, la Lazio giocava in casa contro il Napoli, la squadra di Edy Reja va in gol dopo 8 minuti con Antonio Candreva ma viene raggiunta poco dopo dall’ex Goran Pandev. L’equilibrio viene rotto nella ripresa da un gol fantasmagorico di Stefano Mauri e dal tris su rigore di Cristian Ledesma. Antonio correrà a festeggiare sotto la Curva Nord. Quel gol è una liberazione e la fine di un incubo. E’ l’inizio della storia d’amore tra il giocatore e la Lazio.
Si ripete il 25 aprile successivo nella gara esterna persa contro il Novara per 2-1; entra nel tabellino dei marcatori anche nell’ultima gara di campionato del 13 maggio 2012 contro l’Inter, vinta all’Olimpico per 3-1.
Esordisce cosi’, Romoletto o Sant’Antonio da Candreva – appellativo affibbiatogli da Guido De Angelis – tra i fischi generali, che in soli 6 mesi e’ riuscito a trasformare in applausi, causati da una presunta fede giallorossa.
Sembrava impossibile, un destino gia’ scritto, ma in nove mesi di Lazio, Candreva ha fatto tacere i fischi, ha messo mattone su mattone lavorando sodo e correndo più di tutti, prima con Reja e poi con Petkovic. «Nothing is impossible», diceva uno spot con Leo Messi come testimonial. Candreva sapeva che avrebbe guadagnato credito a suon di sgroppate sulla fascia e che i tifosi avrebbero apprezzato tanto sudore sulla sua maglia, ma sapeva anche che poteva non bastare a conquistare tutti i laziali. Mancava qualcosa, un segno tangibile di amore. È arrivato. E ha finalmente proiettato Candreva nell’iconografia laziale con un ruolo di primo piano, quasi che la conversione rappresentasse un valore aggiunto alle sue prestazioni.
La storia calcistica di questo giocatore deve essere un esempio per tutti: è proprio quando non va che bisogna stringere i denti e dare ancora di più del massimo.
Poi, nella stagione 2012-2013, il secondo gol stagionale lo consacra a idolo della tifoseria, poiché l’11 novembre 2012 mette a segno il suo primo gol nel Derby di Roma, il gol sigla il momentaneo pareggio per 1-1 ma alla fine dei 90 minuti di gioco è la Lazio a vincere il Derby romano per 3-2.
Nel 2014 la Lazio riscatta l’altra meta’ del cartellino dall’Udinese e la stagione 2015-2016 si apre l’8 agosto 2015, giocando da titolare e perdendo la Supercoppa italiana 2015, per 2-0, contro i Campioni d’Italia della Juventus. Il 18 agosto successivo disputa la sua prima partita in Champions League in occasione del turno preliminare, vinto per 1-0, contro i tedeschi del Bayer Leverkusen. Il primo gol stagionale arriva il 22 ottobre 2015 in occasione della vittoria casalinga, per 3-1, contro i norvegesi del Rosenborg.
Una stagione che, per Candreva, non inizia nel migliore dei modi anzi, proprio con una polemica: Pioli e la squadra decidono di assegnare la fascia da capitano a Lucas Biglia e Candreva rifiuta quella da vice, il calciatore non avrebbe digerito il conferimento della fascia a Biglia, per lui “sarebbe demotivante” indossarla.
Sembrava rientrata questa storiaccia estiva, dopo un chiarimento con Pioli, invece no. Antonio ne sente ancora il peso e continua rifiutare una fascia part-time. Perché poi è sempre lui a doverci mettere la faccia. Perché poi la società chiede a lui un appello ai tifosi per riportarli allo stadio. Candreva non sente più motivazioni a giocare in un Olimpico semi-vuoto. Si sente ancora oggi l’eco del suo urlo per la distorsione alla caviglia. Perché sembra quasi un mugugno d’addio: la Lazio, a luglio, aveva rifiutato 35 milioni virtuali dal Psg, nel prossimo mercato sarà tutta un’altra storia. Lotito aspetterà comunque l’Europeo per far vacillare il prezzo del suo cartellino, ma stavolta non si opporrà alla cessione. Rotto anche questo cordone ombelicale con Antonio. Fratello d’Italia, ma sempre meno figlio della Lazio.
Ultimamente pero’, con l’esonero di Pioli e la venuta di Inzaghi, sembra aver ritrovato in parte quella voglia e quella motivazione perdute in una stagione in cui questo centrocampista, dalle caratteristiche tecniche eccezionali, e’ stato sempre al centro di varie polemiche.
Inoltre, da quando Lotito lo aveva preso dal Cesena in prestito con diritto di riscatto ha avuto un rendimento in crescita esponenziale. Non si è mai fermato, migliorando anno dopo anno. Ha avuto una continuità straordinaria e ora, se sbaglia una partita, sembra strano. Fa effetto. Il problema non è Candreva, ma tutto quello che gli ruota intorno nella Lazio e in questa stagione sbagliata è stato coinvolto anche lui. Non può diventare un caso se non risolve una partita. Bisognerebbe invece interrogarsi sui motivi per cui non è riuscito a rendere come potrebbe.
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