Si fa sempre più avvincente la corsa alla panchina della Lazio per la prossima stagione. Dopo molti nomi usciti nelle scorse settimane, la questione sembra riprende un vecchio film natalizio di Eddie Murphy: “Una poltrona per due”. Si perché il presidente Lotito e il direttore sportivo Tare stanno proprio in queste ore decidendo se affidare la guida tecnica al mago cileno Sampaoli o confermare Simone Inzaghi, provando a dare continuità al lavoro di questo finale di stagione. Molti tifosi, stufi di 12 anni di gestione mediocre, hanno deciso di non assecondare il lato tecnico, vedendo nella vendita della società l’unica via per tornare grande. Quelli che invece seguono le vicende riguardanti la panchina biancoceleste si dividono: da una parte chi pretende un tecnico di carattere ed esperienza internazionale, appoggiando la candidatura di Sampaoli, e dall’altra chi ha intravisto in Inzaghi ottime doti e vuole dargli una chance, confermandolo per la prossima stagione. Due ex calciatori della Lazio, Orsi e Fiore, rappresentano proprio le due fazioni, come confermano le loro parole rilasciate agli addetti ai lavori.

In realtà l’ex estremo difensore manda un chiaro segnale alla società, affermando che più che la scelta dell’allenatore è importante muoversi bene in sede di mercato: “E’ un buon allenatore. Pur non conoscendo il campionato italiano, allenatori come Sampaoli si sanno muovere. A me sta bene tutto, l’importante è che poi la Lazio si rinforzi e alzi l’asticella in maniera stabile sia con Sampaoli che, eventualmente, con Inzaghi”. Opinione che risulta completamente opposta a quella di Stefano Fiore, uno dei protagonisti principali della vittoria della Coppa Italia del 2004. Il calciatore di Cosenza è intervenuto ai microfoni della trasmissione radiofonica “La Lazio Siamo Noi” parlando di Sampaoli e del futuro della panchina laziale: “E’ lui l’uomo giusto? Dipende dalle strategie, dal progetto tanto caro alla società. Osservando il modus operandi di Lotito e Tare, credo che Inzaghi possa rappresentare la scelta migliore, senza nulla togliere all’ottimo ex commissario tecnico della nazionale cilena. L’attuale mister dei laziali, nonostante sia giovane, conosce l’ambiente alla perfezione. Non chiede la luna: accetterebbe di lavorare con il materiale che la società mette a disposizione. Particolare, questo, da non sottovalutare…”.

Autore di due gol contro la Juventus, uno all’andata e uno nella gara di ritorno, nel dodicesimo anniversario della vittoria di quel trofeo, il 41enne ex centrocampista, oggi opinionista Sky, ha ricordato con grande emozione il doppio confronto con i bianconeri: “Fu il coronamento di un cammino meraviglioso in quel torneo. Il segreto di quel successo fu l’unione e la forza di una “banda”, di un gruppo già qualitativamente importante, con l’aggiunta della mentalità e “l’incoscienza” di Mancini che a quel tempo aveva come allenatore dopo averle possedute da giocatore. Ora Roberto è molto diverso, è cambiato negli anni, all’Inter ha spesso giocato anche con tre mediani a centrocampo”.



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