Simone Inzaghi nasce a Piacenza il 5 aprile del 1976, fratello minore di Filippo, più grande di lui di 3 anni. Comincia a giocare come attaccante nella squadra del San Nicolò, paesino a pochi chilometri dalla sua città natale. Neanche compiuti i 16 anni, nel 1992 viene contattato per entrare a far parte delle giovanili del Piacenza, club nel quale militava anche il fratello Filippo, che era stato appena mandato in prestito a farsi le ossa nelle categorie inferiori. Il giovane Simone non esita ad accettare l’offerta e dopo due stagioni passate in Primavera viene prestato al Carpi in C1, dove però disputa solo 9 partite, senza mai trovare il gol. A fine stagione torna alla base, per poi ripartire subito in direzione Novara, che nell’anno calcistico 1995-96 militava in C2 e con la quale Inzaghi riuscirà a mettersi in mostra, disputando 23 partite, condite da 4 reti, contribuendo così alla schiacciante vittoria finale del campionato da parte degli azzurri. Nell’estate successiva arriva in prestito secco al Lumezzane, sempre in C2, dove in 23 match giocati mette a segno 6 gol. Dopo un altro anno passato nelle categorie inferiori, per la precisione in C1 al Brescello, con cui in 21 presenze timbra 10 volte il cartellino, fa ritorno al Piacenza, che da subito gli offre una maglia da titolare nell’attacco biancorosso. Inzaghi ripagherà la fiducia del mister Materazzi siglando la bellezza di 15 reti in 30 presenze nel suo primo anno di Serie A, consentendo alla squadra emiliana di agguantare la salvezza, maturata solo all’ultima giornata.
Non passa molto tempo prima che arrivino le prime richieste importanti per il giocatore: l’asta per accaparrarsi quella che è stata l’autentica rivelazione del campionato 1998-99 si fa sempre più frenetica fin quando è l’ambiziosa Lazio del presidente Cragnotti a inviare sulla scrivania della dirigenza piacentina un’offerta da 30 miliardi di lire, che il presidente Garilli è costretto ad accettare. Così all’inizio della stagione 1999-00 la squadra capitolina si ritrova con un attacco composto, oltre che da Inzaghi, da Boksic, Salas, Mancini e Ravanelli. Nonostante la competizione per un posto da titolare nell’attacco biancoceleste sia altissima, l’intenso turn-over messo in atto dall’allenatore Sven-Goran Eriksson consente a ogni componente dell’attacco di avere il proprio spazio durante la stagione, ricca di impegni ravvicinati tra Campionato, Coppa Italia e Champions League. Quest’ultima è la competizione dove Inzaghi riesce a dimostrare maggiormente il suo vero valore, siglando prima una quadripletta nella partita della fase a gironi contro il Marsiglia in casa (record che solo altri 12 calciatori possono vantare, giocatori del calibro di Cristiano Ronaldo, Van Basten, Messi, Van Nistelrooy, il leggendario Puskas, Ibrahimovic, Shevchenko e Lewandowski) e successivamente portando la Lazio ai quarti grazie a un suo gol a Stamford Bridge, che elimina il Chelsea dalla coppa. Il cammino dei biancocelesti in Champions terminerà proprio ai quarti, dove il Valencia si imporrà con un complessivo 5-2. In campionato la sorte sarà ben diversa: gli uomini di Eriksson riusciranno a riportare lo Scudetto nella bacheca biancoceleste dopo 26 anni dalla prima volta, quando fu la banda Maestrelli a compiere l’impresa. All’ultima giornata, quando ormai le speranze della vittoria in campionato erano ormai naufragate, la Lazio sconfisse la Reggina con un sonoro 3-0, ma doveva sperare che il Perugia riuscisse a resistere agli attacchi della Juventus, sopra di 2 punti sui capitolini. Il gol di Calori sotto un intenso acquazzone condannò i bianconeri a una delle sconfitte più cocenti della propria storia, e rese possibile l’impresa biancoceleste, che pochi giorni dopo fu bissata con la vittoria in Coppa Italia maturata nella doppia finale contro l’Inter. Simone Inzaghi, con 19 reti totali, si rivelò il marcatore laziale più prolifico della stagione.
Da qui in poi comincia il lento declino della carriera di Simone Inzaghi, che pur giocando con una certa costanza tra le stagioni 2000-01 e 2003-04, vincendo anche una Supercoppa Italiana (2000) e una Coppa Italia (2003-04), non riesce più a ripetersi sui livelli mostrati nella prima stagione a Roma. Nelle 113 presenze successive saranno 32 i gol realizzati dal piacentino, afflitto spesso da infortuni e acciacchi alla schiena, che ne hanno minato le prestazioni.
Dopo altri 6 mesi passati con la casacca biancoceleste, tra l’agosto 2004 e il gennaio 2005, nei quali sono state 2 le segnature, passa in prestito alla Sampdoria fino al termine della stagione. Con la maglia blucerchiata saranno solo 5 le presenze per l’attaccante, che non andrà mai in gol. Ritornato a Roma, nelle successive due stagioni totalizzerà appena 12 presenze senza mai segnare, per poi passare, sempre con la formula del prestito, all’Atalanta per la stagione 2007-08. Con la Dea, pur disputando 19 partite, continua a non trovare la via del gol, e a fine stagione viene rispedito alla Lazio. Tornato nuovamente a Roma, il 4 ottobre 2008 torna al gol dopo quasi 4 anni di astinenza, mettendo a segno la rete del pareggio al minuto 89 nella sfida interna contro il Lecce. A fine stagione, pur non scendendo sul campo, vince la sua terza Coppa Italia con l’aquila sul petto, la quinta per la società. L’ultimo trofeo per Inzaghi con la maglia biancoceleste sarà la Supercoppa Italiana dell’anno dopo, vinta contro l’Inter per 2-1, nella quale l’attaccante piacentino rimarrà in panchina per tutti i 90′. A fine stagione rescinde il suo contratto con la Lazio e si ritira ufficialmente dal calcio giocato.
L’avventura con la Nazionale per Inzaghi comincia nel 1993, quando viene convocato per la prima volta nell’under 18, categoria nella quale l’attaccante segnerà una rete nelle 4 presenze disputate. Nel 2000 l’allora tecnico della Nazionale Dino Zoff decide di convocarlo nell’amichevole contro la Spagna, persa 2-0 dagli azzurri, nella quale Inzaghi prende il posto di Fiore al minuto 60 e va a comporre il tandem d’attacco con il fratello Filippo. Oltre all’esordio saranno altre due le presenze di Simone Inzaghi con la maglia della Nazionale, sotto la guida tecnica di Giovanni Trapattoni, presenze nelle quali il piacentino non troverà la via del gol.
Dal suo ritiro nel 2010 non si è mai separato dal mondo Lazio, diventando da subito allenatore degli Allievi Regionali. Solo un anno dopo sale di categoria andando ad allenare gli Allievi Nazionali, con i quali rimarrà fino al gennaio 2014, momento in cui andrà a sostituire Bollini alla guida della Primavera, dopo che quest’ultimo era stato promosso a vice allenatore della prima squadra al fianco di Reja. Con la Primavera Inzaghi riesce subito a vincere la Coppa Italia di categoria a danno della Fiorentina, bissando subito dopo il successo grazie alla vittoria in Supercoppa contro il Chievo. Nella stagione successiva vince nuovamente la Coppa Italia battendo nel doppio confronto in finale la Roma con un complessivo di 2-1, ma perde in finale il campionato nella sfida contro il Torino, terminata con la vittoria granata ai calci di rigore. Sempre contro il Torino viene sconfitto in Supercoppa l’anno dopo, ma l’impegno manifestato e i successi raggiunti nelle tre stagioni come allenatore della Primavera lo portano ad allenare la prima squadra dal 3 aprile 2016, giorno dell’esonero di Pioli dopo la rovinosa sconfitta nel derby capitolino.
Chiamato ad allenare la prima squadra solo come un traghettatore fino alla fine della stagione scorsa, viene riconfermato anche per la stagione in corso, dopo la rescissione del contratto del neo-allenatore biancoceleste Marcelo Bielsa, che dopo aver firmato per un anno con i biancocelesti ha avuto ben presto gravi dissidi con la dirigenza, non sbarcando mai a Roma. A luglio nessuno avrebbe creduto nel mister biancoceleste, ma al momento è difficile pensare che qualcuno rimpianga il mancato arrivo del “Loco“…
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