Con l’ultima fatica di campionato nella trasferta di Crotone è andata via anche questa stagione e prima di tuffarsi nel calciomercato estivo, periodo esaltante e stressante alla stessa misura, c’è un po’ di tempo per riavvolgere il nastro e tirare le somme dell’annata appena conclusa.

Per valutare l’epilogo non bisogna scordarsi del punto di partenza: l’avventura biancoceleste è cominciata dalle macerie lasciate dal mancato arrivo di Bielsa e dal forse eccessivo fatalismo dei tifosi, i quali prevedevano un anno difficile sulla falsariga del precedente.

Inzaghi ha stretto i denti, si è rimboccato le maniche e ha lavorato in silenzio realizzando un piccolo capolavoro: alla prima vera esperienza in Serie A, prima ancora dei risultati, è riuscito a ricompattare l’ambiente restituendo quel senso d’appartenenza che negli ultimi tempi si era perso.

Un’avventura a tratti esaltante conclusa con la qualificazione diretta ai gironi di Europa League, ottenuta con tre giornate d’anticipo, ed una finale di Coppa Italia persa contro la pluriscudettata Juventus di Allegri.

Dal punto di vista tattico è stata una squadra camaleontica, partita col 4-3-3 e trasformata un 3-5-2 atipico che ha esaltato le caratteristiche di alcuni elementi regalando immense soddisfazioni nei 3 derby giocati in meno di 2 mesi, tornando alla vittoria nella stracittadina che mancava dallo storico 26 Maggio.

70 punti che costituiscono il record nel campionato a 20 squadre, quota che sarebbe stata anche più alta se solo la squadra non avesse staccato la spina nel mese di Maggio, con 9 gol rimediati nelle ultime 3 partite e altrettante sconfitte. Numeri in totale controtendenza col resto dell’annata che hanno consentito all’Atalanta di mettere la freccia e di conquistare il quarto posto sul più bello. Una beffa che non modifica nulla in termini pratici, ma che lascia comunque un po’ d’amaro in bocca.

Si poteva fare di più? Ad un certo punto probabilmente sì. Con una squadra in grande spolvero l’asticella si era improvvisamente alzata, c’era uno scontro diretto da giocare in casa contro il Napoli distante 4 punti e la possibilità concreta di lottare fino all’ultimo per un posto tra le prime tre, quella partita rappresentava la vera sliding doors del campionato Laziale ed è andata persa.

Come è andata persa in malo modo la finale di Coppa Italia, affrontata in modo conservativo e portata a casa dagli avversari con fin troppa facilità. Insomma, la banda Inzaghi ha steccato proprio nei due appuntamenti più importanti, quelli che avrebbero reso straordinaria una stagione comunque ottima.

Da tutto ciò si dovrà ripartire, con la speranza che la bella creatura del mister piacentino non venga smantellata dalle cessioni, ma anzi, arricchita con altri giocatori al livello dei titolari. Il prossimo anno la squadra sarà impegnata su 3 fronti, e servirà una panchina più lunga di quella attuale per reggere il ritmo e scongiurare che l’avventura di Inzaghi termini nella maniera ingloriosa di Petkovic e Pioli, entrambi esonerati dopo una seconda stagione deludente ma che probabilmente hanno pagato per colpe non totalmente attribuibili a loro.

La Lazio tutta (giocatori, staff tecnico e dirigenza) deve imparare dal passato e non sedersi sugli allori, perchè il difficile arriva proprio adesso: le aspettative sono alte e la voglia dell’ambiente di avere finalmente un pò di continuità ad alto livello è tanta.

Sarà la volta buona? Sprecare anche questa occasione sarebbe delittuoso.

 



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