Lazio Primavera, le parole di Falbo, classe 2000, sul suo percorso con la Lazio

La Lazio Primavera dovrà ripartire dalla sua serie B dopo un campionato disastroso che in pochi anni ha visto trofei e successi per finire retrocessa pochi mesi fa. Ma c’è anche un problema di ambientamento per questi giovani che arrivano da tutte le parti del mondo. Oramai il calcio giovanile così come al livello nazionale, è noto per la presenza di molti stranieri nelle rose con difficoltà di comunicazione così come riporta il giovane Laziale nell’intervista che fra poco leggerete. Aprendo e chiudendo parentesi, ormai avere gli stranieri in rosa è normale, ma non normale è quello di avere un alta percentuale di loro privando il nostro calcio di astri nascenti e perdendo a livello nazionale (basti vedere l’eliminazione alle qualificazioni di Coppa del Mondo da parte dell’Italia.

Con tutto ciò non vogliamo creare un articolo di razzismo ma far notare come a livello scolastico nelle scuole calcio o nelle rose giovanili dei top club italiani vi siano calciatori stranieri (comunitari ed extracomunitari) e poca sostanza italiana che se continua così, la Nazionale Italiana giocherà con i pochi sopravvissuti al calcio moderno.

Le parole di Falbo

«È stata una stagione strana ma positiva. Arrivare dalla Roma e trovarsi in uno spogliatoio completamente nuovo non è stato semplice. Ero pure il più piccolo. In più dei 27 calciatori in rosa eravamo 12 italiani e 15 stranieri: si è dialogato praticamente solo in inglese, sia in campo che nello spogliatoio, ne ho preso il lato positivo come perfezionamento utile per la scuola. Esperienza positiva?Inizialmente ho giocato poco perché il mister aveva espressamente dichiarato di voler partire con coloro che, avendo uno o due anni in più, conoscevano già la sua idea di calcio. Con il lavoro e l’attenzione sono entrato presto nei nuovi meccanismi capendo cosa chiedeva il tecnico e familiarizzando con la nuova categoria. La Primavera 1 con la riforma inizia a essere vicina al calcio vero. Mi sono allenato a testa bassa senza mai mollare un centimetro conquistando la piena fiducia dei due allenatori che si sono avvicendati sulla panchina della squadra e sono così diventato un titolare fisso. Purtroppo però siamo retrocessi e il prossimo anno la Lazio sarà costretta a giocare in Primavera 2. Ma sono sicuro che, anche se non sarà facile, potremo risalire dov’è giusto che il nostro club stia. Derby? E’ stata una sensazione strana. Quando da Chivasso siamo venuti giù ho giocato per sei anni alla Roma e ho avuto modo di legarmi a tutto l’ambiente. Di fronte avevo molti miei ex compagni con cui ho condiviso emozioni forti e con cui ne abbiamo combinate parecchie. Obiettivo? Voglio assolutamente continuare a giocare con la Lazio, dove ho trovato una società e un ambiente che mi ha soddisfatto pienamente. L’obiettivo sarà quello di riportare la squadra nel palcoscenico più importante: la Primavera 1».



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