Pensavamo di averle sentite quasi tutte, ma è proprio vero che al peggio non c’è mai fine. Provando a seguire un ordine cronologico, comunque difficile da stabilire con esattezza vista la quantità di materiale a disposizione, ci ricordiamo di aver ascoltato dall’azionista di maggioranza in primis che ha preso la Lazio al “funerale” e l’ha portata in “coma irreversibile”, con l’ammontare dei debiti che aumentava di intervista in intervista; che è laziale dall’età di sei anni grazie al fidanzato della sua tata, salvo poi vederlo immortalato allo stadio esultante ad un gol dell’altra squadra della Capitale e per giunta nel derby; e che la sua entrata nel mondo del calcio va interpretata in chiave “escatologica” (??).
Ci ha ricordato fiero che ha “cacciato i mercanti dal Tempio”, compresi purtroppo anche tanti laziali che hanno fatto la storia del “clebbe”; e con uno striscione in Tevere auto confezionato ci ha suggerito per mesi che dovevamo essere “orgogliosi di lui”. Striscione strappato da qualche tifoso esasperato al termine di un Lazio-Udinese 0-1.
Ci è stato detto, nell’anno della qualificazione in Champions League, che la squadra non era stata migliorata per non rompere gli equilibri e anche perché glielo avevano suggerito gli stessi giocatori, ovvero quelli che poche settimane dopo hanno perso in casa con l’Olympiakos buttando via perfino il terzo posto nel girone; ci è stato detto che i compensi percepiti dall’avvocato Gentile per le svariate cause da lui trattate erano erroneamente messi a bilancio con troppi zeri, e qualcuno ci ha voluto credere; ci è stato detto che non si erano concluse alcune trattative di calciomercato per colpa di un fax e altre per il parere negativo delle mogli dei calciatori, e qualcuno ci ha voluto credere; ci è stato anche detto che la Lazio si rifaceva al modello Arsenal… E qui ancora stiamo elaborando il concetto di modello, perché dopo è stato abbinato all’Ajax e ora il Borussia Dortmund.
Così come stiamo ancora cercando una chiave interpretativa valida alle sue pacate ed umili esternazioni dopo la finale di supercoppa italiana del 2009 vinta a Pechino contro l’Inter (dopo 95 minuti di sano catenaccio-spettacolo), secondo cui quella squadra con Muslera, Siviglia, Baronio, Matuzalem, Rocchi ecc. era più forte della Lazio di Cragnotti con Marchegiani (Peruzzi), Nesta, Veron, Nedved, Vieri Salas, Crespo, Mancini…
Nel 2010 abbiamo saputo che Eguren aveva una presunta malformazione cardiaca, salvo poi rivederlo qualche mese dopo in campo con la squadra svedese dell’AIK Solna, e successivamente allo Sporting Gijon, nonché essere convocato dalla nazionale uruguaiana per la Coppa America 2011; ci è stato annunciato l’acquisto del giovane israeliano Eyal Golasa con tanto di proposito di acquistare anche un calciatore palestinese (tanto noi possiamo “acquistare chiunque… e senza vendere”) per favorire la pace in Medio Oriente, salvo poi sapere che poche ore dopo il calciatore si era imbarcato per Tel Aviv per non tornare più; comunque di tutti e due ci rimangono le foto con la maglia dei 110 anni e il pallone in mano, nonché qualche controversia legale con società e procuratori. Poco ci rimane invece di Thomas Hitzlsperger se non l’impossibilità di pronunciarne il cognome e la tristezza di aver saputo che il calcio dovrà fare a meno di lui perché ha appeso gli scarpini al chiodo a soli 31 anni.
Di quei favolosi anni ricordiamo anche l’arrivo a Gennaio di Rolando Bianchi il cui contratto era con“obbligo di riscatto”, una novità assoluta coniata proprio per l’occasione. Ma a fine stagione Bianchi chissà perché è tornato al Manchester City. Come dimenticare poi il paragone Zarate-Messi in cui il primo a medio termine avrebbe superato il secondo, oppure i tre requisiti necessari affinché un calciatore possa vestire la maglia della Lazio, e che evidentemente spesso vengono meno con il tempo, visto in quanti sono finiti nella “gabbia” di Formello a tirare palloni contro la recinzione.
Lo stesso Pandev fu paragonato ad un figlio a Gennaio per poi scoprire a Giugno anche chi era il papà, quando non trovando l’intesa per il rinnovo contrattuale si preferì perderlo a zero euro pur di provare a stravincere e umiliare l’avversario in quel braccio di ferro.
Abbiamo sentito denunciare (a parole) estorsioni e violazioni dei regolamenti, nonché evocare“task force” e “tintinnii di manette”; quando sappiamo bene chi ricopra ancora ruoli che non potrebbe grazie all’aggiramento delle regole; poi in merito al tintinnio di manette meglio stendere un velo pietoso.
Ci siamo presi l’appellativo di “sparuta minoranza” anche quando un intero stadio lo fischiava e lo invitava ad accomodarsi… altrove; ha provato a convincerci che il Flaminio, stadio che ha visto le gesta di quel Piola che oggi commemora con le autorità di turno, non si può usare neanche come water, tanto che aspettiamo con trepidante attesa da 8 anni il suo progetto dello stadio, perché a suo dire, “quello della Juve a confronto sembrerà un laghetto di anatre”.
Abbiamo imparato vedendo giocare Novaretti che non è vero “l’assioma per cui chi più spende vince”, dato che per lui vige “la regola der quinto: chi c’ha i sordi in mano ha vinto”. E lui infatti afferma di non prendere un euro dalla Lazio neppure per i cellulari (sarebbe la fine per il bilancio della società…) pur dedicandole venti ore della sua intensa giornata, salvo poi poter scoprire dai bilanci che le sue aziende (Salernitana compresa), incassano ogni anno più di 5 milioni di euro dalla Lazio.
Lo abbiamo sentito definire a caldo la disgrazia di Gabriele Sandri coma “la perdita di un familiare”, salvo poi dimenticarsi per svariati mesi dove abitassero i genitori di questo suo parente. Lo abbiamo sentito inveire contro Giorgio Chinaglia e dargli del bandito, salvo poi dire al figlio di tornare quando vuole. Ma ora che torna con la salma del padre sono stati gli amici di Long John e non la società a organizzare qualcosa per ricordare Giorgione.
Anche a Gascoigne è stato detto che la Lazio è casa sua e che si sarebbero studiate iniziative per renderlo partecipe ed aiutarlo ad uscire dal tunnel. Quindi probabilmente ci sarà la sua intercessione dietro la possibile partecipazione di Gazza a “ballando con le stelle”!
Anche per ricordare Bob Lovati (con il quale “si confrontava spesso…”, dopo averlo cacciato) era stato promesso questo e quello, ma a distanza di due anni e mezzo neanche la saletta stampa risulta a Lui intitolata come annunciato a caldo. Quella saletta che magari si potrebbe intitolare anche ad Andrea Pesciarelli, ma due laziali in 20 metri quadri forse sarebbero troppi.
Sono state denunciate minacce, anche fisiche, da parte di alcuni tifosi della Curva Nord, salvo poi venire a scoprire nel processo che alcune lettere e telefonate minatorie partivano da casa sua. Anche il Coni e l’allora suo Presidente hanno cercato di estorcergli qualcosa per l’affitto dell’Olimpico, salvo poi rientrare tutto con tanto di amichevole estiva con il San Felice Circeo di cui è sindaco Petrucci.
Infine Ylmaz, che non sarebbe mai stato trattato ma proposto, con una trattativa di quindici giorni che quasi andava in porto negli ultimi 7-8 minuti di calciomercato… ma poi ecco l’ennesimo ricatto morale che la sua “concezione cristiana e non pagana” non gli ha permesso di accettare.
Ciliegina sulla torta, se il laziale non si ritiene “stracontento” di avere in rosa Vinicius, Novaretti, Perea e Berisha, deve comunque “stare zitto” e andare allo stadio. E forse, se alla fine della stagione avrà fatto il bravo, non avrà detto parolacce (a lui?) e se la squadra arriverà sotto il settimo posto dello scorso anno allora potrà anche provare ad accennare una lieve critica, purché non sia “strumentale e volta a destabilizzare l’ambiente”. A suo insindacabile giudizio, chiaramente. Già, perché “il primo a non essere soddisfatto” è proprio lui, perché la gente non va allo stadio e non segue ciecamente i suoi consigli, magari perché li fa in latino che è una lingua morta…
Ricordandogli che i soldi nelle casse dalla S.S. Lazio S.p.a. non entrano solo da abbonamenti allo stadio o dai paganti ai botteghini, ma magari anche da uno sponsor che manca da 7 stagioni e anche e soprattutto dai diritti televisivi che fino ad oggi lo hanno sostenuto, vorrei fare presente che lo stadio è semivuoto perché lui “non vende Sogni, ma solide realtà”, mentre a volte sono proprio i sogni a riempire gli stadi. In quanto alla solidità della realtà poi…
A volte verrebbe voglia di estorcergli un po’ di rispetto per il tifoso laziale, ma non sovraccarichiamo di lavoro l’avvocato Gentile. Quindi, in conclusione, presidente, noi ci prenderemo pure ‘na pastiglia per far passare l’ennesimo mal di pancia, ma lei si ricordi che, come direbbe Carosone, ‘cca nisciuno è fesso!
STEFANO GRECO
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