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Sconfitta annunciata con tanti colpevoli
La vita è fatta di vittorie e di sconfitte… più o meno scritte. E come era nell’aria, considerata quasi scontata quella della Roma il 26 maggio, in un certo senso lo era anche quella della Lazio di oggi, annunciata in tutti i modi anche fuori dal terreno di gioco. Ed è una sconfitta che ha molti padri. Questo non significa che la Roma abbia rubato qualcosa o che non abbia meritato, perché certi rosicamenti li lascio volentieri ad altri. La Roma oggi ha meritato nella stessa misura in cui noi abbiamo demeritato, nel senso che ha sfruttato una serie di errori commessi dalla Lazio. Da tutta la Lazio, perché mai come questa volta Petkovic ci ha capito poco di quello che stava succedendo in campo, soprattutto nella ripresa: sia prima che in particolare dopo il gol di Balzaretti. E quando nel calcio sbagli, alla fine meriti di perdere, nonostante certe decisioni arbitrali che fanno sorridere per come alcuni direttori di gara stravolgono il regolamento, come ha fatto Rocchi oggi in occasione dell’espulsione di Dias. Ma ci sta tutto, anche questo, quindi non c’è nulla da recriminare.
La Roma oggi ha dimostrato di avere più fame, ma soprattutto di avere quei ricambi che noi non abbiamo, nonostante la leggenda dei 22 titolari raccontata da Lotito. Perché noi non abbiamo una vera alternativa a sinistra, visto che Konko in quel ruolo è inventato, perché continuiamo ad andare avanti sperando che Floccari possa fare quello che non ha mai fatto da quando è arrivato alla Lazio, decidere una partita in corsa, risultare decisivo entrando dalla panchina. E a questi handicap, si è aggiunta anche la scarsa lucidità di Petkovic, che levando Cavanda per inserire Ederson (mentre c’era lulic completamente cotto, ad esempio), ha rotto definitivamente gli equilibri di una partita che si poteva sbloccare solo con un episodio. La Lazio la sua chance l’ha gettata al vento con quella deviazione fallita da klose a porta vuota, la Roma l’ha sfruttata grazie ad una distrazione collettiva (l’ennesima di questo inizio stagione) della difesa della Lazio, con Ciani che sull’angolo non è salito e con Konko che si è completamente perso Totti su uno scambio corto scontato come il sole che sorge e tramonta ogni giorno all’ora stabilita. E una volta che è stata colpita, la Lazio si è definitivamente afflosciata, dimostrando di avere poco dentro in questo momento, sia a livello di energie fisiche e mentali che di cattiveria. Non la cattiveria che si mostra scalciando gli avversari, ma quella che ti porta ad affondare sempre il tackle, a inseguire anche i palloni che sembrano persi, a fare quel qualcosa in più che nelle partite equilibrate fa la differenza. E la Lazio queste cose oggi non le ha. Io non lo so se è la sindrome del 26 maggio o la pancia ancora piena per quel successo, ma è una realtà con cui bisogna fare immediatamente i conti, un problema da risolvere se non si vuole scivolare domenica dopo domenica in classifica illudendosi di avere uomini e mezzi per risalire. Perché purtroppo non è così. E lo scopriremo già mercoledì.
Con Ciani uscito per infortunio, Radu, Novaretti e Biava lungodegenti in infermeria e Dias squalificato, gli unici difensori abili e arruolati al momento sono Cana (che è un difensore inventato) e i due laterali Cavanda e Konko, sapendo bene che far giocare tre partite in una settimana al francese è un rischio enorme. Ma non ci sono alternative, se non quella di buttare allo sbaraglio il giovane Elez. E sarà così per molte settimane, forse addirittura fino al mercato di gennaio, inutile come tutti i mercati di riparazione dal 2010 a oggi…
C’è poco altro da dire per quel che mi riguarda su questa partita che non lascia quella scia di rabbia tipica di tanti altri derby persi, ma solo l’amarezza per un ko che si poteva evitare con un pizzico di attenzione in più, anche se un pareggio non avrebbe cambiato secondo me il destino della Lazio in questa stagione. Noi siamo questi, inferiori alla Juventus (come dimostrano ampiamente gli 8 gol incassati in 2 partite contro una squadra che tranne che contro di noi in questo inizio di stagione ha vinto sempre di misura e faticando), siamo inferiori al Napoli, ma siamo inferiori anche ad una Fiorentina che continua a vincere anche senza Gomez, di un’Inter che ha ritrovato un pizzico di normalità e la quadratura del cerchio dopo una stagione folle. Proprio come la Roma. Perché non è né una vergogna né lesa maestà dire che loro (anche se oggi non si è visto fino a quando siamo stati concentrati) a livello di organico sono più forti di noi. Perché noi, ad esempio, non abbiamo un Ljiaic da far entrare dalla panchina per cambiare le partite, come non abbiamo un Borriello o un destro che ci avanzano in attacco, dove dietro Klose c’è il vuoto e fino ad oggi si è visto per giunta solo il fratello stanco del Klose che ricordiamo. E loro non sono fenomeni, perché stanno almeno un livello sotto Juventus e Napoli.
Quindi, l’unica possibilità che abbiamo per uscire da questo tunnel e prendere coscienza che lo scorso anno abbiamo vinto un trofeo, ma che il nostro reale valore era testimoniato dal piazzamento in classifica, ovvero dal 7° posto. E rispetto allo scorso anno, tranne l’Udinese che sta tornando alla normalità, noi non siamo migliorati e tutti gli altri sì, compresa l’Inter che ci stava dietro. E prima ne prendiamo coscienza e meglio è. Ma la vedo dura se il primo a dire che siamo fortissimi e super competitivi è proprio il capo della società, quello che pur di non ammettere di aver commesso anche un solo piccolo errore nega anche l’evidenza. Quindi, sarà un’annata dura, durissima, e lo sapevamo anche prima di questo derby.
STEFANO GRECO
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