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Nell’apatia totale
“Si è spento un po’ l’entusiasmo rispetto all’anno scorso e soprattutto a qualche mese fa. Anche stasera poca gente allo Stadio”. Pensieri e parole di Senad Lulic, alla fine di Lazio-Catania, quindi di una partita vinta e pure abbastanza bene considerando lo schiaffo ancora fresco rimediato nel derby. Della serie: benvenuti in casa Lazio, nel regno di apatia…
Visto che si parla di regni, c’era una volta sarebbe il giusto inizio se si trattasse di una favola, ma visto che si tratta di realtà e di una storia attuale c’è ben poco da volare con la fantasia, c’è da prendere finalmente atto che qualcosa è successo in casa-Lazio, e che questo cambiamento non si è verificato negli ultimi mesi e non è nemmeno il risultato della delusione provata per l’ennesimo mercato deludente, ma forse l’ultimo atto di un qualcosa iniziato tanti anni fa e che in molti hanno sottovalutato o hanno fatto proprio finta di non vedere. Magari dando del “gufo”, del prevenuto o del visionario a chi cercava di lanciare l’allarme, a chi aveva notato uno scollamento sempre più marcato tra la gente laziale e la società, quindi di conseguenza verso la squadra. Ma da qualche tempo a questa parte tutti o quasi hanno cominciato a prendere atto della realtà, a parlare di stadio troppo vuoto e di scarso entusiasmo. Tutti, anche Lotito. E non è un discorso legato ai risultati, perché le annate peggiori dal punto di vista delle presenze allo stadio, ad esempio, le abbiamo avute nella stagione in cui abbiamo conquistato l’ingresso in Champions e nella successiva. E quest’anno sull’onda dell’entusiamo per la conquista della coppa avresti dovuto fare 30.000 abbonati se fosse così, invece ne hai fatti 20000..
Forse non siamo mai stati veramente un “popolo”, probabilmente con il passare del tempo abbiamo dimenticato che dentro casa nostra non c0è mai stata pace, che si contestava e ci si divideva a volte anche quando le cose andavano bene, ma poi bastava un FORZA LAZIO per azzerare tutto, per trasformare la domenica l’Olimpico in un’arena anche se sugli spalti c’erano 40.000 spettatori e non i 70.000 dei tempi belli. E per tempi belli non mi riferisco agli scudetti o all’era dorata dei fasti cragnottiani, per tempi belli intendo quelli in cui la Lazio veniva prima di ogni cosa, quelli in cui Serie A o Serie B si riempiva l’Olimpico, come quel Lazio-Milan del 19 dicembre del 1982, con 68.000 spettatori paganti, ancora oggi record assoluto di presenze per una partita di Serie B. oppure basta ricordare il pienone di Lazio-Catania sempre in quella stagione, ma l’emblema di quello che era una volta l’Olimpico resta lo stadio di Lazio-Vicenza, quei 65.000 che spinsero il pallone in rete insieme a Giuliano Fiorini, dando forza ed energie ad una squadra che non aveva quasi più nulla da dare dal punto di vista fisico. Quella era la Lazio, quello era l’ambiente in cui siamo cresciuti e ci siamo forgiati: un’altra favola, un altro regno rispetto a quello oramai “apatico”di oggi.
Sì, perché “apatia” è il termine giusto per descrivere lo stato d’animo del tifoso laziale di oggi. Da anni cercano di convincerci che “Lotito è una cosa e la Lazio è un’altra”, da anni in tanti fanno a gara per invitarci a farci scivolare le cose addosso, perché tanto come tifosi oltre a non avere più nessun diritto (basta pensare al fatto che giocano quando vogliono loro, in giorno e in orari a volte impossibili per chi lavora, con leggi speciali che hanno trasformato gli stadi in lager…), non abbiamo più nessun potere. Specie noi laziali, che nella quasi totalità siamo arrivati a disprezzare chi guida la società, ma siamo convinti di non avere nessuna possibilità di scalzare il “tiranno” di turno dal trono. Ci hanno convinto di questo quelli a cui fa comodo questo stato di cose, così come Lotito fa di tutto per convincerci che lui “sarà re sine die, fino alla fine dei suoi giorni”, pronto poi a passare lo scettro al figlio, proprio come se la Lazio fosse un regno e non un patrimonio della gente. E a forse di sentirselo ripetere da tutte le parti, tanti tifosi hanno cominciato a rassegnarsi all’idea e sono diventati “apatici”. Si sono fatti contagiare da quel morbo che sta inginocchiando tutto il paese. Ovunque senti ripetere “non cambierà mai niente”, oppure “tanto neanche votando abbiamo il potere di cambiare le cose perché tanto chiunque mandi al governo poi fa come gli pare”. E il risultato di questo senso di rassegnazione è l’apatia, quella che ha portato a svuotare i seggi elettorali in occasioni delle ultime elezioni, quello che in casa Lazio ha portato a svuotare lo stadio Olimpico nonostante un trofeo conquistato appena 4 mesi fa. Ma guardando lo stadio oggi e l’umore dell’ambiente, quel successo sembra lontano anni luce.
E’ vero, abbiamo giocato contro Udinese, Chievo e Catania, non contro avversari di grido e due volte in notturna, ma non sono solo i vuoti sugli spalti a trasmettere un senso di abbandono, è il clima dentro l’Olimpico o i colloqui con amici e conoscenti con i quali prima parlavi sempre di Lazio e ora l’argomento non viene quasi toccato o appena sfiorato. E senza nessun tipo di entusiasmo. In una situazione del genere, non ci può essere un unico responsabile, quindi un solo colpevole. Lotito è senza dubbio il responsabile numero uno di questo stato di cose, quello che ha gettato il seme, quello che da anni uccide qualsiasi tipo di sogno di un futuro diverso e così facendo ha contagiato l’ambiente con il germe dell’apatia, ma anche noi siamo responsabili. Tutti, chi più e chi meno, nessuno escluso. Chi per antipatia (che in alcuni casi sconfina nel puro e semplice odio) verso il personaggio, chi per altri motivi, ma tutti o quasi siamo stati contagiati da questo morbo e non riusciamo a riprenderci neanche grazie ai risultati. I successi, infatti, hanno l’effetto di una dose di morfina data ad un malato terminale. Fanno stare meglio per un po’, ti illudono quasi che il male sia scomparso o debellato, ma poi al primo dolore o alla prima fitta torni alla realtà. Ed ogni volta è peggio della volta precedente, perché le ricadute sono peggio delle cadute.
Quindi, i numeri contano ma fino ad un certo punto. La tabella delle presenze allo stadio l’ho messa per dare un senso dell’andamento dei flussi, sono numeri importanti che dicono ad esempio che Lotito ha rilevato il patrimonio di una società che aveva 41.000 abbonati e faceva 51.400 spettatori di media (con 13 milioni di euro d’incasso in 17 partite), ad una che viaggia con circa 20.000 spettatori in meno di media (40% in meno) a partita e che incassa poco più di 6 milioni di euro, meno di quello che è stato dato in pegno all’Agenzia delle Entrate per garantire quella rateizzazione del debito passato e che ci ritroveremo sul groppone fino al 2028. Numeri da fallimento, con flessioni peggiori della media nazionale di un calcio italiano che non ha più i numeri di una volta (tranne Firenze, Napoli e Verona sponda Hellas) anche quest’anno c’è il vuoto quasi ovunque…), ma più che i numeri a preoccupare è il clima, l’apatia, il senso di rassegnazione che ha contagiato un ambiente che non si era mai rassegnato in passato, neanche quando sperare in qualcosa era quasi utopia.
Ecco, questo è il danno peggiore che ha fatto Lotito in questi 9 anni di gestione e anche se questo personaggio dovesse sparire come d’incanto domani, visto che parliamo di favole e di c’era una volta, non basterà neanche la più potente delle bacchette magiche per far tornare tutto come era prima. Serviranno anni per ricostruire tutto, per far tornare l’entusiasmo e soprattutto per far tornare allo stadio chi (per un motivo o per l’altro) si è allontanato da quella che una volta considerava la sua seconda casa. Quella voglia che ti portava a fare qualsiasi cosa pur di esserci, ma che ora è passata al punto che a volte si resta a casa anche avendo in tasca l’abbonamento o comunque un biglietto gratis per poter andare allo stadio. Sarà difficile tornare ad essere quelli di una volta, ma già porre la prima pietra per ricostruire sarebbe un sogno. Ma finché ci sarà Lotito sul trono di questo regno, purtroppo, non ci sarà nessuna pietra su cui ricostruire dalle macerie. C’era una volta…
GLI SPETTATORI DELLA LAZIO NELLE ULTIME 10 STAGIONI:
STAGIONE 2003-2004: 873.810 spettatori (media 51.400, 17 partite)
STAGIONE 2004-2005: 712.795 spettatori (media 37.516, 19 partite)
STAGIONE 2005-2006: 529.570 spettatori (media 27.872, 19 partite)
STAGIONE 2006-2007: 475.915 spettatori (media 25.048, 19 partite)
STAGIONE 2007-2008: 408.207 spettatori (media 21.485, 19 partite)
STAGIONE 2008-2009: 657.900 spettatori (media 34.626, 19 partite)
STAGIONE 2009-2010: 686.920 spettatori (media 36.154, 19 partite)
STAGIONE 2010-2011: 533.316 spettatori (media 29.122, 19 partite)
STAGIONE 2011-2012: 613.929 spettatori (media 32.312, 19 partite)
STAGIONE 2012-2013: 607.843 spettatori (media 31.992, 19 partite)
STEFANO GRECO
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