Racconti
Stefano Mauri: lode all’imperturbabilità
Omaggio ad uno dei più importanti capitani biancocelesti
Diametralmente opposte nei modi di essere e di agire, le due squadre di Roma militanti nella massima serie del calcio italiano palesano le loro nette differenze sul rettangolo di gioco in ogni dettaglio. Siamo diversi e lo sono anche i nostri giocatori, nelle esultanza, nelle mimiche, nelle urla agli arbitri, nello stile di vita e di gioco, persino nelle reazioni. L’8 gennaio si è festeggiato il compleanno di un grande laziale. Stefano Mauri, troppe volte passato in secondo piano quanto a lazialità e appartenenza, ha incarnato alla perfezione i valori in campo e fuori che ci distinguono dai dirimpettai. A chi del tiro al bersaglio contro la Lazio e i laziali ne ha fatto il cavallo di battaglia costruendo la propria carriera da giornalista e da opinionista, piace ricordare le vicende di calcio scommesse con cui Mauri, per omessa denuncia (motivo per cui tantissimi altri professionisti e società saranno indagati e processati, ma si sa che fa meno rumore) ha dovuto fare i conti. Già, nessun giro di soldi e di scommesse clandestine, in fin dei conti, è stato mai accertati e per noi, piaccia oppure no, hanno valenza soltanto le sentenze della magistratura, sia essa sportiva od ordinaria.
Nato e cresciuto a Monza, si farà spazio nel calcio professionistico tra le piazze di Modena, Brescia e Udine. Alla Lazio collezionerà ben 253 presenze e 42 reti in campionato, indossando orgogliosamente nelle ultime stagioni la fascia di capitano e offrendo prestazioni di alto livello. Stefano Mauri, nella sua carriera di calciatore, è stato un tipico incursore di centrocampo, di quelli che vanno a ruba ancora oggi: buone proprietà di palleggio, predisposizione all’acrobazia, inserimento con tempi perfetti e intelligenza tattica che ha conquistato praticamente tutti gli allenatori che hanno avuto la fortuna di allenarlo; non dotato di eccellente velocità, trovava sempre però il passaggio smarcante, dote fondamentale per trequartisti e mezzale di centrocampo. Professionalità esemplare, non si è mai proferito in maniera volgare, ha sempre anteposto educazione e rispetto alle decisioni arbitrali e una marmorea umiltà di fronte alla pochezza mentale dei capitani giallorossi, anche quando si è visto rifilare gomitate e pugni sul volto. Storici i suoi gol nei derby di Roma, di cui uno in zampata su calcio piazzato che regalò la stracittadina ai biancocelesti; storica la sua rovesciata dal limite dell’area conte il Napoli nel 3 a 1 ai partenopei; indimenticabili le sue esultanze passionali e composte sotto la Nord. L’amore per la Lazio si è dimostrato finanche nelle periodiche risoluzioni del contratto con la società, conservando ottimi rapporti con la presidenza senza inscenare mai questioni relative all’aspetto economico. La testimonianza di quanto detto trova corpo nella sua lettera d’addio al popolo laziale in occasione del suo ritiro, quando otterrà la licenza di dirigente sportivo e il patentino di allenatore UEFA B. Da agosto 2018 è anche opinionista, in forza alla stazione radiofonica laziale radiosei; evidente è dunque il suo amore per la Lazio, testimoniato dalla sua permanenza nell’orbita biancoceleste.
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