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Brega: quando la Lazialità è di famiglia

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Di padre in figlio, Primo e “Mario”

Quando ancora il calcio era espressione di una realtà cittadina che non tardava a palesarsi negli incontri di campionato sia in campo che sugli spalti, fiorivano campioni e atleti figli di un contesto capace di segnare per sempre le vite e i comportamenti dei protagonisti. Nella Roma della Belle epoque nacquero i primi interpreti, nonché fondatori, del calcio capitolino, che daranno alla luce a loro volta personaggi capaci di gesta importanti o che resteranno comunque nell’immaginario collettivo del popolo romano. È il caso di Primo Brega, podista della S.S. Lazio nato nel 1892 a Tivoli. Famoso per aver militato nella omonima sezione sportiva laziale, prenderà parte a svariati eventi podistici di importanza nazionale, come i campionati italiani organizzati dalla FISA allo stadio dei Parioli e al Marcantonio Bentegodi di Verona.
Più celebre e recente nei ricordi della gente, ma non per gesta sportive, suo figlio Mario, pseudonimo di spettacolo di Florestano Brega. Tifoso laziale passionale, incarna la più bonaria romanità e la porta davanti alle telecamere con grande maestria e al contempo simpatia. Nato a Roma il 5 marzo del 1923, esordisce a 35 anni sul grande schermo in una pellicola neorealista, nel dopoguerra movimento artistico che farà da padrone incontrastato della scena italiana. L’affermazione decisiva arriva comunque più tardi: lo spaghetti Western, genere cinematografico che ha di fatto ritagliato un ruolo di primo piano all’Italia nel mondo del cinema, vede Sergio Leone come massimo interprete; proprio quest’ultimo consacrerà Brega, facendo di lui un attore di caratura ormai nazionale. Sebbene non viva un periodo felicissimo dal punto di vista artistico negli anni ’70, nel decennio successivo conoscerà in un fortuito incontro in casa Leone l’astro nascente del cinema romano, Carlo Verdone, col quale esordirà in “Un sacco bello” (storica l’interpretazione del padre di Ruggiero, liddove mette in mostra tutta la più passionale romanità). Collaborerà in seguito ancora con Leone e poi di nuovo con Verdone, per poi girare l’ultimo film, Crack, nel 1991, pochi anni prima della sua prematura morte avvenuta per infarto. La sensazione che si aveva, avendo a che fare con Brega, è che la sottile linea di demarcazione tra l’attore e il popolano della Capitale quasi non ci fosse; abilità che hanno avuto in pochi, motivo per cui difficilmente dimenticheremo Mario, tifosissimo della nostra Lazio come l’altro volto della romanità cinematografica: Elena Fabrizi. Del resto, quando questi personaggi erano pargoli, a Roma c’era solo la Lazio…



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