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Per perderla, bisognerebbe averla la “Trebisonda”…

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floccari keita onazi perea“Perdere la Trebisonda”, un termine oramai desueto, che veniva usato con il significato analogo di “perdere la bussola”, smarrirsi, essere disorientati, confusi, ma anche perdere il controllo o perdere la testa. Eccolo il problema principale della Lazio di quest’anno: la testa. In queste prime nove partite della stagione non abbiamo mai dato l’impressione di averla la testa, di avere quella voglia, quella cattiveria, quella fame e quella concentrazione indispensabili per una squadra normale che forse si è illusa di essere diventata speciale solo per aver alzato al cielo di Roma quel trofeo il 26 maggio. Ma non è così. Non siamo un grande squadra, non lo siamo mai stati durante questa gestione e probabilmente non lo saremo mai, visto che ogni volta che c’è stata la possibilità di fare il salto di qualità noi ci siamo fermati, non siamo riusciti a salire quell’ultimo gradino necessario per poter arrivare in cima e spiccare il volo. Siamo una buona squadra, che se ci mette la testa e la voglia può fare ottime cose (come ha dimostrato il secondo tempo di stasera), ma che senza testa può prendere tre gol da chiunque e rischiare di perdere addirittura contro il Sassuolo.

E’ diventato quasi fastidioso vedere le partite, assistere sempre agli stessi errori, vedere gente di quasi 30 anni come Ciani e Cana che commette errori che non sarebbero ammissibili neanche se commessi da ragazzi che arrivano dalla Primavera. E’ irritante vedere Lulic completamente svagato e con lui anche Hernanes che va a corrente alternata. Fa quasi male vedere quel muro chiamato Marchetti che partita dopo partita si sgretola, perché perde tranquillità e certezze, finendo con il commettere errori che non sono da lui. Fa infuriare l’idea che Biglia, considerato una delle poche certezze di questo mercato che è un dolce eufemismo definire deludente, non solo non riesce a fare la differenza e a trasmettere sicurezza, ma contagiato dal clima generale finisce anche lui con il commettere errori clamorosi come quello che ha portato al terzo gol del Trabzonspor. Fa“incazzare” vedere che questa squadra deve regalare sempre un tempo agli avversari, a causa di un approccio quasi sempre molle che porta a commettere errori in serie puntualmente sfruttati dagli avversari. Come questa sera, quando in 45 minuti il Trabzonspor ha segnato tre reti tirando quattro volte in porta e quasi sempre dopo un delizioso omaggio di uno o più giocatori della Lazio. E’ da manicomio vedere le partite di una squadra che ti da l’impressione che con il passare dei minuti diventa certezza di poter incassare gol ogni volta che supera la metà campo. Fa “perdere la Trebisonda” l’idea di aver rischiato di perdere una partita contro una squadra decisamente modesta, buttando almeno un punto che potrebbe risultare decisivo per la qualificazione.

Non è successo per fortuna e le maledizioni si sono trasformate minuto dopo minuto prima in speranze e poi in applausi, grazie ad un secondo tempo da squadra vera, in cui a brillare sono stati soprattutto i giovani: un gol di Onazi, due assist di Perea, un secondo tempo ricco di promesse da parte di Felipe Anderson, un buon impatto anche da parte di Keita che con il suo ingresso nel finale ha creato spazi per un Floccari che giovane non è, ma che circondato da ragazzini ha trovato entusiasmo ed è stato finalmente decisivo, per giunta partendo dalla panchina. Quello che gli si è sempre chiesto e che raramente o mai era riuscito a fare in queste ultime due stagioni.

Luci e ombre in riva al Mar Nero, dove dopo aver rischiato di affogare sotto per 3-1 (con Marchetti bravo a sventare il quarto gol) siamo rimasti a galla nel mare in tempesta e allo scadere abbiamo addirittura rischiato di vincere. E quando rimonti una partita del genere, si è portati più a restare affascinati o abbagliati dalle luci, piuttosto che terrorizzati dalle ombre. Visto che all’interno della società nessuno fa qualcosa di positivo per la Lazio, allora proviamo noi a pensare positivo, a credere che in questo secondo tempo in riva al Mar Nero sia nato qualcosa di nuovo e di diverso, che quella doppietta di Floccari in appena tre minuti possa essere l’episodio che cambia il volto non solo ad una partita e alla storia di questa qualificazione, ma addirittura alla stagione. Proviamo a credere in questi ragazzi, a farci passare l’incazzatura per il mancato arrivo di Yilmaz e per le continue prese per i fondelli, tanto siamo impotenti. Possiamo sperare che come tutto ha un inizio, prima o poi arrivi anche una fine, l’uscita dal tunnel e da questo incubo che dura da anni e che almeno al momento sembra senza fine. D’altra parte, chi avrebbe scommesso un euro sul pareggio di questa sera a Trebisonda a dieci minuti dal termine?

STEFANO GRECO



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