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Lotito ricatta la Lazio :” Sarà mia per sempre, non la venderò mai “

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lotito-soldi Presidente, manager, allenatore, antesignano, odiato, amato: come evidenzia Il Messaggero, Claudio LOTITO è tutto questo. E proprio al quotidiano il patron biancoceleste concede una lunga intervista dove commenta subito la squalifica inflitta dalla UEFA: «Uno scandalo, così non si può andare avanti. Paghiamo per colpa di pochi e non è giusto. Anche quest’anno ci hanno messo nel mirino, farempo ricorso». Di seguito i passaggi più importanti dell’intervista:

Gestendo la Lazio ci ha rimesso o guadagnato?
«Ci ho rimesso tanti e tanti soldi. Nel 2004, per entrare in possesso del ventuno per cento delle azioni, versai venticinque milioni. Poi, per arrivare al settanta, ci vollero altri cento milioni. Così divenni presidente di una società che aveva 1.070 milioni di euro, ho dimostrato nel tempo che le mie idee imprenditoriali di gestire il calcio erano giuste».

Quanto vale oggi la Lazio?
«Non ho mai pensato a una valutazione, del resto non ho pensato neppure di venderla, e mai la venderò. Sono un combattente, non un reduce, e vado avanti senza problemi. Il sogno è quello di lasciarla, un giorno, a mio figlio».

Come spiega le critiche e gli insulti di molti tifosi?
«La gente deve capire che la società è mia, non di tutti, perciò la gestisco come meglio credo. Non esiste il tifoso come professione, solo il patrimonio storico è di tutti».

Qualcuno pensa che sia un tifoso romanista…
«Storia, tifo Lazio dall’età di sei anni».

L’accusano di non aver dato spazio in società a nessuno dei grandi personaggi amati dal popolo laziale.
«La qualità degli uomini non è legata alla loro storia sportiva. Bisogna essere degli esempi anche nella vita».

Perché si ritiene uno dei presidenti più bravi?
«Perché sono avanti di cinque-dieci anni. Adesso in Lega l’hanno capito e mi ascoltano in silenzio, anche per questo il ”peso” della Lazio è cresciuto».

Perché continua a rifiutare i soldi di possibili sponsor?
«Preferisco dare lo spazio a iniziative benefiche, che svalutare il marchio».

La stima verso l’allenatore è rimasta intatta?
«Assolutamente. Ogni decisione è stata sempre presa di comune accordo tra me, Petkovic e Tare. Adesso anche il tecnico, potendo finalmente far giocare anche gli acquisti, si sta rendendo conto del valore di questo organico».

Ritiene tutti gli acquisti funzionali alla squadra?
«Nessun dubbio. I fatti mi daranno ragione, così come è capitato con Klose, Lulic, Candreva, Gonzalez. Quando faccio delle scelte, le difendo sempre».

Crede anche nei giovani acquistati?
«Moltissimo. Vinicius diventerà il nuovo Kolarov, gli altri campioni nel giro di un anno. Nella passata stagione molti si lamentavano perché la squadra era vecchia e perché mancavano le alternative. Ho ringiovanito la rosa e acquistato sostituti all’altezza, però la gente è comunque scontenta».

Sempre convinto di aver fatto bene a non ingaggiare Yilmaz?
«Sì, perché avrebbe creato problemi nello spogliatoio. Ma l’acquisto è saltato per un tentativo di estorsione da parte del procuratore, che pretendeva una cifra fuori dal mondo. Io continuo a credere nei nostri attaccanti: visto Floccari?»

Il calciatore che l’ha maggiormente delusa?
«Zarate, l’investimento più caro, pagato ventidue milioni».

Che piazzamento prevede per la Lazio?
«Non lo so, siamo dietro i grandi club: Juventus, Inter, Napoli, Milan, che hanno organici superiori».

Non ha citato la Roma…
«Vedremo se terrà fino in fondo».

LAZIONEWS



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