Uno dei primi a finire sulla graticola. Cottura? Media. La partita contro la Juventus in campionato è bastata subito a Novaretti per essere cucinato a dovere. Colpe sue sì, ma anche di tutta la squadra. Poi l’infortunio alla caviglia, la riabilitazione, mentre fuori si parlava (male) di lui. L’Italia è cosi, sentenzia subito un giocatore anche dopo una partita. E per un 28 enne arrivato dall’Argentina via Messico è stata dura. Ma l’Italia con il suo campionato è anche il sogno di ogni calciatore: mettiamoci anche che le sue origini sono chiaramente italiane (i nonni materni erano di Trevignano), l’idea di venire a giocare nel Bel Paese è risultata ancora più affascinante. Il difensore racconta il suo percorso e la sua vita al Tempo, in un articolo a firma di Daniele Palizzotto e Giorgia Baldinacci:
Si aspettava un approccio così difficile? “Arrivare da una realtà così diversa è sempre complicato, bisogna adattarsi alla nuova vita, imparare una lingua e conoscere un calcio totalmente diverso. Io sono molto timido e tutto questo non è affatto semplice: in Messico ho impiegato sei mesi. Ma le critiche ricevute non mi sono piaciute”
Ci è rimasto male? “Io ascolto sempre ogni critica costruttiva e cerco di migliorare, ma finora ho ricevuto solo accuse in mala fede, volte a demoralizzarmi e basta. A me non danno fastidio, sono pronto ad ascoltare ogni cosa, ma la mia famiglia ci è rimasta male: sono un essere umano, non un robot, ci metto sempre il massimo impegno ma posso sbagliare anche io”
Pentito di aver scelto la Lazio? “No, mai. Sognavo la serie A e se ora pensassi “ho sbagliato” sarebbe ancora peggio. La mia esperienza qui sarà positiva, ne sono convinto. E quando imparerò la lingua, migliorerò sicuramente. In campo sono abituato a parlare molto: ora non mi capisce nessuno”
Cosa non ha funzionato in questi primi due mesi? “Tante cose, una concausa di fattori ci ha portato dove siamo, al 7° posto. Ma la Lazio vale molto di più”
La Champions è un sogno? “La Lazio può e deve arrivare nei primi due posti. Siamo una squadra forte, completa in ogni reparto”
Meglio della Juventus? “Loro hanno tante partite e non è facile confermarsi: per me sono in fase calante”
Finora la Roma è in testa. “Ma a me non piace affatto. E non solo perché sono legato alla Lazio fin da bambino, da quando mio cugino ricevette in regalo la maglia di Veron”
Quale calciatore della serie A l’ha impressionata? “Higuain è molto forte. E Pirlo è straordinario. Ma Klose mi ha sorpreso: dal punto di vista tecnico lo conoscono tutti, ma a livello umano è una persona eccellente”
Con quali altri giocatori della Lazio ha stretto amicizia? “Innanzitutto con i ragazzi che parlano la mia lingua, per esempio Ledesma e Biglia. Ma anche con Dias e tutti i nuovi arrivati, da Anderson a Perea”
Il suo mito calcistico? “Mio padre, anche lui difensore. Non ha giocato ad alti livelli, ma mi ispiro a lui in ogni cosa che faccio”
I suoi hobby? “Sto molto in famiglia, ora più che mai visto che mia moglie aspetta un bimbo. Mi piace la musica, quando sono giù di morale ascolto rock argentino ma ora preferisco la musica italiana perché voglio imparare la lingua. E vedo anche la tv. Niente calcio, meglio i polizieschi: capisco il senso, ma non chiedetemi di spiegarlo”
Cibo preferito? “L’asado. E poi i miei genitori fanno un salame artigianale buonissimo, mentre mio fratello lavora in un’azienda che produce formaggio. Qui in Italia mangio molto prosciutto e melone: si usa anche da noi”
È vero che l’ha cercata Mancini per il Manchester City? “Sì, a maggio i suoi collaboratori sono venuti in Messico e abbiamo parlato. Ma poi è arrivata la Lazio, una trattativa durata solo due settimane”
E così ha realizzato il suo sogno: che promessa vuole fare ai tifosi biancocelesti? “Non mi piace fare promesse, ma so cosa posso dare e mi impegnerò al massimo. Sempre”.
LALAZIOSIAMONOI
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