ARRESTI Centodieci, forse centoventi fermi. Questo il bilancio che emerge da Varsavia e dal pre partita di Legia-Lazio. Dopo i fatti della notte passata – in cui un gruppo di tifosi biancocelesti è stato oggetto di un agguato da parte dei sostenitori polacchi -, le ore precedenti al match hanno fatto registrare un nuovo episodio. Nel corso del corteo verso la Pepsi Arena, composto da circa 350 supporter biancocelesti, un paio di persone avrebbe iniziato a tirare sassi in direzione delle camionette della polizia. Un’atto che ha scatenato la reazione e la carica delle forze dell’ordine, quindi il via ai fermi. 

LA PARTITA – L’Europa si conferma terreno di sicurezze per la Lazio di Petkovic che vince con personalità a Varsavia contro il Legia fanalino di coda del girone, conquistando la qualificazione ai sedicesimi di Europa League con una giornata di anticipo. In Polonia finisce 2-0, con un gol per tempo firmati da Perea (preferito a Floccari) e da Felipe Anderson. Una partita che non ha mai avuto storia, con i biancocelesti sempre in controllo della partita e in vantaggio dopo una ventina di minuti con il baby attaccante colombiano, bravo a controllare di testa un cross di Biglia e a superare con una frustata in elevazione il portiere avversario. Ancora un colpo di testa di Perea e un tiro ribattuto di Keita tra le occasioni più pericolose del primo tempo dopo l’1-0, ma il raddoppio arriva dopo dieci minuti della ripresa: apertura illuminante di Hernanes per Felipe Anderson che di sinistro non perdona Kuciak. Negli ultimi venti minuti spazio in sequenza a Onazi, Floccari e Lulic, in una serata di festa offuscata dagli eventi di ordine pubblico accaduti in centro città. Berisha regala l’occasione del gol della bandiera al Legia con un’uscita non sicura ma Biglia è bravo a salvare sulla linea la conclusione avversaria verso la porta sguarnita. L’ultima partita, all’Olimpico contro il Trabzonspor, servirà solo per decidere la prima del girone. I biancocelesti hanno solo un risultato a disposizione per scavalcare i turchi: vincere.

FELIPE ANDERSON



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