Storia S.S. Lazio
Il frasario di Lotito nei suoi anni di gestione
Ama stare al centro dell’attenzione, Lotito. Davanti alle telecamere non lascia mai a bocca asciutta per quel che riguarda dichiarazioni forti o uscite in un latino molto spesso discutibile. Tante delle sue “perle”, sono state raccolte in
frasario che vi riproponiamo
«Pagare moneta vedere cammello».
«Lotito non vende sogni ma solide realtà».
«Il meglio non è mai morto, ma il peggio».
«Il pallone è per tutti. Il calcio è per pochi».
«La vita è un set di un film. C’è chi fa lo spettatore, chi la comparsa e chi il protagonista. Noi siamo protagonisti, come De Coubertin: l’importante è partecipare per vincere».
«Guarda che Roma è tutta ‘na trappola piena de fossi. Manco te n’accorgi e te ritrovi de sotto». (il benvenuto a Petkovic)
«Non nego che il latino e il greco possono essere utilizzati per stordire l’interlocutore. Ma nel calcio ci so’ troppi analfabeti. Bisognerebbe procedere a una rivoluzione poetica nel mondo del calcio. Scrivere, leggere, parlare. D’Annunzio, Manzoni, Pascoli! Ha presente la musicalità dannunziana della pioggia nel pineto?»
«Io non sono tecnologico, vede. Ammetto la mia ignoranza. Io sono amanuense».
“A scuola ero il primo della classe e stavo sul cazzo a tutti perché studiavo, dopo ho vinto la borsa di studio e loro no “
«Nell’Ottocento i ricchi si davano alla caccia alla volpe: era di moda. Poi fu la volta delle scuderie e dei cavalli. Nel secolo scorso, negli anni Cinquanta, ricchi e arricchiti si sono buttati nel calcio, il vezzo è diventato acquistare un club. Senza badare ai conti: una volta lo sport era quasi avulso dal carattere economico. Oggi è un mercimonio».
«Per qualcuno non andavo bene perché avrei diviso le tifoserie e poi candidano un ex romanista come Ciarrapico. Non ho mai pensato di candidarmi, ma non mi piacciono i veti di gente come Cicchitto che non ha mai contato nulla. Per risollevare l’Italia ci vorrebbe gente come me al governo. Ma non mi chiameranno mai perché non sono ricattabile. Io potrei fare benissimo il ministro dell’Economia, ma un ministero del genere non me lo darebbero mai. Poi potrei andare all’Interno, ai Lavori Pubblici. Io piaccio in Vaticano perché sono un monogamo convinto. Diano a me l’Alitalia e vedete come la risano. Veltroni? Mi odia perché l’ho attaccato in diretta radiofonica e non mi ha fatto fare lo stadio»
«Sono entrato nello spogliatoio della Lazio per la prima volta e ho pensato mo’ che je racconto a questi. Je parlo de soldi? Ce li hanno. Di fama? Ce l’hanno. Allora ho detto: “Da domani voglio dodici gladiatori”. Li ho lasciati credere per un attimo che non sapessi nemmeno che a calcio si gioca in 11. E poi ho spiegato: “Il dodicesimo uomo è l’attaccamento alla squadra”»
«Qualche volta mi guardo allo specchio e penso: A’ Claudio, sei un visionario… Ma in realtà ho i piedi per terra, e quando acquistai la Lazio ero come un naufrago: o arrivavo sulla terra o affogavo. Oggi posso dire di avercela fatta».
«Manzoni mi ha insegnato la sinestesia, l’uso dei sensi in contemporanea. Una volta ho cercato di spiegarlo a un cronista che mi faceva notare che parlo contemporaneamente con tre telefoni, mentre mangio e scrivo. Ma non ha capito la parola sinestesia»
«Divento laziale grazie alla mia tata. Passeggiando incontrammo il suo fidanzato. Mi chiese per chi tifassi. Risposi “boh”. E allora mi disse “devi tifa’ Lazio”»
«Io sono io, slegato da qualsiasi centro di potere. Fuori dalle mischie di potere. Estraneo a condizionamenti. Sto dalla mia parte e dalla parte della Lazio. Super partes»
«Me sembrate il gatto e la volpe ma io non so’ Pinocchio». (a Moggi e Giraudo che chiedevano di acquistare il calciatore Oddo)
«Secondo la mia formazione cristiana ritengo che anche nella scelta della Lazio ci sia un disegno che va interpretato in chiave escatologica: per ogni situazione esiste Dio che vede e provvede».
«Voi Filippo Anderson ‘o avete scoperto dopo c’o tirato fori io, prima nzapevate manco chi era Filippo Anderson». (A proposito del neo acquisto Felipe Anderson, marzo 2013)
«A De Laurentiis ora è scappata una lacrima. Ma ha capito. Gli ho detto che però se non mi tenevano…»
«Lugano è una città della Svizzera, ricordo da reminiscenze scolastiche de geografia». (ai giornalisti che gli chiedono del difensore uruguaiano)
«Ho preso questa squadra al suo funerale e l’ho portata in condizione di coma ancora irreversibile. La Lazio è una società uscita dal coma, che sta in convalescenza e che deve essere messa in condizione di non ammalarsi di nuovo».
«Zarate vale quanto Messi». (settembre 2008)
«Al Torino piace Zarate? Se è per questo, a me piace la Gioconda. Dite che la Gioconda non è in vendita? Sì, ma allora mi viene in mente una canzone. Mi segue? Mi ascolta? Guardi, gliela canto pure: i sogni son desideriiii…»
“Combatteremo lo strapotere del Nord”
«Se lo svizzero dovesse pentirsi io, da cattolico, sono pronto al perdono, ma il ravvedimento deve essere autentico». (su Behrami)
«Ti ho portato a Roma, è stupenda, e vuoi pure lo stipendio?» (al difensore argentino Lequi appena ingaggiato)
«Cavanda a Formello mi sfasciava i televisori al plasma con le palle da biliardo». La clonazione di Klose
«Lei dice: uno come Klose. Non è che se trova er duplicato…»
«Vorrei un giocatore con la tecnica di Messi e la testa di Klose. Sarebbe il mio ideale».
“I tifosi della Lazio mi fanno un malloppo di bocchini “
Domanda del giornalista Marco Cattaneo: Avete parlato di Allegri? Scusi la curiosità morbosa. «Se è morbosa se vada a fa’ cura’».
Domanda del giornalista Gianluca Di Marzio: Reja rimane l’anno prossimo? «Lei ce resta a Sky? Ecco speri di sì, che magari una mattina se sveglia il proprietario de Sky e la caccia via, del doman non v’è certezza».
«In Lega non servono le ripetizioni: E siccome non ho fatto le scuole serali ma quelle vere… si ricorda il maestro Manzi di “non è mai troppo tardi”?» (in diretta alla Rai, con Enrico Varriale)
“Chi si mette contro di me o muore o fallisce o va in galera”
«Lei istiga e fa da terminale di alcuni interessi, lei diffonde notizie a istigare situazioni destabilizzanti, lei rappresenta un elemento di istigazione». (in diretta a Mediaset con Paolo Bargiggia)
«Ricordate na cosa Di Ma’: con Lotito risultato garantito. Poi c’è ‘a versione co’ ‘e donne che t’a spiego dopo». (al giornalista Di Marzio)
«Lei è molto intelligente e preparato, soprattutto sul gioco delle bocce». (a Massimo Mauro)
“I trofei della Lazio non valgono un cazzo”
«In fondo io da presidente scelgo il tecnico, quindi perché non dovreste fare domande tecniche a me?» (dopo aver spiegato per 10 minuti in diretta su Sky il silenzio stampa della Lazio)
“Io dentro al Flaminio ce vado solo a piscià”
Domanda di Simona Ventura: Presidente, sta seguendo l’Isola dei famosi? «Onestamente, non nel modo compiuto». (sarebbe bastato un “no”, Quelli che il calcio e…)
«Gli stipendi se li devono sudare, se no li caccio via in 24 ore (…) gli stacco la testa. (…) La gente a’ devono smette’ di rompe’ li cojoni». Si inserisce il giornalista locale chiedendo: «Allora la Salernitana non gioca per l’allenatore?» «Come al solito non hai capito niente. Capisci fischi per fiaschi. Perché parli?» (in diretta su LiraTv, ottobre 2013)
“La Lazio non la vendo neanche per 500 milioni. E’ mia e la darò a mio figlio”
«Salernitana-Nocerina? È come far giocare israeliani contro palestinesi». (in diretta a Sky dopo il derby-farsa, novembre 2013)
«”Laziali, è il vostro presidente che vi parla”. Poi rivolto alla segretaria: “Patrizia, cancella ‘sta robba, che sembra ‘ncomunicato de Radio Londra durante la guerra». (mentre scrive una lettera aperta ai tifosi)
«Sotto l’aspetto endoprocedimentale, per cambiare quello che è agli atti servono elementi probanti e documentali che al momento non ci sono». (su Calciopoli)
«Bisogna tutti insieme, attraverso anche ai tifosi, fargli rilanciare questa squadra».
«Devi sposa’ l’idea, devi sposa’ il club, devi sposa’ l’attaccamento, sennò che cazzo de lazziale sei? Allora a ‘sto punto, quanno te fa comodo…»
«Cosa rispondo ai tifosi che non hanno digerito il mercato e il mancato arrivo di Yilmaz? Niente, se hanno mal di pancia prendessero un Alka-Seltzer».
«Quando ho preso la Lazio ho fatto come Gesù Cristo: ho cacciato i mercanti dal tempio».
«La Lazio ha i colori delle Olimpiadi e per me che sono cattolico anche quelli della Madonna».
«Vi mancava il mio latino? C’era un certo scetticismo, poi però tanti si sono voluti cimentare. Lo stesso Santo Padre ha voluto reintrodurre la Messa in latino… No, non voglio dire quello, non è che mi ha ascoltato. Semplicemente, il Papa ha sottolineato l’importanza del latino».
«Pronto America, pronto America: me sentite?» (ironizza in tv «alla Sordi» sulla nuova proprietà della Roma, primavera 2011)
«Io ci metto la faccia, nella Roma invece non si capisce chi sia l’interlocutore. Chi sono questi americani?»
«C’è chi si è impossessato della Lupa che è il simbolo della nostra città. Così noi ci siamo presi il Colosseo». (commenta la foto ufficiale della Lazio)
«Le aquile sovrastano sempre dall’alto i lupacchiotti».
«Thomas DiBenedetto è il Lotito americano? A me fa piacere che le mie gesta vengano riprese anche in America, del resto so di essere apprezzato molto all’estero. Adesso tutti esaltano lo zio Tom».
«I miei colleghi che fanno ‘allenatori, fanno sempre ‘n sacco de’ cazzate, non vedi…» (colloquio con i tifosi)
«Con Adriano Galliani ho un rapporto ottimo. Mi telefona e mi fa: “Claudiuccio come stai?”»
«Io amico di Giraudo? Calma, è Giraudo che fa l’amico mio. Lui è transeunte, io invece so’ stabile. Io pago, lui è stipendiato».
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