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Lotito, GAME OVER politico…
Mentre i tifosi della Lazio non smettono più di festeggiare, sventolando bandiere biancocelesti e invadendo le piazze di Roma e della provincia, a villa San Sebastiano le bandiere sono a mezz’asta, in segno di lutto. Non è morto nessuno, le origini giallorosse del padrone di casa c’entrano poco, perché il motivo di quella bandiera a mezz’asta non è sportivo, ma politico. Dopo cinque anni di governo di centrodestra in Campidoglio e alla Pisana, in pochi mesi Roma e il Lazio hanno cambiato colore e per chi vive di appalti il cambio di Governo può essere motivo di grande festa o di lutto stretto. Perché avere Marino o Alemanno non è la stessa cosa, così come non è proprio la stessa cosa andare a parlare con Zingaretti invece che con la Polverini. Quindi, specie per chi come Lotito è oramai da tempo apertamente schierato con Berlusconi e il centrodestra, quello di ieri è stato un giorno di lutto stretto vedendo quelle bandiere del PD sventolare sul piazzale del Campidoglio.
E’ vero, come diceva nel 2004 Storace per negare favori fatti dal suo governo regionale all’attuale presidente della Lazio, in passato Claudio Lotito ha ottenuto appalti sia dalla destra che dalla sinistra. È stato, insomma, per molti anni “trasversale” come dicono quelli che parlano politichese. A Roma si direbbe che ha saputo tenere bene i piedi in più scarpe. Poi, però, ha tentato di fare il grande salto, di dar corpo al suo sogno nel cassetto: entrare in Parlamento. E a quel punto, c’è poco da essere “trasversali”, bisogna fare per forza di cose una scelta di campo. E lui l’ha fatta. Aveva anche ottenuto una seggio al Senato con il Pdl in Campania, prima che il ciclone-Cosentino spazzasse via tutto, compresa la lista con la candidatura di Claudio Lotito nel collegio di Salerno. Perché se nel nome delle “liste pulite” Cosentino era stato escluso solo per aver ricevuto un avviso di garanzia, tra i candidati non poteva esserci il nome di qualcuno (Lotito) che di condanne pendenti ne ha addirittura due: una di primo grado a Napoli per Calciopoli e una in secondo grado a Milano per il patto parasociale con Mezzaroma. Senza contare poi quell’arresto ai tempi di Tangentopoli, tutte cose che sarebbero uscite fuori con prepotenza durante la campagna elettorale.
Niente seggio in parlamento, quindi, ma grande partecipazione a tutte le cene elettorali del Pdl, sia quelle per il Governo centrale che quelle per appoggiare la candidatura dell’ex amico Francesco Storace a governatore del Lazio. Battaglie perse su entrambi i fronti, come si è trasformata in una sorta di Waterloo la battaglia per far rieleggere Gianni Alemanno, che aveva visto Lotito in prima fila al fianco del sindaco uscente. Appalti e non solo alla base di questa scelta di campo, perché sul piatto c’era anche qualcosa di più importante, ovvero il progetto dello Stadio delle Aquile. O meglio, la possibilità di trasformare in edificabili quei terreni sulla Tiberina di proprietà della Agricola Alpa, società controllata al 99% dalla Micromarket 2000, una subholding immobiliare di proprietà di Cristina e Marco Mezzaroma.Terreni che valevano appena 1,4 milioni di euro che all’improvviso e con la scusa di un progetto per la costruzione dello Stadio delle Aquile (mai presentato) nel 2009 sono passati da un valore al costo storico di 1,4 milioni di euro ad un valore patrimoniale di 21,4 milioni di euro. Per chi volesse rinfrescarsi la memoria, questo è il link di uno degli articoli dedicati da MILLENOVECENTO alla vicenda…
http://www.sslaziofans.it/contenuto.php?idContenuto=27877
Con la Polverini alla guida della Regione, Alemanno in Campidoglio e grazie al ruolo di uomo incaricato dalla Lega Calcio di curare i rapporti con il Governo, Lotito era arrivato ad un passo dal coronare il suo sogno, ma la sua smania di stravincere e di non sapersi mai accontentare lo ha tradito. Così, la “Legge sugli stadi” è affondata a causa della sua battaglia per l’abolizione di certi vincoli, il piano-casa della Polverini (che poteva diventare una sorta di cavallo di Troja con il silenzio-assenso di Alemanno) è stato spazzato via con l’arrivo di Zingaretti alla Pisana, ed ora con Marino in Campidoglio non sarà facile per uno come Lotito trovare sponde per un progetto speculativo e per giunta su terreni inutilizzabili a causa di una serie di vincoli archeologici e idrogeologici con cui poco si concilia la realizzazione non solo di un impianto sportivo polivalente, ma di un intero quartiere che dovrebbe sorgere intorno e con la scusa dello stadio.
E oltre a tutto questo, la questione-appalti. Le vicende recenti, finite anche nel mirino di inchieste giudiziarie e sotto i riflettori grazie a inchieste giornalistiche, non sono certo un bel biglietto da visita per presentarsi a nuove gare gestite da governi di centrosinistra. Perché nella politica come nella vita, si tende sempre a favorire gli “amici”. E Lotito non fa certo parte della schiera degli imprenditori “amici” di Zingaretti e tantomeno di Marino. Né lui né la famiglia Mezzaroma.
Per questo ieri le bandiere a Villa San Sebastiano erano a mezz’asta, per questo i prossimi non saranno mesi e anni facili per Lotito a Roma. Di sicuro l’aria sarà più salubre a Salerno, dove tra poco inizierà la corsa per la poltrona di De Luca, che nonostante la nomina a viceministro non si è ancora dimesso dalla carica di sindaco. E anche se De Luca è di sinistra, i rapporti tra Lotito e l’ex primo cittadino erano ottimi. E potrebbero essere addirittura migliori con il suo successore. Soprattutto se, come si vocifera da tempo, alla corsa per palazzo di Città si iscrivesse l’onorevole Mara Carfagna, ex moglie del cognato di Claudio Lotito, nonché suo socio alla guida della Salernitana. Un buon motivo in più per cambiare aria e per traslocare da Roma a Salerno…
STEFANO GRECO – LAZIOMILLENOVECENTO
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