Termina proprio sul più bello lo straordinario cammino della Lazio in Coppa Italia, cavalcata iniziata il 24 agosto con il turno preliminare e terminata proprio in finale. Gli uomini di Pioli infatti, dopo il deludente nono posto della scorsa stagione, si sono dovuti guadagnare l’accesso al tabellone prinicipale, per poi, step by step, arrivare fino all’ultimo atto del 20 maggio. Ripercorriamo insieme il cammino dei biancocelesti nella competizione, un percorso fatto di grandi gioie opposte a momenti dove tutto sembrava andare nel verso sbagliato, riassumendo in pochi incontri la grandiosa storia ultracentenaria di questo club.
L’esordio in coppa, coinciso con il primo impegno ufficiale alla guida della Lazio per Stefano Pioli, è datato 24 agosto 2014. Allo Stadio Olimpico di Roma va in scena Lazio-Bassano, formazione iscritta al campionato di Lega Pro. Si incomincia fin da subito ad intravedere la mentalità offensiva di mister Pioli, che propone un calcio molto offensivo e votato all’attacco. In campo, fin dalle prime battuta è evidente la differenza di valori tecnici tra le due squadre, come mostra il risultato finale che recita 7 a 0 in favore dei padroni di casa. Oltre all’eterno Miroslav Klose vanno in gol Candreva, Keita con una doppietta ed i nuovi arrivati Marco Parolo, Dusan Basta ed il miglior difensore dell’ultimo Mondiale brasiliano, l’olandese Stefano De Vrij. Un match senza storia, che prepara i biancocelesti (poi sconfitti) al match d’esordio in campionato a San Siro contro il Milan di Pippo Inzaghi e li qualifica ai sedicesimi di finale.
L’incontro si gioca il 2 dicembre in un Olimpico “per pochi intimi”. Questa volta l’avversario da affrontare nella partita secca è il Varese, formazione guidata da mister Bettinelli che milita nella serie cadetta. Pioli adotta una rotazione tra i suoi uomini rispetto al match di campionato di tre giorni prima sul campo del Chievo Verona, scegliendo di schierare dal primo minuto Erit Berisha, eletto dal tecnico di Parma “portiere di coppa”; in difesa, Lulic ricopre l’inedito ruolo di terzino sinistro, mentre la novità principale è rappresentata dal centrocampo tutto inedito composto da Ederson, Ledesma e Onazi. Keita e Anderson agiscono sugli esterni a supporto dell’unica punta Filip Djordjevic. I biancocelesti partono subito forte e bastano appena 26 minuti per chiudere la pratica: infatti tra il 24′ e il 26′ arrivano due reti: prima la sfortunata autorete di Simic e poi il gol di Djordjevic mettono in discesa il match, che poi viene controllato agevolemente dagli uomini di Pioli. Nel finale c’è spazio anche per il tris, siglato al minuto 80′ da Felipe Anderson, che chiude definitivamente i conti.
Si vola al tabellone principale, dove ad attendere il sodalizio biancoceleste c’è il Torino capitanato da Giampiero Ventura. I granata giocano in casa, all’Olimpico di Torino dove, nonostante il match infrasettimanale, c’è un buon numero di tifosi a sostenera la squadra. Ma la partita è indirizzata fin da subito verso i canali biancocelesti grazie alla rete di Keita al 12′. Il giovane attaccante ispano-senegalese decide di mostrare tutto il suo talento puntando l’area e saltando un avversario, prima di battere con il sinistro Padelli sul secondo palo. Un mix di velocità e tecnica, che fanno intravedere ancora una volta le enormi potenzialità di questo ragazzo. Poco più tardi, esattamente al 29′ arriva il raddoppio di Miroslav Klose, al termine di una splendida azione corale partita da Danilo Cataldi, in cui hanno preso parte ben 4 giocatori biancocelesti prima dell’assist decisivo dello stesso centrocampista classe 1994, che dall’out di destra effettua un tiro-cross tagliente appoggiato in rete dal “panzer”. Nell’occasione, il centravanti tedesco riesce a sottrarsi molto bene dalla marcatura ad uomo dei difensori avversari, che non riescono ad interventire per evitare la rete del raddoppio. Si va a riposo sul risultato di 2 a 0. Al ritorno dagli spogliatoi, i padroni di casa riaprono l’incontro grazie alla rete del venezuelano Martinez, ma le speranze granata durano appena 6 minuti: al 55′ infatti Klose entra in area e salta Padelli, che lo “abbatte”: il direttore di gara, Russo, dopo qualche istante di indecisione, aiutato dai suoi assistenti decreta il calcio di rigore con conseguente espulsione per l’estremo difensore del Torino. Sul dischetto si presenta il capitano della serata, Cristian Ledesma, che spiazza il neoentrato Castellazzi, firmando la rete della tranquillità. L’incontro termina sul risultato di 3 a 1 in favore dei capitolini, che passano ai quarti, dove ad aspettarli c’è il Milan.
Giunti ai quarti di finale, questa volta il tecnico Pioli decide di non fare calcoli, schierando la miglior formazione, eccezion fatta per Keita ed Onazi che prendono il posto di Felipe Anderson e Candreva. Pronti via il match risulta equilibrato, con azioni pericolose su entrambi i fronti. L’episodio che decide l’incontro arriva al 37′: sul cross da sinistra di Radu, Albertazzi interviene in modo scomposto, toccando il pallone con il braccio. L’arbitro fischia un sacrosanto calcio di rigore, che il “Principito” Lucas Biglia trasforma in rete, per la gioia dei tifosi biancocelesti al seguito della squadra. Ma poco più tardi la qualificazione alle semifinali si complica: Lorik Cana viene ammonito 2 volte nel giro di 5 minuti, guadagnando anzitempo la via degli spogliatoi a pochi secondi dall’intervallo. Nella ripresa, c’è un vero e proprio assiedo dell’area biancoceleste da parte dei rossoneri, che però non riescono a sopraffare una difesa biancoceleste in cui brilla anche un Novaretti che fino a quel momento aveva collezionato solamente prestazioni negative nella stagione. In avanti, gli uomini di Pioli hanno qualche chance di chiudere i conti in contropiede, ma le falliscono non riuscendo a concretizzare le occasione da gol create. Dopo 5 minuti di recupero, cala il sipario sul Meazza. La Lazio si vola in semifinale.
L’avversario non è dei più semplici, il calendario non sorride ai biancocelesti. Le aspettative della semifinale non sembrano essere dalla parte della Lazio, che deve affrontare il Napoli del “Mister di Coppa” Rafa Benitez. Come dicevamo, nemmeno il sorteggio sembra essere positivo, con l’andata in casa ed il match decisivo di ritorno nella bolgia del San Paolo. Nel primo incontro, la squadra di Pioli, spinta dallo straordinario pubblico dell’Olimpico, parte subito forte. Una, due, tre occasioni pericolose, prima del gol del vantaggio: siamo al 33′, Felipe Anderson recupera palla a centrocampo e riparte velocemente; arrivato a 20 metri dalla porta di Andujar, offre uno splendido assist a Miro Klose, che gli detta il passaggio e batte l’incolpevole portiere argentino. I partenopei sembrano accusare il colpo psicologico della rete subita, con i biancocelesti che continuano ad attaccare fino all’intervallo. Alla ripresa del gioco, la musica del match cambia, con la squadra di Benitez che attacca alla ricerca di un importantissimo gol in trasferta. Rete che arriva al 58′ con Gabbiadini,che sfrutta una disattenzione della difesa biancoceleste e realizza il tap-in vincente da pochi passi. Il Napoli è fortunato nell’occasione: l’assist all’ex attaccante della Sampdoria è causato da un tiro sbagliato di Higuain, che trova casualmente il proprio compagno sul secondo palo. Il popolo biancoazzurro, così come i calciatori, non si abbatte e continua ad incitare la squadre. La partita diventa più spettacolare, con occasioni su entrambi i fronti: l’occasione più pericolosa è però per gli ospiti, che colpiscono la traversa sugli sviluppi di un calcio d’angolo con il colpo di testa dello spagnolo David Lopez. Poi più nulla, con la qualificazione che sarà decisa a ritorno.
Al San Paolo, il clima è rovente: grazie ai prezzi speciali adottati dal presidente De Laurentis, il pubblico risponde presente alla chiamata della squadra. Il risultato premia momentaneamente il Napoli, che decide di aspettare e colpire in contropiede. La Lazio attacca e, come aveva preventivato Benitez, lascia qualche spazio di troppo ai padroni di casa. Gli azzurri però non riescono a segnare la rete del vantaggio, mantendendo un atteggiamento difensivo molto accorto. Il primo tempo termina sul risultato di parità. Stesso copione nella ripresa, con la Lazio che attacca con tutti i suoi uomini ed il Napoli che si difende e riparte. La prima vera occasione del match è firmata da Higuain, che a tu per tu con Berisha si fa ipnotizzare dal portiere albanese. Le due formazioni sembrano non riuscire a scardinare le difese avversarie, quando al minuto 79 accade l’inaspettato: Felipe Anderson recupera ancora una volta una palla sulla trequarti avversaria, salta un paio di avversari prima di effettuare un interessante traversone tenendo la palla bassa. Scelta che sorprende tutta la difesa del Napoli, ma non Senad Lulic, che arriva di gran carriera e sul secondo palo realizza il gol dell’1 a 0, gelando l’intero stadio. Lo stesso calciatore bosniaco, a 3 minuti dal termine, compie una vera e propria prodezza. Il neoentrato Insigne porta a spasso Basta, prima di effettuare un gran tiro sul secondo palo. Berisha è battuto e proprio quando la palla sembra rotolare verso la rete arriva di nuovo lui, l’eroe del “26 Maggio”, che con una scivolata in extremis manda la palla in corner. Un salvataggio che vale un gol, come dimostra l’esultanza dei suoi compagni, che vanno a congratularsi con lui. E’ l’ultima emozione di un confronto al cardiopalma. I calciatori biancocelesti, insieme a mister Pioli ed al suo staff si radunano al centro del campo per cantare tutti insieme l’inno e festeggiare un importante quanto inaspettato risultato, almeno ad inizio stagione. Una gioia incontenibile travolge i cuori biancocelesti: a distanza di 2 anni dall’indimenticabile 26 maggio 2013 si torna in finale di Tim Cup.
Si arriva così al 20 maggio 2015, all’ultimo atto di una competizione straordinaria per il sodalizio biancoceleste. Di fronte c’è la più forte squadra italiana degli ultimi anni: una Juventus capace di vincere lo scudetto con 6 giornate di anticipo e guadagnarsi l’accesso alla finale di Champions League di Berlino. L’obiettivo dei bianconeri è indubbiamente il “Triplete”, per eguagliare lo straordinario cammino dei rivali dell’Inter di Mourinho del 2010. Della partita in sè ne abbiamo già parlato, ma di sicuro sappiamo che la Lazio ha terminato tra i meritati applausi dei suoi tifosi, che hanno apprezzato il grande sforzo della squadra di Stefano Pioli. Un grande cammino, concluso con un grande finale. E con una squadra così, poco importa se la coppa non è rimasta nella Capitale. E’ partito un nuovo ciclo, formato da un grande allenatore e da grandi uomini, oltre che grandi giocatori. Non resta che attendere il prossimo anno, per lanciare nuovamente la volata per la conquista della settima Coppa Italia della storia.
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