Stefano Mauri intervistato da Calcio 2000
Stefano Mauri ha rilasciato delle dichiarazioni d’amore alla Lazio tramite il sito Calcio2000, ma lascia anche una finestra aperta nella Major League statunitense.
Dal 2006 veste la casacca della Lazio con tanto di fascia da capitano, 9 gol stagionali per lui in quest’ultimo campionato e molti obiettivi per la squadra di Pioli. Lui vuole rimanere ed è in attesa di Lotito per la firma del rinnovo del contratto.
Vi riportiamo l’intervista intera da parte di Calcio2000 per intero.
Allora Stefano, oggi calciatore ma hai cominciato con il nuoto…
“Vero, i miei genitori non volevano che giocassi a calcio, così mi hanno iscritto a nuoto. Ci hanno provato ma non era proprio il mio sport. Non mi divertivo affatto, ricordo che piangevo quando dovevo andare in piscina. Così, alla fine, si sono convinti e mi hanno permesso di andare a giocare a calcio, la mia vera passione”.
Immagino abbiano dovuto fare tanti sacrifici…
“Esatto. I miei genitori lavoravano entrambi. Mio nonno paterno e, a volte, anche loro, hanno fatto davvero tanti sacrifici per permettermi di giocare ma ne è valsa la pena (ride, ndr)”.
Quando hai capito che avevi le qualità per sfondare?
“Forse il momento cruciale è stato quando sono passato dal Meda, che giocava in Serie C2, al Modena, in Serie B. Lì ho capito che potevo farcela. Poi sono stato fortunato perché, dopo un solo anno in Serie B, con il Modena siamo arrivati in Serie A”.
Si dice che il tuo sogno era fare l’attaccante…
“No, non è vero, anzi ho cominciato come esterno sinistro quasi di difesa, poi, con il passare degli anni, mi sono spostato a centrocampo e poi quasi a fare l’attaccante. Ho fatto il percorso inverso rispetto a tanti giocatori che cominciano in attacco e chiudono la carriera in difesa”.
Parliamo di Brescia…
“Tappa importante per la mia carriera. Ho avuto la fortuna di conoscere grandi giocatori, come Roby Baggio e Di Biagio. Era l’ultimo anno di Roby ed è stato fantastico giocarci insieme… Un fenomeno, nonostante tanti infortuni alle spalle, con il pallone era uno spettacolo”.
Per un ragazzo giovane come te, deve essere stato esaltante trovarti di fronte a Roby Baggio…
“Bhe sì, all’inizio un po’ di soggezione c’è stata, ma poi quando lo conosci, scopri che è una persona squisita, con cui non puoi non andare d’accordo”.
Mi dici i tre più grandi giocatori con cui hai giocato ad oggi?
“Uno è Roby Baggio, poi ci metto Klose e Di Natale. Totò, quando l’ho conosciuto a Udine, non era ancora quello degli ultimi anni, ma si vedeva che aveva delle doti eccezionali”.
Ma come fa uno come Klose, alla sua età, a essere ancora tanto decisivo e determinato?
“Ha una voglia matta di continuare a giocare a calcio, è la sua vita. Cura ogni singolo dettaglio. Va a letto presto, mangia sano e conduce una vita impeccabile. Poi, chiaro, ha delle qualità uniche come goleador”.
Non scherza neanche Felipe Anderson…
“Ha dei numeri importanti, può diventare un craque, anche se, durante la partita, ha ancora delle pause ma, con il passare degli anni crescerà sicuramente”.
Torniamo alla sua carriera e soffermiamoci su Udine…
“Ho un piacevole ricordo dell’Udinese. Al primo anno abbiamo conquistato la Champions League e, quindi, ho avuto la possibilità per la prima volta nella mia carriera di giocare nell’Europa che conta. E’ stata una bellissima avventura”.
Poi è arrivato il momento di cambiare e siamo alla Lazio. Com’è andata?
“E’ vero, quando siamo usciti dalla Champions League ho capito che era giunto il momento di nuove sfide. E’ arrivata la chiamata della Lazio e ho detto di sì. C’era anche il Palermo, ma ho scelto la Lazio perché mi hanno voluto a tutti i costi. Sono stato uno dei primi colpi di Lotito (ride, ndr)”.
Lazio in cui sei subito diventato protagonista, anche se il primo trofeo (Coppa Italia, ndr) non ti ha visto in campo in finale…
“E’ vero, sono stato in panchina, speravo di entrare ma non è accaduto. Comunque è stata un’emozione fortissima. Ricordo che alla vigilia ero agitatissimo”
Vincere a Roma, poi, ha un sapore unico…
“Sì, se vinci due partite qui ti amano alla follia, se ne perdi altrettante allora è crisi nerissima. Comunque, quando li hai dalla tua parte, ti danno una spinta incredibile. Lo si è visto quando, nelle ultime due gare, sono in 50.000 allo stadio, una calore pazzesco”
Come mai uno come te, alla fine, gioca sempre?
“Guarda, in ritiro pre campionato, leggendo i giornali, nessuno mi dà mai titolare, ma con il passare del tempo mi ritrovo sempre a giocare con continuità. Probabilmente perché ho un senso tattico innato che può tornare utile a qualsiasi giocatore. So adattarmi a qualsiasi ruolo e modulo, una qualità che alla fine mi ha sempre aiutato moltissimo nella mia carriera”.
Grande senso tattico, quindi futuro da allenatore?
“Non so, sicuramente mi piacerebbe restare nel mondo del calcio”.
Mi scegli tre gol ai quali sei più legato?
“Ce ne sono tanti, per fortuna ho segnato diversi gol nella mia carriera, anche se diversi brutti, stile Inzaghi (ride, ndr). Ricordo un gol contro l’Udinese al volo, poi ci sono stati i tre gol al derby. Forse in assoluto, il gol in rovesciata contro il Napoli (Lazio-Napoli 3-1, stagione 2011-2012, ndr) resta il più bello, quello che mi piace ricordare di più”.
Parliamo di allenatori… A chi devi dire grazie?
“Devo ringraziare De Biasi perché mi ha portato a Brescia e mi ha fatto esordire in Serie A. Con lui sono cresciuto molto. Spalletti è molto preparato, ma ricordo con affetto anche Reja e, ovviamente, Pioli”
Ecco, Pioli. Te lo aspettavi così decisivo su una panchina importante come la Lazio?
“Mi ha stupito, onestamente non me l’aspettavo così preparato, sia sull’aspetto tattico che motivazionale. Sa far crescere anche benissimo i giovani e questa è una dote rara. Io lo avevo intuito per un mese a Modena, ma è cresciuto moltissimo in questi anni. Si è messo in gioco in una piazza importante e difficile come Roma, ma è andato alla grande”
Stefano, come sta il calcio italiano?
“Sicuramente a livello di nomi, abbiamo perso tanto. Una volta i più forti erano tutti qua, ora non è così, anche se qualche giocatori di livello è tornato da noi, penso a Klose e Tevez. Sicuramente resta però un campionato molto difficile e tattico, quindi non è facile far bene qui, per nessuno. Comunque, come hanno dimostrato i nostri risultati in Europa quest’anno, direi che stiamo tornando protagonisti”
Eppure gli stadi sono sempre più vuoti…
“Guarda, per noi calciatori, più gente viene allo stadio e meglio è. E’ difficile spiegare cosa si prova a giocare in stadi semi vuoti. E’ come andare a teatro e non avere pubblico. Sembra di giocare un’amichevole. Per fortuna, all’Olimpico, ci sono sempre più di 30.000 persone, nelle ultime uscite anche 50.000… Ecco, qualcosa dovremmo fare per riavere gli stadi pieni come un tempo”.
Mai pensato di andare a giocare all’estero?
“Onestamente non c’è mai stata l’occasione… Personalmente mi sarebbe piaciuto provare un’esperienza all’estero, magari in Spagna o in Germania”.
Parliamo della tua vita privata. Da Monza a Roma, un bel salto…
“All’inizio non è mai stato facile. Ero abituato a realtà molto più piccole. Sono stato a Modena, Brescia, Udine, città a misura d’uomo. A Roma è tutto ingigantito all’ennesima potenza. Sai che giochi per tantissima gente e quindi ci vuole un po’ per abituarsi, anche se l’adrenalina che respiri è fantastica”
Piatto preferito, film in cui ti sarebbe piaciuto essere protagonista e vacanza ideale…
“Piatto preferito sicuramente la pasta alla carbonara, visto che mia mamma me la prepara fin da quando sono piccolo. Pure io me la preparo (ride, ndr) … Film? Mi sarebbe piaciuto essere il protagonisti di ‘Fuori in 60 secondi’, pellicola con Nicolas Cage. Vacanza ideale? Miami mi piace tantissimo perché si può fare di tutto lì…”
Quindi futuro in MSL? Pirlo ci sta pensando…
“Adesso chiamo Pirlo e vedo che mi dice… No, a parte le battute io sono in scadenza e devo parlare con il presidente Lotito, ma non credo che ci saranno dei problemi. Comunque se dovesse arrivare una proposta interessante dalla MLS la valuterei, questo è sicuro…”
Hai altri obiettivi a livello sportivo?
“Guarda, io penso sempre al bene della squadra. Io so che il calcio è un gioco di squadra e come tale lo considero. Certo, ci sono degli obiettivi personali, ma prima penso sempre alla squadra”
Tu come vivi il derby a Roma?
“In città non si parla d’altro, la rivalità tra romanisti e laziali è continua, ma alla fine a me piace questa cosa. Poi, quando arriva il derby, la tensione è spasmodica e lì bisogna stare calmi”.
Mi dici un avversario che temi particolarmente?
“Quando devi giocare contro Pirlo è sempre dura. Sai che ogni punizione a suo favore può essere un problema. Quest’anno mi ha impressionato Tevez. Ho capito il perché sia stato l’uomo in più della Juventus”
Visto che ami ‘Fuori in 60 secondi’ sarai appassionato di macchine…
“Sì, in generale sì”
Ti ricordi la tua prima macchina?
“Una Fiat Punto gialla”
Videogame?
“No, neanche da giovane ci ho mai giocato. Sono appassionato di NBA, il basket mi piace molto. Anche il tennis mi intriga. Non mi piace il golf”
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