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Un disastro annunciato
Fa male, fa tutto troppo male. La Lazio dello scorso anno non c’è più, collassata su se stessa, sulle proprie paure, sulle alchimie tattiche del suo allenatore. La Lazio non c’è più.
Molti di voi sicuramente penseranno che questo sia uno sfogo causato dai 5 gol incassati tutti in una volta, ma non è così. Il disastro che si è consumato ieri sera in quel di Napoli ha radici ben più lontane, radici fissate e impiantate nel mese di Maggio della scorsa stagione. Riavvolgiamo un attimo il nastro per capire il tutto.
La Lazio arriva al mese cruciale della stagione barcollando, tirandosi avanti più con la forza dei nervi che con le qualità fisiche e tecniche. È il mese decisivo, della ricerca spasmodica di quel secondo posto che avrebbe fatto ingrassare le casse societarie, degli scontri diretti a non finire, due su tutti: Lazio-Roma e Napoli-Lazio. Al derby ci facciamo fregare dalla Roma, più pronta e più smaliziata e addio al terzo posto. Ma è a Napoli che nascono le “radici del male”: la Lazio, graziata dalla buona sorte (vedasi rigore sbagliato da Higuain sul 2-2) riesce ad assicurarsi i preliminari di Champions, un sogno ripensando a come era partita quella squadra. Un team che entra nel cuore di tutti i laziali, fatto da professionisti seri, da giocatori che danno tutto per la maglia e per i propri tifosi. Ma è proprio a partire da questa serata che si compie l’ennesimo omicidio sportivo (dopo quelli avvenuti nel 2008 e nel 2013, sempre dopo grandi stagioni) di questa gestione societaria.
Tutti si aspettano i rinforzi, non nomi altisonanti, ma giocatori pronti comunque per affrontare un preliminare impegnativo come quello della Champions, calciatori che abbiano voglia di mettersi in mostra e che abbiano quel briciolo in più di esperienza per prendere per mano chi invece è alle prime armi in Europa.
E intano passa il mese di Giugno. Passa con i soli arrivi di Hoedt e Morrison. Arriva Luglio, ma il caldo atroce di quel mese deve aver impedito a qualcuno di svolgere il proprio lavoro: ecco il solo Kishna, talentino di cui si parla un gran bene l, ma che ha solo 20 anni. S’arriva ad Agosto, mese infuocato per la Lazio: arriva Milinkovic-Savic,altro ragazzino classe ’95 per cui la Lazio ha fatto una trattativa estenuante, quasi paradossale se si considera che questo è sì un giovane di belle speranze, ma pur sempre uno che ha tutto da dimostrare. Ed ecco le prime batoste (tralasciando le legnate prese nelle amichevoli): la Supercoppa che va alla Juve ed il preliminare vinto dal Leverkusen.
Il resto è storia di questi giorni. Si sente dire che la Lazio non si è ripresa dopo la delusione del preliminare, che è sotto shock. Bene, credo proprio che nessuno si sotto shock e mi stupisce il fatto che ci siano ancora tifosi che abbiano il coraggio di meravigliarsi di questa situazione: poteva essere fatto il salto di qualità, ma con questa società tutto è precluso, tutto è impossibile. La normalità diventa anormalità. E allora cerchiamo tutti di toglierci la sciarpa da tifoso, di scavare a fondo in questa Lazio, di vedere la realtà per quella che è. La Lazio non esiste più.
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