Calciomercato Lazio
Lo sceicco all’amatriciana
“Con 40 milioni di euro, io me ce compro i bruscolini… Solo per la villa di Cortina mi hanno offerto 67 miliardi e non l’ho data via. La Lazio anche se me offrono 500 milioni non la vendo, io non ho necessità…”. http://www.youtube.com/watch?v=4NCeU0GbRSM
E’ l’inizio del colloquio tra Claudio Lotito e l’allora Prefetto di Roma, Achille Serra, intercettazione storica che risale al 2006 ma che descrive alla perfezione il personaggio: una sorta di “sceicco all’amatriciana”, uno che sta bene economicamente, ci mancherebbe altro, ma che ama descriversi ricco come gli sceicchi veri. E la dimostrazione lampante è la storia della villa di Cortina, della valutazione astronomica che da al villone da cui si vanta di tirare “le palle di neve in testa a Benetton”. Lotito parla di un’offerta di 67 miliardi di lire, al cambio attuale 34,6 milioni di euro. Cifra che non sta né in cielo né in terra, se si calcola che l’Hotel Bellevue di Cortina, uno dei più prestigiosi del luogo di vacanza dei ricchi per eccellenza, è stato acquistato in questi giorni a 72 milioni di euro da Sorgente Group, l’asso pigliatutto degli immobili di alta qualità in tutto il mondo con oltre 4 miliardi di euro di patrimonio immobiliare nel proprio portafoglio. Ma Lotito è fatto così. Lui spara, spara grosso, sempre e comunque, qualunque sia l’argomento in questione lui è sempre quello che ne sa una più degli altri, quello che è più furbo degli altri, quello che è più ricco degli altri. A parole, perché poi i fatti dicono il contrario. Ma in Italia, si sa, quello che conta è l’immagine, non la sostanza.
E’ talmente ricco Lotito, che a detta sua lo “sceicco all’amatriciana” non venderebbe la Lazio neanche per 500 milioni di euro. Ma se è così ricco, allora è decisamente tirchio e ha ben poco in comune con gli sceicchi veri, quelli che vengono in Europa e alloggiano negli alberghi più lussuosi arrivando a spendere anche 18.000 euro a notte per una suite extralusso, mentre lui a Formello fa il giro degli uffici per spegnere le luci, risparmia sulla carta igienica e anche sul riscaldamento. Quest’anno, ad esempio, a fine ottobre fu chiamato dai rappresentanti della squadra che stava in ritiro a Formello. I giocatori, visto il freddo improvviso che li aveva costretti ad andare a letto in tuta, chiesero al presidente di far accendere il riscaldamento, perché nessuno a Formello si era azzardato a prendere quella decisione senza l’avallo del gran capo. Lotito, nonostante la richiesta pressante non ha voluto sentire ragioni e per giustificare il suo no il giorno dopo si è presentato con il regolamento comunale in cui si parlava di divieto di accensione degli impianti di riscaldamento prima di novembre… Peccato che quel regolamento valga per i condomini con il riscaldamento centralizzato e non per le abitazioni private dotate di riscaldamento autonomo. Ma lui è fatto così.
Che Lotito non abbia nulla a che fare con i ricchi veri, sceicchi o no non fa differenza, lo si vede anche in tutte le sue attività, calcio in testa. Mentre gli sceicchi spendono a piene mani, mentre i ricchi si concedono spesso e volentieri qualche sfizio, lui sta sempre con il bilancino: tanto entra tanto deve uscire (che poi mica è sbagliato come principio, ci mancherebbe…), peccato poi che andando a spulciare tra i bilanci poi si scopre che tra le uscite ci sono dai 3,5 ai 5 milioni di euro che dalle casse della Lazio finiscono in quelle delle sue aziende. Si attacca a tutto, anche a 10.000 euro di rimborso in un trimestre per il “servizio di catering in occasione delle partite di Europa League” in favore della Omnia Service, la Srl tramite la quale Lotito controlla il 50% della Salernitana.
E da ricco, Lotito ha deciso di intervenire nella vicenda Moratti-Thohir, consigliando ad uno come Moratti (che ricco è sul serio e da generazioni) di resistere alla tentazione di vendere l’Inter al magnate indonesiano. “Io spero rimanga in questo mondo, dato che oltre che un amico è anche una persona che stimo tanto. Sono sicuro che Moratti possa servire ancora nel nostro calcio, è sempre stato una figura solida e importante, per la sua serietà dimostrata”.
“Massimo resisti”, quindi, è l’appello quasi accorato di Lotito e anche un po’ sospetto, che sa tanto di timore apertura di un fronte, di timore nel veder entrare anche nel calcio italiano i tycoon stranieri veri. Quelli come Thohir, ad esempio, che nell’avventura interista ha deciso di coinvolgere anche Jason Levien, proprietario dei Memphis Grizzlies (Nba) e del club della Soccer League americana dei DC United. Non gli americani di Roma…. E davanti a tanto potere economico, Massimo Moratti, imprenditore vero figlio di un grandissimo imprenditore, ha deciso di accettare l’offerta del magnate indonesiano e di cedere la quota di maggioranza dell’Inter. E per giunta per meno della metà di quei 500 milioni di euro che a detta sua Lotito rifiuterebbe se qualcuno glieli offrisse per acquistare la Lazio. Moratti ha deciso di cedere perché è un imprenditore, perché a certe cifre si cede una società, soprattutto se si è anche tifosi e si sa che passando la mano a qualcuno che ha mezzi maggiori si fa solo il bene della squadra di cui sei il primo tifoso. E non solo perché hai la qualifica di presidente. Perché al mondo c’è una cifra per qualsiasi cosa e non si capisce perché Lotito sostenga che “a certe cifre non esistono giocatori incedibili”, ma poi dice che non cederebbe la Lazio a nessuna cifra. Se esiste una cifra in grado di far capitolare anche uno come Moratti, con alle spalle una società (la Saras) che nel 2012 ha fatturato oltre 11 miliardi di euro, deve per forza di cose esistere una cifra in grado di convincere lo “sceicco all’amatriciana” a cedere, se non il villone di Cortina, almeno la Lazio. Perché ogni cosa materiale ha un prezzo nella vita, anche negli “affari cuore”. E Moratti lo ha dimostrato…
STEFANO GRECO – LAZIOMILLENOVECENTO
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