LOTITO

“Un po’ di amaro in bocca c’è, cosa si deve fare di più se non vincere e fare mercato? Noi per il mercato ci concentriamo non su nomi altisonanti ma su giocatori di prospettiva e questo comporta un atteggiamento di non fiducia. Questo numero esiguo di abbonati non corrisponde all’entusiasmo che ci dovrebbe essere dopo i nostri risultati. Se devo fare un bilancio di questi nove anni da presidente, la cosa peggiore è stata prendere la Lazio, perché il calcio è un mondo di irriconoscenti. Mai la Lazio ha avuto questo peso specifico nel panorama calcistico, lo si vede anche nel mercato. Il club ha una grande credibilità. Ma cosa fanno i tifosi per la società? Nulla”.

Nella sua mente contorta, Claudio Lotito è ancora convinto di riuscire a punzecchiare l’ambiente facendo certe sparate, pensa ancora di riuscire a stimolare i tifosi attaccandoli, accusandoli di essere assenti o comunque poco attaccati alla Lazio. Così facendo, dopo 9 anni di presidenza ha dimostrato per l’ennesima volta di non aver capito ancora nulla di questo ambiente e soprattutto di non conoscere assolutamente i tifosi della Lazio. Per il semplice motivo che, non essendo mai stato laziale prima di quell’estate del 2004, non può quindi avere nulla del dna dei tifosi della Lazio. E così facendo, spiazza anche quelli che lo difendono, quelli che nonostante i pochi abbonati (meno del Verona, infinitamente meno della Fiorentina ma anche della Roma…) parlano di grande entusiasmo nell’ambiente cercando di soffiare su un fuoco che non esiste o che comunque non prende. Ma lui è fatto così.

Lotito pensa da sempre che lo scontro sia l’unica via per ottenere quello che vuole. Lo fa a Roma come a Salerno, lo fa nel lavoro come nelle vicende della Lega e della Federcalcio. La sua vita è un continuo braccio di ferro con il prossimo, un perenne tentativo di imporsi e di imporre le sue idee, senza curarsi minimamente di dove sta la ragione, senza preoccuparsi di comprendere le ragioni degli altri. Per il semplice motivo che non gli interessa, perché quello che conta per Claudio Lotito è sempre e solo Claudio Lotito.

E non si preoccupa minimamente neanche di essere incoerente, di dire il 21 luglio il contrario di quello che aveva detto ad esempio il 10 luglio, esaltato dopo il discorso dai toni duceschi di piazza San Silvestro. “E’ un momento di grande sostegno da parte dei tifosi nei confronti della squadra e del club. Speriamo che prosegua questo atteggiamento, perché ci stiamo mettendo tutto l’impegno per far sì di allestire una squadra molto più competitiva dello scorso anno per dare grandi soddisfazioni ai nostri tifosi”.

Insomma, un po’ dottor Jekyll e un po’ mister Hyde. O forse è l’aria di montagna che gli confonde le idee o svela il suo vero volto, decide voi. Sì, perché sempre il quel di Auronzo di Cadore, il 31 luglio del 2010 disse: “Il più grande errore che ho fatto nella mia vita è stato quello di entrare nel mondo del calcio”. Frase ripetuta ieri ma anche qualche giorno fa, quando ha detto che entrare nella Lazio gli ha rovinato al linea, visto che nel 2004 pesava 67 chili e ora ne pesa almeno 25 in più. Colpa dello stress secondo lui, ma forse la colpa è di come si abboffa in tutti i ricevimenti e a tutti i pranzi e alle cena a cui non manca mai. Semmai salta qualche funerale di laziali di vecchia data, ma a pranzi e ricevimenti (politici, sportivi o istituzionali non fa differenza), lui è sempre presente. Perché sta lì il vero motivo per cui questo imprenditore sconosciuto è entrato nel mondo del calcio. Ha risposto “presente” alla chiamata delle istituzioni, in modo particolare della politica romana, di quel centrodestra rappresentato all’epoca da Francesco Storace e da Cesare Previti. Il primo, romanista convinto e velenoso, lo conosceva proprio perché oltre a vederlo un giorno sì e l’altro pure in Regione si vedevano anche in Tribuna Autorità alle partite della Roma. Il secondo, laziale che più laziale non si può, era convinto (e da questo punto di vista ha avuto ragione) che Lotito potesse garantire la sopravvivenza della Lazio e poi un po’ di tranquillità economica ad una società che arrivava da anni decisamente travagliati. E lui disse si, perché come confessò un giorno all’avvocato Baldissoni (ora nel cda della Roma) perché lui, conosciuto negli ambienti come romanista, aveva preso la Lazio.

“Faccio quello che mi dicono le istituzioni. Ecco, quando tu fai quello che ti chiedono le istituzioni, poi se ti dicono: ‘Sì, ma devi pagare’ tu gli dici ‘ma che vuoi, io ti ho fatto un favore, me l’hai chiesto, l’ho comprata, ho messo dei soldi, anche se è un euro’. È lo stesso discorso di Ciarrapico, quando si prese la Roma coi soldi di Geronzi”.

Insomma, Lotito come Ciarrapico, per sua stessa ammissione. Beh, i modi sono più o meno gli stessi, gli ambienti di provenienza anche, come la capacità di fare certi “impicci” o di muoversi abilmente nelle pieghe dei rapporti istituzionali per arrivare sempre a dama, ovvero a mettere le mani sui soldi gestiti dalla politica che arrivano agli imprenditori amici sotto forma di appalti. Perché di quello vive da sempre Lotito. Anzi, di quello viveva prima di entrare nella Lazio, perché ora grazie al calcio ha scoperto un vero e proprio filone d’oro. Lo dimostra il fatto che da bilancio della Lazio ogni anno le sue aziende incassano dalla società biancoceleste dai 3,5 ai 5 milioni di euro, tra vigilanza, manutenzione, catering e soldi non meglio specificati che finiscono direttamente dalle casse della Lazio a quelle della Salernitana. Il calcio è un business, al punto che dopo aver sbagliato a prendere la Lazio Lotito ha bissato “l’errore” prendendo anche la Salernitana. E non contento quest’estate ha tentato e sta tentando il tris. Andata a buca la possibilità di mettere le mani sulla Sambenedettese per fare un favore alla politica locale (operazione condotta dall’ex assessore all’Ambiente del comune di Roma, Fabio De Lillo, berlusconiano e romanista), ora sta cercando di far rinascere il Campobasso, altra società caduta in disgrazia. La politica chiama e lui risponde presente, così di favore in favore tesse la sua tela o per rendere meglio l’idea gonfia quel salvagente che gli consente di restare a galla nonostante le bufere che si abbattono sull’imprenditoria romana (e italiana) che vive di appalti. Le inchieste lo sfiorano, ma non lo colpiscono mai e tantomeno lo affondano. Chissà mai perché…

E lui può continuare il suo show, sfruttando anche il fatto che nel calcio tutti hanno la memoria corta. Chi ricorda ad esempio questa storica frase dell’estate del 2010? “Garrido? E’ una trattativa che rientra nel­l’affare Kolarov. Reja voleva Garri­do come prima scelta per la fascia sinistra e non Anto­nelli come si dice in giro”A rileggerla oggi viene da ridere, ma Lotito è fatto così, è come la volpe che dice che non gli piace l’uva se non riesce a prenderle, è come l’oste che ti dice che il vino è buono solo perché è l’unico che si può permettere di rifilarti incassando tanto dopo aver pagato poco. Perché deve sempre guadagnare e perché si può permettere al massimo di avere un’osteria e non potrà mai avere i mezzi per mettere su un ristorante.

Tra tante bugie, una sola volta Lotito ha detto una verità sacrosanta. E chiaramente scherzava, non era un vero e proprio mea culpa. “Sono il peggior presidente della storia della Lazio, perché non ho avuto la capacità di conquistare tutti i tifosi”. Lo disse in Campidoglio tanti anni fa, a margine della presentazione della Fondazione Gabriele Sandri. E visto che dopo tanti anni siamo ancora allo stesso punto, visto che non è stato e non sarà mai accettato da gran parte se non dalla stragrande maggioranza dei tifosi della Lazio, ponga riparo a quell’errore di nove anni fa. E’ ancora in tempo per farlo. Metta in vendita la Lazio, come ha minacciato di fare con la Salernitana se i tifosi non rispondono presente al suo appello. Farà felice tanta gente con quel piccolo gesto: la famiglia di sua moglie che da anni preme per convincerlo a vendere, i tifosi che continuano ad odiarlo e ad insultarlo nonostante i successi e anche se stesso. Sì, perché oltre a riempirsi le tasche con i soldi della cessione della Lazio, magari senza quel carico di stress ritrova anche la linea persa in questi nove anni. Ci pensi, ci pensi bene: a certi errori si può sempre porre rimedio…

STEFANO GRECO – LAZIOMILLENOVECENTO



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