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Calciomercato Lazio

A volte fatico a comprendere molti laziali

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CURVA NORDLo ammetto: i tifosi laziali non finiscono mai di sorprendermi. Una tifoseria che ha sofferto moltissimo, ha vissuto momenti di gioia importante e incubi incredibili, è passata dalla festa dello scudetto del ’74 alla morte di Maestrelli e Re Cecconi, all’addio di Chinaglia e alla B per il calcio scommesse in appena sei anni; ha vissuto la straordinaria era Cragnotti vincendo il tricolore, per poi veder vincere l’anno successivo la Roma e rischiare il fallimento. Ecco avendo vissuto momenti del genere, essendo stata abbandonata e tradita più volte nella sua storia da giocatori simbolo (la fuga di Chinaglia ai Cosmos, il calcio scommesse degli anni ottanta che vide coinvolti giocatori amatissimi), calciatori posi sempre perdonati, ci aspetteremmo una tifoseria più riconoscente nei confronti di chi sul campo l’ha fatta vincere (o la fa).

Invece in questi anni ho visto contestazioni a calciatori che per la Lazio hanno dato tutto (ricevendo ovviamente tanto), gente di grande talento, come se quella biancoceleste fosse una società vincente come Juventus e Milan (lì comprendiamo se la tifoseria “viziata” è un po’ più esigente). Ancora non riesco personalmente a capire chi lanciò un megafono per colpire Beppe Signori a Cremona nella stagione 1993/94. Fatico ancor di più a comprendere chi contestò Sergio Cragnotti in periodi diversi della sua presidenza chiedendone anche la testa (già la tifoseria laziale ha fatto anche questo). Non dimentico lo striscione che contestava Cragnotti il giorno della finale di Supercoppa Europea a Montecarlo. E perché, qualcuno dimentica la contestazione a Formello dopo il 4-1 subito nel derby contro la Roma con la Lazio in testa alla classifica? Per non parlare – e quel giorno da vent’enne litigai in Tribuna con i contestatori – dei fischi che subì Juan Sebastian Veron il 9 gennaio 2000 quando venne sostituito in Lazio-Bologna (poi vinta 3-1) nell’anno dello scudetto. L’argentino era al secondo match consecutivo insufficiente. Già i laziali hanno fischiato Veron. E perché i vari “Sven Goran Vattene”, dedicati a Eriksson in diversi momenti della sua storia laziale? Ricordo i cori di contestazione al nostro ex tecnico dopo il derby del 3-3 contro la Roma nel 1998/99, poi arrivarono 17 vittorie consecutive. Ma non dimentico nemmeno quelli che lo svedese subì dopo aver trovato l’accordo con l’Inghilterra a pochi mesi dallo scudetto. E Nesta? Quello che era il nostro simbolo? Preso a sputi dopo un derby perso e insultato al suo ritorno a Roma con la maglia del Milan. Poi più recentemente c’è chi ha accusato Di Canio di tifare contro la Lazio, chi ha fischiato Tommaso Rocchi al suo ingresso in campo in Lazio-Palermo del 2008/09 perché sostituiva il nuovo idolo Zarate (oggi odiato anch’egli). Ah e coloro che d’improvviso accusavano De Silvestri di essere romanista? Oppure quelli che contestano Lotito, ma contemporaneamente fischiano Pandev?

Bene oggi a queste tante occasioni in cui la tifoseria laziale è riuscita a sorprendermi in negativo se ne aggiunge un’altra e riguarda Hernanes. Il brasiliano ha dimostrato in questi tre anni di essere un giocatore di altissimo livello, al punto da aver conquistato con Scolari un posto fisso nella nazionale verde oro, non certo una squadra qualunque. Viene apprezzato da tutta Europa e in poche stagioni è riuscito addirittura a segnare le reti di Nedved con la maglia laziale (ah anche il ceco in uno dei suoi ritorni all’Olimpico venne fischiato da una parte del pubblico). Naturalmente ha chiesto, giustamente anche, una Lazio competitiva che possa consentirgli di vincere dei trofei per restare in biancoceleste. Ha mille offerte da squadre che possono dargli vittorie e notorietà, ma lui resterebbe se Lotito investisse per fare una squadra in grado di vincere in Italia e in Europa. Ma i tifosi laziali invece di chiedere al presidente di trattenerlo investendo (e Lotito per ora non vuole cederlo), cosa fanno? Lo invitano a venderlo, per fare soldi e comprare qualcun altro, perché Hernanes non “è poi così forte”. Ma al brasiliano diciamo di non preoccuparsi, visti gli illustri predecessori che ha avuto (e molti ne abbiamo saltati) cosa può pretendere? In fin dei conti lui ha soltanto segnato le reti di Nedved, ha fatto quattro gol alla Roma e ha soltanto vinto una finale di Coppa Italia contro i giallorossi. Troppo poco per l’esigente tifoseria laziale.

GIORGIO CAPODAGLIO



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