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Abbonamenti : Atto di protesta o d’amore ?
Neanche è finita, che già si riparte. Sì, perché per sfruttare l’euforia post derby e l’onda lunga d’entusiasmo provocata dal successo in Coppa Italia, la Lazio ha deciso di aprire presto come mai in passato la campagna abbonamenti per la prossima stagione. Ufficialmente la scusa è quella di dare più tempo agli abbonati e come detto di sfruttare il momento favorevole, in realtà il vero motivo è FARE CASSA, perché durante la gestione-Lotito mai come oggi la società si è trovata economicamente parlando con l’acqua alla gola e rischia di chiudere in rosso e di molto i conti al 30 giugno 2013. E visto che i mesi tra giugno ed agosto per il bilancio di tutte le società sono una sorta di “buco nero” per quel che riguarda i conti (solo uscite legate agli stipendi e al mercato e zero entrate in assenza di calcio giocato) gli unici soldi da poter mettere in cassa sono quelli degli abbonamenti. Soldi versati al “buio”, delle vere e proprie “cambiali in bianco” firmate dai tifosi con la società, visto che in questo momento nessuno può sapere quale Lazio vedremo al via della prossima stagione. Non lo sanno Lotito e Tare, figuriamoci i tifosi, già tirati per la giacca dalla società per convincerli a rinnovare l’atto di fede sottoscrivendo l’abbonamento, ed ammaliati dai tanti illusionisti dell’informazione che cercano di far volare la gente sulle ali della fantasia sfornando nomi da “fantamercato” o tirando fuori cifre di“tesoretti” più virtuali che reali a cui attingere per rinnovare e completare una rosa “vecchia” e che qualitativamente parlando quest’anno ha mostrato in modo palese tutti i limiti evidenziati da chi preferisce la realtà alle illusioni.
Quest’anno, visto che c’è la crisi e che nodi come quelli legati a Zarate e Diakité sono arrivati al pettine (ovvero alla rescissione del contratto con ZERO EURO incassati dalla Lazio), anche gli amanti del “tesoretto” hanno deciso di volare basso: non più i 20 e passa milioni di euro di cui si parlava l’estate scorsa, neanche i 15 di cui si vaneggiava per il mercato invernale (di cui 8-10 dovevano arrivare dal solo Zarate), ma appena 10 milioni di euro. Ovvero, meno di quello che serve per strappare al Santos Felipe Andersson: quello che era stato già preso a fine gennaio, ma che guarda caso dopo altri 4 mesi non è stato ancora acquistato, a dimostrazione che quella a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni di mercato era l’ennesima farsa, l’ennesimo tentativo di gettare fumo negli occhi della gente. Da parte della società, sia chiaro, ma con la complicità di chi ha avallato la tesi di Lotito e Tare che era tutto fatto e erano mancate solo “poche ore di tempo”, quando la realtà dice che non sono bastati altri 123 giorni per chiudere la trattativa. E visto che la farsa va avanti da anni, cambiando solo i nomi degli attori ma non quello del produttore (Lotito) e del regista (Tare), oggi che si apre la campagna abbonamenti la domanda che tutti dovrebbero porsi è questa: E’ GIUSTO FIRMARE UN’ALTRA CAMBIALE IN BIANCO CON QUESTA GENTE?
Visto che conosco bene l’ambiente e la mentalità dei tifosi, perché anche io lo sono stato e in parte ancora lo sono, so già quale è e quale sarà la prima obiezione: L’ABBONAMENTO SI FA A PRESCINDERE. E’ vero, l’abbonamento è da sempre un atto di fede. Avere quella tessera in tasca è un po’ come aver un documento d’identità in cui al posto di luogo e data di nascita c’è scrittoLAZIALE. Una tessera da esibire con orgoglio, un atto che ti mette a posto con la coscienza pensando “io il mio dovere l’ho fatto, ora tocca a voi…”. Tutto giusto, sacrosanto, al punto che non c’è neanche da discuterne e secondo me sbaglia anche chi da qualche anno a questa parte attacca chi fa questo atto di fede dipingendolo come “complice” di Lotito e della sua gestione. Per il semplice motivo che tutto quello che si fa per amore, giusto o sbagliato che sia, merita innanzitutto rispetto e non può diventare addirittura un atto “contro” il bene della Lazio. In periodi come questi, di estremismi, di barricate e di guerre intestine, è giusto dirlo a chiare lettere, per evitare che qualcuno possa capire male o faccia finta di capire male e di interpretare a proprio piacimento quello che si scrive. Premesso tutto questo, visto che delle contestazioni vocali o scritte chi sta sul trono di Formello (senza girare intorno alle parole) se ne “fotte” altamente, l’abbonamento e il botteghino diventa l’unica arma in mano al tifoso per avere voce in capitolo, per ottenere qualcosa dalla società e da chi la guida. Specie in tempi di crisi, in momenti in cui anche i soldi di un abbonamento possono fare la differenza, anche se la voce “incassi” è relegata sempre più in basso nella classifica delle entrate che tengono in vita una società di calcio.
Ho letto tanti che da febbraio a oggi si sono lamentati per la presa dei fondelli dello scorso anno, per le promesse e gli annunci di acquisti roboanti portati via dal vento come tutte le parole a cui non fanno seguito i fatti. Ho letto e sentito tanti scrivere o dire “il prossimo anno non mi frega”. Queste persone e non a chi l’abbonamento lo fa a PRESCINDERE, ora si trovano a dover fare una scelta: cedere al cuore, oppure far prevalere la ragione. Una forma di protesta, potrebbe essere quella di non rinnovare subito l’abbonamento, di aspettare di vedere se alle promesse di questi giorni (“non vendo nessuno e rinforzo la squadra”) una volta tanto seguiranno i fatti. Conti alla mano non si vede come possa la Lazio fare mercato in entrata (parliamo di giocatori che fanno la differenza, non di figurine alla Saha o alla Pereirinha tanto per riempire l’album e far vedere che ci si è mossi e giustificare lo stipendio da DS) senza cedere qualche pregiato. Non solo per una questione economica, ma perché in questi nove anni è stato sempre così: la Lazio ha fatto mercato vero in entrata solo quando ha potuto cedere qualche prezzo pregiato. E quindi tutto lascia pensare che sarò così anche quest’anno e che ci sia solo da decidere solo quale pezzo sacrificare. Ma anche questa è solo teoria. Per questo, in momenti di incertezza l’immobilismo diventa non un atto di paura del futuro o di incapacità di prendere una decisione, ma una vera e propria tattica, spesso e volentieri vincente. Perché dopo anni di prese per i fondelli, non vale neanche più la tesi “dimostratemi quanti siete e io agirò sul mercato di conseguenza”, ovvero quella che da mesi sta usando Lotito in quel di Salerno, dove ha fissato a quota 10.000 il limite degli abbonamenti da fare per convincere la società a costruire una squadra per puntare alla Serie B. Una follia, visto che 10.000 abbonamenti non li fanno tantissime società di Serie A e che senza i “cuccioloni” a 1 euro, la Lazio lo scorso anno avrebbe a malapena superato quota 13.000 abbonati. E Roma ha quasi 3 milioni di abitanti (senza contare il resto della Regione) mentre Salerno ne ha 132.000.
Detto questo, quindi, sta ai tifosi decidere che cosa fare. Chi non si è mai lamentato, chi si è sempre accontentato di vedere 11 maglie biancocelesti in campo senza preoccuparsi dei nomi scritti sul retro della maglia, non ha dubbi da sciogliere e da oggi si metterà in fila, magari“investendo” nell’abbonamento i soldi già messi da parte per pagare l’IMU e poi a settembre si vedrà. Ma chi si è lamentato, chi batte i pugni, chi protesta sui social network o chiamando le radio, ora ha la possibilità di dar peso e voce alla sua protesta rinunciando all’atto di fede e rinviando a fine mercato la sottoscrizione dell’abbonamento. Della serie: fammi vedere che fai e poi io decido.
Non è una campagna di invito alla “diserzione” e tantomeno un al boicottaggio, perché qui nessuno ha intenzione di fare picchetti per svuotare lo stadio, anche perché si sta svuotando pure senza inviti. Per il semplice motivo che (giusto o sbagliato che sia) tanta gente si è allontanata dalla Lazio a causa di Lotito, un personaggio che da nove anni divide e che con la sua sola presenza crea spaccature che sono diventate oramai fratture insanabili. Come non deve essere criticato che si abbona a prescindere, deve essere rispettato chi ha fatto questa scelta di amore, decisamente estrema. Perché per amore si fanno follie, ma a volte per troppo amore ci si può anche lasciare perché non è più possibile andare avanti insieme se l’altro(a) continua a mentirti o a tradirti. E come spesso avviene, è chi lascia ad essere poi oggetto di critiche e ad essere accusato di aver mandato tutto in frantumi. Anche se le colpe sono dell’altro e sono pure evidenti. Fa parte delle regole del gioco.
STEFANO GRECO – LAZIOMILLENOVECENTO
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