Era il 21 marzo 2004 e allo stadio Olimpico di Roma si stava disputando il 154° derby della capitale. Lazio e Roma erano sul risultato di 0-0 ed erano appena rientrate in campo per il secondo tempo dopo una gara combattuta, con due pali a testa (uno di Fiore e uno di Totti) ma tranquilla. Le due squadre, però, non sapevano che da lì a poco si sarebbe vissuta una delle pagine più buie della stracittadina, ma anche del calcio italiano.
Al 48′ della ripresa, infatti, tutto cambia e la tensione comincia a diventare palpabile, sugli spalti delle due curve, sia in Nord che in Sud, un fremito comincia a percorre le tifoserie, gli striscioni cominciano man mano a sparire e dal settore biancoceleste parte anche il coro “assassini” all’indirizzo delle forze dell’ordine. In un attimo piovono anche petardi e razzi in campo e l’arbitro Rosetti è costretto a sospendere la gara. In poco tempo tutti i calciatori si radunano al centro del campo per capire cosa stia succedendo, poi il direttore di gara comincia a parlare con giocatori e dirigenti. Inoltre alcuni tifosi giallorossi riescono addirittura ad entrare in campo e chiedono a gran voce di parlare con Totti e Cassano. Inizia così una discussione con il capitano giallorosso al quale vien chiesto di chiedere la sospensione della gara. Il motivo? Tra i tifosi si è diffusa una notizia funesta: “Un bambino sarebbe morto durante gli scontri tra polizia e tifosi prima dell’inizio della partita”. La cosa, come tutti sappiamo, si rivelerà poi falsa, ma i quel momento la tensione sale e i supporters di entrambe le tifoserie minacciano un’invasione di campo con conseguenti scontri con le forze dell’ordine. Passano i minuti, ma nessuno sa cosa fare, non si sa che decisione prendere.
Fino a che un funzionario della questura si avvicina all’arbitro. Lo speaker dello stadio prova quindi a placare gli animi: “In merito alle voci che si sono diffuse, cioè che un bambino sarebbe morto perché travolto da un’auto della polizia, la Questura comunica che la notizia è assolutamente infondata”. Sembra quindi, che sia sia pronti a ricominciare, ma l’atmosfera è quella di un funerale. La partita non si può proprio più giocare, i giocatori non se la sentono, si guardano intorno, sono perplessi e impauriti. Al centro del campo si formano dei conciliaboli, passano i minuti e la paura sugli spalti aumenta, i giocatori sono pietrificati per una notizia che continua a circolare e sembra troppo continuativa per non essere vera. Rosetti è pronto a far ricominciare la gara, ma i romanisti non se la sentono. Cassano dice: “Così non si può giocare”, Totti è d’accordo, anche Mihajlovic e compagni sembrano essere della stessa idea. La voce però non ha fondamento e sembra incredibile dover sospendere la partita, ma fuori della curva sud si alza un minaccioso fumo nero, i timori di ordine pubblico prevalgono. Le due tifoserie si uniscono nella comune protesta, si susseguono grida e gli insulti, gli inviti che sono praticamente ordini: mollate, basta, non potete giocare.
I giocatori sentono sul collo la tensione e la paura, Rosetti allarga le braccia e parla nervosamente al telefonino, chiedendo istruzioni sul da farsi. Nessuno sa però quale sia la cosa più giusta da fare, poi alla fine una decisione viene presa, dopo 28′ dall’inizio teorico del secondo tempo la partita viene definitivamente sospesa. Più tardi si scoprirà che è stato il presidente di Lega, Galliani, a prendere la decisione di far sospendere definitivamente la partita. I giocatori di Lazio e Roma abbandonano il terreno di gioco, ma poi alcuni ci ripensano. Totti, allora, va verso la Sud, mentre Mihajlovic e Liverani si incamminano verso la Nord per cercare di placare definitivamente gli animi e rassicurare i propri tifosi. Si temono, infatti, delle rappresaglie per vendicarsi del presunto accaduto. Intanto continua ad uscire del fumo nero fuori della Su e il pubblico romanista non può abbandonare lo stadio, così migliaia di persone sfilano dentro il campo per guadagnare le uscite. Lo speaker, intanto, assicura nuovamente che non è successo niente. Appello che viene lanciato anche, in maniera più forte, da Sensi e Masoni, da Mihajlovic e Totti: andate a casa tranquilli, non è successo niente, ci rivediamo al prossimo derby in una giornata più tranquilla.
I tifosi escono allora dallo stadio Olimpico, ma gli scontri con le forze dell’ordine continueranno fino a tarda notte, con incidenti e feriti. Durissime furono le dichiarazioni della Questura di Roma a fine gara: “È tutta colpa delle tifoserie più violente che hanno voluto far sospendere questa partita. Hanno fatto girare una voce pretestuosa che ci fosse stato un bambino morto. È una notizia destituita di ogni fondamento e che le tifoserie più violente hanno usato per far sospendere questa partita. I giocatori non si sentivano sereni per continuare a giocare e l’arbitro ha deciso di fermare la partita. Alcune centinaia e migliaia di tifosi hanno attaccato le forze dell’ordine in ogni settore dello stadio”.
Si chiude così una delle pagine più brutte del derby capitolino, che alla fine vedrà tre tifosi romanisti e due laziali condannati per quanto accaduto. Per la cronaca quel derby sarà recuperato il 21 aprile 2004 e finirà 1-1 con le reti di Corradi per la Lazio e di Totti per la Roma.
IL TABELLINO DELLA PARTITA:
LAZIO: Peruzzi, Oddo, Stam, Mihajlovic, Zauri, Fiore, Giannichedda, Liverani, Cesar, Corradi, S.Inzaghi. A disposizione: Sereni, Albertini, Fernando Couto, Dabo, Muzzi, Lopez, Favalli. Allenatore: Mancini.
ROMA: Pelizzoli, Panucci, Samuel, Chivu, Candela, A.Mancini, Emerson, Dacourt, Lima, Totti, Cassano. A disposizione: Zotti, Dellas, Tommasi, D’Agostino, Delvecchio, Carew, Montella. Allenatore: Capello.
Arbitro: Sig. Rosetti (Torino).
Note: ammonito Cesar per proteste. Gara sospesa al spesa al secondo minuto della ripresa per motivi di ordine pubblico sul risultato di 0-0 e definitivamente cessata al 24′ minuto della ripresa.
Spettatori: 60.000 circa.
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