Esattamente 77 anni fa nasceva uno dei giocatori più importanti e più ammirati della secolare storia biancoceleste, stiamo parlando di Giorgio Chinaglia. Long John, questo il suo soprannome, ha incarnato più di chiunque altro quel sentimento che solo chi tifa Lazio può capire. Chinaglia, infatti, è stato il maggiore rappresentate della lazialità, perché per lui la Lazio era la vita e una sua famosa frase sottolinea quanto Giorgio fosse innamorato dei colori biancocelesti: “Di Lazio ci si ammala inguaribilmente”. Non basterebbe un libro per raccontare la storia di quest’uomo, lo sappiamo, ma cercheremo comunque di ricordare brevemente a chi l’ha ammirato, ma soprattutto a chi non ha potuto farlo, chi era Re Giorgio.
Biografia Giorgio Chinaglia
Giorgio Chinaglia nacque a Pontecimato, una frazione di Carrara, il 24 gennaio del 1947. La sua famiglia era di umili origini e la situazione economica non era delle migliori, tanto che il padre Marco fu costretto ad emigrare in Galles per lavorare in fonderia, mentre la madre Giovanna era una casalinga. Giorgio visse, quindi, con la nonna Clelia fino all’età di 6 anni, quando anche lui emigrò in Galles e si riunì alla alla famiglia, che abitava a Cardiff. Qui, però, la famiglia Chinaglia non se la passava bene e il padre con il proprio lavoro riusciva a stento a sfamare i suoi familiari e a pagare l’affitto di una piccola casa. Il piccolo Giorgio frequentava la scuola cattolica “St.Peter’s”, e poi la “Lady Mary grammar school”. In questa nuova scuola fece la conoscenza dell’allenatore della squadra di rugby della “Lady Mary” che gli propose di allenarsi con loro dopo averne discusso con il professore di educazione fisica. Il padre, però, respinse la proposta sostenendo che un Italiano deve giocare solo al calcio. Proprio per questo motivo Giorgio iniziò a dare i primi calci ad un pallone da calcio e il suo talento già si intravedeva. Così fu inserito sia nella squadra scolastica di calcio che in quella di rugby, anche se il padre glielo aveva vietato.
Nel frattempo la famiglia Chinaglia riuscì a traslocare in una casa più comoda e il padre divenne un apprezzato chef, tanto che aprì un ristorante, il “Mario’s Bamboo Restaurant”, registrando ottimi profitti economici. Il piccolo Giorgio, intanto, faceva la spola tra la scuola e il campo di calcio, mentre la sera aiutava nel locale del padre facendo il cameriere o lavando i piatti. La sua carriera calcistica procedeva molto bene e grazie alla sue prestazioni fu notato da un osservatore del Cardiff City che gli propose di entrare nelle giovanili della squadra. Prima, però, c’era bisogno di un provino, ma Chinaglia rifiutò e non se ne fece nulla. Il talento di Giorgio comunque non era passato inosservato alla seconda squadra di Cardiff, lo Swansea che lo arruolò nelle giovanili e così iniziò la gavetta da calciatore. Gli inizi non furono però facili e Chinaglia non riuscì, nonostante le ottime prestazioni, ad entrare in prima squadra. Poi, però, sorte gli venne in aiuto e, a causa della mancanza dei titolari, Giorgio venne convocato ed esordì in una gara di Football League Cup, contro il Rhotheram, ad appena 16 anni. Mentre la sua seconda apparizione si registra appena un anno dopo contro il Portsmouth, dove il giovane non brillò a causa della caratura dell’avversario.
Nel 1966, però, il neo presidente dello Swansea, Glen Davis, non credette più in lui gli concesse lo svincolo gratuito, che significava bocciatura. Per Chinaglia è un duro colpo, ma il padre, che era in vacanza a Massa, riuscì a trovare un accordo con la Massese che acconsentì di ingaggiare il giocatore con la promessa che dopo tre anni, se avesse sfondato, sarebbe stato ceduto ad una squadra di Serie A. Nonostante all’inizio Giorgio faticò ad inserirsi, non abituato alle severe regole comportamentali delle squadre italiane, fu il padre a riportarlo in ritiro ricordandogli i suoi doveri e il rispetto delle regole. Così il giocatore si convinse e si adattò alla nuova vita. L’esordio con la nuova maglia avvenne proprio contro la Lazio (quando si dice il destino) in una partita amichevole terminata 2-2, in cui segnò una rete di tacco. Così il primo anno in terza serie si conclude con con 32 presenze, anche solo con 5 reti, ma è comunque un’ottima esperienza per Giorgio. Nel frattempo arrivò anche la chiamata alle armi e il giocatore venne aggregato alla compagnia atleti di Roma alla Cecchignola. E’ proprio qui, che una mattina, il giovane apprese di essere stato ceduto alla neonata Internapoli per ben 100 milioni di lire.
All’inizio Chinaglia non prese bene il trasferimento, ma poi accettò la nuova squadra, allettato anche da un ingaggio superiore e da bonus per ogni punto e rete segnata. Nella nuova squadra incontrò un altro giocatore di origini inglesi, Giuseppe Wilson, che sarà poi il suo capitano alla Lazio e con il quale legherà subito. Dopo un inizio non facile, Chinaglia chiuse la sua prima stagione a Napoli con 10 reti, meritandosi la convocazione nella Nazionale di serie C, dove collezionò 2 presenze. Intanto Carlo Galli, ai tempi Direttore Generale della Lazio,e Juan Carlos Lorenzo, allenatore dei biancocelesti, seguirono con grande interesse le sorti di Chinaglia e Wilson, tanto che nell’aprile del 1969 la Lazio offrì 200 milioni per entrambi. La società partenopea accettò senza esitazioni e Giorgio e Giuseppe poterono finalmente giocare in Serie A. L’Internapoli intanto si piazzò al terzo posto in campionato e Chinaglia fu protagonista con 14 reti che gli valsero anche altre 2 partite nella Nazionale di serie C. Giorgio si aggiudica al termine della stagione anche Premio come Calciatore esemplare per la serie C, e intanto arrivò anche l’amore in quanto conobbe, la sua futura moglie, Connie Eruzione.
Chinaglia accolse con entusiasmo la chiamata della Lazio e l’impatto con l’allenatore biancoceleste Juan Carlos Lorenzo fu molto buono, visto che il tecnico credette in lui e volle farlo crescere tatticamente e disciplinarlo maggiormente. Così arrivò anche l’esordio in Serie A alla seconda giornata, nella gara giocata al Dall’Ara contro il Bologna persa per 1-0, quando all’inizio della ripresa rilevò Ferruccio Mazzola. La domenica successiva poi Chinaglia giocò all’Olimpico la sua prima gara da titolare, con il numero 10 sulle spalle, contro il Milan. Mai esordio fu più travolgente, visto che al 62′ riuscì a segnare la sua prima rete in Serie A, gol che valse anche la vittoria finale. Chinaglia diventa praticamente un titolare inamovibile dell’attacco biancoceleste e il 19 ottobre 1969 nella gara contro la Fiorentina, campione d’Italia uscente, segna la sua prima doppietta in campionato e la Lazio vince 5-1. I baincocelesti calarono nella seconda parte della stagione e chiusero poi all’8° posto, ma Giorgio collezionò comunque 28 presenze e segnò 12 reti. Tanto che venne anche convocato nella nazionale Under 23 dove ed il C.T. della Nazionale Ferruccio Valcareggi lo selezionò fra i 40 giocatori che potevano aspirare ad andare a giocare i Mondiali del Messico. Purtroppo, però, il giocatore non venne infine selezionato fra i 22, ma si consolò sposando la sua fidanzata Connie.
La seconda stagione di Chinaglia a Roma doveva essere quella della definitiva consacrazione, ma partì tuttavia male e la squadra si trovò fin da subito a combattere per non retrocedere. Anche nel girone di ritorno, nonostante Chinaglia lottì come un leone, la squadra non girò e a fine campionato si posizionò in penultima e retrocedette in serie B. Tanto che l’allenatore Lorenzo, colui che aveva lanciato Giorgio, fu esonerato, tra il malumore dei tifosi. Così Chinaglia, deluso e senza il suo maestro, chiese alla società di essere ceduto ma si ritrovò deferito e multato dalla Lega, per alcune dichiarazioni rese alla stampa. Intanto sulla panchina biancoceleste arrivò Tommaso Maestrelli e la Lazio si preparava a disputare la Coppa delle Alpi, mentre le voci di mercato accostarono Chinaglia ad altre squadre e parlarono di un suo addio alla Lazio. Una sera di giugno, però, Chinaglia incontra Maestrelli che, illustrò all’attaccante il suo progetto per riportare in alto la Lazio, dove Giorgio sarebbe stato il cardine. Tutto ciò colpì l’attaccante che pensò al suo futuro. Durante la fase finale della Coppa delle Alpi poi Chinaglia è afflitto da una forte influenza e da mal di gola, ma Maestrelli lo spronò comunque a scendere in campo. Così la Lazio grazie ai goal del suo attaccante arrivò in finale e vinse quel torneo battendo il Basilea.
Il presidente Lenzini e le offerte per Chinaglia
Il presidente Lenzini rifiutò tutte le offerte per Chinaglia, che alla fine fu felice di restare perché apprezzava i metodi di Maestrelli e soprattutto la sua umanità nel trattare con la squadra. In Coppa Italia la Lazio cominciò bene e sconfiggendo la Roma 1-0 passò il turno, mentre la Serie B si rivelò durissima e Maestrelli conobbe anche soventi contestazioni capitanate da tifosi nostalgici di Lorenzo che costituirono un gruppo chiamato “Coscienza della Lazio”. Nonostante le difficoltà i biancocelesti riuscirono comunque ad ingranare le quarta, anche grazie alla molte reti segnate dal suo centravanti, il quale scese in campo anche con otto punti di sutura a una tibia per dimostrare il suo attaccamento alla maglia. Così la Lazio riuscì infine a centrare il secondo posto e la promozione in Serie A. Per Giorgio, invece, arrivarono tante soddisfazioni, come il premio Chevron Sportsman dell’anno per la serie B e la convocazione della Nazionale in Tournèe nei Balcani. Con la maglia azzurra esordì il il 21 giugno 1972 segnando la rete del definitivo pareggio contro la Bulgaria. Per un giocatore di Serie B fu un record esordire e segnare con la Nazionale. Arrivarono, quindi, molte offerte da diversi club italiani, addirittura una da quasi un miliardo di lire, cifra stratosferica per l’epoca, ma ormai Chinaglia aveva nel cuore la Lazio e non voleva più andarsene da Roma, così il Presidente Umberto Lenzini rispedì al mittente tutte le offerte.
Lo scudetto del 1974
Così Giorgio e la Lazio, rinforzata da alcuni acquisti, tornarono in Serie A e l’obbiettivo prefissato, cioè una salvezza tranquilla sembrò alla portata dei biancocelesti. Nel pre campionato e in Coppa Italia però la squadra giocò male e Maestrelli fu duramente contestato. Poi d’improvviso con l’inizio del campionato i biancazzurri sembrarono rinati e riuscirono addirittura ad arrivare a comandare la classifica fra la sorpresa di tutto il panorama calcistico. Negli spogliatoi Chinaglia era ormai il leader incontrastato, anche se la squadra era divisa in clan: da una parte lui e Pino Wilson, dall’altra Luigi Martini. Però quando scendevano in campo i giocatori erano tutti amici pronti a sostenersi per portare in alto la Lazio. I baincocelesti quindi nonostanet una lieve flessione dei continuano a giocare bene e furono ancora in lotta per lo Scudetto. Il Sabato Santo del 1973, nel big match contro il Milan, Long John spezzò addirittura due falangi al portiere rossonero Belli con una potente punizione, mandandolo in ospedale mentre lui esultò per la rete del raddoppio appena segnata. Ma il sogno tricolore della Lazio si spense all’89’ minuto dell’ultima giornata quando, a Napoli, in un clima rovente, la Lazio subì la rete della sconfitta, e la Juventus vinse così il campionato. La delusione di Chinaglia fu grande, come quella dei compagni, ma tutto questo fece in modo che i biancocelesti partirono determinatissimi nella stagione successiva.
Così il campionato 1973/74 iniziò nel migliore dei modi con due vittorie nelle prime due giornate. Il desiderio di rivincita dei giocatori era tanto, anche se non fu facile mantenere il passo delle squadre più blasonate. Chinaglia segnò e fece segnare, anche il nuovo compagno di reparto quel Vincenzo D’Amico appena promosso dalle giovanili. Giorgio segnò il goal vincente nel Derby d’andata, poi segnò anche al Napoli e al Cagliari, tanto che a Natale la Lazio era prima in classifica. Poi nel febbraio 1974 fu protagonsta anche contro la Juventus quando segnò una doppietta e trascinò la Lazio alla vittoria in una gara epica. Giorgio in quella stagione era un guascone, un trascinatore e un attaccabrighe, tanto che nel Derby di ritorno iniziò a punzecchiare la curva giallorossa prima della gara, alzando un piede come se prendesse la mira e durante la partita dopo un suo goal esultò alla sua maniera sotto la curva sud indicando i tifosi giallorossi. La domenica successiva contro il Napoli Chinaglia segnò una tripletta con la quale rimontò e annullò per tre volte il vantaggio dei partenopei. Poi contro il Verona impose a tutti i compagni di restare sul campo, senza andare negli spogliatoi per l’intervallo, in attesa degli avversari perché la Lazio era in svantaggio per 1-2. Tanto che la Lazio vincerà 4-2. Così la Lazio si avvicinò sempre di più al sogno scudetto. Sogno che si coronò il 12 maggio 1974 quando, in uno stadio gremito ben oltre il limite della capienza, la Lazio si giocò il tricolore contro il Foggia. La partita non si sbloccava e allora al 60′ ci pensò Giorgio, che trasformò il rigore decisivo. Così la Lazio fu Campione d’Italia per la prima volta nella sua storia. Long John si laureò anche capocannoniere con 24 reti, record di tutti i tempi per un giocatore biancoceleste e si aggiudicò il premio Chevron Sportsman dell’anno per la serie A. I tifosi biancocelesti intanto erano in estasi e per le strade di Roma intonavano il coro: “Giorgio Chinaglia è il grido di battaglia”. Arrivò anche la convocazione per andare in Germania per i Mondiali tedeschi. Questa però non fu un esperienza fortunata per Chinaglia che ebbe alcuni diverbi con il CT Ferruccio Valcareggi e complice l’eliminazione repentina dell’Italia fu pubblicamente accusato dalla stampa e dai tifosi di essere il capro espiatorio della sconfitta italiana.
Così il campionato successivo iniziò con presupposti pessimi. Chinaglia, infatti, ad ogni trasferta venne fischiato ed insultato a parte dei tifosi avversari a causa delle vicende del Mondiale. Inoltre pseudotifosi giallorossi minacciarono più volte la moglie del giocatore, che ad un certo punto fu costretta a trasferirsi a New York per motivi di sicurezza. Insomma non fu una bella situazione e anche la squadra ne risentì, tanto che, dopo un’inizio promettente, la Lazio subì un calo di rendimento e si allontanò dalla vetta classifica. Quella stagione fu molto sfortunata e nel febbraio 1975 Chinaglia notò che l’allenatore Maestrelli non era più in forma come prima. All’inizio si parlò di un problema di stress, ma poi dopo diversi accertamenti si scoprì che la’allenatore biancoceleste aveva un cancro esteso al fegato con nessuna probabilità di sopravvivenza. Chinaglia lo apprese negli spogliatoi e scoppiò a piangere. Così il Campionato della Lazio finì lì, anche se si dovettero onorare le ultime partite, con la squadra che infine si classificò quarta. Non passò giorno in cui Chinaglia e compagni non andarono a confortare l’allenatore in clinica. A fine stagione poi Giorgio partì per gli U.S.A. per raggiungere la famiglia, confortato anche da un lieve miglioramento di Maestrelli.
Una mattina Chinaglia venne anche raggiunto da una telefonata di Peppe Pinton, consulente della squadra dell’Hartford, che gli propose di giocare un’amichevole con la maglia di quella squadra contro la selezione polacca. Chinaglia accettò e la Lazio diede l’autorizzazione previa assicurazione contro gli infortuni di ben 2 milioni di dollari. Per Chinaglia giocare quella gara fu un successo mediatico, visto che stampa e Tv si occuparono di lui con servizi e trasmissioni inusuali per un calciatore di soccer. Intanto per l’esordio di Pelè nei Cosmos, Chinaglia, desideroso di assistervi, si era rivolto al Presidente della squadra Clive Toye per ottenere un biglietto. Questi lo invitò ad assistere alla partita assieme a lui. Durante la gara i due si parlarono e Chinaglia espresse inaspettatamente il desiderio di giocare con i Cosmos, anticipando così il rientro definitivo negli Usa e potendo quindi stare di più con la famiglia di cui sentiva molto la mancanza. Fissato un appuntamento per l’indomani nella sede della Warner Bros, Chinaglia apprese della volontà di Toye di trovare un accordo. All’indomani i due si recarono dal presidente della Warner, Steve Ross, anch’egli entusiasta della faccenda. La Lazio e Lenzini però non vogliono saperne nulla e negano ogni possibilità di accordo. Chinaglia arriverà ad acquistare un’intera pagina del Corriere dello Sport per spiegare ai tifosi il suo desiderio di tornare in famiglia, ma anche ciò servirà a poco.
A fine agosto 1975 Giorgio dovette far ritorno in Italia per non incorrere in sanzioni e nelle squalifiche che il Presidente della Lazio aveva minacciato di effettuare nel caso in cui il centravanti non si fosse presentato. A Fiumicino lo accolsero migliaia di tifosi e Giorgio sembrò trovare nuovi entusiasmi. Ben presto, però, sia accorse che le cose non erano più le stesse. Maestrelli, stremato dalla malattia, non era più l’allenatore della Lazio e fu sostituito da Giulio Corsini, un personaggio dal carattere opposto a quello del Maestro, che si atteggiava a sergente di ferro e che aveva voluto rinnovare la squadra smembrando quella formazione che solo due anni prima aveva vinto lo Scudetto. I due si scontrarono immediatamente e non si sopportarono fin dall’inizio. La Lazio quindi andò malissimo e presto rimase impelagata nella zona retrocessione.
Chinaglia parte per l’America
Il 16 novembre 1975 poi, nell’intervallo del Derby che la Lazio sta perdendo per 1-0, Chinaglie e Corsini si scontrarono ferocemente negli spogliatoi. L’allenatore vietò a Giorgio di andare negli Stati Uniti, Chinaglia così scoppiò a piangere per la rabbia ma a questo punto la squadra venne in suo soccorso, attaccando violentemente Corsini. Chinaglia non stette a guardare e i due vennero praticamente alle mani. L’intervento di dirigenti e inservienti evitò una tragedia, ma fu ormai ammutinamento generale e Giorgio tornò in campo con una carica enorme e segnò la rete del pareggio sotto un diluvio. La sera stessa partì quindi per New York e la domenica seguente la Lazio perdette ad Ascoli e Corsini venne esonerato. Al suo posto ritornò a sorpresa Maestrelli che sembrò recuperato miracolosamente. Chinaglia si calma ma ormai aveva deciso: voleva lasciare la Lazio, a costo di smetterla con il calcio. Lenzini dovette cedere per non perdere soldi e la sera del 25 aprile 1976, dopo aver giocato la sua ultima gara in biancazzurro contro il Torino, Giorgio partì definitivamente per andare a giocare nei New York Cosmos chiudendo così la sua avventura in biancoceleste, dopo 246 partite giocate e 122 reti. Il giocatore ormai aveva deciso: era troppo stanco di fare su e giù per visitare la famiglia ed era troppo stanco della stampa italiana che muove il dito contro di lui ogni qualvolta si trovi in situazioni particolari o quando gli capiti di giocare meno bene del consueto.
Così Chinaglia al suo primo anno a New York segnò 19 reti e tornò a Roma solo quando seppe della morte di Tommaso Maestrelli (avvenuta il 2 dicembre 1976) per partecipare ai funerali e accompagnò la bara piangendo. Poche settimane dopo seppe anche della morte dell’ex compagno Luciano Re Cecconi ma questa volta non se la sentì di tornare. Continuò a giocare e vincere campionati con i Cosmos, classifiche dei marcatori in serie, e andò in tournèe in tutto il mondo, giocando anche contro la Lazio, accolto con affetto dai tifosi. Divenne il più popolare giocatore di calcio in America e tutt’oggi è il giocatore con più segnature della storia del calcio professionistico americano.
Chinaglia presidente della Lazio
Conclusa la carriera da calciatore, decidette di prendere una decisione che venne dal cuore. Per lui rimasto laziale e tifoso, non resta che tornare: questa volta da Presidente. Malgrado il parere contrario della famiglia chiamò collaboratori e avvocati vari e in gran segreto contattò il presidente della Lazio, Gian Chiarion Casoni, per chiedere la disponibiltà a cedergli il controllo della maggioranza. La risposta fu positiva e la domenica successiva prima di Lazio-Atalanta, il Corriere dello Sport pubblicò la notizia dell’interessamento dell’ex bomber a rilevare la Società. Allo stadio accorsero in 55.000, ognuno con una bandiera o una sciarpa e portarono la Lazio a vincere per 2-1 e a trovarsi a un passo dalla promozione. Così poche settimane dopo, a promozione avvenuta, Chinaglia sbarcò a Roma tra il tripudio della folla. La Lazio fu sua per 2 miliardi di lire. L’assemblea dei soci lo nominò Presidente il 13 luglio 1983.
Purtroppo però nessuno gli aveva detto che c’era un debito complessivo di 13 miliardi da coprire ma nonostante ciò, non si perdette d’animo. Fece di tutto per sostenere la Lazio e alla prima stagione da presidente riuscì a a far restare la squadra in serie A. Ma nel campionato successivo la Lazio finì penultima e retrocedette in Serie B, mentre la Società era sull’orlo del fallimento. Chinaglia fu costretto a cedere la società prima a Franco Chimenti a cui subentreranno poi i fratelli Calleri e Renato Bocchi. Troppo fiducioso nelle sue possibilità, tradito dagli amici, mal consigliato dai soci, dopo due anni e mezzo abbandonò la Lazio da sconfitto.
Chinaglia però si occupa ancora di calcio e ogni tanto ritornò in Italia dove ottenne un contratto da opinionista e commentatore di partite in televisione Nel febbraio del 1990 tornò a giocare nella seconda categoria abruzzese con il Villa S. Sebastiano, realizzando una doppietta all’esordio. Diventò presidente del Foggia e del Lanciano ma le due esperienze si esauriscono presto. La Lazio di Sergio Cragnotti, intanto, cominciò a vincere in Italia ed Europa. Spesso si accostò il suo nome a qualche ruolo dirigenziale o addirittura alla presidenza, ma non se ne fece mai nulla. Fra il patron Cragnotti e Chinaglia non c’è feeling. Partecipò alla serata del Centenario della Società il 9 gennaio 2000 tra l’ovazione dei 90.000 presenti.
All’inizio del 2006 poi Chinaglia si espose come portavoce di una cordata che voleva rilevare il controllo della Lazio dal presidente Claudio Lotito. Affermò che dietro c’è una importante multinazionale farmaceutica ungherese e tenne alcune conferenze stampa. Ma il Presidente della Lazio, tra molte polemiche ed accuse reciproche, non volle saperne di cedere il controllo della Società e per questo Chinaglia fece ritorno in America. Pochi mesi dopo venne quindi raggiunto da un ordine di arresto in contumacia, assieme ad altre persone, per aggiotaggio e altri reati. Sembrò che dietro le offerte di acquisto non ci fosse nessuna multinazionale, ma solo un tentativo di riciclaggio di denaro sporco. Chinaglia si dichiarò innocente ed estraneo ai capi d’imputazione ma non fece più ritorno in Italia per evitare l’arresto. Sarà la giustizia a chiarire la vicenda. Intanto il 28 novembre 2007 la Consob multa l’ex giocatore emettendo questo comunicato: “La Consob ha multato Giorgio Chinaglia per 4,2 mln per condotte manipolative poste in essere in relazione ai titoli della SS Lazio spa e per procurato ritardo all’esercizio delle funzioni di vigilanza della Consob“. La commissione dispose una sanzione amministrativa accessoria nei confronti di Chinaglia che significò la perdita temporanea dei “requisiti di onorabilità e incapacità” ad assumere incarichi di amministrazione, direzione e controllo, per un periodo di 18 mesi.
Il 22 luglio 2008 vennero eseguiti poi sette arresti e il sequestro di due milioni di euro, parte del denaro che il clan dei Casalesi aveva “investito” per la scalata della S.S. Lazio. Questo il bilancio dell’operazione “Broken Wings”, svolta dalla Guardia di Finanza e dalla Digos di Roma e illustrata nel corso di una conferenza stampa. L’obiettivo del potente clan di Casal di Principe era quello di entrare nel mondo del calcio, nel salotto buono della Serie A italiana. Per questo i Casalesi avevano messo su un meccanismo che operava su due livelli e che coinvolgeva anche dei professionisti. Da un lato la camorra dell’area casertana riciclava il denaro proveniente da attività illecite per scalare il titolo del club capitolino, e dall’altro coinvolgeva figure carismatiche del club, come Giorgio Chinaglia, per “preparare la piazza all’arrivo di fantomatici nuovi acquirenti“. A Chinaglia fu spiccato un secondo mandato di cattura, ma l’ex laziale risultava ancora latitante. Il 30 settembre 2008 però, il tribunale del Riesame di Roma annullò l’ordinanza della misura applicativa della custodia in carcere per Giorgio Chinaglia e per altri soggetti coinvolti, non essendo provato per il Tribunale che il denaro destinato ad essere utilizzato per la scalata alla Lazio fosse provento di un’attività di riciclaggio.
La morte di Giorgio Chinaglia
Giungiamo quindi al termine di questa lunga storia che finisce però nel peggiore dei modi. Infatti una domenica di aprile arrivò la trieste notizia della morte di Long John. Ad annunciarlo fu il figlio Anthony che per telefono a Sky Sport così parlò: “Mio padre Giorgio Chinaglia è morto questa mattina. E’ morto questa mattina intorno alle 9:30. Era stato operato una settimana fa dopo un attacco di cuore. Gli erano stati impiantati 4 stent e l’operazione era andata bene. Era stato rimandato a casa dove sembrava essersi ripreso. Stamattina si era svegliato per prendere una medicina e si era rimesso al letto. Poi sono andato a controllarlo ed ho scoperto che non respirava più. Ho provato a rianimarlo ma non c’è stato niente da fare”. In Italia erano da poco passate le 17 quando si sparse la notizia, tra lo sgomento dei tifosi biancazzurri. I notiziari sui programmi sportivi vennero interrotti per dare la notizia in diretta e la sera tutti i telegiornali nazionali gli tributarono un ricordo. Cosi finì la storia di una delle più grandi bandiere della Lazio, di uno dei più grandi interpreti della lazilaità. Giorgio Chinaglia morì così in Florida il 1° aprile 2012, tradito dal suo cuore a soli 65 anni.
Pochi giorni dopo la sua scomparsa, agli ex compagni Pino Wilson e Giancarlo Oddi venne l’idea di riportare le spoglie di Giorgio a Roma. La famiglia di Tommaso Maestrelli, per bocca del figlio Massimo, mise a disposizione la tomba di famiglia al Cimitero Flaminio di Prima Porta. L’idea venne accolta favorevolmente dalla prima famiglia del giocatore (Chinaglia infatti aveva divorziato da Connie Eruzione e si era risposato con Angela Cacioppo) ma si dovette attendere tuttavia la sentenza di un tribunale statunitense prima di avere il via libera per il rientro della salma a Roma. Solo nei primi giorni di settembre del 2013 venne resa nota la notizia del rientro in Italia ed il 15 settembre 2013 l’aereo con a bordo la bara di Long John atterrò alle 6,30 a Fiumicino scortato dai familiari. Il giorno successivo venne allestita una camera ardente presso la Chiesa del Cristo Re a viale Mazzini e nel pomeriggio venne celebrata una Messa di suffragio. Furono migliaia i tifosi accorsi a rendergli omaggio. Nella serata dello stesso giorno Giorgio Chinaglia venne tumulato accanto al suo allenatore ed amico Tommaso Maestrelli e lì giacerà ancora per il resto dell’eternità.
Siamo dunque arrivati alla fine della storia, una storia lunghissima, che come detto in precedenza meriterebbe più di un libro. Noi di Since, però, abbiamo provato comunque a raccontarvela brevemente, anche se non abbiamo potuto fare ameno di dilungarci e per questo ci scusiamo. Volevamo raccontare la storia di un giocatore che non sarà mai dimenticato dai tifosi laziali, che ancora oggi inneggiano il suo nome. Chiudiamo poi con una frase celebre di Giorgio e speriamo che lui da lassù abbia apprezzato il nostro tentativo di raccontare la sua vita, la vita di un grande campione che la Lazio ha avuto l’onore di far giocare con i suoi colori.
“Bisognava sbranarli, Bisognava Vincere, Non il pareggio, Bisognava vincere…Non era possibile perdere contro la Roma”
Fonte: Laziowiki.org
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