mauriLa Lazio sogna il colpaccio, lo accarezza, lo culla per 3\4 di gara. Col Parma contemporaneamente stoppato dall’Inter, l’Europa League apre le porte ad altre pretendenti. Gli schemi mancano dall’inizio alla fine, con biancocelesti e granata pronti a fronteggiarsi senza paletti. In quest’ottica il Torino costruisce meglio negli ultimi 16 metri grazie anche ai movimenti e alla tecnica di punte vere. I capitolini, con Mauri lontano dalla porta non appena possibile, avvertono invece tale mancanza.

La difesa, dal canto suo, fa acqua. Biava sembra correre ovunque, quasi cosciente di avere al suo fianco un ectoplasma. Novaretti si conferma calciatore non all’altezza della storica maglia biancoceleste. Cammina come un turista asiatico in Piazza S.Pietro sull’1-1 di Kurtic, si fa espellere per un’entrata in ritardo, manca negli ultimi minuti di assedio quando offensivamente sarebbe servito di più che nel suo ruolo, vedi 1-0 di Mauri. E i ricambi? Felipe Anderson sembra un bell’addormentato passato li per caso, Helder Postiga completamente fuori condizione, Pereirinha un redivivo. Ed allora, dopo il gol d’Immobile, monta anche la rabbia dell’Olimpico. I pochi presenti alzano la tensione degli steward presenti. La Tribuna Monte Mario infuriata punta la presidenza.

Il 3-3 finale di Candreva, frutto di un aggancio su un tiraccio di Felipe Anderson, è fumo negli occhi. La Lazio perde ancora il treno per l’Europa, agganciandosi a “sbafo” all’ultimo vagone, affidandosi ai risultati negativi di un campionato che rispecchia in pieno l’ambizione di una società che poco ha fatto, e che, nell’esultanza finale di Claudio Lotito trova una mera risposta: “Mo’ basta”. Lo dicono anche i pochi dell’Olimpico, quindi, la totalità del nobile popolo biancoceleste.

CITTACELESTE.IT



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