Oggi 9 marzo si è rinnovato l’appuntamento con l’iniziativa “Lazio nelle scuole”; presso l’Istituto Comprensivo Angelica Balabanoff sono intervenuti in mattinata Federico Marchetti, Cristiano Lombardi e Wesley Hoedt al fine di promuovere la cultura sportiva tra i più giovani, che hanno poi posto alcune domande ai giocatori biancocelesti.
Il primo a prendere parola è però il Team Manager biancoceleste Maurizio Manzini, che parte ringraziando i giovani, tifosi biancocelesti e non, presenti con interesse all’appuntamento: “Quando veniamo a trovare le scuole e realtà come la vostra, veniamo sempre ringraziati. Ma questo non è giusto: siamo noi che dobbiamo dire grazie a voi. Perché quando veniamo a trovarvi, ci immergiamo in questa bellissima atmosfera che create con i vostri sogni e la vostra gioventù, il vostro grande entusiasmo. Tutto questo non divide, unisce. Noi, questa allegria che ci date, l’assorbiamo e poi la riversiamo in campo. Le nostre vittorie sono frutto del vostro contributo”.
Poi arrivano le prime domande da parte degli studenti, la prima rivolta a Marchetti sul sempre caldo (purtroppo) tema dei cori razzisti. Il portiere risponde così: “Atteggiamenti da condannare, nel 2017 non è più possibile sentire cose del genere. Come accogliamo un nuovo giocatore? Cerchiamo di metterlo subito a suo agio. Quando arriva siamo in ritiro, quindi gli spieghiamo la nuova realtà durante gli allenamenti”.
Per Lombardi domanda su come è nata la passione per il calcio, domanda alla quale il giovane attaccante risponde: “Ho iniziato a Viterbo con la Lazio nel cuore, ero piccolissimo. Ora ho la fortuna di essere qui, per me era un sogno”.
A Hoedt viene chiesto invece come vive l’ansia pre-partita, che per molti calciatori è un problema non da poco. L’olandese replica: “Con il riscaldamento l’ansia va via e si pensa solo a vincere”.
Successivamente a Marchetti e Lombardi viene posta la stessa domanda, ossia cosa avrebbero fatto se non fossero diventati calciatori professionisti. Il primo così risponde: “Facevo ragioneria linguistica. Credo che avrei fatto l’Animatore in qualche villaggio straniero o interprete… Sacrifici? I sacrifici da fare sono tanti, soprattutto da giovane. Sono andato via di casa a 14 anni, mi sono trasferito a Torino. Ero in un convitto con altri ragazzi di tutta Italia. Mi svegliavo alle 7, andavo a scuola, pranzo veloce e poi allenamenti”. Lombardi, con orgoglio, spiega: “Sono andato anche io il primo anno fuori a 14 anni. Ho scelto ragioneria anche io. Sono tornato subito a Viterbo perché non me la sentivo. Per fortuna ho avuto la possibilità di giocare alla Lazio. La scuola era complicata, erano rari i pomeriggi per uscire e divertirmi, mangiavo a Viterbo velocemente, andavo a Roma ad allenarmi e poi tornavo a casa. L’impegno è stato duro. Con la famiglia abbiamo deciso di ottenere comunque il diploma, ci sono arrivato senza essere mai bocciato”. Aggiungendo poi: “Sono un tifoso della Lazio fin da bambino. Per me un sogno e un’opportunità importante”.
Immancabile poi la domanda sui valori, rivolta a Marchetti e Hoedt, che replicano rispettivamente in questo modo: “Sono tanti, il principale è il rispetto per i compagni e per l’avversario. È alla base per praticare qualsiasi sport. Poi ci sono il sacrificio, la voglia di migliorarsi sempre”. Hoedt: “Anche per me il primo è il rispetto, non solo nello sport. Chi fa sport poi deve anche divertirsi”.
All’estremo difensore viene poi domandato se nella sua carriera ci sono stati momenti talmente difficili da fargli pensare di abbandonare il calcio. Il veneto accenna inizialmente un si e poi confida: “A me è capitato, quando a 22 anni ero in ritiro con il Torino. La società fallì, ho passato 20 giorni da disoccupato. Qualche pensierino del genere può venire pensando ai sacrifici fatti fino a quel momento. È stato un periodo difficile, poi l’ultimo giorno di mercato mi ha chiamato un ds che avevo già avuto e mi ha dato l’opportunità di ripartire. da lì ho ripreso alla grande e sono arrivato in Serie A. Non bisogna mollare mai e crederci sempre”.
Le domande si chiudono con un’ultima riferita a Hoedt riguardo alla sua fresca convocazione nella nazionale “Orange”, convocazione che non può far altro che rendere felice il difensore, che risponde: “Per me è stata una cosa incredibile, da bambino ho sempre avuto il sogno di rappresentare il mio Paese. È solo una preconvocazione, ma sono molto felice, è la cosa più grande possibile per un calciatore”.
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