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Arturo Diaconale ed il termine ” Lazietta “, botta e risposta sui social
Arturo Diaconale è intervenuto tramite il suo canale ufficiale social aprendo una rubrica biancoceleste in quanto portavoce del presidente biancoceleste.
Un post che ha sollevato fin da subito critiche in quanto ha utilizzato un termine odiato dai tifosi biancocelesti: ” Lazietta”, un nomignolo accostato alla Lazio antecedente all’era Lotito comprendendo anche i periodi lucenti dei biancocelesti sia in campionato che sul tetto d’Europa.
Questo il Primo Post:
Incomincio da oggi sui social una rubrica settimanale dedicata alla S.S. Lazio in cui svolgo il ruolo di Portavoce del Presidente Claudio Lotito e direttore della Comunicazione
Taccuino biancoceleste
Per chi è digiuno di storia calcistica di Roma i festeggiamenti per il centoventesimo anniversario della fondazione della S.S. Lazio forniscono la spiegazione più semplice dell’affermazione secondo cui quella biancoceleste è la prima squadra della Capitale.
Ma accanto a questa spiegazione, fondata sulla inequivocabile constatazione che la S.S. Lazio è nata il 9 gennaio del 1900 prima di ogni altra squadra nata all’ombra del Campidoglio e partecipante al massimo campionato nazionale, c’è un seconda argomentazione che non poggia sul dato anagrafico ma su un merito altrettanto indiscutibile. Nel secondo dopoguerra le infinite traversie societarie avevano trasformato la Lazio in “Lazietta”. Cioè in una squadra di antico lignaggio caduta in disgrazia. Che per una serie di circostanze straordinarie poteva anche compiere imprese impossibili come la conquista di uno scudetto o la disperata salvezza dal “meno nove”, ma rimaneva sempre e comunque Lazietta. E tale restava anche quando si ritrovava un Presidente che apriva la fase dell’ingresso della finanza nel mondo del pallone e conquistava con grandissimi campioni il secondo scudetto.
Oggi la Lazietta è diventata Lazio. Ha compiuto un salto di qualità grazie alla crescita ed alla continuità societaria assicurata dall’impegno di Claudio Lotito. E da nobile decaduta capace occasionalmente di ottenere risultati eccezionali è diventata in maniera stabile una delle eccellenze del calcio italiano in grado di rivendicare legittimamente, grazie al proprio rendimento, il ruolo di prima squadra della Capitale.
Chi lo nega, paradossalmente, lo ammette e lo conferma. Perché implicitamente confessa che il tempo in cui il tempo in cui la competizione era solo con la Juventus o con l’Inter ed il Milan è finito. Ora c’è anche e soprattutto (per chi vive sotto il Campidoglio) una Lazio senza diminutivi di sorta!
Sin da subito si sono elevate molte polemiche tanto che i tifosi si sono scatenati sui social e le radio hanno cominciato a parlar di lui. Non è mancata la risposta dal diretto interessato che ha risposto con un secondo post su Facebook:
A proposito delle polemiche sulla mia “Rubrica biancoceleste”
Una delle regole auree del giornalismo stabilisce che se un tuo scritto viene male interpretato e suscita equivoci, vuol dire che non era chiaro. Per questo, a proposito delle polemiche suscitate dalla mia prima “Rubrica biancoceleste”, cerco di fornire alcune precisazioni.
La prima è che il termine “Lazietta” non è stato inventato da me ma da quei critici e denigratori che negli anni passati, sia nei periodi più bui e drammatici che in quelli fulgidi dei due scudetti, si ostinavano a considerare la nostra una squadra di basso livello esterna ed estranea al gotha del calcio nazionale a causa della precarietà della sua condizione societaria.
Non era mia intenzione mettere a confronto la Lazio odierna con quelle del passato, ma solo ribadire il dato inequivocabile che solo la presenza di una proprietà presente, attiva, capace e solida riesce a dare continuità ad un progetto di crescita di una squadra proiettandola verso i massimi livelli del calcio nazionale ed internazionale. Quando manca questa condizione proprietaria anche le squadre provviste di grandi giocatori soffrono ed entrano in crisi.
La seconda precisazione è che non ho deciso di scrivere una “Rubrica biancoceleste” per ragioni professionali (il mio ruolo di portavoce del presidente Claudio Lotito e direttore della comunicazione), ma solo perché sono un tifoso laziale da parecchi decenni prima del mio incarico e mi sembra non solo corretto ma anche doveroso dare voce alla mia passione usando canali mediatici personali e non della società.
La terza precisazione, infine, riguarda il tipo di contestazioni che ho ricevuto. Proprio perché tifoso da sempre dei colori biancocelesti, non intendo prendere lezioni di lazialità da nessuno (tantomeno da alcuni di quei denigratori del passato che mi hanno contestato per aver citato il termine “Lazietta” da loro sempre usato per metterci sempre e comunque all’angolo rispetto alle squadre del Nord ed alla “cugina” della Capitale).
A tutti coloro che poi mi hanno aggredito verbalmente rispondo, sorridendo, citando quanto disse Totò in “Guardie e ladri” ad Aldo Fabrizi che gli ordinava di fermarsi minacciandolo in caso contrario di sparare a scopo intimidatorio: “Io non mi intimido!”.
Non l’ho fatto per una vita e per ragioni politiche. Figuriamoci se lo faccio ora di fronte a chi non capisce per inguaribili pregiudizi.
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