Facile sostenere che il Calcio sia lo sport più bello e seguito al mondo, più difficile capirne i motivi. Non è semplice per me buttare giù due righe su quello che è successo tre giorni fa, forse anche per questo ho deciso di scrivere questo editoriale facendo passare qualche giorno, per evitare di lasciarmi trascinare dalla passione e dai commenti a caldo, per evitare, magari, di trovarmi a scrivere con le lacrime agli occhi, le stesse lacrime che stavano per venirmi quando Sergi Roberto, su quell’ultima azione, ha mandato il pallone in rete spedendo il Barça in Paradiso, pur non essendomi mai stato simpatico il Barcellona. Per evitare di comporre un editoriale troppo prolisso e noioso, parto con una battuta un po’ misogina: proprio nella giornata mondiale della donna, il calcio ha dimostrato di esserle superiore; sembrerà assurdo, ma è così. Perché l’altro ieri tutti abbiamo capito per quale motivo continuiamo a seguire il calcio con la stessa passione e lo stesso entusiasmo che ci portiamo dietro da anni, nonostante quotidianamente lo definiamo uno sport lontano dai romanticismi di un tempo e troppo legato al business. Dopo la gara di andata, nella quale i parigini avevano dato una lezione di calcio al tiki-taka dei catalani, sullo stesso tiki-taka si sono sprecati i commenti: “è finito”, “è un gioco che ormai non vince più”, e chi più ne ha più ne metta. E invece, contro tutto e tutti, il re risorge. Risorge grazie alle magie della MSN, alla visione di calcio di Iniesta, alle dichiarazioni “veggenti” di Luis Enrique, ma soprattutto al guizzo dell’uomo meno atteso, al quale il destino ha concesso le luci della ribalta: sì, perché se dopo questa impresa il Barcellona riuscirà a conquistare Cardiff, si dirà che il vero conquistatore sarà stato proprio Sergi Roberto, perché l’impresa più grande il Barça l’ha già fatta, e l’ha fatta due sere fa. Dall’altra parte, però, non si può non andare ad analizzare lo psicodramma parigino, con una squadra scesa in campo fin dall’inizio con la paura di subire quella benedetta “rimontata” che alla fine si è materializzata: ci sono le colpe di Emery, certo, ma anche l’inesperienza e la psicopatologia di alcuni calciatori, come Rabiot, fenomeno all’andata e irriconoscibile al ritorno. Altro che giornata della donna, da ora in poi a Parigi l’08 Marzo sarà lutto cittadino, perché si può uscire col Barcellona, ma non in questo modo, non dopo un 4-0. La cosa difficile sta infatti proprio nel capire dove finiscono i meriti del Barcellona e iniziato i demeriti del PSG, ma certo non si può non affermare che il Barcellona abbia scritto una pagina storica del calcio, destinata a restare negli annali della UEFA Champions League, e che paradossalmente l’abbia scritta proprio dopo che Luis Enrique aveva annunciato le sue dimissioni per fine stagione. Due rimonte, prima quella di andare sul 3-0, e poi quella dopo il 3-1 che avrebbe dovuto chiudere i giochi: 3 gol negli ultimi 7 minuti di partita Questo è il Calcio, lo sport più bello del mondo. E come ha detto, durante la telecronaca della gara su Mediaset Premium, il grande Pierluigi Pardo, “se siamo pazzi di questo gioco, è per questo motivo”.



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