Quando non si hanno a disposizione i mezzi economici infiniti di cui dispongono i club in mano ai nuovi ricchi del calcio mondiale (Psg, Monaco e Manchester City in testa) o le società (Real Madrid, Barcellona e Manchester United) che per fatturato sono in cima alla classifica dei club più ricchi del mondo, bisogna fare di necessità virtù. Bisogna essere abili a sfruttare bene il budget a disposizione (e in questo Lotito così scarso non è…), ma soprattutto bisogna far cassa in tutti i modi possibili e immaginabili: e da questo punto di vista, la gestione-Lotito lascia molto a desiderare. Lo dicono i numeri. Mentre tutti i club italiani riescono a fare cassa vendendo i pezzi migliori all’estero e in alcuni casi a peso d’oro (senza arrivare al Napoli, basta pensare ai quasi 50 milioni di euro incassati dalla Roma con le cessioni di Marquinos e Osvaldo), la Lazio al massimo riesce a piazzare i giovani della Primavera: qualcuno in prestito in Serie B, gli altri gratis alla Salernitana. Oppure perde a costo zero giocatori come Zarate sui quali ha investito oltre 45 milioni di euro. Numeri che dovrebbero far riflettere, perché basterebbe poco per mettere insieme un “tesoretto” in grado di consentire alla Lazio di avere a disposizione i soldi necessari per acquistare quell’attaccante da almeno 15 gol in grado di affiancare Klose e di rappresentare il dopo-Klose, visto che il tedesco è in scadenza di contratto e come ha confessato in un’intervista a “Kiker” potrebbe chiudere la carriera in Germania.
Basta fare due conti. La Lazio ha sotto contratto giocatori “inutili” che non rientrano in nessun modo nei piani di Petkovic, basta pensare a Matuzalem, Sculli e Stankevicius: in tre, costano alla società qualcosa come 6 milioni di euro lordi d’ingaggio, ovvero più di quello che costerebbe uno come Burak Yilmaz, che 6 milioni di euro lordi li guadagna ora nel Galatasaray, ma che per venire in Italia sarebbe disposto anche a guadagnare di base un po’ meno e legare il resto della cifra a dei bonus. Insomma, basterebbe liberarsi di queste tre zavorre per potersi permettere di pagare lo stipendio di Yilmaz. E basterebbe cedere due come Kozak e Ciani per mettere insieme almeno la metà della cifra necessaria per pagare al Galatasaray quello che chiede per cedere Yilmaz. Il tutto, senza incidere minimamente su un bilancio già alleggerito dalla partenza di Zarate, che ha portato sì zero euro in cassa, ma ha fatto risparmiare alla Lazio qualcosa come 8 milioni di euro tra ingaggio (5 milioni di euro) e commissioni (3 milioni di euro all’anno versati a Londra alla Pluriel Limited) all’entourage del giocatore. Non c’è da svenarsi, solo da fare il minimo sindacale per un direttore sportivo che per mestiere, oltre a prendere scommesse per il futuro, dovrebbe piazzare giocatori per fare cassa o calciatori in esubero che solo nella passata stagione sono costati alla Lazio qualcosa come 15 milioni di euro! E parliamo di gente come Zarate, Zauri, Sculli, Stankevicius, Carrizzo e Foggia che al massimo ha collezionato un paio di presenze.
Se il direttore sportivo facesse quello che deve fare un vero DS di una squadra che non ha alle spalle un miliardario ma vive di quello che produce e quindi deve fare cassa vendendo bene e alleggerendo il monte ingaggi, la Lazio avrebbe a disposizione i soldi per fare mercato. E ne avrebbe ancora di più se chi sta alla guida della società fosse in grado di vendere bene il nome Lazio, non solo a chiacchiere. Domenica scorsa, infatti, abbiamo iniziato la settima stagione senza uno sponsor sulla maglia. Esteticamente può essere una cosa piacevole per noi romantici che non amiamo il calcio moderno e rimpiangiamo il calcio di una volta, ma visto che siamo nell’era del business non avere uno sponsor significa partire con un ulteriore handicap rispetto a tutte le altre concorrenti. In questi 6 anni, un mese e 20 giorni in cui la Lazio non ha avuto un main sponsor, il tassametro ha girato a vuoto, con una perdita superiore ai 24,5 milioni di euro. Calcolando che una squadra come la Lazio vale circa 4 milioni di euro a stagione, il tassametro dovrebbe girare producendo circa 11.000 euro al giorno di entrate grazie ad un nome messo sulla maglia. Poca roba se si considera che il Manchester United dagli sponsor incassa più di 100 milioni di euro all’anno, poca cosa se si pensa che Milan, Inter e Napoli viaggiano tra i 13 e i 16 milioni di euro all’anno, ma quei 4 milioni di euro quest’anno (uniti ai conti fatti in precedenza) basterebbero per consentire alla Lazio di acquistare senza problemi Yilmaz senza gravare in alcun modo il bilancio, anzi, spendendo addirittura meno rispetto ad un anno fa, quando a causa di un monte ingaggi di 66 milioni di euro (record nella gestione Lotito, partita nel 2004 da poco più di 20 milioni d’ingaggi) non ci siamo potuti permettere di prendere l’attaccante turco versando i 5 milioni di euro necessari per pagare al Trabzonspor la clausola rescissoria. Ed è inutile sottolineare quando sarebbe servito lo scorso anno a Petkovic uno come Yilmaz, l’unico giocatore richiesto espressamente dal tecnico quando approdò 14 mesi fa sulla panchina della Lazio. Per la precisione, l’assenza di uno sponsor dall’estate del 2007 a oggi è costata qualcosa come 24.673.000 euro di mancate entrate! Un tesoretto, una cifra enorme per un club che fattura circa 90 milioni di euro all’anno e che arriva a malapena a 10 milioni di euro di entrate grazie alla vendita di biglietti e abbonamenti.
Non è “fantafinanza”, sono cifre prese dal bilancio, numeri che stanno sotto gli occhi di tutti e che dimostrano ampiamente che se tutti facessero quello che dovrebbero fare per contratto (Tare) o per il ruolo che ricoprono (Lotito), i mezzi per permettersi uno come Yilmaz ci sarebbero. Senza dover affrontare trattative infinite, senza andare a proporre 500.000 euro per il prestito e 9,5 di pagherò per il riscatto con il rischio di farsi sbattere la porta in faccia come è successo con Honda e tanti altri.Non parliamo di Cavani, di Bale, di Falcao o di Suarez, ma di Burak Yilmaz. E’ chiedere troppo?
STEFANO GRECO
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