Keita Balde Diao ha fatto la sua scelta, giocherà per la Spagna e non per il Senegal. Lo comunica un amareggiato Alain Giresse, ct della Nazionale africana: “Ho parlato con il suo club e mi hanno fatto sapere che Keita ha scelto la Spagna – dichiara Giresse, come riportato daafricatosports.com – È nato in questo Paese (ad Arbucias, l’8 marzo del 1995, ndr) quindi è anche normale che lui abbia deciso di giocare per la Spagna“. Sta crescendo un diavolo rosso tra le fila della Lazio.
Resta stabile la vendita dei biglietti del derby Lazio-Roma: il muro delle 50.000 presenze è un traguardo vicino, ma ancora non raggiunto al botteghino a meno quattro giorni dall’evento che blocca la Capitale. Il tutto esaurito, oggi come oggi, è un miraggio. Ecco i dati certi e certificati dopo l’apertura totale della vendita libera: i tifosi biancocelesti si sono assicurati circa 12000 posti, i tifosi giallorossi, “ospiti” per l’unica volta nella stagione, circa 17000. Insomma, c’è un gap di 5000 unità che però viene eliminato e superato nettamente dagli abbonati della Lazio che sono di base 14000. Finora l’Olimpico è così ripartito: 26000 sostengono Klose e compagni, 17000 i Garcia boys. Ma è ancora presto per stilare dei bilanci definitivi. Molto dipenderà dai prossimi due giorni.
Andati a ruba i settori più popolari. Curva Sud e Distinti Sud sold out sponda Roma, stesso discorso per la Curva Nord, ma non per i Distinti Nord, dove ieri all’ora di pranzo erano ancora in vendita circa 1500 tagliandi (probabilmente adesso solo la metà è in circolazione, forse qualcosa meno). E’ caccia al biglietto, nella giornata di oggi, con ogni probabilità, anche l’ultimo spicchio dei Distinti Nord andrà verso l’esaurimento.
La Tevere è completamente riservata ai supporters della Lazio. Ampia scelta, c’è ancora una vasta possibilità di acquisto. Da segnalare un leggero rallentamento perché si può acquistare un biglietto in Tevere solamente presentando la tessera del tifoso Millenovecento e facendo da garante a un amico o conoscente sprovvisto del tesserino di riconoscimento. Una scala a piramide, con delle punte minime e delle punte massime. Per i pochissimi tagliandi rimasti per i Distinti Nord serve una spesa di 30 euro, il minimo sindacale, dato che si tratta dello stesso identico prezzo della Curva Nord e della Curva Sud, ma non dei Distinti Sud (45 euro come al contrario all’andata). In Tribuna Tevere si paga 55 euro l’intero, 35 euro il ridotto per gli Under 16, mentre per la Tribuna Tevere Top si passa a 75 euro. Per pochi eletti una visuale live in Tribuna d’Onore, dove servono 170 euro per un posto.
“Ancora non abbiamo parlato con la Lazio del discorso rinnovo. Adesso per Giuseppe è il momento di concentrarsi esclusivamente sul campo e sul derby di domenica. Sta tornando sui suoi livelli dopo un infortunio serio che lo staff biancoceleste, cui vanno i miei complimenti, ha curato benissimo. Del suo futuro mi occuperò io a breve. La prossima settimana scenderò a Roma e, salvo imprevisti, credo che incontrerò il presidente Lotito. Inutile sottolineare che la priorità di Biava va come sempre alla Lazio, club nel quale si trova benissimo da anni“. Sono le parole dell’agente di Biava Giorgio Parretti rilasciate ai microfoni di calciomercato.it. Il difensore biancoceleste sta tornando a ottimi livelli dopo il brutto infortunio di inizio stagione.
Domenica 9 febbraio all’Olimpico di Roma torna in scena il derby della Capitale. Roma e Lazio si affrontano alle ore 15.00 in uno stadio che si preannuncia esaurito in ogni ordine di posto. D’altronde, come sempre, il derby è una partita a sé, una sfida che spesso vale un’intera stagione e richiama sempre un grandissimo numero di tifosi. Domenica sarà un derby ancora più sentito perché la Roma sta disputando una stagione eccezionale e sembra essere l’unica rivale della Juve dei record; mentre la LAZIO, dopo i pessimi ultimi mesi di Petkovic, sta tornando a ottimi livelli ed è ancora imbattuta in campionato da quando Reja ha preso il posto dell’allenatore bosniaco. Questa Roma non può non creare un po’ di timore perché è una squadra quadrata, organizzata, che lascia pochissimo spazio all’avversario e vive delle devastanti accelerazioni di Gervinho sulla fascia, delle verticalizzazioni di Totti, della solidità di Strootman e della creatività di Pjanic. Ma, al di là della forza offensiva e delle ficcanti ripartenze, è la fase difensiva ciò che ha permesso ai giallorossi di posizionarsi al secondo posto in classifica. Gli 11 gol subiti in 21 giornate di Serie A (solo 2 le reti incassate all’Olimpico) danno idea di quanto sia difficile penetrare la retroguardia giallorossa. Il calcio predicato da Garcia vive di compattezza difensiva e di ripartenze rapide che passano dai piedi di DeRossi,Strootman e Pjanic che rilanciano rapidamente l’azione sulle fasce laddove “scorazzano” l’accoppiata Maicon-Ljaijc o Florenzi da un lato e Torosidis-Gervinho dall’altro, in attesa che Bastos torni in condizione. Da tenere d’occhio, oltre al noto Gervinho, Adem Ljajicche trova la via della porta da due gare di fila. È, quindi, proprio sui lati che si decide la gara. Oltre che sui nervi e sull’agonismo: è sempre il derby più sentito d’Italia.
IL MOMENTO
La ROMA sta vivendo una stagione d’oro, figlia di un cambio delle strategia societarie: dal progetto giovani con Zeman dell’anno scorso, si è passato al concetto di “vincere subito”. E l’idea sta funzionando grazie a un mercato che ha portato giocatori già affermati a vestire la maglia giallorossa. Dopo un inizio di stagione scoppiettante la Roma ha subito un piccolo calo, ma ora è tornata ad alti livelli. Nelle ultime cinque gare di campionato ha portato a casa 12 punti e ha subito una sconfitta, piuttosto netta, contro la Juve dei record. Ma si è vendicata battendola nei quarti di finale in Coppa Italia. L’ultima gara disputata dalla Roma ha però mostrato piccoli segni di cedimento: vittoria al 87’ nella semifinale di Coppa Italia contro il Napoli dopo aver terminato il primo tempo 2-2. Come a voler dire: se la Roma si rilassa e abbassa l’attenzione diventa più facilmente perforabile…
COME SCENDERANNO IN CAMPO
Il tecnico giallorosso Rudi Garcia ha messo in campo, quasi sempre, la sua squadra con il 4-3-3. Tra i pali giocherà DeSanctis, supportato da Torosidis e Maicon sui lati e dalla coppia Castan-Benatia in mezzo. Possibile sorpresa: l’inserimento di Bastos dal primo minuto sulla fascia sinistra ma con lui esterno basso sarebbe una Roma troppa offensiva. Il centrocampo a tre sarà composto daDe Rossi vertice basso e dagli interni Pjanic-Strootman. Possibile sorpresa: Nainggolan al posto di una delle due mezzale. Il tridente d’attacco avrà come riferimento centrale Francesco Totti conGervinho e Florenzi come esterni. Il giovane italiano, però, è in ballottaggio alla pari con Ljajic per una maglia da titolare. Per Destro si prospetta un’altra partenza dalla panchina con ingresso in corso.
L’ultima partita disputata da Stefano Mauri è stata giocata il 26 maggio 2013 nella finale di Tim Cup. Una finale storica giocata tra le due squadre di Roma, una cosa mai vista prima nella città eterna. Poi è arrivata una squalifica con tanti, troppi, intoppi giudiziari e anche mediatici, che lo hanno tenuto fuori dal campo per sei mesi. Ora, considerato che la squalifica finirà proprio domenica prossima e la sorte ha voluto che l’avversaria della Lazio sarà la storica rivale cittadina; la società, da alcune indiscrezioni giunte nella redazione del sito webabitarearoma.net, sembra che stia pensando di festeggiare il ritorno del suo capitano con una simpatica iniziativa: il capitano della Lazio prima del match potrebbe fare un mezzo giro di campo – quello riservato ai sostenitori biancocelesti – con in mano la Coppa Italia vinta proprio in quel derby che rimarrà negli annali dell’almanacco, accompagnato da Olympia e dai ragazzi delle giovanili.
Un’iniziativa per celebrare il ritorno di un grande giocatore, fondamentale per la formazione di Reja e per far felici i tifosi. Quelli laziali naturalmente.
Vederlo rincorrere un giocatore del Chievo allo scoccare del novantesimo fa capire molto, se non tutto del suo carattere. Miroslav Klose, classe 1978, non finisce mai di stupire. Archiviata la vittoria in quel di Verona, ha messo il derby nel mirino, ha fiutato la sfida eterna. Il tedesco fa parte di quella ristretta cerchia di giocatori che si esaltano in match emozionanti come la stracittadina, il tremolio o la paura non fanno al caso suo (in sei sfide con Totti e company due reti e un rigore provocato). Il 16 ottobre del 2011, fu proprio grazie ad una sua rete, siglata al 92′, che Edy Reja riuscì a scacciare l’incubo e a battere per la prima volta la Roma. Per non parlare del 26 maggio, quando Miro non segnò ma vestì i panni del solito leader, implacabile, immortale. E pensare che negli ultimi tre appuntamenti con i giallorossi, l’ex Bayern Monaco non si è mai presentato al top, basti pensare al derby d’andata del campionato in corso. Era il 22 settembre, un piede destro malandato rese l’avanti teutonico irriconoscibile agli occhi dei suoi tifosi. Tutta colpa di un’infiammazione al metatarso, che lo costrinse il giorno dopo a volare in quel di Monaco di Baviera per farsi operare. Un mese di stop, poi al rientro, la lussazione alla spalla destra riportata al Tardini di Parma. Per la prima volta in stagione, Miro sta trovando la condizione e la continuità.
CONTRATTO – Occhi fissi sulla Roma dei miracoli di Rudi Garcia, poi ci sarà tempo e modo per pensare al Mondiale e al contratto. Klose ha voglia di continuare a giocare a calcio, un anno o forse due. Finché le gambe saranno dalla sua parte, il tedesco continuerà a calcare il prato verde e a gonfiare reti a ripetizione. Come riportato dall’edizione odierna del Corriere dello Sport, entro marzo il centravanti della Germania dovrà scegliere in quale squadra militare. Rispetto a qualche settimana fa, le possibilità di vederlo ancora con i colori del cielo cuciti addosso sono in aumento. Come noto, ha ricevuto offerte dagli Stai Uniti e dalla Bundesliga, lo desidera anche qualche altro club europeo. Incontrerà a breve la dirigenza biancoceleste che farà di tutto per trattenerlo. Il ds capitolino probabilmente offrirà un biennale al suo ex compagno di squadra ai tempi del Kaiserslautern. La leggenda dei bomber tedeschi sceglierà insieme alla sua famiglia, che a Roma si trova non bene, benissimo. I presupposti per continuare insieme ci sono tutti, lo spera Reja, fa compagnia al goriziano un popolo intero.
Ma ci sarà tempo per pensare al futuro, prima c’è un derby da affrontare e da conquistare. Miro non va a segno da cinque partite di fila, il digiuno di gol perdura da Lazio-Inter di campionato del 6 gennaio. Insoliti errori sotto porta ed autentiche prodezze come quella di Storari ne hanno frenato la prolificità. Nel frattempo la Lazio ha fatto bene, la striscia positiva in campionato è proseguita, ma il Panzer di Opole vuole tornare a dare il suo consueto contributo in fatto di realizzazioni. Quale migliore occasione se non nella sentitissima stracittadina? Reja, dal canto suo, si augura che la parola fine, al digiuno da gol, sia dietro l’angolo. Al termine del match vinto al Bentegodi, il tecnico goriziano si è lasciato scappare una battuta: “Mi auguro che Miro si sia tenuto il gol per il derby. Ora sta molto meglio, ormai ha risolto tutto, ma la spalla gli ha creato diversi problemi e non si sentiva completamente libero”.Comincia ad avere fame, Klose.
Una location top secret, un soggetto altrettanto misterioso. La Curva Nord è pronta a regalare ancora una volta uno spettacolo unico per il derby. Come riporta Calciomercato.com, il direttivo della curva è al lavoro in queste ore per realizzare la coreografia, gli autori assicurano che sarà straordinaria. In campo la stracittadina sarà tiratissima, ma i tifosi biancocelesti vogliono vincerla già prima del fischio d’inizio.
“L’opera dei malvagi è destinata a perire, gli idoli d’argento che essi si sono innalzati crolleranno un giorno sulla loro base di sabbia, e la notte cadrà sulle loro forme sognate…”. Ho scelto questa frase di Robert Brasillach, perché rappresenta alla perfezione l’immagine di quella che è la Lazio di oggi e di quella che, prima o poi, sarà la fine di chi la gestisce in modo tirannico, grazie ad un sistema di gestione che in Italia adotta solo la Lazio. E ci si dovrebbe chiedere il perché…
La SS Lazio Spa, infatti, è l’unica tra le Società calcistiche quotate in borsa (le altre due sono Juventus e Roma) ad aver adottato ed a mantenere il sistema di governo societario così detto“dualistico”, che a detto di Lotito rende la società più “snella ed agile nell’operare”, ma che in realtà è stato scelto perché di fatto svuota di diritti e di poteri l’assemblea dei soci. E che, di conseguenza, in pratica rende gli azionisti di minoranza (che nella Lazio rappresentano ancora oggi circa il 33 % del capitale sociale) degli “invisibili”. Oltre che degli “impotenti”.
Questo significa che un terzo degli azionisti della Lazio, oltre ad essere privati di qualsiasi tipo di potere all’interno della società, non possono neanche partecipare (come avviene in tutte le Spa del mondo, specie in quelle quotate in Borsa) alla vita societaria e addirittura non hanno nessun tipo di conoscenza di quello che avviene all’interno della Lazio, quindi di quella che è l’attività e quindi la vita della società. Esempio pratico: in una società “normale”, dopo la sentenza emessa il 30 dicembre del 2013 dalla Cassazione, gli azionisti di minoranza (rappresentati nel CDA) avrebbero potuto chiesto e ottenuto la convocazione di un CDA straordinario per affrontare il problema della“decadenza immediata da tutte le cariche del presidente della società”. In base al codice civile, ma anche al regolamento della Federcalcio. Perché la “non comunicazione immediata”della sentenza, che in base alla condanna ricevuta di fatto fa decadere Lotito da tutte le cariche, comporta anche sanzioni economiche a carico di Lotito e della società. E’ scritto nel regolamento.
Il comma 6 bis dell’art. 22 bis prevede che: “i dirigenti di società” ove intervenga “una situazione di incompatibilità di cui al 1° comma (come nel caso in esame una condanna passata in giudicato) sono tenuti a darne immediata comunicazione alla Lega”. Il successivo comma 7 prevede: “In caso di omessa immediata comunicazione di cui al precedente comma“ che i soggetti interessati “incorrono nella decadenza dalla carica, ferma restando l’applicazione delle disposizioni del codice di giustizia sportiva”.
Chi, dunque, incorra in una delle cause di decadenza dalla carica di cui al comma 1 e non la comunichi immediatamente alla Lega competente (nella fattispecie alla Lega Calcio di Serie A) non solo incorre nella decadenza stessa, ma subisce anche l’applicazione di sanzioni disciplinari. E non solo. L’art.10, comma 5, delle NOIF (le carte federali) stabilisce il divieto di ricoprire cariche federali elettive o di nomina per coloro i quali abbiano riportato una condanna definitiva per reati non colposi: come quello nel caso in esame, dichiarato “non estinto” nella sentenza della Cassazione.
Ne consegue, per tutte le ragioni sopra esposte, che Lotito dovrebbe essere dichiarato decaduto, non solo dalla carica di dirigente della Lazio e dalla carica di Consigliere della Lega Calcio di Serie A, ma anche dalla carica di Consigliere federale nominato dalla Lega e, qualora non avesse già immediatamente comunicato a quest’ultima la sentenza della Cassazione che lo riguarda, depositata in Cancelleria il 30 dicembre scorso, sarebbe altresì, passibile di sanzioni disciplinari e la Lazio (per responsabilità diretta) di sanzioni economiche.
Invece, nulla. E’ successo e sta succedendo, perché nella Lazio non esiste vita societaria e perché la società è controllata in tutto e per tutto da un unico personaggio che, mai e poi mai, si autodenuncerebbe. Neanche se questa mancata autodenuncia (obbligatoria, regolamento alla mano) potrebbe provocare danni anche alla società. Se l’adozione sistema “dualistico” poteva essere in parte giustificata nel 2004 considerando il fatto che l’azionariato della Lazio era frammentato (quando Lotito entrò aveva ufficialmente il 28%, anche se poi nel processo è stato dimostrato che, di fatto, controllava quasi il 50% del capitale tramite amici e l’opzione sulle quote di Capitalia) ora il mantenimento di questo sistema di “governo” della società non trova più alcuna oggettiva e valida giustificazione ora, visto che: Lotito controlla (direttamente ed indirettamente) il 67 % del capitale sociale; gestisce la Società (è da sempre il Presidente del Consiglio di Gestione) ed è non solo l’azionista di riferimento, ma anche di comando della Lazio. E non è soggetto dunque, ad alcuna “mediazione” o “compromesso” con le “minoranze”azionarie, quindi può fare (e fa) esattamente tutto ciò che vuole.
Per questo non ha mai voluto nessun socio (il processo ha dimostrato che Roberto Mezzaroma altro non era che un prestanome…) e non vuole che nessuno metta in naso nelle vicende societarie, soprattutto nei conti della Lazio. Magari chiedendo o pretendendo spiegazioni su certe spese, sul perché di certi contratti “strani” ai calciatori e determinati “appalti” (guarda caso ad aziende di proprietà o controllate da Lotito). Oppure sui reali motivi per cui la Lazio ha firmato un contratto a “ribasso” con lo sponsor tecnico (passando da Puma a Macron ha perso circa il 50%, passando da 5 milioni di euro più bonus a 2,8 con bonus più bassi) o del perché da 6 ANNI, 7 MESI E 4 GIORNI la Lazio non abbia uno straccio di main sponsor (quello che compare sulla maglia), con una perdita stimabile dal 2007 nell’ordine dei 26,5 milioni di euro. E che cresce di circa 11.000 euro al giorno, come un tassametro. Lotito dice che lo fa per tenere “pulita” la maglia e per mantenere alto il “valore” del marchio. Ma ci si chiede che valore possa dare al marchio (con tutto il rispetto per la clinica e chi la gestisce…) veder comparire ogni tanto e in partite di cartello lo “sponsor” Paideia sulla maglia della Lazio. Visto che fuori da Roma (ma molti anche a Roma…) non sanno neanche che cosa è la Paideia. Le squadrette di categoria possono avere una clinica come sponsor, oppure un negozio di ferramenta, una pizzeria o un bar. Non la Lazio, non una società che si confronta con club che da quel marchio incassano anche 13-14 milioni di euro all’anno. Soldi che possono essere reinvestiti sul mercato per rendere più competitiva la squadra, ad esempio, consentendo alla società di raggiungere traguardi sportivi (una qualificazione alla Champions League, magari…) che potrebbero garantire ritorni economici enormi. Più o meno quello che ha fatto la Roma nell’ultimo mercato, che da seconda in classifica per assicurarsi almeno quella seconda piazza (che garantisce l’accesso immediato alla Champions League e quindi ad un tesoretto di circa 30 milioni di euro) ha investito nel mercato di gennaio. Mentre la Lazio, che doveva recuperare posizioni in classifica per tentare almeno l’ingresso in Europa League, ha venduto senza reinvestire un solo euro, quindi ha fatto solo cassa. Perché? Non è dato saperlo, perché nessuno può chiedere spiegazioni a Lotito. Perché con il sistema con cui è gestita la Lazio, al massimo Lotito si può mettere davanti ad uno specchio per fare la domanda a se stesso. E, anche in quel caso, non è detto che racconterebbe la verità…
Per i motivi esposti sopra, quindi, l’unico motivo plausibile per cui si continua a mantenere il sistema di governo societario “dualistico” non può che essere quello di totale ed assoluto straniamento degli azionisti di minoranza dalla vita societaria, realizzando così un modello di gestione che, nel gergo tecnico, viene definito: “dittatura della maggioranza”. O, se si preferisce, di “dominio tirannico” della Società. Il che, evidentemente, corrisponde alla perfezione a quel “senso spiccato di proprietà” di cui parla sempre Lotito quando dice: “la Lazio è mia e faccio come c…o me pare”. E lo dice apertamente e continuamente, perché secondo Lotito una società per azioni quotata in borsa (e che produce e vende spettacolo sportivo) può essere gestita come una cooperativa di servizi, perché secondo lui non farebbe parte di un“sistema produttivo”. Ma se non fa parte di un “sistema produttivo” una società che “produce spettacolo” (teoricamente non solo in Italia ma anche in Europa e quindi in tutto il mondo), resta del tutto ignoto ed imperscrutabile per chiunque mastichi un po’ la materia, a quale altro“sistema” dovrebbe mai appartenere la Lazio. Se non al “sistema-Lotito”, ovvero quello che grazie alla Lazio consente a questo personaggio di restare a galla e di ottenere una visibilità mediatica che mai si sarebbe sognato di poter avere nella vita quando girava tra gli uffici di regione, provincia e comune a caccia di appalti per le sue cooperative. Ma come dice Robert Brasillach:“L’opera dei malvagi è destinata a perire, gli idoli d’argento che essi si sono innalzati crolleranno un giorno sulla loro base di sabbia, e la notte cadrà sulle loro forme sognate…”. E noi aspettiamo quel momento!
Quando Vincenzo D’amico scese in campo per disputare il suo primo derby con l’aquila sul petto, aveva appena 19 anni, 1 mese e 4 giorni. Era il 9 dicembre 1973, D’Amico sarebbe sceso in campo dall’inizio del match, sostituito poi nella ripresa da Paolo Franzoni. Segnò questa data sul calendario come il suo esordio con la casacca biancoceleste, Franzoni, ma anche per la sua prima rete con questi colori. E alla fine la banda Maestrelli quel giorno di dicembre conquistò la vittoria, con il gol del vantaggio firmato da Giorgio Chinaglia. E’ Vincenzo D’Amico che giocò il suo primo derby in età più giovane, dopo di lui Giancarlo Marini, al terzo posto Bruno Giordano. Non si può certo dimenticare il primo derby di Paolo Di Canio, anche se all’epoca aveva già vent’anni, già troppo grande per questa classifica della giovinezza da stracittadina. Ma scese in campo titolare, firmò l’unica rete della gara, regalò la vittoria ai biancocelesti, a discapito di qualsiasi pronostico che vedeva la compagine allenata da Materazzi sfavorita. No, un primo derby che nessuno dimentica. Domenica prossima invece potrebbe compiersi un altro battesimo. Non che sia a digiuno assoluto di derby, Keita Balde Diao. Ha già avuto modo di prendere le misure, di familiarizzare con la partitissima, ma certo non è lo stesso disputare un derby con la prima squadra, quando hai solo 18 anni, 11 mesi e 1 giorno. Ha già segnato ai cugini, l’ex Barça, due volte. E lo scorso 2 dicembre, entrando nella ripresa, ha servito il cross per Serpieri. Che sfruttò l’occasione e gonfiò la rete del vantaggio biancoceleste. Un ragazzo che non si ferma e brucia tutti sul tempo: come ricorda ilCorriere dello Sport, è bastato veramente poco a Keita per lanciarsi in cima alla lista del più giovane marcatore del campionato scorso, e a classificarsi secondo nella storia biancoceleste. Era il 10 novembre scorso, il baby talento biancoceleste siglava il pareggio al Tardini di Parma. Come vivrà la settimana prima della partita più nervosa, sofferta, vissuta nella capitale, il giovane esterno offensivo laziale che forse disputerà per la prima volta il match in Serie A? Tensione, forse pressione, ma la voglia di tagliare un nuovo traguardo c’è, di non fermarsi. E che allora derby sia.
Oggi Facebook, uno dei più popolari Social Network al Mondo, compie 10 anni. Sky ha dedicato molto spazio nell’ edizione odierna ha questo fenomeno che ha cambiato la vita di molti in tutto il globo. Tra le varie classifiche stilate non poteva mancare anche quella sulle pagine ufficiali delle squadre di serie A.La Lazio risulta essere al settimo posto con 188000 fan, al primo posto troviamo il Milan con 19 milioni e 700mila fan. Sul gradino del podio salgono anche la Juventus con quasi 10 milioni, seguita dall’ Inter con 3 milioni e 200mila fan.
Un mercato deludente e solamente due arrivi. Juan Castro, esperto di calcio internazionale e giornalista di “Marca” racconta il portoghese Helder Postiga, nell’ultimo anno in Liga con la maglia del Valencia. Ecco le sue parole nel corso di “Io Tifo Lazio” su Cittaceleste.it: “Le sue prestazioni mi hanno sorpreso qui in Spagna dove aveva avuto già l’esperienza con il Real Saragoza. Sono sorpreso che la società l’abbia lasciato andare via, perchè è comunque un giocatore di qualità. Ha un buon carattere, professionista disciplinato e qui non ha mai creato nessun tipo di problema. Nella sua carriera ha avuto qualche problema fisico, di natura muscolare, ma nulla di eccezionale”.
Momento particolare in casa biancoceleste dopo la cessione di Hernanes: “Considero il brasiliano uno dei migliori centrocampisti che ci sono in serie A. E’ naturale che il tifoso biancoceleste non sia soddisfatto di quello che ha fatto la società.La Lazio qui in Spagna, almeno negli ultimi anni, è considerata una società mediocre anche per quello che ha fatto in Europa e sinceramente – a domanda diretta Juan Marca risponde che – Lotito non si conosce”.
E a proposito di competizioni europee: “Difficile dire chi vincerà l’Europa League. Ci sono squadra di ottimo livello e anche quello che sono scese dalla Champions rendono il torneo ancora più interessante. La liga? Vedo favorito il Real Madrid, ma è fantastico il lavoro che sta facendo Diego Pablo Simeone. Non ha una squadra ricca di giocatori di livello e alla fine sono 12-13 che il tecnico impiega”.
Per sognare un po’, è possibile un suo ritorno alla Lazio prima o poi?“Lui sulla panchina biancoceleste? Penso di sì…ma tra 100 anni. Ma è giusto che i tifosi sperino che questo possa accadere a breve. Per ora, continuerà con l’Atletico Madrid dove sta facendo delle ottime cose, poiSimeone sarà pronto e destinato per essere il futuro commissario tecnico della nazionale argentina”.
Quagliarella mastica amaro a pochi giorni dalla chiusura del calciomercato. Il giocatore partenopeo è stato escluso dalla lista europea rimpiazzato dal neo acquisto Osvaldo. Come tutti avranno letto, il nome dell’attaccante Juventino è stato accostato ripetutamente alla Lazio.
Beppe Bozzo è intervenuto ai microfoni di tuttosport.com per discutere sulla decisione di Antonio Conte:“Mi chiedete come l’ha presa… Beh, non benissimo, ma Fabio è sereno. Anzi, serenamente arrabbiato perché forse avrebbe meritato più rispetto dopo tutto quello ha fatto per la Juventus. E’ sempre stato in silenzio e probabilmente anche questa situazione la vivrà senza polemiche, come le tante panchine che ha fatto anche in momenti brillanti”. “Se questa è, diciamo, una specie di punizione per non avere accettato i trasferimenti nel mercato di gennaio, mi dispiace.I suoi non erano i capricci di un ragazzino, ma la volontà di un campione che sente di poter dare ancora qualcosa a questa squadra. Ora andrà avanti, senza diminuire il suo impegno”
Ieri il ds laziale Igli Tare, ha dichiarato che le due parti si stavano accordando per un arrivo in maglia biancoceleste nel mercato estivo,dando una mezza specie di consenso, ma arriva subito la smentita di Bozzo:”Non ci sono intese con la Lazio”.
Un numero di telefono, quello di Claudio Lotito, che circolava in Curva Nord nel periodo piu’ cruento della contestazione al presidente laziale da parte una frangia della tifoseria. E’ quanto emerge dall’interrogatorio di un minore identificato per le telefonate di insulti rivolti al massimo responsabile del sodalizio biancoceleste. Ma ci sono anche alcune telefonate mute indicate dallo stesso Lotito agli inquirenti che indagano sulle minacce a lui rivolte che, invece, risultano partite dalla sua abitazione. Il tutto e’ contenuto in un’informativa della Digos trasmessa alla procura di Roma il 5 aprile 2006 nell’ambito dell’inchiesta sul tentativo di scalata al club laziale da parte di un gruppo citato da Giorgio Chinaglia.
In particolare, risulta identificato l’autore della chiamata arrivata il 3 novembre 2005 su una delle utenze di Lotito nella quale un giovane apostrofa il presidente biancoceleste con epiteti irriguardosi. La chiamata è partita dal telefono cellulare di una donna la quale, sentita dalla Digos, dichiara che a usare l’utenza e’ il figlio minorenne e ritiene che ”la telefonata possa essere stata fatta da mio figlio che, come me, e’ tifoso della Lazio. Se l’ha fatta e’ a titolo goliardico, di scherzo. Una ragazzata della sua eta”’.Lo stesso giovane, sentito dagli investigatori, ammette di aver effettuato la telefonata e di aver ottenuto il numero di Lotito ”da un tifoso della Lazio, del quale non so dire il nome, che me lo ha dato allo stadio, in curva Nord, ove quel numero circola”.
Nel quadro degli accertamenti svolti sulle telefonate denunciate da Lotito come minatorie emerge, inoltre, che alcune chiamate mute arrivate in tre occasioni, il 20 ottobre 2005 (23:40), il 21 ottobre 2005 (14:28) ed il 25 ottobre 2005 (19:40), su un’utenza del presidente laziale siano partite dall’apparecchio di casa dello stesso Lotito. ”In sede di riconoscimento del dato telefonico – si legge nell’informativa – Lotito ha confermato che si trattava di telefonate mute, evidentemente partite dall’utenza della sua abitazione”.
Il gennaio biancoceleste si conclude, il mercato termina e con se trascina rabbia e delusione per il popolo biancoceleste, che la vittoria in trasferta contro il Chievo nulla può. Intervenuto in esclusiva ai microfoni di Radiosei, anche Aparecido Cesar ha commentato la situazione in casa biancoceleste, all’indomani di un mercato di riparazione insoddisfacente: “Non c’è nulla di nuovo, nulla che stupisce: la dirigenza biancoceleste ha dimostrato di nuovo di amministrare la società come se fosse un’azienda e non una squadra di calcio. Mi dispiace molto che Hernanes se ne sia andato, anche perché nelle sue ultime prestazioni alla Lazio aveva dimostrato di essere tornato quello di un tempo. In più, i soldi che sono arrivati o che arriveranno non sono stati investiti: non solo non c’è Hernanes, ma nemmeno qualcuno che lo sostituisca. Non c’è un talento tecnico che permetta alla squadra di fare il salto di qualità, che ti permetta di avere una rosa ampia. Non puoi avere 12, 13 giocatori quando sei occupato su più competizioni, e magari ti trovi nella situazione di dover fronteggiare infortuni o squalifiche”.
Tra le note positive del periodo laziale, c’è sempre lui, Keita Balde Diao: “Un giovane così con una personalità del genere, fa davvero piacere che sia alla Lazio. In questo momento è un giocatore che dà tanto, capace di marcare, saltare l’uomo, è già completo nonostante l’età. La personalità è l’elemento che fa di lui qualcosa di veramente forte, non sono solo le caratteristiche tecniche. Gli è stata data l’opportunità e l’ha sfruttata facendo molto rispetto a tutti gli altri in attacco, che cercavano sempre di trovare situazioni in cui senza Klose era difficile concludere qualcosa. E’ un giocatore che ha delle caratteristiche, è giovane, si vede che è maturo. E’ giusto mandarlo in campo, già da un po’ ha avuto modo di ambientarsi nella squadra, in più dimostra di avere potenziale, così si valorizza il giocatore. Se arriverà un momento critico, dare le responsabilità ad un giovane che in questi sei mesi ha dato così tanto, sarà davvero troppo. Non gioca come giocava con la Primavera, questo è sicuro, è cresciuto”.
Scherza ma non troppo, l’ex centrocampista brasialiano: “Se l’idea era far andare Hernanes per dare spazio a Keita, beh, forse era meglio tenerli entrambi e fare ancora più grande questa Lazio”.
Derby alle porte, Mauri di nuovo disponibile per il tecnico goriziano: puntare su di lui o sul giovane ex Barça? “Mauri è un veterano biancoceleste, bisogna valutare bene. A prescindere dal fatto che è stato tanto fuori, sta bene, è un professionista, bisogna approfondire. Però visto che le cose stanno così, un pensiero su Keita dall’inizio ce lo farei…”.
Lazio rigenerata, per il derby Cesar è speranzoso:“Ottimo che la squadra si sia ripresa in questo periodo, meglio tardi che mai. Sarebbe stato dura affrontare il derby in una situazione come quella di un mese fa, sarebbe stato drammatico. Non c’è tranquillità e serenità perché comunque stiamo parlando di derby, ma c’è la consapevolezza che la Lazio si sta riprendendo, c’è la possibilità di giocarcela. La Lazio in Europa League? Se mantiene il ritmo delle ultime gare, sì, ce la può fare”.
DIFENSORI: Giuseppe Biava, Stefan Radu, Abdoulay Konko, Diego Novaretti, Luis Pedro Cavanda, Michael Ciani, Riccardo Serpieri, Andrè Dias, Senad Lulic;
CENTROCAMPISTI: Cristian Daniel Ledesma, Lucas Biglia, Ogenyi Eddy Onazi, Antonio Candreva, Felipe Anderson, Alvaro Gonzalez, Luca Crecco, Lorik Cana, Stefano Mauri;
ATTACCANTI: Miroslav Klose, Brayan Perea, Keita Balde Diao, Gael Kakuta.
Lascia Roma, Hernanes. La Lazio deve fare a meno del suo Profeta.Lascia il popolo biancoceleste tra i lucciconi, i suoi e quelli della gente che lo ha sempre amato, da quando tre anni e mezzo fa approdò nella capitale. Pochi giorni dopo il suo addio e il suo arrivo al club di Milano, il brasiliano è intervenuto ai microfoni del programma televisivo Lazialità.Esprime ancora tanta gratitudine, il Profeta, e spiega ancora una volta, con tanta serenità, la sua decisione di lasciare la prima squadra della capitale, scegliendo una nuova rotta. Per provare ad avvistare nel proprio orizzonte nuovi obiettivi di crescita, nuove aspirazioni. “Voglio ringraziare tutti, ho ricevuto tanto affetto dai tifosi, sono rimasto colpito. Ringrazio per tutto quello che ho vissuto a Roma e ringrazio la società che mi ha sempre trattato con dignità. Sono stati degli anni in cui sono stato benissimo. Il derby di Coppa Italia è stato il momento più bello, abbiamo vinto quella finale facendo la storia. Ho a casa quella medaglia che mi ricorderà sempre della mia vittoria”.
E poi la decisione di partire: vuole fare grandi cose, Hernanes, in questa Lazio dalle prospettive labili è tutto più difficile:“Continuavo a stare bene a Roma, però dentro di me volevo crescere ancora, aspettavo un’opportunità del genere. Tutte le proposte che erano arrivate in questi tempi non erano mai concrete come quella dell’Inter. Quando mi è arrivata una reale offerta, la possibilità di fare qualcosa di ancora più grande, quando i nerazzurri mi sono venuti a cercare, ho preso la mia decisione. Dopo tre anni e mezzo alla Lazio ho capito che non sarebbe stato più possibile ambire a grandi obiettivi. La proposta dell’Inter, che ha una prospettiva forse più elevata, mi ha convinto. Non è questione di soldi, ma dei risultati che posso perseguire. Lotito mi ha fatto grandi proposte economiche per trattenermi a Roma, ma ormai avevo deciso”.
Arrivato alla Lazio trovando Reja, che fortissimamente lo volle, chiude la sua avventura con l’aquila sul petto dopo il ritorno del goriziano sulla panchina biancoceleste: “Con Il primo Reja avevamo cominciato bene, ma poi non capivo perché a volte mi lasciava fuori, questo mi dispiaceva. E’ normale, ogni giocatore si cruccia se viene escluso dal campo. Con Petkovic abbiamo iniziato alla grande con il girone d’andata, quest’anno invece è cambiato qualcosa perché anche la squadra non convinceva, e lui era costretto a trovare altre soluzioni. Finiva che anche lui a volte mi lasciava fuori dal campo. E anche qui mi dispiacevo molto, forse devo cambiare in questo, ma ci rimango sempre male quando non vengo schierato in campo. Il ritorno di Reja è stato qualcosa di incredibile, ci siamo trovati benissimo, tant’è che la squadra ha ricominciato a giocare con più motivazione, io stesso sono tornato al gol.Il mio ruolo? Non è il ruolo ad essere determinante, ma la mia condizione atletica, anche se preferisco giocare più arretrato”.
Una Lazio che, lo dimostrano anche i rifiuti di cui ha parlato Reja, non è un punto di arrivo per i giocatori, più un punto da cui partire: “Quando sono arrivato alla Lazio pensavo di fare cose importanti, l’ho detto e lo ribadisco. Pensavo di vincere lo scudetto, giocare in Champions League, avevo questi sogni. Però non li ho raggiunti. Penso che se in un futuro prossimo la Lazio riuscirà ad essere più attrezzata, a competere per scudetto e Champions, diverrà un punto d’arrivo per la carriera di un giocatore”.
Stando a quanto racconta Hernanes, il rapporto con la dirigenza biancoceleste non si è mai incrinato: “Lotito nei miei confronti è sempre stato corretto, quello che ha promesso ha sempre mantenuto. Ha le sue strategie, con le quali vuole portare la Lazio in alto e non voglio entrare in merito a riguardo, ma è sempre stato corretto”.
La Lazio vince e convince, la cura Edy Reja funziona. Dopo l’ultima fatica in campionato, la squadra biancoceleste oggi riposa, in attesa di ricominciare ad allenarsi e iniziare a respirare l’aria pre derby.Proprio il tecnico goriziano questa mattina è intervenuto ai microfoni di Lazio Style Radio 100.07, dichiarando:“Sono molto soddisfatto ora, c’è stata una crescita importante. A Bologna abbiamo giocato male, con la Juve e con il Napoli c’è stata una buona partita. Ieri abbiamo chiuso questo percorso di crescita, facendo una grande prestazione per tutti i 90 minuti. Mi convince il lavoro durante la settimana, i ragazzi ci credono dal punto di vista mentale. Dalle sicurezze sono arrivati i risultati, non ci inventiamo nulla, ognuno sta nel suo ruolo. Rispetto alla prima settimana siamo cresciuti molto, abbiamo forzato anche un po’ dal punto di vista fisico per accelerare i tempi. Keita? Alla fine è venuto vicino per cercare complimenti, (ride,ndr). Mi è piaciuto per l’impegno e dal punto di vista tattico: si metteva in una zona di campo per rendersi utile in fase difensiva, spesso Lulic o Ledesma si trovano due contro uno, e se rientra lui abbiamo dei vantaggi per recuperare palla. Gli ho fatto i complimenti. Il derby? Ieri volevo fare una battuta, chiedo scusa per quella frase: dopo la partita avevo un po’ di adrenalina in corpo e ho augurato che qualche giocatore della Roma si infortunasse. Non volevo esasperare una situazione già esaltata, negli anni passati ho anche io ricevuto qualche offesa, ma uno come me non può cadere su certe cose, dunque chiedo scusa. La classifica? Non voglio guardarla, so che questa squadra può fare dei passi importanti. Bisogna aspettare i nuovi e qualche infortunato, poi c’è Mauri, non sarà in condizione ma ha sempre lavorato molto dal punto di vista fisico. Lo aspetteremo con pazienza per riavere il Mauri che tutti conoscono. Vediamo come andrà in campionato e in Europa League, poi ci sono i giovani che devono ancora lavorare. Qualcuno ha fatto meglio, altri peggio, ma li aspettiamo, gli serve sicurezza. Il centrocampo? Ledesma è un ottimo incontrista, ieri Biglia ha fatto bene. Si alternano bene nelle due fasi, si mettono in condizione di sacrificarsi. Possono fare sia i registi che i mediani, l’argentino non pensavo corresse e ci mettesse così tanto agonismo. E’ stata una piacevole sorpresa. La difesa a 3? Ora c’è equilibrio e sicurezza, poi con il gioco sulle fasce possiamo permetterci questo schema. Con il rientro di Mauri e Konko valuterò. Ma ora non si cambia”.
Il caso Hernanes fa ancora discutere. Il pianto, l’addio, l’ira dei tifosi. Questa mattina il presidente Lotito ha provato a fare di nuovo chiarezza sull’accaduto all’entrata degli uffici della Lega di Serie A a Milano: “Abbiamo un progetto chiaro in testa, sia per il presente che per il futuro. Abbiamo inserito tanti giovani in rosa fra cui anche Keita, che servono a rinforzare la rosa. Il resto sono chiacchiere. Gli obiettivi sportivi non possono escludere quelli economico. Adesso la Lazio è una società in regola, che risponde alle regole del fairplay finanziario. Non è più vero l’assioma che chi più spende più vince. E questo lo dico da dieci anni a questa parte. Ci sono persone che hanno comportamenti strumentali figli di trent’anni di vita alle spalle di un sistema che non può più andare avanti. Hernanes all’Inter per aiutare Thohir? Non voglio parlare di chiacchiere. E’ stato il giocatore di andare via. O cambiamo le regole che vogliono questo, oppure le società dovranno sempre sottostare alla volontà dei calciatori. Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente Sergio Floccari e il sui procuratore che hanno deciso di andare via senza attendere il 1° febbraio, giorno in cui avrebbero potuto firmare a parametro zero per un altro club. Hernanes aveva già un accordo con l’Inter e voleva andare via. Non potevamo più tenere un calciatore fino a giugno scontento. Io sono stato chiaro con lui. Gli ho detto che se voleva andare via, doveva dirlo. Ci sono dei procuratori che guadagnano milioni portando via giocatori a parametro zero alle società. Hernanes non è un’operazione a danno della Lazio, ma a favore perché permette alla società di puntare al futuro con quei giocatori che hanno accettato il nostro progetto. Non come Hernanes che aveva già deciso di non rinnovare. Lui rimane un grande persona, un grande uomo e questo continuo a pensarlo. Sulle scelte personali poi non mi permetto di dare giudizi. La Lazio però non è seconda a nessuno, è seconda solo sul piano economico. Strapotere Juve in campionato? Questa situazione è data dalla capacità tecnica di raggiungere certi risultati. Con noi però non è accaduto, anzi avremmo meritato la vittoria invece del pareggio. Dieci giocatori hanno rifiutato la Lazio? Dico alcuni nomi, non ho problemi. Quagliarella ha rifiutato dopo che sono stato io il primo a chiamarlo. Poi per Biabiany c’è stata una proposta nell’ultimo giorno, trovando l’accordo con il Parma, poi il giocatore ha rifiutato. Questo non vuol dire che alla Lazio non vuole venire da noi, anzi, e la riprova è Klose che ha scelto noi e non il Milan. C’è una comunicazione sbagliata che tende a favorire alcune parti rispetto ad altre”– queste le parole del patron biancoceleste riprede da tuttomercatoweb.com.
Piccolo siparietto durante l’intervista, durante la quale il cellulare di Lotito ha squillato incessantemente. A fronte dell’ennesimo tentativo, il presidente ha risposto in diretta, interagendo con il tifoso interlocutore e facendo anche ascoltare ai presenti alcune delle minacce ricevute, prima di spiegare che telefonate di questo genere sono per lui all’ordine del giorno.
Spetterà alla corte d’Appello di Milano la determinazione della pena da infliggere per l’omessa alienazione di partecipazioni contro Lotito e Mezzaroma. Condannati in Cassazione per omessa alienazione di partecipazioni societarie. Prescritti i reati di aggiotaggio manipolativo e informativo. Questa la sentenza dei giudici di piazza Cavour contro Claudio Lotito, presidente della Lazio e Roberto Mezzaroma, zio della moglie di Lotito, in relazione alla affaire delle azioni della Lazio, andata in scena tra il 2005 e il 2006. Motivazioni della sentenza depositate nei giorni scorsi che gettano una luce obliqua sulla vicenda: “Correttamente la Corte d’Appello di Milano ha affermato la responsabilità di Lotito“. Di fatto – proseguono i magistrati – “essendo la finalità della disciplina in materia quella di evitare la concentrazione occulta di capitale sociale nella mani di un singolo (…) appare evidente che Lotito ha concentrato nelle sue mani una partecipazione superiore al 30% del capitale sociale della Lazio. Per cui su di lui incombeva l’obbligo di alienazione della partecipazioni in eccedenza”. In pratica Lotito detenendo oltre il 30% delle azioni della Lazio entro un anno aveva davanti a sé due strade: vendere o lanciare un’Opa, cosa che non venne fatta.
“La Consob applicò su questa vicenda una sanzione amministrativa di mezzo milione di euro. Sanzione che venne poi annullata – tiene a precisare il legale di Lotito, Gian Michele Gentile – dalla corte d’Appello di Roma”. Lo stesso presidente della Lazio afferma invece che con la “sentenza di prescrizione non viene accertatala commissione dei reati che mi vengono contestati (aggiotaggio manipolativo e informativo). Tra le altre cose – prosegue Lotito – la Consob non si è costituita parte civile nel processo perché ha ritenuto il patto parasociale un fatto puramente amministrativo”.
Una bandiera senza tempo, un laziale vero, un capitano senza macchia e senza peccato. Vincenzo D’Amico ha vinto uno scudetto, e ha salvato la sua Lazio dalla retrocessione in Serie C giocando sempre con orgoglio e dignità. Oggi uno degli opinionisti più quotati di Rai Sport, e continua a guardare la maglia coi colori del cielo con gli occhi dell’amore. Ma come tutti i laziali non vede futuro per questo club, nonostante il successo cristallino ottenuto in trasferta contro il Chievo. La cessione di Hernanes gli ha tolto gli ultimi dubbi – qualora ne avesse – su un progetto sempre più involuto che allontana la Lazio dai vertici della classifica. «Hanno scelto di cedere Hernanes nell’ultimo giorno di mercato per non correre il rischio di dover reinvestire i soldi della sua cessione– ammette senza troppe remore – una società che cede il giocatore più rappresentativo è una società che non ha margine di crescita».
In molti hanno paragonato le lacrime di Hernanes alle sue sotto la sede di via Col di Lana dopo la cessione al Torino. «Al di là del periodo, è una situazione differente. La Lazio era casa mia, la mia famiglia, era tutta la mia vita. Hernanes ha dimostrato di essere un ragazzo sensibile, attaccato a questi colori. Ma certamente andrà a stare meglio, sia dal punto di vista economico che professionale, andrà a giocare con una squadra ambiziosa. Lui ha fatto una scelta, legittima. Io non ho mai scelto, all’epoca furono gli altri a scegliere per me. Accettai di andare a Torino per il bene della Lazio, io non potevo sottrarmi, lui ha preferito scegliere una squadra ambiziosa con cui potrà vincere qualcosa di importante».
Le parole di Hernanes hanno girato il coltello nella piaga. «Sono parole che fotografano appieno la realtà delle cose, pronunciate da un calciatore che negli ultimi tre anni e mezzo ha vissuto da dentro la situazione, e quindi la conosce perfettamente. Quando dice che per la Lazio la massima ambizione è quella di poter vincere – forse – una Coppa Italia, dice la verità. La verità spesso fa male, ma è meglio una brutta verità che una bella bugia».
Ritiene più grave la cessione di Hernanes o il fatto che nessun giocatore voglia venire alla Lazio? «Il secondo aspetto è la naturale conseguenza dell’operazione di mercato. Ma oggi un buon giocatore per quale motivo dovrebbe scegliere la Lazio? Per sperare di vincere al massimo una Coppa Italia? O per strappare una qualificazione in Europa League dove puntualmente viene sbattuta fuori? I giocatori di altre squadre quando oggi sentono il nome della Lazio respingono le offerte al mittente a cuor leggero perché tutti hanno ormai capito che le nostre ambizioni si sono ridimensionate. Non voglio parlare dei tempi di Cragnotti, perché in quel periodo anche Pelè avrebbe fatto di tutto per mettersi addosso la nostra maglia, ma anche in passato, la Lazio è sempre stata un punto di arrivo. Oggi è un punto di partenza, tutti stanno con la valigia pronta perché se ne vogliono andare. Qui non ci sono prospettive».
Il quadro è preoccupante. «È desolante. Escludendo i giocatori veramente forti che sono al di fuori della portata di questa società, anche i calciatori con buone qualità evitano di legarsi alla Lazio perché qui l’ambizione più grande è quella di arrivare settimi in campionato. Hernanes è stato solo il primo a fare la valigia, temo che nei prossimi mesi se ne andranno anche altri pezzi importanti. Marchetti, Klose, Candreva per quale motivo dovrebbero rimanere alla Lazio? Se vogliono vincere qualcosa devono andare altrove. E giustamente andranno altrove. Non sono della Lazio, sono giocatori che pensano alla loro carriera più che alla Lazio. A fine campionato si guarderanno intorno, tireranno le somme, cercheranno altre soluzioni. La cessione di Hernanes non sarà passata inosservata, è un chiaro segnale di ridimensionamento anche per loro».
Deluso per la cessione di Hernanes? «Sei deluso se ti aspetti qualcosa, sinceramente io non mi aspetto niente da questi dirigenti, ormai ho capito come agiscono. Mi auspicavo che i soldi ottenuti dalla cessione di Hernanes potessero essere reinvestiti per acquistare un paio di elementi buoni, capaci di accrescere la qualità della squadra. Ma sapete tutti com’è andata».
Reja nel post gara Chievo- Lazio a (rai sport) queste le sue parole: “La Roma oggi non ha giocato ed è un vantaggio per loro ,spero fatichino parecchio mercoledì col Napoli e anche se si infortunasse qualcuno non sarebbe male. Poi, tra l’altro, vanno come delle schegge quest’anno, secondo me bisogna sparargli col fucile perché quando partono fanno delle azioni in contropiede difficili da fermare. Però la mia difesa sta crescendo e ultimamente siamo giusti, spero che ci sia anche un bel recupero da parte dei miei giocatori”.
Il mercato di gennaio si è chiuso con l’ennesima nostra delusione. Mentre ci eravamo ormai abituati a campagne di non rafforzamento della squadra, questa volta la sessione invernale ha prodotto un notevole indebolimento della già mediocre rosa a disposizione di mister Reja. La losca e dilettantistica gestione della società ad opera del dispotico duo Lotito – Tare, non finisce mai di sorprenderci in senso negativo e di rendere insanabile la frattura tra chi gestisce la S.S. Lazio 1900 e chi ne rappresenta la sua vera essenza, il suo Popolo. La problematica reale non è costituita dalla cessione di Hernanes di per se, ma dal modo in cui tale trattativa, come del resto tante altre disastrose operazioni di mercato, è stata condotta. Avremmo anche potuto accettare il sacrificio del giocatore più talentuoso della nostra rosa (è da anni che abbiamo smesso di credere nelle bandiere, siamo consapevoli di essere noi stessi l’unica inammainabile bandiera) a patto che i soldi del ricavato fossero stati in modo trasparente reinvestiti in un rafforzamento della squadra. Ma così non è stato! E ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, è emersa la chiara definitiva volontà del presidente Claudio Lotito di lasciare la Lazio nel limbo del calcio Italiano. Tale reiterato atteggiamento, fa sorgere a noi semplici Tifosi, il neanche tanto illecito dubbio di una gestione finalizzata a interessi economici personali. Una gestione affaristica e personalista non potrà mai collimare con l’interesse non economico generale dei Laziali, a cui sta a cuore esclusivamente il bene della Lazio. Per noi Laziali la S.S. Lazio è uno stile di vita che ci distingue e ci unisce, è ciò che noi percepiamo come un’appartenenza tradizionalista, trasmessa da padre in figlio, che ci fa Popolo. Lotito in questa scala di valori ha sempre dimostrato di essere un intruso mal celato. Il bene primario della la S.S. Lazio 1900, lo dimostrano i fatti, non rientra nella sua gerarchia di valori. Ciò risulta essere quasi un dato oggettivo se analizzato alla luce della totale chiusura verso partner finanziari e commerciali che verosimilmente avrebbero potuto immettere risorse monetarie con cui intraprendere un duraturo piano di rafforzamento tecnico della squadra. Il ridimensionamento è ormai oggettivo, figlio di questa nebulosa gestione (sarebbe semplicistico definirla disastrosa!). Siamo arrivati al punto in cui risulta addirittura difficile trovare giocatori disposti a vestire la nostra gloriosa maglia. La vicenda Hernanes ne è stata l’ultima dolorosa testimonianza: “Vado via, al massimo qui si può vincere la Coppa Italia”. Al giocatore, serio professionista e uomo di valore, va tutto il nostro affetto e ringraziamento. L’umanità e la disponibilità mostrata da quest’uomo, prima che giocatore di calcio, rimarrà sempre nel cuore dei Laziali. Il “vecchio Cuore Biancazzurro” della curva Nord non ti dimenticherà, PROFETA. Hernanes è un professionista, la maggior parte di noi al suo posto avrebbe fatto la stessa scelta. Perché rimanere a condizioni economiche meno vantaggiose? Per giunta in una società gestita da un tiranno “de noantri”, senza un progetto definito, senza minime ambizioni di successo in ambito nazionale ed internazionale. E’ giunta l’ora in cui il Sig. Claudio Lotito ci dia le motivazioni sul perché sono anni che la Lazio si trova senza sponsor commerciale, sul perché l’idea di costruire uno stadio di proprietà è stata abbandonata non appena la speculazione edilizia abitativa, al progetto correlata, è stata osteggiata dagli organi comunali preposti e incompatibile alle norme disciplinanti la materia stessa. E’ forse la speculazione stessa il suo reale obiettivo ? E’ giunta l’ora in cui il Sig. Claudio Lotito ci dia spiegazioni sul perché non ha mai preso in considerazione la possibilità di mettere in vendita la S.S. Lazio 1900 o quantomeno la possibilità d’ingresso in società di potenziali partner finanziari, di verificarne la loro esistenza sul mercato. E’ giunta l’ora in cui il sig. Claudio Lotito ci dica chiaramente quali sono le sue reali intenzioni. Noi non possiamo più accettare la mancanza totale di un piano di rafforzamento, non possiamo più accettare che la S.S. Lazio sia relegata a ruolo di compagine nel campionato italiano. Non lo può accettare la nostra Storia, non lo può accettare il nostro blasone di PRIMA SQUADRA DELLA CAPITALE. Non lo possiamo accettare in quanto Popolo e Fedeli Guardiani di una tradizione che vive dal 9 Gennaio 1900. La S.S. Lazio 1900 è patrimonio storico del suo Popolo e in esso vive, si rigenera e si fa grande. Inoltre, teniamo a precisare, per chi ancora non l’avesse capito e scrive di fantomatiche iniziative su Fb, per il derby saremo TUTTI presenti, per stringerci con il veleno intorno alla squadra e condurla alla vittoria. In Lazio – Sassuolo, come già stabilito, uniti e compatti esprimeremo tutto il nostro dissenso verso questa sottospecie di dirigenza. AVANTI LAZIO !
Accadeva mesi fa, oggi vi posterò il video tanto cliccato quanto discusso che circola su youtube dopo la coppa Italia. Un Lotito stile Duce, nel quale ha perfettamente previsto l’andamento del mercato sino ad ora.
Combatteremo lo strapotere del nord! Juve-Lazio 4-1\1-1,Lazio-MIlan 1-1 (ritorno da giocare),Napoli-Lazio (4-0 anche se non fa parte del nord lo mettiamo lo stesso),Torino-Lazio (1-0 non fa parte delle big, ma sempre del nord),Verona-Lazio 4-1 ( idem come il Torino),Lazio-Inter 1-0 (sarà questo l’abbattimento dello strapotere del nord?), Roma-Lazio 2-0 (mettiamo anche la Roma per fare un quadro più che generale). Come avete appena letto lo strapotere del nord è stato ampiamente abbattuto!.
Passiamo ora alla seconda storica frase “mussoliniana” di Lotito, ovvero “La squadra è stata rinforzata e lo sarà ancor di più (a Gennaio).
ARRIVI: Felipe Anderson, c (Santos, 9 mln); Biglia, c (Anderlecht, 8 mln); Novaretti, d (Toluca, svinc.); Perea, a (Deportivo Cali, 3,8 mln);
Alfaro, a (Al Sadd, fp); Sculli, c (Pescara, fp); Vinicius, d (Cruzeiro, 1 mln); Elez, d (Hajduk Spalato, 1 mln); Berisha, p (Kalmar, svinc.)
RISCATTI: Candreva, c (Udinese, 1,7 mln x 1/2)
PARTENZE: Garrido, d (Norwich, 1,5 mln); Diakitè (Sunderland, svinc.); Foggia, c (Dubai, svinc.); Saha, a (svinc.); Brocchi, c (ritiro); Mendicino, a (Salernitana, p); Tuia, d (Salernitana, p); Zampa, c (Salernitana, p); Matuzalem, c (Genoa, 1,5 mln); Zarate, a (Velez, svinc.), Crescenzi, d (Siena, p); Kozak, a (Aston Villa, 6,5 mln).
Ora passiamo a quello appena concluso:
CALCIOMERCATO LAZIO
SS Lazio Calcio
ACQUISTI
Helder Postiga (a, Valencia prestito con diritto di riscatto)
Kakuta (a, Vitesse via Chelsea prestito con diritto di riscatto 3,2 mil circa)
Emmanuel Sani Shehu ( Aiginiakos)
Rokavec Mika Mario (Hka Hib Livernav)
CESSIONI
Sergio Floccari (a, Sassuolo 2,1 mil)
Vinicius Freitas (d, Padova prestito con diritto di riscatto)
Hernanes (c, Inter 20 mil circa)
Dopo giorni vissuti in un mix dei rabbia e contestazione per un mercato ancora una volta fallimentare, i tifosi della Lazio, almeno per 90 minuti tornano a sorridere. Lo fanno con l’amaro in bocca – dopo aver contestato aspramente il patron laziale prima dell’inizio della partita – e non sarà certo una vittoria (ci mancherebbe) a riportare il sereno nell’ambiente, eppure, un minimo di felicità tocca nuovamente i cuori laziali che pulsano forte anche per il piccolo Keita che con cuore e classe nelle scarpe si guadagna l’abbraccio di un popolo intero a cui poi, lui regala anche un bel bacio d’esultanza. “Sarà lui la prossima cessione di Lotito“, afferma qualche tifoso su Facebook (non troppo) maliziosamente. Poi però, c’è anche Antonio, che non manca mai all’appello. Racchiusi in questo, i 90 minuti della Lazio. Fra i gol e la disperazione di Biglia (ammonito, salterà il derby) e l’agitazione sempre viva di Edy Reja. Tre punti che fanno comodo, ma che dopo quanto accaduto negli ultimi giorni, sembrano inutili per un futuro che all’orizzonte pare plumbeo come il cielo di Roma.
A pochi istanti dal match con il Chievo Verona, ai microfoni di Sky Sport parla il ds biancoceleste Igli Tare. Si parte ovviamente dal mercato: “Non sono dieci quelli che non sono voluti venire alla Lazio, Reja ha detto un numero tanto per dire. Abbiamo parlato con Quagliarella, che ha rifiutato la partenza a gennaio, ma ha dato disponibilità per giugno. Abbiamo parlato anche con Giovinco, ma dal suo entourage ci hanno detto che nemmeno lui voleva lasciare Torino. Ci abbiamo provato con Biabiany, ma il ragazzo per motivi personali non ha accettato. Penso sia difficile trasferirsi a gennaio, non c’è nessun motivo particolare per cui non sono voluti venire a Roma “.
I biancocelesti cercavano un calciatore con doti offensive: “Si cerchiamo giocatori davanti, se avessimo avuto Ederson non avremmo cercato nessuno, ma con il nostro modulo ci serviva. Abbiamo portato uno di esperienza internazionale come Postiga e un talento come Kakuta”.
La chiusura sull’esclusione di Marchetti: “Mi dispiace che si parli sempre di mercato, Reja ha detto non c’è un caso Marchetti, da quasi 3 settimane ha un infortunio all’adduttore, che gli fanno fare allenamenti ma non riesce a giocare. Penso che dalle prossime gare sarà a disposizione”.
“Nessuno vuole venire alla Lazio”. E’ questo il titolo di apertura dei principali giornali sportivi, in ambito biancoceleste questa mattina. In tanti, hanno espresso il loro parere in merito, commentando l’affermazione fatta dal mister biancoceleste ieri in conferenza srtampa. Definita, “pazzesca” o semplicemente “realistica”, ha attirato critiche e attenzioni di tifosi e addetti ai lavori. Un’interpretazione proprio di quella frase, è arrivata questa mattina anche dall’emittente radiofonica ufficiale della società biancoceleste: “Io – ha spiegato il conduttore della trasmissione mattutina – do una mia interpretazione delle parole del mister. C’è chi non vuole venire perchè sa che difficilmente può giocare. Non so, un attaccante –è arrivato Postiga – o un centrocampista, col rientro di Mauri, mette in preventivo il fatto che comunque può partire dalla panchina e questo può essere motivo di rifiuto visto che molti giocatori non accettano questo ruolo. Ad esempio, Biabiany – per dire uno dei nomi usciti fuori negli ultimi giorni di mercato – avrebbe giocato in questa Lazio? Secondo me no salvo qualche assenza”.
Quando scendono dalla nave tutti quelli che per anni hanno tentato in tutti i modi di giustificare te, le tue scelte e anche i tuoi difetti palesi, significa che SEI FINITO!
Quando dopo esser riuscito in passato a scaricare le colpe dei tuoi fallimenti su allenatori e giocatori, vieni additato come l’unico responsabile di un fallimento che è sotto gli occhi di tutti, significa che SEI FINITO!
Quando sei costretto a chiamare un giocatore e a pregarlo di raccontare una falsa verità nel ridicolo tentativo di salvarti (e vieni pubblicamente “sputtanato” il giorno dopo…) significa che SEI FINITO!
Quando nel disperato tentativo di restare a galla sei costretto ad affidarti alle bugie palesi dellaTUA radio, della TUA televisione e a interviste da puro “zerbinaggio”, come quella pubblicata oggi su “IL TEMPO”, che riportano alla mente gli articoli della PRAVDA ai tempi del regime, significa che SEI FINITO!
Quando il tuo stesso allenatore si presenta in conferenza stampa e urbi et orbi manda in frantumi uno dei tuoi capisaldi (“La Lazio è una delle società più ambite, c’è la fila di giocatori che vorrebbero indossare questa maglia”…) dicendo che “abbiamo ricevuto dieci rifiuti, perché nessuno vuole venire in questo momento alla Lazio”, significa che SEI FINITO!
Quando anche procuratori e agenti FIFA (che solitamente “mentono” parlando bene di ogni presidente pur di non farsi nemica nessuna società per non precludersi affari nel presente o nel futuro) iniziano a raccontare urbi et orbi i motivi per i quali nessuno vuole mettersi seduto con te a trattare, significa che SEI FINITO!
Quando ad una settimana dal derby, costringi un’intera tifoseria (o quasi…) a pensare più a Lazio-Sassuolo che a quella che da sempre e in ogni stagione viene considerata la “partita” per eccellenza, significa che SEI FINITO!
Quando parli per frasi fatte ripetute all’infinito, quando arringhi le folle con promesse disattese e con proclami smentiti dalle tue stesse azioni, significa che SEI FINITO!
Quando sei odiato da un’intera piazza, che nell’odio verso di te e nel tentativo di cacciarti si ricompatta dopo anni di divisioni, significa che SEI FINITO!
Quando nel tentativo di far saltare una contestazione vai in questura e in procura chiedendo che qualcuno metta il bavaglio ai contestatori per far saltare la protesta, significa che SEI FINITO!
Quando cade il velo e mostri finalmente il tuo vero volto, significa che SEI FINITO! E quel volto, oramai, lo hanno visto tutti, anche quelli che per anni hanno girato bendati, con il paraocchi, oppure che hanno preferito voltarsi pur di non vedere. Quindi, SEI FINITO!
E la cessione di Hernanes è stata probabilmente l’ultima scena, il THE END di questa lunga, dolorosa e triste vicenda. In attesa dei titoli di coda…
Che nessuno abbia accettato di venire alla Lazio è circostanza già molto preoccupante di suo, come confessato in conferenza stampa da mister Reja. Quel che è peggio – a mente fredda, dopo un mercato di riparazione disastroso dal punto di vista tecnico – è la rassegnata aria di smobilitazione che tira dalle parti di Formello: la sensazione, infatti, è che la cessione di Hernanes abbia virtualmente liberato anche gli altri big. Con Klose ormai avviato verso l’addio a fine contratto (il tedesco, già tentato dall’Arsenal, potrebbe tornare in patria o provare l’avventura negli States), non sono più solide le posizioni dei vari Marchetti, Lulic e Candreva, alcuni dei pezzi più pregiati della rosa biancoceleste. Quest’ultimo, peraltro, deve ancora essere riscattato per metà dall’Udinese, che chiede non meno di 7 milioni per il suo 50%. Il rischio, in buona sostanza, è quello di una fuga: nessuno vuole venire e tutti vogliono scappare, scrive stamane Il Messaggero. Se nessuno s’accasa a Formello è anche per il tetto salariale, che Lotito non vuole sforare: impossibile competere con i 3,5 milioni che i nerazzurri garantiranno a Hernanes, utopistico cercare campioni e offrirgli stipendi non in linea con le loro potenzialità. Per sostituire il Profeta, considerando anche il guaio di Ederson, Reja si aggrappa con tutte le forze a Stefano Mauri. Anche il capitano è in scadenza e dovrà mettersi al tavolo con la società per rinnovare: un biennale la sua richiesta, dodici mesi in meno sarebbe la proposta della società. Altro giro, altra ruota…
«Lotito non sa gestire la società, è inadeguato e dopo dieci anni il suo ciclo è finito: ora deve vendere la Lazio». Chi parla è Guido Paglia, ex capo della comunicazione e responsabile delle relazioni esterne nella gestione Cragnotti ma soprattutto grande tifoso biancoceleste. La cessione di Hernanes nell’ultimo giorno del mercato invernale ha fatto traboccare il vaso laziale, svuotato appena otto mesi fa grazie allo storico trionfo in Coppa Italia ma prontamente riempito con il deludente mercato della scorsa estate, la discutibile gestione del caso Petkovic e ora l’intempestiva cessione del brasiliano. Guido Paglia non ha dubbi, il colpevole ha un nome e un cognome: Claudio Lotito.
Paglia, Anderson Hernanes ha tradito la Lazio? «Assolutamente no, le sue parole sono chiare: “A Roma posso vincere al massimo la Coppa Italia, io voglio lo scudetto”. E poi in cinque mesi all’Inter guadagnerà quanto in un anno alla Lazio: Lotito doveva intervenire prima, il rinnovo del contratto andava proposto la scorsa estate. Se vuoi costruire un progetto devi fare un sacrificio».
Ma il brasiliano è stato chiaro, voleva andare via. «E Lotito lo sapeva dalla scorsa estate. Subito dopo il trionfo in Coppa Italia Hernanes parlò in modo sincero: non pensava minimamente al rinnovo, già allora immaginava un futuro diverso dalla Lazio: a quel punto Lotito avrebbe dovuto offrirgli una cifra importante oppure venderlo subito. Non si arriva a fine gennaio in questa situazione, non si lascia andar via Hernanes per 20 milioni. E invece ha costretto il brasiliano ad esporsi con quelle dichiarazioni il 31 gennaio».
Perché, come ammesso da Reja, dieci giocatori hanno rifiutato la Lazio? «Quando si ridimensiona un progetto sportivo si ottengono questi risultati. Persino Biabiany dice no alla Lazio, ma stiamo scherzando? E poi i giocatori importanti vogliono andare via, come ha dimostrato Hernanes giocando a corrente alternata negli ultimi mesi. E a fine anno andrà via anche Klose».
Una Lazio senza futuro? «Qui non c’è un progetto, voglio bene a Reja ma non è il tecnico giusto per aprire un nuovo ciclo, lo abbiamo recuperato solo perché siamo disperati. La Roma ha subito reagito, come aveva fatto anche nel 2000, mentre noi abbiamo fatto un passo indietro come il gambero per colpa di Lotito. È convinto di essere il più forte e il più duro, ma non sa gestire la società come dimostrano anche i casi Pandev, Zarate e Ledesma. E oltretutto non vuole investire: ora basta strangolare i sogni dei tifosi, deve vendere il club».
Chi può comprare la Lazio? «Negli ultimi anni almeno tre o quattro persone si sono interessate. Chi? Non posso rivelare i nomi, la società è quotata in borsa. Lotito è un dietrologo in servizio permanente ed effettivo, leggendo le mie parole penserà che dietro a me c’è Cragnotti che vuole riprendersi il club, ma non è così: io sono soltanto un laziale come tanti altri, un tifoso e basta. Ci dimostri che non ci sono compratori, come ripete sempre».
In che modo? «Se per lui la società vale 500 milioni, ce lo dica e usciamo dall’equivoco. Altrimenti, se davvero vuole bene alla Lazio, nomini un advisor, una banca affari e faccia valutare la società: se c’è qualcuno interessato potrà farsi sotto contattando la banca. I compratori ci sarebbero eccome».
Crede che lo farà mai? «Temo di no, Lotito non vende perché usa la Lazio per i suoi interessi e guadagni personali. Vuole tenersi il giocattolo, ma dopo dieci anni il ciclo è chiuso, deve lasciare. A lui piace tanto il latino e allora gli chiedo: quousque tandem, Lotito, abutere patientia nostra? Fin quando vorrà abusare della pazienza dei tifosi laziali?».
Tifosi infuriati, Lotito si difende dopo il flop di una campagna acquisti che ha lasciato l’amaro in bocca ai laziali. Venduto Hernanes, molti si aspettavano un colpo per bilanciare la dolorosa partenza e invece il numero uno biancoceleste ha scelto il profilo basso acquistando solo il portoghese Helder Postiga (che non può nemmeno giocare in Europa League) e il giovane Kakuta, talento inespresso almeno fino ad ora. Incassa i complimenti di Thohir, («Ringrazio Lotito perché ha reso possibile l’acquisto del brasiliano da parte dell’Inter») ma anche le proteste dei tifosi per un mercato che ha indebolito la squadra.
Presidente, che cosa è successo con Hernanes? «La vicenda è complessa e ricca di incontri, sia con il giocatore che con il suo procuratore. Da più di un anno infatti la Lazio ha sostenuto con forza e convinzione la volontà di proporre ad Hernanes di continuare la sua esperienza professionale con la società, che ha sempre creduto nelle sue qualità umane e calcistiche. Non abbiamo avuto mai nessun dubbio nell’offrire al giocatore la possibilità di proseguire con un importante contratto economico e sportivo, che lo avrebbe reso un giocatore leader. Avevamo anche acconsentito all’inserimento di una clausola rescissoria concordata. Nonostante ciò ed un ultimo tentativo dopo la gara di Coppa Italia contro il Napoli, dapprima con il suo agente e poi con lo stesso giocatore, non si è arrivati ad una conclusione positiva. A questo punto costretti dal rifiuto di Hernanes, siamo stati indotti, negli ultimi giorni di mercato, ad accettare l’offerta dell’Inter per evitare di perdere il giocatore a parametro zero. Scelta molto dolorosa sia a livello umano che professionale, ma inevitabile per salvaguardare il bilancio della società».
Perché ha scelto l’Inter? «Penso che la sua decisione sia legata sia ad aspetti familiari che personali, attirato dalla voglia di cimentarsi in una nuova esperienza con una società blasonata come l’Inter».
La sua vendita è stata un successo economico (la Lazio ha ottenuto circa 20 milioni di euro, compresi bonus)?
«Sicuramente sì, avendo ottenuto una notevole plusvalenza, cosa che è accaduta anche con la cessione di Floccari, che rischiava anch’egli di essere perso a parametro zero. Ci tengo a ringraziare sia il ragazzo che il suo agente, per la correttezza dimostrata. La cessione di Sculli, poi, ha consentito alla Lazio di ottenere un risparmio per il mancato esborso del suo stipendio».
C’è un problema nel sistema calcio che dà troppo potere ai giocatori e poco ai club? «Sicuramente sì, ma credo che, come in qualsiasi settore professionale, anche in quello che riguarda i procuratori, ci sono dei comportamenti estremamente negativi che finiscono per condizionare i loro assistiti».
Tornando ad Hernanes, non crede che la Lazio esca ridimensionata? «Non farei questa valutazione. Sicuramente la perdita di Hernanes è, a livello tecnico, significativa, ma sono fortemente convinto che disponiamo di una rosa competitiva con molte soluzioni nei vari reparti. Ritengo poi fondamentale il rientro di Mauri, che può ricoprire il ruolo di Hernanes, come ha già spiegato qualche giorno fa il mister Reja».
E poi?«Abbiamo preso Helder Postiga che ha una grande esperienza internazionale e va a rinforzare l’attacco. Kakuta è un giocatore di grandi promesse e può ricoprire tre ruoli in fase offensiva. In estate, dopo la vittoria in Coppa Italia, abbiamo intrapreso un percorso per il ricambio generazionale, sicuramente complicato ma che consentirà alla società di avere una squadra giovane e competitiva. Dobbiamo permettere ai più giovani di crescere con il sostegno e gli insegnamenti dei giocatori con più anni di esperienza. Su questi concetti anche lo stesso Thohir si è trovato d’accordo, farà lo stesso all’Inter».
I giovani vanno bene, ma quelli arrivati in estate non hanno fornito grandi prestazioni. «Non scherziamo, ho appena spiegato quali sono le condizioni fondamentali per consentire ai giocatori più giovani di crescere. Sta a noi ora metterli in condizione di esprimersi al meglio, senza condizionarli ma dimostrandogli di saperli aspettare».
A questo punto reinvestirà a giugno i soldi della cessione di Hernanes? «Io non compro per far piacere alla piazza, ma solo per perseguire un progetto tecnico serio, sano e competitivo»