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C’era una volta un Re…Cecconi !

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Sono passati 37 anni, quasi una vita, ma rivedendo le foto e il volto sorridente di quell’angelo biondo che sventola ogni domenica in Curva Nord, sembra ieri quando Luciano Re Cecconi è volato via, all’improvviso, in una fredda sera di metà gennaio. Ogni cittadino americano ricorda alla perfezione dove si trovava e che cosa stava facendo l’11 settembre del 2001, quando quei due aerei si sono abbattuti sulle Torri Gemelle a New York; ogni cittadino italiano della mia generazione, si ricorda alla perfezione dove stava il 2 agosto del 1980 quando alle ore 10,25 quella bomba ha devastato la stazione di Bologna. Ci sono episodi nella vita che restano per sempre fissati nella mente, momenti in cui il tempo sembra fermarsi e con lui anche il tuo respiro. Per me, quel giorno è il 18 gennaio del 1977.

Sono appena tornato a casa dagli allenamenti e aspetto di andare a cena. Sono contento, perché quel pomeriggio ho fatto un salto a Tor di Quinto e ho visto Luciano Re Cecconi giocare tutta la partitella. “A Cesena gioca” ci siamo detti tra amici, felici, con in tasca già la prenotazione per quella trasferta in programma il 30 gennaio. “Cecco” è reduce da un brutto infortunio rimediato il 24 ottobre all’Olimpico contro il Bologna. Un infortunio che a detta di Renato Ziaco (che ama esagerare sui tempi di recupero, per poi far passare come miracolosi i rientri in campo a tempo di record dei suoi ragazzi), doveva tenerlo fuori almeno fino a marzo. A metà gennaio, invece, “Cecco” è già pronto, in forma e con il sorriso sulle labbra. Il sorriso di chi torna alla vita. Ad un certo punto, a casa arriva una telefonata. Sento mio padre che risponde, poi dice: “Ma sei sicuro?” poi il silenzio. Vedo la porta che si spalanca e dietro compare mio padre a testa bassa, con gli occhi gonfi e mi sussurra: “Stefano, è successa una brutta cosa, hanno sparato a Re Cecconi”.

E’ l’alba degli Anni di Piombo, Roma è una città in cui si spara tutti i giorni, ma a cadere sono ragazzi di destra e di sinistra, poliziotti, carabinieri, non “eroi invincibili”. Perché ai miei occhi, Luciano Re Cecconi è come il “Mitico Thor” dei fumetti della Marvel, il biondo vichingo “Dio deltuono” creato dal genio di Jack Kirby e Stan Lee. Si può ferire, ma poi si rialza sempre e vince. Quella sera, invece, Luciano Re Cecconi è rimasto a terra, non si è rialzato più. E con lui, è morta una buona parte del ragazzo spensierato che c’è in me. Ricordo quei minuti di speranza davanti al televisore, a pregare che non fosse nulla di grave, poi, proprio quando stanno per andare i titoli di coda, l’annuncio: “Luciano Re Cecconi è morto”. E sento quella fitta dentro, impossibile da dimenticare.

Il giorno dopo a Roma il cielo è nero e piove. Scuola è a 400 metri da casa, ma quel giorno il tragitto sembra lungo come quello di una maratona. Le gambe pesanti come il cuore e nella testa quelle parole: “Luciano Re Cecconi è morto”, la stessa frase sparata sulle locandine dell’edicola di piazza Gentile da Fabriano a metà strada tra casa e scuola. Quel giorno ho compito in classe di italiano e il tema di cronaca è: “Luciano Recconi, pensieri e riflessioni su una morte assurda”.Scrivo più di sei pagine protocollo fitte, fitte, di getto, trasferisco con l’inchiostro in quelle righe tutto il mio dolore per la perdita del mio idolo d’infanzia. Scrivo forse il più bel tema della mia vita, prendo 9. Avrei preferito prendere 8, come il suo numero di maglia.

In quella stagione maledetta, Luciano Re Cecconi si è infortunato il 24 ottobre, all’Olimpico, al 20’ minuto della sfida stravinta con il Bologna. Quella, resta l’ultima delle sue 109 partite di campionato giocate con la maglia della Lazio. L’ultima partita di una carriera che gli ha regalato la gioia di uno scudetto che lo ha reso immortale e l’esordio con la maglia azzurra, il 28 settembre del 1974 a Zagabria contro la Jugoslavia. L’ultima partita del RE, per dirla come Carlo D’Amicis nel suo splendido libro “Ho visto un re”, dedicato a “Cecco”. Ma sulla strana storia di quel cognome è Franco Melli a fare chiarezza, in un’intervista che mi è rimasta impressa:

“Quel Re davanti al mio cognome, è un regalo del re. Vittorio Emanuele II° passò per Busto Arsizio e per Nerviano e gradì la buona cucina, l’accoglienza ricevuta. Allora volle beneficiare la gente delle nostre campagna lombarde con un dono simbolico ma indelebile. Così, i Cecconi diventarono pomposamente Re Cecconi, i David Re David, in base al riconoscimento stampato. Il regalo di Vittorio Emanuele II°, trasmesso di generazione in generazione, l’ho accolto con orgoglio. E’ una ricchezza che il mondo non potrà mai portarmi via. Ho il cognome ornato. E suona bene”.

Quel Re non glielo porta via nessuno, quel sorriso che riempiva il cuore, glielo hanno portato via il 18 gennaio, in circostanze mai del tutto chiarite. Dopo mesi passati ad allenarsi in solitudine al Flaminio, dopo aver versato le lacrime che può versare un figlio per un padre il giorno della morte di Tommaso Maestrelli, quel martedì 18 gennaio del 1977 “Cecco” ha giocato per intero la partitella di allenamento, affondando i contrasti per provare la resistenza del ginocchio. Felice per non aver sentito nessun dolore, prima di lasciare il campo, incrociando Renato Ziaco, il medico della Lazio, gli dice sorridendo: “Va bene dottore, il ginocchio è a posto, non ho sentito nessun dolore, sono pronto. Domenica a Cesena gioco e lascio tutti a bocca aperta”.

“Cecco”, felice, lascia il campo di Tor di Quinto in compagnia di Pietro Ghedin e Renzo Rossi. I tre incrociano Renzo Garlaschelli e lo invitano ad unirsi a loro per una serata a cena fuori, per festeggiare. Ma Renzo ha altri impegni, ringrazia e va via, seguito poco dopo anche dall’altro Renzo, Rossi. Re Cecconi e Ghedin, rimasti da soli, vanno da un loro amico comune, Giorgio Fraticcioli, per fare due chiacchiere e tirare fino all’ora di cena. Fraticcioli, proprietario di una profumeria, li invita ad accompagnarlo da un cliente a cui deve consegnare dei flaconi in una gioielleria di via Nitti, al Fleming, il quartiere dove abitano quasi tutti i giocatori della Lazio, situato sulla collina che domina dall’alto il campo di allenamento di Tor di Quinto.

I tre entrano poco prima dell’orario di chiusura, intorno alle 19,30. Luciano, abituato a fare scherzi, ne suggerisce uno a Fraticcioli e a Ghedin. Uno scherzo che, in una Roma sconvolta da rapimenti, rapine, sparatorie a colpi di P38 tra forze dell’ordine ed estremisti di destra e di sinistra, purtroppo gli sarà fatale.

Fraticcioli e Ghedin entrano per primi, Re Cecconi alle loro spalle e con il bavero del cappotto alzato esclama: “Fermi tutti questa è una rapina”Il gioielliere, Bruno Tabocchini, già vittima in quel periodo di un paio di rapine, agisce di riflesso e scambiando Re Cecconi per un vero rapinatore quasi senza guardare estrae la pistola che tiene sotto il bancone del negozio e spara.

Re Cecconi, colpito in pieno petto, con il volto pietrificato dallo stupore e dal dolore cade mormorando: “Era uno scherzo, era solo uno scherzo”. Ghedin fa appena in tempo ad alzare le mani e farsi riconoscere. Poi si gira verso il compagno dicendogli di alzarsi che lo scherzo è terminato, ma si accorge che dal torace di Re Cecconi esce sangue a fiotti. Il proiettile, infatti, ha reciso in modo letale l’aorta. Udendo lo sparo e le grida, i clienti del bar d’angolo che dà su via Flaminia escono di corsa, qualcuno ferma una pattuglia della polizia che, a sirene spiegate, porta “Cecco” al San Giacomo dove arriva ormai in fin di vita. Mezz’ora dopo quello sparo, alle 20 circa, Luciano Re Cecconi muore, a 28 anni appena compiuti, facendo sprofondare nel dramma la sua famiglia, l’ambiente laziale e tutto il mondo del calcio. La notizia a Roma si sparge in pochi minuti, con un invisibile telefono senza fili. Tutti si preoccupano di proteggere la moglie di “Cecco”, Cesarina, ma anche i figli: Stefano, di due anni e Francesca, nata da pochi mesi. In ospedale arrivano Lenzini e Pulici, poi alla spicciolata gli altri compagni, tutti pietrificati dal dolore. Ghedin, è sotto shock e riesce a malapena a rilasciare una deposizione ai magistrati incaricati dell’inchiesta. Questa è la versione ufficiale, ma a distanza di 26 anni restano ancora tanti lati oscuri in questa vicenda.

A meno di 50 giorni dall’addio a Tommaso Maestrelli, Roma si ferma nuovamente per dare l’ultimo saluto ad un altro dei protagonisti dello scudetto. Al funerale, celebrato nella basilica di San Pietro e Paolo, è presente una folla immensa e silenziosa. Il silenzio si rompe solo quando la bara di Luciano Re Cecconi viene portata a spalla dai compagni dentro la basilica. In prima fila c’è Giorgio Chinaglia, il grande rivale di “Cecco”, che vive a New York, ma che appena appresa la notizia della morte dell’ex compagno ha preso il primo volo diretto a Roma. Processato per direttissima, Tabocchini viene assolto dall’accusa di “eccesso colposo di legittima difesa”, poiché secondo i giudici ha sparato per “legittima difesa putativa”. Quella sentenza scatena un accesissimo dibattito, commentato così sulle pagine de Il Corriere dello Sport dall’allora direttore Giorgio Tosatti.

“La morte di Re Cecconi rappresenta un dramma cui nessuno può sentirsi estraneo: è la folgorante testimonianza della nevrosi nella quale viviamo. Di queste nevrosi si trovano prove anche nei commenti della tragedia: il cinismo si sostituisce alla pietà, la riprovazione per la stupidità dello scherzo è superiore allo sdegno per il modo in cui è stata stroncata la vita di un uomo”.

Il 30 gennaio, a Cesena, si ripete la scena straziante vissuta un mese e mezzo prima a San Siro, con i giocatori della Lazio con il lutto al braccio che sembrano quasi pietrificati dal dolore, con i tifosi che sugli spalti piangono, con quel minuto di raccoglimento in cui l’unico rumore è dato dalle note strazianti di una tromba che intona Il silenzio.

La salma di “Cecco”, viene portata al cimitero di Nerviano, dove a distanza di più di 30 anni dalla sua morte è ancora meta costante di pellegrinaggio da parte di tanti, tantissimi tifosi laziali che non hanno dimenticato quell’angelo biondo e le sue imprese sul campo verde. E quando si ferma nel silenzio di quel piccolo cimitero per rendere omaggio al campione, chiudendo gli occhi possono rivedere le immagini di quel Lazio-Milan del 30 dicembre e risentire il boato di quel gol segnato da “Cecco” allo scadere. Un boato interminabile, secondo per intensità solo a quello del gol di Fiorini.

STEFANO GRECO



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Il trauma di Nesta :” Quando fui costretto ad andare al Milan…”

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NESTA

Dal rifiuto alla ROMA al trasferimento last minute al MILAN. Passando per il fallo a GASCOIGNE in allenamento ai trionfi con la maglia biancoceleste. Alessandro NESTA ha parlato del suo passato da calciatore biancoceleste in un’intervista al portale thehardtackle.com. Ecco le sue parole:



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Il ct Loew minaccia Klose :” Se non sei in forma, niente Mondiale “

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Riscaldamento con la Germania
Riscaldamento con la Germania
Riscaldamento con la Germania

Giugno è vicino, il Mondiale in Brasile anche. I ct di ogni Nazionale iniziano a fare la conta dei convocati. In Germania Loew sembra avere qualche dubbio in attacco, dove fino a qualche mese fa erano sicuri del posto Miro Klose e Mario Gomez.Occhio allora all’attaccante del Bayer Leverkusen, Stefan Kiessling: “Al ragazzo in precedenza avevo detto che per il Mondiale volevo puntare su Miroslav Klose e Mario Gomez, ma se uno di questi due non fosse in uno stato di forma consono sono pronto a cambiare i miei piani” –questo le parole dell’allenatore della Germania riportate dalla rivista Suddeutsche Zeitung Magazin. Ci sarà tempo per parlarne domenica e lunedì prossimo, quando la squadra si riunirà a Monaco di Baviera per registrare alcuni spot in vista della prossima Coppa del Mondo: Non vedo l’ora di rivederli tutti dopo questa lunga pausa, parlerò con ognuno di loro. Ci vogliamo preparare bene e fare gruppo, la competizione sarà troppo importante per noi” – le parole sempre di Low a DFB.de – “Ringrazio i club per le autorizzazioni ai giocatori, non è obbligatorio venire e non fa parte del regolamento FIFA. Sono i giocatori che in base ai propri impegni scelgono se venire o meno”Tra i convocati compare anche Miro Klose. Possibile un suo arrivo in Baviera dopo la partita con l’Udinese, vista anche la distanza abbastanza breve tra la cittadina friulana e Monaco.



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L’Inter prova a intromettersi su Djordjevic

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djordjevicInserimento a sorpresa: l’Inter cerca Filip Djordjevic, puntando allo sgambetto alla Lazio. Perché la punta del Nantes, esplosa in questa stagione in Ligue 1, è un Nazionale serbo che fa gola a tutti: assistito da Alessandro Lucci, secondo quanto raccolto daTuttomercatoweb.com nella fitta agenda degli incontri milanesi del procuratore anche di Vucinic e di Cuadrado, c’è adesso un incontro con l’Inter. Lucci sta incontrando il direttore sportivo nerazzurro, Piero Ausilio, che ha espresso la volontà del club di Thohir di puntare su Djordjevic… Da subito, come raccolto in anteprima dalla nostra redazione, non per gennaio, visto che l’Inter ha un posto da extracomunitario. Accelerata in corso, ore decisive. Lucci e Ausilio ne stanno parlando…

TMW



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In 10 anni di Lotito il mercato di Gennaio è stato sempre un disastro

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lotito-soldiNel 2004 Claudio Lotito diventata il patron della Lazio. In estate, acquistando una valanga di giocatori a poco prezzo e nel giro di 48 ore, offrendo contratti a qualunque svincolato si potesse muovere senza telefonare alle rispettive compagne ché il tempo stringeva. Così si è creata la maxi rosa dei capitolini, costretti poi a dovere sfoltire per parecchie sessioni di mercato i danni di quella prima vera finestra trasferimenti del nuovo presidente. Una difficoltà poi resa sul campo, perché quella Lazio si salvò solamente grazie a due pareggi nelle ultime due giornate, uno dei quali contro la Fiorentina. Una partita tristemente nota per il salvataggio – una vera e propria parata, alla Buffon – di Zauri poi non ravvisata dall’arbitro.Quello che però, a parte la storia della formazione biancoceleste, davvero risalta è il comportamento della Lazio nelle sessioni di mercato invernali. Dieci anni – e nove sessioni – in cui si sono alternati giocatori dall’alterno curriculum e dalle altrettanto oscillanti prestazioni. In negativo, molto spesso.

Nel 2005 fu Fabio Bazzani il prescelto, in uno scambio con Simone Inzaghi, e rimase solamente sei mesi. Quindici presenze, tre gol, ma poi l’epurazione colpì tutti (i colpibili, quelli con contratto lungo rimasero) e pure Bazzani.

Nel 2006 doppio colpo di altissimo livello. Guilherme Siqueira e Samir Handanovic. Il primo ora gioca nel Benfica, il secondo nell’Inter, ma ai tempi solo una presenza in due con la maglia biancoceleste. Per tacere di Massimo Bonanni, lui sì più utilizzato ma spedito alla Sampdoria dopo sei mesi.

Nel 2007 è il turno di Luis Antonio Jimenez, prigioniero della Ternana, che a fine stagione conterà pochissime presenze (anche a causa di un infortunio) e pure pochi gol. Solamente due. Reti che avrebbero dovuto essere garantite da Rolando Bianchi a gennaio 2008, quando torna per un milione di prestito oneroso e undici di riscatto. Ovviamente finirà al Torino senza lasciare troppo il segno nella Capitale. Sempre nel 2008 arrivano due difensori: uno è Rozenhal, che verrà ceduto in estate, e l’altro è Radu. Primo vero e proprio colpo che si è rivelato azzeccato, nonostante i tanti infortuni che ne minano la condizione ogni anno.

Nel 2009 non arriva nessuno, ma nel 2010 c’è la vera svolta. Un giocatore che si distingue subito come Giuseppe Biava – ma la Lazio è molto povera tecnicamente, forse la peggiore degli ultimi anni – un altro che va così così come Floccari, il terzo che, come un diesel, migliora solo alla fine della stagione come André Dias. Da segnalare anche l’approdo di Hitzlsperger, pure se nessuno se lo ricorda. Meteora bella e buona.

Nel 2011 è il turno di Sculli, non proprio un affarone, mentre è nel 2012 che si tocca l’apice con l’arrivo di Candreva, dopo due o tre stagioni davvero da dimenticare dove aveva vestito anche le maglie di Parma e Juventus. Di Alfaro, invece, meglio non parlarne.

Nel 2013 arrivano Pereirinha, il quale potrebbe fare la fine dei carneadi del 2004 (tutti in rosa fino a scadenza contrattuale), e Saha, francese che il campo lo vedrà quasi esclusivamente dalla panchina. Un gennaio amaro, quasi sempre, insomma. Anche perché negli anni saltano vari acquisti. Da Roque Santa Cruz a Honda. Da Felipe Anderson a Eguren. Passando per Miranda e Golasa. E c’è da dire che quest’ultimo non abbia fatto proprio una grande carriera.

(Tmw)

Cittaceleste.it



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Bruno Giordano:” Stadio vuoto per contestare Lotito!”

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lazio atalanta

bruno-giordano
Bruno Giordano parla della situazione in casa Lazio tra presidenza e tifosi:
“Lasciare lo stadio vuoto sarebbe il colpo di grazia per Lotito”, sono le parole di Bruno Giordano, allenatore dell’Ascoli ed ex centravanti biancoceleste, ai microfoni di Radio Manà Sport: “Non ho mai visto un presidente di calcio abbandonare la propria squadra con lo stadio pieno o quasi anche se in contestazione. L’unico modo a disposizione per la tifoseria laziale per far cadere l’attuale gestione di Lotito è lasciare completamente l’Olimpico vuoto per almeno due mesi”. Parole forti quelle di Giordano, bandiera della Lazio anni ’80: “Ad Ascoli, piazza storica dalla tifoseria calda e numerosa, dopo 19 anni la precedente proprietà ha abdicato scontrandosi con la desolazione provocata dagli spalti perennemente vuoti volutamente lasciati tali dai sostenitori bianconeri, i quali si son fatti trovare pronti ritornando ad occupare le tribune nel momento in cui si son sentiti liberi da chi non riconoscevano come loro presidente. Ogni domenica al Del Duca dalla panchina è un colpo d’occhio bellissimo osservare la curva gremita”.
Giordano parla poi del cambio sulla panchina biancoceleste: “Reja? Ha ottenuto solo risultati ma non ha portato la svolta nella qualità delle prestazioni e del gioco. Con Il Parma in Coppa Italia è stato graziato dai giocatori emiliani che hanno fallito diverse ghiotte occasioni da gol. E’ stata la Lazio peggiore della sua seppur breve nuova conduzione tecnica. I quarti di finale contro il Napoli? Gara secca difficile ma non impossibile. Reja deve capire che nelle Coppe bisogna schierare i titolari perchè Benitez come dimostra la sua carriera in queste competizioni non perdona. Inoltre, la Lazio ha il dovere di puntare alla Coppa Italia e più avanti all’Europa League perchè sono i percorsi più brevi per arrivare ad un eventuale successo. Il campionato? Oramai compromesso”.
FOnte CdS



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Per Quagliarella la Juventus chiede almeno 7 milioni

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quagliarella1Il nome di Quagliarella continua a circolare. La Lazio attende fiduciosa alla finestra, qualora si dovesse sbloccare qualcosa in uscita è pronta a sferrare il colpo. Per fare chiarezza sull’attaccante napolenato, l’agente Giuseppe Bozzo ha dichiarato a Tuttosport: “Sento spesso Marotta: non c’è l’intenzione da parte della Juventus di cedere Quagliarella, nè da parte di Quagliarella di lasciare la Juventus” – la frasi che suonano un pò di circostanza del procuratore. Che poi continua: “Certo, ci sono molti club interessati, ma la valutazione del giocatore data dalla Juventus, di circa 7/8 milioni, allontana molti di questi. E’ una cifra importante, anche in rapporto alla scadenza contrattuale (giugno 2015, ndr). Si trova bene, si fa sempre trovare pronto, dà il suo contributo, a volte molto concreto, quando scende in campo, ha la stima di Conte e adesso punta molto sull’Europa League per trovare un po’ più di spazio. Insomma ci sono tutti i presupposti perché finisca la stagione alla Juventus”.



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Klose è in lizza per il Golden Foot 2014

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germania-austria-KLOSESono stati pubblicati i nominativi dei trenta candidati al Golden Foot 2014. Il premio dedicato a calciatori di almeno 28 anni che abbiano avuto una sontuosa carriera viene assegnato da una giuria di 50 media partner. Nella categoria Football Legends vengono premiati calciatori che abbiano segnato la storia del calcio, mentre il Best Player of the Year è decretato tramite un sondaggio sul sito ufficiale del trofeo. Le nomination dei 10 candidati più votati verranno annunciate, ovviamente, in un secondo momento, e la premiazione si terrà in ottobre a Montecarlo. Sarà il Principe Alberto II di Monaco a consegnare i riconoscimenti. Sia il Miglior Calciatore dell’Anno che le tre o quattro Leggende del Calcio che riceveranno i rispettivi titoli potranno quindi lasciare le loro impronte colate nel bronzo sulla ‘Champions Promenade’, situata sul lungomare del Principato di Monaco. Di seguito le candidature di quest’anno:

Xabi Alonso (Real Madrid, Spagna), Hamit Altintop (Galatasaray, Turchia), Nandine Angerer (Brisbane Roar, Germania), Gigi Buffon (Juventus, Italia), Iker Casillas (Real Madrid, Spagna), Petr Cech (Chelsea, Repubblica Ceca), Giorgio Chiellini (Juventus, Italia), Dario Conca (Guangzhou, Argentina), Daniele De Rossi (roma, Italia), Radamel Falcao (Monaco, Colombia), Steven Gerrard (Liverpool, Inghilterra), Thierry Henry (NY Red Bulls, Francia), Andres Iniesta (Barcellona, Spagna), Miroslav Klose (Lazio, Germania), Vincent Kompany (Manchester City, Belgio), Marta (Tyreso, Brasile), Manuel Neuer (Bayern Monaco, Germania), Andrea Pirlo (Juventus, Italia), Franck Ribery (Bayern Monaco, Francia), Arjen Robben (Bayern Monaco, Olanda), Cristiano Ronaldo (Real Madrid, Portogallo), Wayne Rooney (Manchester United, Inghilterra), Lotta Schelin (Lione, Svezia), Thiago Silva (PSG, Brasile), Cristine Sinclair (Porland Thorns, Canada), Fernando Torres (Chelsea, Spagna), Yaya Touré (Manchester City, Costa d’Avorio), Robin van Persie (Manchester United, Olanda), Abby Wambach (Western New York, Stati Uniti).

CALCIOMERCATO.COM



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Previsto l’arrivo dell’agente d’Hernanes a Roma

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hernanes3Hernanes rimarrà alla Lazio? Non è ancora lecito saperlo, il suo futuro nella Città Eterna è ancora avvolto dalle nubi. Che si fanno ancor più minacciose visto l’imminente arrivo in Italia dell’agente del brasiliano.Come riportato nell’edizione odierna de La RepubblicaJoseph Lee sbarcherà nel Bel Paese in questo fine settimana (al massimo all’inizio della prossima), dopodiché farà visita a Lotito e presenterà le offerte per l’ex San Paolo. In coda ci sono Tottenham, Arsenal, Atletico Madrid, Milan e Inter. Le due milanesi hanno già chiesto informazioni alla dirigenza biancoceleste: i rossoneri offrono Cristante come contropartita, mentre il club di Thohir mette sul piatto il cartellino di Andreolli e la comproprietà di Icardi. In entrambi i casi la risposta è stata negativa, il patron biancoceleste per cedere il suo gioiello vuole soldi, null’altro. Per questo Lotito spera che tra le offerte presentate da Lee, almeno una tocchi quota 17 milioni. In quel caso il centrocampista verdeoro potrebbe salutare Reja e trasferirsi altrove.

LALAZIOSIAMONOI



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Hernanes ha detto si all’Inter?

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HERNANES
L’edizione odierna del CdS mette come titolone in casa Lazio, il “si di Hernanes” all’Inter.
Titolo messo li per sentito dire, titolo che forse è vero o forse è falso. Stando alla testata sportiva, i manager di Hernanes avrebbero aperto le porte neroazzurre per il profeta che, sempre secondo al CdS, dovrebbe avere uno stipendio di 3milioni a stagione. Trattativa però tutta giornalistica visto che non è stata ancora fatta un’offerta ufficiale in quanto Thoir ha necessità di fare cassa e vendere Guarin. Nelle pseudo-contropartite tecniche furono nominati Botta e Belfodil che difficilmente potranno interessare alla dirigenza biancoceleste. Ricordiamo inoltre che Hernanes, secondo Lotito and company, vale 20 milioni di euro.
Seguiranno aggiornamenti su questo calciomercato deprimenti.
honil888 per Since1900



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Djordjevic verrà alla Lazio, ma a Giugno…

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djordjevic

Djordjevic-Lazio, ci siamo, la fumata bianca è ormai a un passo.L’attaccante della nazionale serba si svincolerà dal Nantes in estate e diventerà un giocatore della Lazio. Nato a Belgrado, classe 1987, Filip è stato corteggiato, inseguito, nei prossimi giorni firmerà un quinquennale e raccoglierà -con molta probabilità- l’eredità di Klose. Secondo quanto riferito da SkySport, Djordjevic (che stasera ha segnato due gol contro il Nizza in Coppa di Francia) ha sciolto ogni dubbio e ha deciso di sposare il progetto Lazio dopo cinque anni con la maglia del Nantes e 57 gol realizzati. Il club biancoceleste ha battuto la concorrenza di Hull City, Olympique Marsiglia, Bayer Leverkusen e altri club anche italiani. Djordjevic-Lazio, questo matrimonio s’ha da fare.

LALAZIOSIAMONOI



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Le Milanesi su Hernanes

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HERNANES
Son più giorni che trapelano voci su un possibile interessamento delle due squadre di Milano per Hernanes. Stando al corriere dello sport, Seedorf, appena arrivato sulla panchina rossonera, vorrebbe fortemente il brasiliano.
Sempre secondo la stessa testata, l’Inter sarebbe un po’ più avanti rispetto ai cugini ed avrebbero già pronta un offerta per aggiudicarselo. Lotito vuole 20 milioni, quindi Thoir, vorrebbe vendere Ranocchia e Guarin per fare cassa. A quanto si legge però, Lotito non riceverebbe solo soldi ma anche contropartite tecniche: Botta e Belfodil.



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Per il rotto della cuffia !

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COPPA ITALIA PEREAPerea trascina la Lazio, ma quanta fatica per battere il Parma. La squadra di Reja supera i gialloblù 2-1 qualificandosi per i quarti di finale della Coppa Italia grazie alla doppietta del giovane colombiano. Il gol vittoria al 91’ regala ai biancocelesti la sfida del 29 gennaio contro la vincente di Napoli-Atalanta. Dopo i quattro punti in due gare di campionato, quindi, la cura Reja funziona anche in coppa mentre la squadra di Donadoni può recriminare per le numerose occasioni sprecate nel secondo tempo.

APRE… – Insieme a Ederson, Reja schiera in avanti il baby trio FelipeAnderson-Keita-Perea. A proteggere la difesa Onazi e Biglia, mentre Ciani-Novaretti è la coppia centrale di difesa. Donadoni risponde rilanciando dal 1’ Cassano, supportato in avanti da Biabiany e Sansone. Un 4-3-3 equilibrato, che però va in difficoltà sulle folate offensive dei biancocelesti. Nei primi 20’, infatti, la Lazio costruisce tre nitide palle gol non riesce a sfruttare. Al 2’ Radu di testa sfiora il palo di pochi centimetri. Al 16’ è la volta di Keita, servito ottimamente da Onazi, che spreca tirando alto davanti a Bajza. Poco dopo il portiere gialloblù para senza problemi un colpo di testa ravvicinato di Perea. L’attaccante biancoceleste ci riprova al 25’ e questa volta gli va bene. Su una conclusione insidiosa di Felipe Anderson, il portiere slovacco respinge male regalando a Perea la palla dell’1-0. Il Parma prova a reagire con Cassano, ma il tiro a giro di destro della stella gialloblù finisce a lato. Più grande l’occasione che capita sul piede di Parolo poco dopo, ma Berisha è molto bravo nel tuffarsi e deviare in angolo. La Lazio si fa più timida e al 43’ cade. Cross dalla destra, Biabiany controlla in area indisturbato e fa 1-1.

…E CHIUDE PEREA – In avvio di ripresa la Lazio non riesce a ritrovarsi. Allungata nelle distanze tra reparti e lenta in mezzo al campo, la squadra di Reja si trova in difficoltà e dopo un tentativo di Onazi parato da Bajza, il Parma si fa pericoloso. Al 4’ giocata da applausi di Cassano che offre a Gargano un assist perfetto. Il piatto dell’ex Napoli, però, è completamente sbagliato. Il tecnico biancoceleste è preoccupato e cambia. Fuori Radu, dentro Cavanda. Poco dopo arriva il turno di Candreva al posto di Ederson. Donadoni risponde inserendo Palladino per Biabiany. La Lazio continua a sbandare in difesa e al 24’ Sansone spreca un’occasione incredibile appoggiando a Berisha con la porta completamente vuota. Novaretti è in grande difficoltà e al suo posto entra Dias. I supplementari sembrano ormai cosa certa, ma al 46’ Perea spunta in area gialloblù e batte Bajza regalando alla Lazio il passaggio ai quarti.

CORRIEREDELLOSPORT.IT



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In Brasile annunciano l’arrivo di un emissario della Lazio per Tardelli

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tardelliNei giorni scorsi, tra i vari nomi di attaccanti accostati alla Lazio c’era anche quello di Diego Tardelli, centravanti 28enne in forza all’Atletico Mineiro. Tardelli, dotato di una buona tecnica e grande rapidità, è una prima punta ma può giocare anche come seconda. Dal Brasile arrivano conferme sull’interessamento della Lazio: anzi, c’è chi assicura che la trattativa sarebbe ormai in dirittura d’arrivo. Il portale blogdotigraofutebol.it, ad esempio, rivela che in Brasile sarebbe in arrivo un emissario della società biancoceleste, pronto a mettere nero su bianco l’accordo di massima che satebbe già stato raggiunto tra i due club per l’attaccante. 

LAZIALITA’



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Floccari e il Bologna sono d’accordo, ma Lotito chiede troppi soldi

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floccariL’affare forse si chiude“. L’affare in questione è il discorso cessione diSergio Floccari al Bologna, le parole sono dell’agente Claudio Vigorelli, raccolte da Calciomercato.com. La trattativa tra il club emiliano e la Lazio è conclamata, nonostante le smentite della dirigenza rossoblù.“Non abbiamo avuto nessun colloquio”, aveva rivelato ieri ai nostri microfoni il dg Zanzi. Nel pomeriggio invece era uscita allo scoperto una prima offerta di 800 mila euro. Ritenuta bassa da Lotito: il patron parte da ua base di almeno 2,5 milioni. Tanti, per un classe ’81 in scadenza di contratto. Da questo punto di vista il presidente biancoceleste ha spesso tenuto rinunciato ad abbassare le pretese. Ma davanti alla possibilità di monetizzare la partenza del calabrese – e di fronte alla volontà del giocatore di giocare con continuità -, potrebbe rivedere al ribasso la propria richiesta.

LALAZIOSIAMONOI



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Lazio-Parma Spazio ai giovani

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KEITA
In queste ultime ore stanno trapelando dai vari siti la probabile formazione anti-Parma.
Come si legge anche su Lazionews, mr Reja rompe il tabù dei “veterani” in campo ed inserisce 4 Giovani in campo.
Preoccupa anche la difesa nella quale dovrebbero giocare Radu, Novaretti,Ciani e Konko.
Lazio (4-2-3-1): 1 Berisha; 29 Konko, 85 Novaretti, 2 Ciani, 26 Radu; 24 Ledesma, 23 Onazi; 7 F.Anderson, 10 Ederson, 14 Keita; 34 Perea.
A disp.: 95 Strakosha, 55 Guerrieri, 20 Biava, 3 Dias, 28 Vinìcius, 17 Pereirinha, 5 Biglia, 15 Gonzalez, 4 Crecco, 8 Hernanes, 11 Klose, 99 Floccari.
Squalificati: Mauri
Indisponibili: Marchetti (Distrazione muscolare al retto femorale della coscia destra), Cana (Trauma distorsivo al ginocchio destro)
Il Parma risponde con un 4-3-3
Parma (4-3-3): 83 Mirante; 2 Cassani, 23 Mendes, 29 Paletta, 18 Gobbi; 30 Acquah, 5 Gargano, 16 Parolo; 21 Sansone, 11 Amauri, 99 Cassano
A disp.: 91 Bajza, 43 Coric, 3 Mesbah, 87 Rosi, 19 Felipe, 6 Lucarelli, 25 Kone’, 32 Marchionni, 8 Galloppa, 24 Munari, 28 Benaloune, 17 Palladino, 7 Biabiany. All.: Donadoni.Squalificati: Nessuno
Indisponibili: Pavarini (Lombasciatalgia acuta), Okaka (Sindrome influenzale), ObiArbitro: Gervasoni di Mantova
Assistenti: Stallone e Preti. Quarto Uomo: Tagliavento.



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Schelotto si propone :” Lazio mi vuole, è una piazza importante “

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SCHELOTTOOggi esce il sito di Ezequel Matias Schelotto, il giocatore del Sassuolo avrà dunque una piattaforma tutta sua dove esprimersi. Oggi era a Sky Sport 24 per presentarlo e uno spettatore ha twittato una domanda su un feeling possibile con la Lazio, che a livello di calciomercato sarebbe interessata a El Galgo. Queste le parole di Schelotto:La Lazio mi ha cercato varie volte, è una piazza molto importante e in questo momento io non sto giocando tantissimo; vorrei giocare titolare anche se ho un gran feeling con Di Francesco. Inter? Mi mandano tutti grandi messaggi d’affetto e mi piacerebbe tornare a vestire la maglia nerazzurra”.

LAZIONEWS24



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Klose indeciso:” Non so se resto”

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KLOSE
Miro Klose è indeciso sul suo futuro. A Giugno diventerà uno svincolato e i suoi dubbi aumentano col passare dei giorni. Sul corriere dello sport viene riportata una sua dichiarazione.
«Sarò svincolato dalla Lazio in estate, poi vedremo cosa succederà».
«Posso immaginare molte opzioni – spiega al giornale Die Welt – rinnovare alla Lazio o andare da qualche altra parte. Valutare dove e per quanto tempo potrò giocare è una decisione importante, da prendere insieme alla mia famiglia. Sono felice di poter ancora giocare a calcio e ho cercato di andare avanti il più possibile con il ritmo giusto. Il bello è che alla fine diventa un lavoro di routine per tutti, ma fino ad ora non è stato così per me. L’Europa League? Sarà difficile. Potremo capirlo solo una volta che saremo in grado di dare continuità alle prestazioni e ai risultati, abbiamo lasciato troppi punti negli scorsi mesi».
Fonte CdS



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Anche la Salernitana ha i conti in rosso

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lotito-soldiGranata in rosso. è costata cara alla società di Lotito e Mezzaroma la stagione del ritorno in Prima Divisione Lega Pro. Lo si evince spulciando il bilancio della Us Salernitana 1919, che ripercorre passo dopo passo la gestione economica del club dal primo luglio 2012 al 30 giugno 2013. Il “buco” è di quasi un milione e mezzo di euro (1.435.417), figlio della differenza tra ricavi per 3.247.279 euro e 4.682.696 euro di uscite.

Le principali fonti d’introito per la Salernitana restano due: gli incassi delle gare interne, che hanno fruttato 927.141 euro (cifra più che raddoppiata rispetto alla serie D, quando il botteghino aveva fruttato 435.025 euro) e i proventi pubblicitari. Quest’ultima voce ha portato nelle casse sociali ben 1.630.903 euro, principalmente per l’aumento delle entrate rivenienti dal contratto con la correlata Ss Lazio Marketing & Communication Spa. In favore della società granata sono arrivati poi 340mila euro di sponsorizzazioni (+68% rispetto all’anno precedente), 276.775 euro di contributi in esercizio, 24.835 euro dalla Lega Pro per i diritti televisivi, 2.675 di proventi vari, 958 euro di plusvalenza da cessione dei diritti pluriennali alla prestazioni dei calciatori e 29mila euro di proventi da gestione calciatori (quelli corrisposti dalla Lazio per la valorizzazione di Ricci). Sommando ogni singola cifra con “altre voci” da 14.991 euro, si ha il totale del valore della produzione della Salernitana: 3.247.279 euro (al 30 giugno 2012, dopo la vittoria in serie D, era di 1.425.313). Sin qui le entrate.

Più corposa la tabella dei “costi della produzione”. Per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci (nella tabella si spazia tra i 277.840 euro per costi di vitto, alloggio e locomozione e i 143.140 per il servizio biglietteria e controllo ingressi) la società granata spende 775.741 euro. È specificato che l’amministratore unico (che è Luciano Corradi) e il collegio sindacale (di cui è presidente Ulderico Granata, con i sindaci Stefano Di Natale e Massimiliano Troiani) hanno rinunciato a percepire compensi. A pesare più di tutte, ovviamente, è la voce salari e stipendi: la Salernitana, per vincere il campionato di Seconda Divisione, ha pagato 2.446.492 euro d’ingaggi (da segnalare 1.871.000 euro per i calciatori, 377mila euro per lo staff tecnico e 91mila euro di premi) più 805.440 euro di oneri sociali, 11.543 per trattamento fine rapporto e 259.828 di altri costi. Ed è qui il “buco” rispetto alla precedente annata tra i dilettanti, quando il totale costi per il personale si fermava a 647.768 (a fronte dei 3.523.303 della Lega Pro). S’aggiungano a ciò 69.899 euro di ammortamenti e svalutazioni, 124.737 di oneri diversi di gestione (tra cui, ad esempio, 37mila euro per multe e danni e 10.910 euro come percentuale sugli incassi alle squadre ospiti) e si arriva al totale costo della produzione di 4.682.696 euro (tre milioni in più rispetto alla serie D, costata in tutto 1.419.718). Il risultato operativo è un segno meno per 1.435.417 di euro, che diventa 1.532.160 calcolando anche le imposte.

La Salernitana gode anche di 959mila euro di crediti (38mila sono scaduti). Nello specifico: crediti commerciali per 358mila euro, 207mila per crediti verso settore specifico, 394mila euro di crediti verso parti correlate. Interessante anche il capitolo sui “rapporti con parti correlate”. Nell’esercizio, infatti, la Salernitana ha intrattenuto rapporti con la Ss Lazio Marketing & Communication Spa principalmente per l’utilizzo di diritti commerciali, pubblicitari e di sponsorizzazione, traendone entrate per 1.517.000 euro; con la Ss Lazio Spa per acquisto e vendita di diritti alle prestazioni di calciatori; con la Morgenstern (della famiglia Mezzaroma) per finanziamenti ricevuti per 1.050.000 euro; con la Micromarket 200 Srl per la cessione di un diritto di prelazione in merito alla sponsorizzazione della prima squadra.

Nell’analisi del patrimonio netto (in negativo per un ammontare di 388mila euro), si segnala che in data 27 settembre 2013 il socio Morgenstern (Mezzaroma) ha provveduto a versare 432mila euro alla riserva straordinaria facoltativa non distribuibile ai soci. Nella voce “conti d’ordine”, invece, si riporta l’impegno d’acquisto, stipulato in data 12 luglio 2012, con la Energy Power Srl per i beni immateriali della Salernitana Sport. L’uso oggetto del contratto è concesso per tre stagioni sportive, fino a quella 2014/15, e diventerà definitivo al momento della sottoscrizione del contratto di compravendita. A titolo di corrispettivo la società pagherà la somma di 450mila euro comprensiva di Iva. Cifra (di molto) superiore rispetto a quella pagata dal past president Lombardi per l’acquisto all’asta fallimentare dell’estate 2009.

RESPORT.IT



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Il giornale Il romanista :”Paparelli un errore, onore all’assassino “

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vincenzo paparelli

PaparelliQuello che pubblichiamo integralmente è un articolo dal titolo Commando ultrà curva sud comparso sul sito ilRomanista.it in cui si definisce l’omicidio di Paparelli un errore ma subito dopo si parla anche del dramma del suo assassino (che nel frattempo è morto) e si aggiunge: onore a chi ci ha lasciato con la Roma nel cuore. Peggio di così c’era stata solamente la giustificazione del kamikaze che si era fatto saltare a Nassiriya. 

C’è stato un tempo in cui il popolo è stato al potere, in cui ti sentivi parte di una comunità mai vista prima, ma solo la domenica. Ci si vedeva allo stadio, sui pullman e sui treni per la trasferta: non occorreva nemmeno fare amicizia perché il tempo sopra al muretto, e poi sotto, ma ancora senza vetrate, non passava. La comunità sopravviveva alla quotidianità. Avevi cambiato lavoro, donna, uomo, destino, oppure tutto era rimasto lo stesso, fatto sta che la domenica stavi lì Commando Ultrà Curva Sud. Sempre uguale e sempre diverso: te stesso. Oggi son 37 anni di un’eternità alla rovescia, visto che sembra non esserci più, perché quello striscione di quarantadue metri non c’è: la Curva Sud, una mamma a prescindere, a un certo punto ha voluto altro. E’ la storia a tenerti in vita: quell’epoca di sogno che “mi ritorna in mente” come un rullo di tamburi. Ancora. Tu-tu-tutum-tum. I tamburi, anacronistici come il calcio delle radioline e delle trombette a gas. Oh my darling Clementine! Eccolo qua. Forza Roma, forza Roma, dalla curva s’alzerà, noi t’amiamo e t’adoriamo siamo del Commando Ultrà.

C’è stato un tempo in cui il popolo è stato al potere, in cui ti sentivi parte di una comunità mai vista. Era il tempo in cui c’era il sole. Sempre. Anche la notte di coppa, acceso dalle torce e dentro ai fumoni, bandiere a vento la Curva Sud è pe’ te. C’erano ragazzi e padri di famiglia, donne coi colori di Roma dai sapori della mattina, ci si divideva il piatto preparato almeno 8 ore prima, in 80.000. Qualsiasi forma di governo applicata non è mai arrivata a tanto nella storia. Nessuna teoria di Locke, Marx o Keynes che sia, di destra e di sinistra che sia, ha saputo osare tanto. Perché quando il popolo era al potere faceva soprattutto una cosa: il canto. Cantava. 

Una volta l’ha fatto quando la Roma perdeva e chiudeva per sempre (è mai tornata quella squadra lì? Sono mai tornate le merendine di quand’eri bambino?), pure quel giorno che pioveva c’era il sole: il 20 marzo 1985 “Che sarà sarà” mezz’ora che è stata mezz’ora contata cantata di fila: Che sarà sarà ovunque ti seguirem, ovunque ti sosterrem che sarà sarà. Sciarpe tese, srotolate come togliersi una benda da una ferita mortale: per morire meglio, anzi, meglio, per non morire. Pioveva quel pomeriggio e si piangeva, chiedetelo a uno qualsiasi degli ottantamila se è vero. Facevi fatica a non farlo in quella partita, perché non si fa, poi se sei un ultrà… Ma che sarà sarà ovunque ti seguirem, e allora è libertà… Pure Nela quando segnò quel gol inutile pianse, e Nela è stato il giocatore con più palle di tutti. Nela era Commando Ultrà pieno quando si baciò la maglia a Torino dopo essere stato cacciato dalla Juve e dall’arbitro.

Che sarà sarà era un canto che accompagnava un addio al calcio: l’anno dopo sarebbe arrivato Berlusconi, se ne sarebbe andato Falcao, se n’era già andato Dibba, prima di mirare più in alto: dritto al cielo (sfondalo Ago, sfondalo). Era iniziata chissà quando, ma è il 9 gennaio 1977 che sei apparso Commando. Tre a zero alla Sampdoria di Lippi, Dibba faceva doppietta (come quel nome rafforzato nella sua rincorsa secca) pure sul campo. C’erano 8 tamburi e 2 bandieroni quel giorno, c’erano i ragazzi degli Anni Settanta figli dei Sessanta in cui iniziava la contestazione, contro padri e padroni, sistemi e convenzioni.

Con loro c’era il senso di aggregazione-socializzazione-ribellione; valori tirati fuori in strada, la voglia di cambiare e, soprattutto, di stupire. Soprattutto di stupire chi non capisce (e nemmeno all’epoca capiva) come un ragazzo di destra e un altro di sinistra in quegli anni lì, separati da tanto per strada (ma non dalla voglia di rispettare un ideale), si ritrovavano dietro al megafono a far cantare e a cantare, dietro a quello striscione: Commando Ultrà Curva Sud. Sui muri c’era UR, invece. UR che alle elementari le maestre più avvedute (tanto era il grado di penetrazione, tanto si respirava l’essere Roma a Roma) usavano per insegnarti a scrivere la prima vocale unita a una consonante. Per la matematica bastava aggiungere 77. Quattro lettere un amore un lungo brivido in fondo al cuore. La Roma e il Commando Ultrà sono stati quella comunità strana in cui il segno di riconoscimento era uno sguardo, un mezzo discorso accennato e che riguardava il pallone, la discussione al negozio, la passeggiata fatta apposta la mattina da quelle parti per sfottere il laziale oppure per fargli vedere che tanto a noi non ci fanno male. La nostra fede non conosce sconfitta. La Lazio, i derby. Il Commando Ultrà ha vissuto soprattutto in questo. Anche la morte, il rispetto: 28 ottobre 1979, maledetto. Con la Curva che cantava ancora e non sapeva cos’era successo: Vincenzo Paparelli, il dramma, l’errore che non doveva mai verificarsi. Il dolore. Un altro tipo di rabbia. Un’altra volta il mondo che cambia, ma stavolta non doveva farlo. TZigano, pure il suo dramma. Non c’è più nemmeno lui. Nemmeno Geppo, nemmeno Roberto. Onore a chi ci ha lasciato con la Roma nel cuore. Via quello striscione, via i tamburi: il casino quel giorno al centro, la paura, le domande che contano: “e adesso?” E adesso come sempre, perché il Commando Ultrà riproduce er popolo, no quello der cortello, ma quello che fatica fra mazzo e l’allegria.

Le cariche della polizia, gli scontri a Bergamo e proprio in quell’anno a Firenze, a Milano l’assedio degli interisti, a Torino contro tutti perché le trasferte ovunque e comunque contro chiunque. Per la Roma. Trasferte oceaniche, processioni infinite, orde di letterati direbbe Robin Williams dell’Attimo fuggente in viaggio, a Torino in 22.000 fin lassù perché Testaccio ti guarda. Anche di più a Monaco di Baviera, per l’andata di quel ritorno senza ritorno. Non l’aveva mai fatto nessuno prima tutto quello che ha fatto il Commando dopo. Il 16 marzo 1986 la coreografia dei rotoli contro la Juve, la bomboniera confezionata al momento dello sventolio di una bandiera per Eriksson: 3-0, Roberto-gol si spoglia e non l’aveva fatto mai nessuno prima. Ecco, la Roma e i suoi tifosi erano la stessa cosa, in campo e fuori. I migliori del mondo. C’è stato un tempo in cui il popolo è stato al potere ed è stato capace pure di tenere a bada la guerra, magari dentro un coro paradossale che inneggiava a quella, a quanti “devi morire” per sentire più sentimenti proprio in quel momento, per sentirsi vivi, come i teschi, le croci alzate nel mare dentro al Foro Italico in inverno (il derby di Dustin Hoffman Antonelli). Le bandiere, c’erano le bandiere. E i bandieroni sventolati sotto la Sud prima dell’entrata in campo della Roma. In piedi. Già c’erano tutti in piedi. Con le bandiere. Giallorosse, con tutti i ricami che vuoi (se li vuoi) ma giallorosse (c’era più giallo nello scudetto dell’83 rispetto al rosso scuro del 2001). C’era già il tifo all’inglese portato qui per una finale di Coppa dei Campioni vinta dal Liverpool quando noi tifavamo Liverpool in finale di Coppa Campioni (mica la Champions League). You’ll never walk alone, eccolo: che sarà sarà. Quando al ciel si alzeran le bandiere, e i tamburi a suonar torneran… I fumogeni, i capelli lunghi che da lunghissimi vanno a zero, ma tanto passano i tempi e le mode il Commando resta.

Resta, anche se quando arriva Lionello dacci le quote si spezza, vecchio Cucs e Cucs con la R registrata, dal Gam all’Opposta Fazione. sono passati dieci anni dalla prima volta, sembrano secoli. Poi una partita col Genoa in Coppa Italia diventa quella assurda dei lunghi coltelli. Fermati Roma, fermati. Non è questo l’ultimo fotogramma. C’è stato un tempo in cui il popolo è stato al potere perché il cielo era senza coperture. Alzavi gli occhi gonfi di tutto quell’arancio e guardavi la Madonnina d’oro sopra Monte Mario. Stavi lì almeno da 6 ore. Il pallone in campo faceva tumf e lo sentivi perché andare all’Olimpico era stato scoprire (dopo essere nato all’ultimo degli scalini prima del boccaporto e quell’invasione strafottente e dolce di verde negli occhi) che la la radio-tele-cronaca non c’era, che i giocatori erano giocatori in carne e ossa, che esistevano veramente e non erano un racconto settimanale alla radio, o in quelle poche immagini televisive (massimo 45′) che potevi guardare (ma a colori solo con Roma-Colonia dell’Immacolata Concezione): Rocca e Bruno Conti in ginocchio sotto mamma Sud, là sotto. Era la comunità che si ritrovava di volta in volta, che aspirava alle stesse cose, che realizzava se stessa soltanto nella contemporanea realizzazione degli altri.

Quando l’abbraccio era abbraccio, le partite erano vere, le immagini arrivavano veramente dalla Luna, e per questo le aspettavi a occhi chiusi: non c’era altro di più bello da vedere. L’odore delle sigarette allo stadio, che non erano sigarette eppure sapevano di Merit; ogni tanto il mal di tempie, la sete, ma si deve cantare (se non lo fai non puoi starci, non devi starci, ma sei il primo a volerlo fare), e poi in tivvù se fai in tempo dall’Olimpico, di corsa per arrivare al 90′, prima di Oddo a Domenica Sprint, la Diesse che era notte inoltrata e poi stop. Stop. Sopra la testa avevi il cielo, non Sky, niente coperture. Come indiani eroi nelle praterie, Ultrà Roma negli stadi. Il Commando è una di quelle cose che sembrano esserci da sempre e che tu hai l’impressione che non possono finire mai. Tutti sono stati del Commando anche se il Commando è stato per pochi. Perché c’è stato un tempo in cui il popolo è stato al potere e con quel potere ha detto ti amo.

Globalist.it



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Il Chievo su Novaretti. Lui non vuole lasciare la capitale

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NOVARETTI
Stando a Sky Sport, il presidente del Chievo dovrebbe “rinforzare” il suo organico difensivo e per farlo vorrebbe portare Diego Novaretti a Verona. Il difensore laziale però rifiuterebbe l’offerta. I soli sei mesi dall’arrivo nella capitale,il calcio molto diverso da quello dove giocava prima e i motivi familiari, spingono l’ex Toluca a rimanere con la casacca biancoceleste. DIego è convinto che riuscirà a conquistare la maglia da titolare e la fiducia di mister Reja nonostante le offerte arrivano sia da Verona che dalla Russia.
fonte: Lalaziosiamonoi



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Klose e la dura realtà :” Abbiamo perso troppi punti, sarà dura arrivare in zona Europa League “

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kloseMiroslav Klose ha rilasciato alcune dichiarazioni al giornale tedesco “Welt am Sonntag” (versione domenicale di “Die Welt”) parlando del momento biancoceleste e del suo futuro. Queste le sue parole:

La Lazio può arrivare al posto in Europa League?“Sarà difficile, solo una volta che daremo continuità ai risultati potremo capirlo. Abbiamo perso troppi punti negli ultimi mesi”.

Quanto tempo giocherai ancora? “In estate sarò svincolato dalla Lazio, poi vedremo cosa succederà. Potrei rinnovare con la Lazio o andare altrove. E’ una decisione che prenderò anche con la mia famiglia. Sono felice di giocare ancora a calcio e di essere arrivato a 35 anni coi ritmi giusti. Questo lavoro diventa una routine, ma per me per fortuna non è stato così”.

Gli esperti dicono che la Germania è la favorita per il prossimo Mondiale.. “Favoriti o meno, in un torneo così bisogna pensare partita dopo partita. Abbiamo un girone difficile e dovremo essere pronti per la prima partita contro il Portogallo. Esperiamo di essere al top come lo siamo stati ultimamente”.

LAZIONEWS24



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Se Sculli non va al Genoa è possibile il reintegro

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SCULLIReja lo ha assicurato, qualcosa nel pentolone mercato bolle. Non sarà una sessione da ricordare negli annali, quella che si chiuderà alla fine del mese, ma la Lazio proverà a muoversi per rinforzarsi: attenzione tutta focalizzata sul reparto offensivo, soltanto se si presenterà l’occasionissima si rimetterà mano anche alla difesa. Il diktat è sempre lo stesso: sfoltire prima di acquistare. Su questo non si transige a Formello, per questioni numeriche e soprattutto economiche. Il tesoretto per gli acquisti lo faranno infatti gli ingaggi – più o meno pesanti – di cui ci si riuscirà a liberare, per questo Lotito e Tare spingono affinché Floccari faccia quanto prima le valigie. Da questo panorama frugale, fatto di occasioni scontate e last-minute, potrebbe anche uscirne il rinforzo che non t’aspetti. La notizia che circola da qualche giorno a Formello, infatti, è che tra il gruppo di coloro in uscita potrebbe tornar buono Giuseppe Sculli. Da settimane sembra ormai fatta per il suo ritorno al Genoa, dove ritroverebbe il suo mentore Gasperini, ma la trattativa sembra non decollare mai e, nel caso dovesse saltare, non è escluso un suo reintegro in rosa. La conferma arriva dall’edizione odierna de La Repubblica, a firma Giulio Cardone e Marco Ercole: Reja lo stima e un segnale è arrivato venerdì scorso, quando l’esterno calabrese ha partecipato (seppur in maniera differenziata) all’allenamento con la prima squadra. Un segnale indicativo fino a un certo punto, ma comunque una novità dopo i mesi da fuori rosa con Petkovic. Se ne saprà di più nei prossimi giorni, per ora nulla è da escludere: le vie del mercato, mai quanto in casa Lazio, sono davvero infinite.

LALAZIOSIAMONOI



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Bologna Lazio 0 tiri in porta.Lotito attacco al completo?

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lotito-soldi
La partita di ieri è stata una delle più brutte della storia. Una Lazio che si incontra contro un Bologna in emergenza punti, in una partita dove ha corso più “il quarto uomo” che tutti i 22 giocatori messi in campo, un assedio,chiamiamolo cosi del Bologna su una Lazio che fin dal primo minuto è apparsa svogliata e senza voglia di vincere. Il tabellino finale parla chiaro, 2 tiri fuori e ZERO in porta. Qui non parliamo solo del tabù della trasferta ma di un organico spento, senza emozioni e senza “elettricità”.
Partita a parte vogliamo sottolineare cosa ha detto Claudio Lotito ai microfoni di Sky riguardo Quagliarella.
La solita pappina e la solita voglia di non crescere. Il presidente riguardo alle voci di una trattativa con la Juve risponde:
«L’abbiamo trattato nella scorsa finestra di mercato. Oggi abbiamo Klose, Perea, Floccari, Keita, e poi abbiamo una serie di centrocampisti offensivi che possono, nel nostro modulo, essere concreti»
Oggi abbiamo Klose, Perea, Floccari, Keita, e poi abbiamo una serie di centrocampisti offensivi che possono, nel nostro modulo, essere concreti”.
Su Felipe Anderson diciara:
“Innanzitutto lui ha avuto un problema di infortunio e sicuramente non ha avuto modo di poter intervenire immediatamente nella tenzone, come si suol dire. Oggi c’è questa opportunità e mi auguro che possa esprimere il 100% delle proprie potenzialità, perché è un ragazzo che ha delle grandi potenzialità, è un acquisto per altro superiore a quello che è stato detto da voi come importo”.
Il cambio d’allenatore come tutti sanno non porterà ad un miracolo, se la rosa e la mentalità rimarrà quella le cose non cambieranno.
Una scuderia non può vincere il campionato di formula uno con una macchina preparata per la Dakar



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L’ag. FIFA Durante duro su Anderson :” Non la struscia da 2 anni “

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REJA ANDERSONUn giocatore ancora da vedere, un’iniziale delusione e un rinnovo di contratto in bilico. Sabatino Durante, agente Fifa ed esperto di calcio brasiliano, fa il punto sui giocatori verdeoro a Formello: “Vinìcius è stata una scommessa della Lazio – dichiara Durante ai microfoni di Radio Manà Manà Sport durante la trasmissione “Tribuna Stampa” –ma è costato una manciata di fagioli. Non aveva mai giocato in prima squadra e a certi livelli. Felipe Anderson, invece, due stagioni fa aveva ha fatto benissimo in diversi ruoli, perfino come terzino. Dopo un anno però non l’ha strusciata più. E’ un giovane che ha qualità, forse sulle sue spalle ora pesa anche la valutazione di 9 milioni di euro”. 

Delicato il fronte Hernanes“Non so se rinnoverà – conclude l’agente – e se rimarrà a Roma, il brasiliano è una persona particolare. Se la Lazio vuole fargli prolungare il contratto, deve saperlo prendere con le buone maniere”.

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Lazio alla camomilla

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CAVANDASi è chiuso un 2013 drammatico, sportivamente parlando, per i colori biancocelesti in trasferta. Il primo ostacolo di un 2014 che Reja vuole far partire da subito con un passo diverso risulta però essere un Bologna in grande difficoltà. La Lazio ritrova sulla panchina avversa Ballardini, tecnico-fantasma di una stagione disastrata, quella che diede proprio all’attuale allenatore dei capitolini la possibilità di legarsi ai colori della prima squadra della città eterna.

INTEGRAZIONE DEI GIOVANI – Reja inizia a lavorare con i giovani e, spinto anche da Bollini, lancia Felipe Anderson nell’11 titolare. Il terzo investimento dell’era Lotito, come soldi spesi, si ritrova accanto ad Hernanes e Candreva per sostenere l’unica punta Klose. Diamanti in appoggio ad un altro ex della gara, Bianchi, è la soluzione scelta invece da Ballardini.

BALLARDINI ERGE UNA MURAGLIA – Il Bologna in fase difensiva si chiude a riccio in un 5-4-1 che richiede alla Lazio una giocata per sbloccare la gara. Il leit-motiv è questo: felsinei bloccati ed eventualmente pronti a ripartire con i tre-quattro uomini pericolosi. Di fatto il tutto produce due tiri dalla distanza di Diamanti bloccati da Berisha e ben poche altre emozioni.

BERISHA SICUREZZA MA CHE FATICA DALLA TREQUARTI – L’occasione per farsi notare, per il portiere biancoceleste, arriva su un buco di Lulic che porta Garics a servire Bianchi al limite dell’area piccola, colpo di tacco del numero 9 e straordinario riflesso dell’estremo difensore. Offensivamente la Lazio non produce niente di rilevante, eccezion fatta per qualche cross. Una sofferenza figlia del disagio tattico di Candreva e di quello psicologico di un Felipe Anderson impalpabile. Il primo tempo è tutto qui.

L’ECTOPLASMA FUORI, BOLLINI INCIDE – Lavora il vice di Reja nell’intervallo quando richiama al suo fianco, taccuino verde alla mano, Keita ed Ederson. Il prima entra subito. Serve concretezza in una partita unicamente fisica per i primi 45 minuti. L’ectoplasma Felipe Anderson finisce così in panchina. La Lazio alza il ritmo lentamente ma alla fine produce un solo unico spavento su uno scivolone di Natali che rischia l’autogol.

IL DOMINIO STERILE DELLA LAZIO. KLOSE SCIUPA, KONE SFIORA IL PALO – Le redini del gioco passano comunque dalla parte capitolina. Keita incide, Lulic anche. I due su quella fascia alzano i ritmi più del resto della squadra e di fatto costruiscono la manovra che portano sull’altro versante Candreva al cross per Klose: il tedesco sciupa clamorosamente e viene consolato dal giovane numero 14 entrato nella ripresa. E’ un dominio sterile che porta supremazia territoriale, ma di fatto porta alla conclusione solo il Bologna con Christodopoulous che impegna a terra Berisha e Kone che sfiora la marcatura. Gli spazi fano gola ai felsinei, la Lazio mette il folle.

UN PAREGGIO SCIALBO – Si chiude senza altre emozioni la sfida del Dall’Ara. La Lazio di Reja annoia, il Bologna di Ballardini idem. Ne esce una partita dove ai punti lo 0-0 è il risultato più giusto. Nessuno merita il gol in una partita dove tante, troppe cose sembrano frutto del caso.

VINCERE IN TRASFERTA, SERVE DI PIU’ – Servirà più cinismo ma anche più ordine e brillantezza alla compagine capitolina per andare a vincere sui campi italiani. Oggi, avesse segnato Klose, avremmo assistito ad un replay della sfida contro l’Inter. Troppo poco per costruire una rimonta. Al lavoro.

CITTACELESTE



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Bologna-Lazio Spazio ad Anderson?

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Corrieredellosport.it

FELIPE ANDERSON
Molti giornalisti e molte persone reputano Reja come un allenatore che usa poco i giovani in campo. Questa supposizione ha alimentato la loro idea nella partita contro l’Inter con lo scarso utilizzo dal primo minuto dei nuovi acquisti.Nella trasferta emiliana mancheranno Radu per squalifica e Cana per infortunio. A Formello ieri allenamento a parte per Konko che non è stato convocato, mentre Dias ha saltato la partitella finale a causa di un leggero fastidio al ginocchio. Mister Reja rimpiazzerà il difensore rumeno con Felipe Anderson, dunque scalerà sulla linea della retroguardia biancoceleste il bosniaco Lulic. Conferma per Berisha tra i pali, infatti Marchetti è ai box per una distrazione muscolare alla coscia destra. Infine ridotta da nove a sei mesi la squalifica per Stefano Mauri riguardo la questione sul calcioscommesse: la decisione, presa questo pomeriggio dal Tnas, consentirà al centrocampista di essere a disposizione da inizio Febbraio.
La probabile formazione dunque è 4-2-3-1
Berisha,Cavanda,Dias,Biava,Lulic,Gonzalez,Ledesma,Candreva,Hernanes,Anderson,Klose.
In Panchina:Strakosha,Novaretti,Pereirinha,Ciani,Vinicius,Onazi,Biglia,EdersonKeita,Perea,Floccari.
In dubbio :
Dias: Lieve fastidio al ginocchio
Ballottaggi :Dias 40% – Novaretti 30% – Ciani 30%
Fonte Fantagazzetta



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Lo strano caso dei quarti di Coppa Italia

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COPPA ITALIA Possono esserci, già cominciano a emergere dinanzi a questo “pericolo” dettato dai regolamenti di Coppa Italia e alle prossime gare degli ottavi che vedranno impegnate Lazio-Parma e Napoli-Atalanta, la prossima settimana. Ebbene: se la Lazio dovesse passare il turno, avrà il diritto di giocare nel suo stadio, l’Olimpico, la gara dei quarti di finale, il 29 gennaio, contro la vincente di Napoli-Atalanta purché i bergamaschi battano il Napoli

E allora, direte? Roma-Juve il 21 gennaio, Lazio-Napoli (Atalanta) otto giorni dopo, dov’è il problema? Il problema è nel regolamento di Coppa Italia, che esclude la possibilità che due partite dei quarti di finale si giochino nello stesso stadio, seppure a distanza di giorni. E le regole prevedono che il diritto a sfruttare il fattore campo sia la squadra detentrice della Coppa Italia, ovvero –in tal caso- la Lazio che essendo arrivata prima dell’Atalanta in classifica (stesso dicasi per la Juventus prima della Roma) deve giocare all’Olimpico

Detto e fatto. Così stando le cose, e in attesa delle partite della prossima settimana, se la Lazio dovesse passare il turno, la Roma dovrebbe traslocare allo Juventus Stadium per giocarsi il turno di Coppa Italia.

SPORTMEDIASET.IT



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La follia di Lazio Style :” Lotito come Bigiarelli e Vaccaro “

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Lazio_Style_RadioEnnesima vergogna su Lazio Style Radio: In uno dei suoi soliti momenti di follia,è stato paragonato Lotito a Luigi Bigiarelli e Giorgio Vaccaro, attaccando di nuovo il popolo laziale per il suo mancato appoggio al gestore.



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Il Tnas fa vedere il campo a Mauri!

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MAURI BROCCHI
Il Tnas riduce la squalifica a Mauri a 6 mesi.Il capitano della Lazio potrà essere in campo il 2 febbraio contro il Chievo e la settimana successiva nel derby di ritorno contro la Roma
ROMA – Il Tnas ha ridotto da nove a sei mesi la squalifica per Calcioscommesse a Stefano Mauri, capitano della Lazio. Ecco il comunicato pubblicato sul sito ufficiale del Coni: «Il TNAS, in relazione all’arbitrato Stefano Mauri/FIGC, comunica che il Collegio Arbitrale (composto dal Presidente Prof. Avv. Massimo Zaccheo, e dagli Arbitri, Prof. Guido Calvi, e Prov. Avv. Maurizio Benincasa), ha accolto parzialmente la domanda di arbitrato e, per l’effetto, confermato la decisione della Commissione Disciplinare Nazionale del 2 agosto 2013, con la quale era stata inflitta al giocatore la sanzione di sei mesi di squalifica. L’istanza ha a oggetto la decisione assunta dalla Corte di Giustizia Federale del 2 ottobre 2013 con la quale, in parziale accoglimento del reclamo presentato dalla Procura Federale avverso la decisione in precedenza emessa dalla Commissione Disciplinare Nazionale resa in C.U. n. 10/CDN (2013/2014) pubblicato in Roma in data 2 agosto 2013 (C.U. n. 56/CGF 2013/2014), infliggeva al calciatore la sanzione della squalifica per complessivi mesi nove. Mauri era stato deferito, unitamente ad altri soggetti tesserati, in data 9 luglio 2013 dalla Procura Federale per la violazione dell’art. 7, commi 1, 2 e 3, del Codice di Giustizia Sportiva per avere, prima dell’incontro Lazio –Genoa del 14 maggio 2011 e Lecce – Lazio del 22 maggio 2011, con altri soggetti tesserati e in concorso tra loro, posto in essere atti ad alterare lo svolgimento e il risultato del primo tempo della gara Lazio – Genoa) e della gara Lecce – Lazio, prendendo contatti e accordi diretti allo scopo».
fonte CDS



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