Ottobre del 1922. Mentre Benito Mussolini sta definendo gli ultimi dettagli della “Marcia su Roma” e si appresta a prendere in mano il paese, a Pisa, in una famiglia come tante, nasce un bambino destinato a fare grandi cose nella Capitale. Non come politico, ma come sportivo: da calciatore prima sulla sponda giallorossa e soprattutto da allenatore su quella biancoceleste. Il 7 ottobre del 1922, infatti, nasce Tommaso Maestrelli. Che per noi è sempre stato e resterà per sempre solo e semplicemente “il Maestro”. Con la “M”rigorosamente maiuscola!
Ci sarà quest’oggi l’ennesimo ricorso della società biancoceleste per tentare di giocare la prossima partita d’Europa Legue con la corva Nord aperta. “Faremo ricorso!”, lo aveva annunciato il presidente Lotito, che non ha preso affatto bene l’ennesima decisione punitiva da parte del massimo organismo europeo. In pochi hanno udito i cori discriminatori verbalizzati dagli ispettori del Fare (Football Against Racism in Europe, l’organizzazione europea contro il razzismo e le discriminazioni): nè la gran parte dello stadio, né l’arbitro Jakobsson, neppure i delegati Uefa e le forze dell’ordine. Proprio su questi punto la Lazio farà leva. Al reclamo allegherà anche una lettera della Questura, una procedura utilizzata già in passato che però non ha fruttato nessuno sconto della pena. Minime se non nulle sono le possibilità che la squalifica venga revocata, ma la Lazio spera almeno nell’apertura dello stadio ad eccezione del settore accusato di discriminazione, la Nord.
Non arrivano buone notizie dalla curva nord. Un tifoso biancoceleste ha perso 3 dita della mano a causa dello scoppio di un petardo. L’incidente si è verificato al 29′ minuto del secondo tempo. Lo sfortunato tifoso biancoceleste è stato costretto a lasciare l’Olimpico; le forze dell’ordine hanno aperto i varchi per prestare i primi soccorsi. Secondo le ultime ricostruzioni il petardo sarebbe esploso tra le mani del supporter biancoceleste, al 29′ del secondo tempo, ed avrebbe riportato gravi ferite alle mani; si teme la perdita di varie falangi.
Fonte: Lalaziosiamonoi
All’Olimpico, nel giorno di Piola, la Lazio manca unameritata vittoria ma acquisisce nuove certezze. La gara è sempre in mano ai padroni di casa che, complice un po’ di sfortuna ed una Fiorentina arroccata in difesa, manca solo la rete. Ed ora la sosta che consentirà al mister di recuperare qualche prezioso elemento dall’infermeria.
L’opinione pubblica l’applaude, in Campidoglio lo hanno invitato ufficialmente. Eddy Onazi ha una bella medaglia ideale appuntata sul petto, l’aver sventato una rapina lo ha consegnato a una delle più liete pagine di cronaca delle ultime settimane.
Porte chiuse per Lazio-Apollon Limassol. Non siamo santi, abbiamo la fedina penale sporca e una serie di errori commessi lunga quasi quanto via del Corso, ma quello dell’Uefa nei confronti della Lazio e dei suoi tifosi è oramai un accanimento che sa di vendetta.
Presidente, manager, allenatore, antesignano, odiato, amato: come evidenzia Il Messaggero, Claudio LOTITO è tutto questo. E proprio al quotidiano il patron biancoceleste concede una lunga intervista dove commenta subito la squalifica inflitta dalla UEFA: «Uno scandalo, così non si può andare avanti. Paghiamo per colpa di pochi e non è giusto. Anche quest’anno ci hanno messo nel mirino, farempo ricorso».Di seguito i passaggi più importanti dell’intervista:
“La partita della svolta”. Non usa mezzi termini Igli Tare, all’indomani della trasferta di Trebisonda, per ridare vigore alla formazione di Vladimir Petkovic.
Oggi alle 12.30 presso il salone della Tribuna Autorità dello Stadio Olimpico (entrata dall’ingresso pedonale Monte Mario), va in scena l’inaugurazione della mostra antologica su Silvio Piola.
A margine della presentazione della mostra fotografica per Silvio PIOLA, il presidente della LAZIO si è fermato a parlare con i giornalisti presenti tra cui quello di LAZIONEWS.EU.
Se al colore giallo viene associata l’invidia e al rosso la passione, il verde da sempre è considerato il colore delle speranza. Nella mitologia greca Pandora era la moglie di Epimeteo, il fratello di Prometeo. Zeus aveva affidato a Epimeteo un vaso (o in altre versioni una scatola) che conteneva tutti i Mali dell’Universo. Ovviamente gli aveva raccomandato di non aprirlo mai. Un giorno Pandora, con curiosità tutta femminile, aprì il vaso per sbirciare dentro e lasciò fuggire i “Mali”, che resero il mondo com’è oggi. Sul fondo del vaso rimase solo la speranza, nella forma di un uccellino verde. Di qui l’associazione verde=speranza.
Quando si parla di linea verde, quindi, soprattutto nel mondo dello sport si indica un progetto proiettato al futuro, ma soprattutto la speranza di poter costruire qualcosa di solido e duraturo. Di verde, da questo punto di vista nella Lazio c’è stato ben poco in questi ultimi dieci anni, in un certo senso in grande contrapposizione con il passato. Perché il vivaio della Lazio ha sempre sfornato grandi talenti, perché soprattutto negli anni del calcio “antico” (quello prima dell’avvento degli sponsor e dei diritti tv), visto che gli unici soldi a disposizione dei presidenti erano quelli degli incassi, per non intaccare il patrimonio personale e per consentire alla Lazio di essere competitiva, Lenzini scelse la “linea verde”. Con l’obiettivo di gettare le basi per una squadra costruita in casa. Come quella Lazio allenata da Bob Lovati (con Oddi come secondo) che nella stagione ’78-’79 arrivò a far giocare in Serie A addirittura 11 giocatori nati e cresciuti nel settore giovanile su 23 utilizzati. E basta scorrere i nomi per capire il livello di allora del settore giovanile della Lazio: Giordano, Manfredonia, D’Amico, Agostinelli, Tassotti, Cantarutti, De Stefanis, Perrone, Fantini, Ferretti e Labonia. Quattro giocatori che hanno indossato la maglia della Nazionale maggiore, che diventano 6 se si allarga il discorso anche all’Under 21. E i più forti erano tutti romani.
Dopo circa due lustri di nulla o quasi, un sottile filo d’erba verde sta crescendo su un campo troppo a lungo rimasto incolto e quindi arido. E quel filo potrebbe rappresentare la speranza per un futuro diverso. Cavanda con i suoi 22 anni e Onazi con i suoi 21 anni da compiere a fine dicembre, ieri sembravano quasi due veterani al confronto di Perea, Felipe Anderson e Keita. E considerando che alle spalle di questi ragazzi stanno crescendo altri talenti come Tounkara (17 anni), Crecco (18 anni), Guerrieri (17 anni) e Cataldi (19 anni, in prestito al Crotone), per la prima volta dai tempi di Nesta e Di Vaio e forse ancora di più di allora, c’è la possibilità di gettare le basi per una Lazio costruita in casa.
Certo, i tempi sono cambiati, con la globalizzazione che ha contagiato anche il mondo se prima andavi a pescare solo nei quartieri popolari di Roma ora vai a pescare e a “rubare” anche nella cantera del Barcellona o a fare “affari” (con tornaconto soprattutto per i presidenti e per i direttori sportivi…) in Sudamerica, ma quello che conta è avere una squadra costruita in casa, ragazzi cresciuti con la maglia biancoceleste addosso che per loro è quasi una seconda pelle. Se sono anche romani è pure meglio, ma se sono spagnoli con origini africane come Keita e Tounkara ma sono arrivati a 16 anni e a costo zero o quasi, va benissimo lo stesso.
E’ per questo che il pareggio di ieri a Trebisonda ha un sapore diverso, perché conquistato grazie all’apporto di ragazzo giovani, anche di Keita che entrando in campo a partita ampiamente compromessa ha dimostrato ancora una volta grande personalità e di poter essere decisivo, come aveva fatto con l’assist vincente per Hernanes nella sfida all’Olimpico con il Legia Varsavia. Che poi a segnare la doppietta del pareggio sia stato un “vecchietto” come Floccari, è un altro discorso, ma la presenza di tanti giovani intorno è sicuramente rivitalizzante e stimolante per giocatori che hanno superato la soglia dei 30 anni.
Se questi ragazzi indossano la maglia della Lazio e possono rappresentare un sottile filo verde di speranza per il futuro, è senza dubbio merito di chi li ha scelti e di chi li ha portati a Roma. Questo vale per i procuratori che hanno offerto alla Lazio su un vassoio d’argento Onazi, Keita e Tounkara, ma anche agli osservatori che hanno scovato Cataldi, Crecco e Guerrieri, come vale per Lotito e Tare che sno andati a prendere Felipe Anderson e Perea, anche se quasi 13 milioni di euro per due giocatori di quell’età non sono certo un prezzo da “offerta promozionale”. Comunque, li hanno presi loro e così come è sacrosante fischiare e insultare quando si buttano soldi in operazioni alla Barreto, alla Alfaro o alla Makinwa, è giusto applaudire se alla fine dei giochi si dimostra che i soldi sono stati investiti bene. Certo, Perea ha giocato appena 110 minuti, ma così come due settimane fa abbiamo ricoperto di elogi Keita per l’assist a Hernanes, non si può non applaudire questo ragazzo che ieri ha retto per più di un’ora da solo l’intero peso dell’attacco e a giuochi fatti ha servito due assist vincenti su tre gol segnati. Così come non si può restare indifferenti davanti alla prestazione di Felipe Anderson, che ha sbagliato sì due gol fatti solo davanti al portiere, ma oltre a farsi trovare al posto giusto al momento giusto ha sfoderato numeri importanti e ha giocato con una personalità che non è proprio scontata per un ragazzo di 20 anni e per giunta all’esordio dopo quasi cinque mesi di stop per infortunio.
Detto tutto questo, in altri tempi probabilmente si sarebbe dato fiato alle trombe per celebrare l’impresa di questi ragazzi e si sarebbero spesi fiumi d’inchiostro per elogiare sia i giocatori che chi li ha scelti o comprati. Oggi non succede, perché la prima domanda che si fanno tutti è: quanto durerà? Perché questi 9 anni ci hanno insegnato che spesso e volentieri le scelte sono state indovinate, ma poi la semina è andata perduta al momento di riconoscere ai talenti diventati campioncini il loro reale valore dal punto di vista economico. Sono tanti, troppi quelli che sono scappati via o che hanno rotto con la società al momento del rinnovo o della firma del primo contratto vero per pensare a delle sfortunate coincidenze o alle congiure di un pool di procuratori. Behrami, Pandev, De Silvestri (che non era e non è un campione ma in questo gruppo ci poteva comunque stare), Kasami, Faraoni, Marin, Diakité (idem come per De Silvestri) sono solo alcuni dei precedenti che non fanno ben sperare, o meglio che rappresentano in un certo senso il timore che ancora una volta si possa disperdere una semina importante. Anche perché questa società, purtroppo, ha dimostrato e dimostra con una continuità quasi irritante (che fa pensare quasi ad un dispetto), di non imparare mai nulla o quasi dagli errori commessi in passato. Ma sarebbe un vero delitto non proteggere questa sottile linea verde, non curare quel filo verde appena spuntato e che nel giro di qualche anno potrebbe diventare uno splendido prato…
Lasciare al top. Salutare la platea da numero uno indiscusso. Da sempre, questo, il sogno di qualunque campione. Daniele De Rossi nella sua Roma da qualche stagione a questa parte faticava a rendere. Fattori esterni, incomunicabilità con mister integralisti. Lasciare la Capitale poteva essere la soluzione adatta per entrambe le parti in gioco.
Il pareggio per 3-3 non deve essere andato giù ai sostenitori del Trabzonspor. Nella notte italiana il sito della LAZIO ha subito un attacco hacker e dopo pochi secondi sulla homepage rimandava ad una foto dello stadio del Trabzonspor con la scritta:“Noi di Trabzon ovunque”.
“Perdere la Trebisonda”, un termine oramai desueto, che veniva usato con il significato analogo di “perdere la bussola”, smarrirsi, essere disorientati, confusi, ma anche perdere il controllo o perdere la testa. Eccolo il problema principale della Lazio di quest’anno: la testa.
Ventisei anni, di cui cinque passati in Italia. Quattro alla Lazio, uno all’Inter. Attaccante argentino, ottimo dribbling, innamorato del pallone. Forse un po’ troppo. Mauro Zarate, giocatore del Velez, squadra che l’ha riportato in patria. Dopo il caos capitolino. L’Argentina, l’esprienza in Qatar, l’anno inglese. Poi l’Italia nel 2008, tra luci ed ombre: “In Serie A serve adattarsi, è un calcio molto tattico” le dichiarazioni esclusive a Goal Argentina.“I primi due anni alla Lazio sono stati molto belli, poi dal terzo si è tutto complicato”.
Sono sempre più insistenti le voci che vedono in campo una nuova formazione contro la squadra turca. Un po’ per gli infortuni, un po’ per i giocatori stanchi e un po’ per la pessima falsa partenza, Petkovic potrebbe rimpiazzare alcuni giocatori che hanno giocato senza sosta fino ad ora. Stando a quanto visto però dobbiamo anche pensare che il giovane verde-oro non ha mai giocato un minuto dopo i 4 mesi di stop dovuti al suo brutto infortunio alla caviglia e di conseguenza non dovrebbe avere i 90 minuti sulle gambe. Un altro dubbio è l’attacco viste le condizioni di Sergio Floccari che potrebbe essere rimpiazzato da un’altra incognita come Perea. La formazione riportata da lalaziosiamonoi dovrebbe essere un 4-2-3-1: Marchetti; Cavanda, Ciani, Cana, Lulic; Onazi, Biglia; Candreva, Hernanes, Felipe Anderson; Perea. A disposizione: Berisha, Serpieri, Ledesma, Gonzalez, Ederson, Floccari, Keita.
Squalificati: Mauri
Indisponibili: Biava, Dias, Novaretti, Dias, Konko, Pereirinha, Klose, Alfaro
Un rapido sguardo anche dalla pate del “nemico”:
TRABZONSPOR (4-4-1-1) – Kivrak; Bosingwa, Demir, Yumlu, Adin; Erdogan, Colman, Zokora, Malouda; Mierzejewski; Paulo Henrique. Allenatore: Akcay. A disposizione: Ozturk, Kacar, Osmanpasa, Yavru, Ozdemir, Alazinho, Janko
Salvo stravolgimenti all’ultimo minuto non resta che aspettare il fischio d’inizio e valutare le new entry e capire se questo periodo di alti e bassi potrebbe terminare con una buona prestazione da far ricredere tutto il popolo bianco-celeste.
“Sono molto deluso, non ci credo, sono innocente. Confido nel Tnas per avere finalmente giustizia”. L’urlo pacato di Stefano Mauri al quotidiano Il Tempo, rimbomba nelle orecchie dei sostenitori laziali. La pena è salita a 9 mesi, 3 in più rispetto al precedente verdetto, quello di primo grado. Sanzione inasprita, dunque, per il Capitano laziale. Aiutare i compagni in un momento non particolarmente brillante. Il trequartista brianzolo non potrà farlo prima del 4 maggio, stando così le cose.
“Stefano De Martino in mutande per Belen…”; “Stefano De Martino alla nona edizione di Amici….”; “sexy servizio fotografico per Stefano De Martino….”; Stefano De Martino mostra fiero il suo nuovo tatuaggio…”.
Il sindacato della polizia locale Ospol avvia lo stato di agitazione in seguito alla nomina di Oreste Liporace come nuovo comandante dei vigili urbani di Roma ed annuncia per domani l’assemblea generale dei 19 Gruppi. Una protesta che – sottolinea l’Ospol – potrebbe compromettere la gara di campionato tra Lazio e Fiorentina, dove “non si potrà garantire il numero minimo di personale del Corpo che presta servizio ogni domenica allo stadio per mancanza di soldi”.
Alla vigilia del secondo europeo, i maggior siti stilano la probabile formazione della Lazio. Il più quotato in campo è Felipe Anderson che secondo il web,dovrebbe partire titolare. Tra i convocati si rivede il secondo portiere Berisha e i tre giovanissimi Guerrieri-Filippini-Serpieri. Assente giustificato Andre Dias che non è in lista Uefa.
Convocati:
Marchetti, Berisha, Guerrieri; Ciani, Cavanda, Cana, Serpieri, Filippini; Ledesma, Onazi, Ederson, Candreva, Lulic, Gonzalez, Hernanes, Biglia, Anderson; Floccari, Perea, Keita.
Nell’allenamento mister Petko ha provato un 4-1-4-1 di conseguenza la Lazio potrebbe scendere in campo con l’unica punta Floccari anche se è stato provato Perea. Diversamente riportato da romatoday, il modulo è un 4-3-3
Marchetti; Cavanda, Cana, Ciani, Konko; Gonzalez, Onazi, Hernanes; Ederson, Floccari, Keita.
I dubbi sono molti e nulla è ufficiale. Il filo logico sarebbe stato di far assaggiare il campo per pochi minuti a Felipe Anderson nelle passate partite per ambientarsi un po’ con la squadra, il campo ed i tifosi quindi la probabilità di vederlo dal primo minuto è pari al 50%.
Trebisonda è una città dellaTurchia, capoluogo dell’omonima provincia. La città situata sulla costa nord-orientale della Turchia, affacciata sul Mar Nero.
Un intralcio per il cammino in campionato, dicevano. Una succursale malridotta della Champions. Ma soprattutto, un barile da cui non si raschia nulla. Eppure, analizzando gli introiti legati alla positiva partecipazione della Lazio nella scorsa edizione di Europa League, ci si accorge come i numeri siano tutt’altro che da buttare.
“Non vendiamo sogni, ma solide realtà”, continua a ripetere con poca originalità da anni Claudio Lotito, appropriandosi indebitamente dello slogan pubblicitario che ha reso celebre in tutta Italia l’immobiliarista romano Roberto Carlino.
E’ in arrivo un’altra puntata del processo che vede implicato il capitano biancoceleste Stefano Mauri, coinvolto nel calcioscommesse per le partite Lazio-Genoa e Lecce Lazio del maggio 2011. Nella giornata di oggi infatti, è in programma l’interrogatorio di Zamperini.
L’inizio di stagione della Lazio è stato balbettante, rispetto alla scorsa stagione. Troppo discontinua ed a volte troppo brutta per essere vera, una squadra lontana parente di quella scintillante del girone di andata dello scorso campionato.
Tutti contro Petkovic. Nessuno tocchi Petkovic. Facile prendersela con il tecnico dopo un mercato inadeguato, insensato, quasi inutile. Facile gettare la croce su un allenatore che accetta in silenzio le scelte portate avanti dalla società in chiave mercato.