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Cesar: “Lazio prigioniera di Lotito. Spero finisca al più presto questa lenta agonia”
Cesar Aparecido Rodriguez, alias “Cesaretto“, non ci sta e torna ad attaccare il presidente Lotito e l’intera dirigenza biancoceleste. L’ex centrocampista è intervenuto nel corso della trasmissione ‘La Lazio Siamo Noi‘ sulle frequenze di Radio Incontro Olympia criticando aspramente l’operato della società: “Se ci fosse un progetto, una crescita, una campagna di rafforzamento costante, la Lazio non si troverebbe in questa situazione di stallo e di mediocrità, costretta a galleggiare anonimamente, prigioniera di un personaggio al quale lo stadio vuoto fa male tanto quanto la contestazione che si sta perpetuando, perché è l’aspetto economico l’unico fattore che per lui conta… Mai come in questo momento mi trovo dalla parte dei tifosi, mi unisco a loro nel nostro coro “Libera la Lazio“, sperando finisca al più presto questa lenta agonia“. Una presa di posizione netta, che testimonia come i tifosi biancocelesti e la Lazio stessa siano entrati nel suo cuore.
Il brasiliano ha inoltre parlato di mercato, spalleggiando la candidatura del suo connazionale Walace, centrocampista polivalente del Gremio: “Walace è un giocatore giovane, di buona prospettiva, che se fossi la Lazio prenderei ma senza cedere Biglia, del quale può rappresentare una valida alternativa. Se il brasiliano venisse acquistato per giocare da titolare, con la conseguente cessione dell’argentino, Lotito dimostrerebbe ancora una volta tutta la sua modestia unita alla mancata volontà di crescere. L’attuale presidente della Lazio continua a gestire la propria squadra di club come fosse un’azienda qualsiasi. Per questo affermo che Walace va bene per questa Lazio…”
L’intervista si conclude con le parole sul Brasile di Dunga e la sua partecipazione alla Copa América Centenario, competizione continentale che si sta volgendo proprio in questi giorni negli Stati Uniti: “La nazionale verdeoro? Questo non è il Brasile. La falsa partenza in Coppa America contro l’Ecuador è solo l’ultimo atto di una serie di passi fallimentari. Neymar a parte, non c’è più la gioia oltre che la qualità che ha sempre contraddistinto il nostro gioco. Non so se è il Brasile più scarso della storia, prevedo solo tempi duri anche per i milioni di brasiliani innamorati della loro tradizione…“
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