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Chiara ascolta l’inno della Lazio e reagisce
Per il papà è un miracolo, comunque vada. Chiara è ancora viva e lui non ci sperava giù, Chiara muove appena le palpebre e le braccia, cosa sia non si sa ma di sicuro è un segno che Maurizio non s’aspettava. «Il primo giorno pensavo che non sarebbe arrivata all’indomani, mi avevano detto: non ci sperare. E invece sono passati 17 giorni e mia figlia respira ancora, ha delle reazioni, magari sono solo meccaniche, però prima non le aveva. Per me già è un miracolo che ci sia». Chiara Insidioso Monda, 19 anni, massacrata di botte dal fidanzato e ricoverata in rianimazione al San Camillo in condizioni disperate.
L’INNO
Il padre è tutti i giorni accanto a lei, le parla e l’accarezza. «Qualcosa succede», racconta Maurizio, un impiegato delle Poste di 42 anni, mentre sta per rientrare nel reparto Lancini, neurochirurgia. «Le ho cantato l’inno della Lazio ”So’ gia du’ ore”, quello che piaceva a lei. Tutti gli apparecchi si sono messi a suonare, sono arrivati i medici: i battiti del cuore erano aumentati e la pressione si era alzata. Le ho stretto la mano parlandole, è successa la stessa cosa, il cuore ha accelerato. Magari sono solo io che mi sto facendo delle illusioni, un padre non si può rassegnare e si attacca a qualsiasi cosa, però queste reazioni le ho viste. Muove le braccia, l’altro giorno si è anche scoperta. I medici però mi hanno gelato: dal primo giorno non è cambiato niente, Chiara non ha speranze». Se sopravviverà, gli avevano spiegato, sarà condannata a una vita senza vita, in stato vegetativo. «Nei prossimi giorni le faranno comunque la Tac per capire qualcosa di più».
Ieri è andata a farle visita il presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini. «Chiara da due settimane lotta per la vita dopo le botte del compagno. Sono venuta da lei perché la violenza di genere non è un fatto privato, anzi è una violazione dei diritti umani, come dice la Convenzione di Instabul, e come tale va trattata. Dobbiamo uscire dalla mentalità secondo cui i panni sporchi si lavano in famiglia».
La storia di Chiara è quella di tante, ora le raccoglie tutte. Lei bella e fragile, «uno spettacolo di bambina», per gli amici di Maurizio che l’hanno vista nascere, e un poco bambina è sempre rimasta. «Ho fatto di tutto per impedirle di stare con quel tipo, lo conosciamo tutti a Casal Bernocchi: è: un tossico, violento, cattivo con le donne e coniglio con gli uomini», Il padre ha smesso di lavorare per tre mesi per tenere Chiara lontana da Maurizio Falcioni, 35 anni, convivente della ragazza adesso in carcere con l’accusa di omicidio volontario. «Dormivo con le chiavi nei pantaloni per non permetterle di fuggire di nuovo da casa e tornare da lui».
LE DENUNCE
Quell’uomo che lei aveva conosciuto al parco e l’aveva plagiata, il padre ne è convinto. «Ho presentato due denunce per circonvenzione di incapace, ho anche allegato i certificati medici da cui risultava il lieve ritardo di cui soffriva Chiara. Non è servito a niente. Lei voleva tornare a casa, aveva deciso di lasciarlo. E lui l’ha massacrata».
«Dai Chiara non mollare», sui maxischermi dell’Olimpico è comparsa la scritta poco prima dell’inizio del derby del 9 febbraio, «Forza Chiara la Nord è con te!», lo striscione dei tifosi. Sempre per lei è sfilato un corteo silenzioso a Casal Bernocchi, una fiaccolata per chiedere giustizia. Il fidanzato ha raccontato ai magistrati d’averlo fatto per gelosia, per un sms che aveva trovato sul telefonino di Chiara. L’ha picchiata e non si è fermato nemmeno quando lei era a terra
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