chinaglia junior

Un figlio adottato dal popolo laziale.E’ questo George Chinaglia, secondogenito del mitico Long John e Connie Costance. Un ragazzo apparso sempre emozionato nelle sue uscite per onorare la memoria di suo padre.Già, Chinaglia, l’eroe dei due mondi: alla Lazio, oltre allo Scudetto del ’74 ha lasciato tanto, forse troppo. In America, nei Cosmos è diventato il giocatore più importante di un club che già annoverava tra le sua fila campioni come Pelè e Carlos Alberto. Le cose belle devono essere ricordate: è questo l’obiettivo di George, che ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it si racconta, partendo proprio dalla festa del 12 maggio che segnerà la ricorrenza dei 40 anni dal primo scudetto biancoceleste. Lui, nell’anno del trionfo, aveva solo due anni: il ricordo è attaccato ai racconti del padre, che lo ha cresciuto con tanto amore per la Lazio:

In questi giorni si parla tanto dell’iniziativa del 12 maggio? Cosa ne pensi? Verrai? “Ho intenzione di venire a Roma per l’evento. Credo che “Di padre in figlio” sia un’iniziativa fantastica e anche molto importante per tutti. Il primo Scudetto è un traguardo che a mio padre lo rendeva molto fiero. Hanno lavorato duramente e alla fine sono stati campioni”.

Cosa ti ha colpito maggiormente dei racconti di tuo padre? “La cosa che più mi ha impressionato di mio padre è stato il fatto che in ogni squadra dove ha giocato ha vinto e lui è sempre stato capocannoniere. Era un vero campione: al più presto abbiamo intenzione di pubblicare le sue statistiche per mostrare a tutti i suoi record durante la sua carriera”.

Parlaci della Fondazione… “La Fondazione Giorgio Chinaglia è stata avviata da me e dalle mie sorelle in memoria di nostro padre, non solo come giocatore, ma come uomo. Ha aiutato molte persone e continueremo a farlo in suo nome. Ora stiamo organizzando il nostro primo evento con la squadra dei Cosmos per il mese di giugno, con lo scopo di creare una clinica per bambini al centro di formazione del club. Stiamo anche raccogliendo dei fondi tramite delle cene, sempre destinata ad un programma per bambini. Speriamo di fare tutto questo un giorno a Roma con la Lazio”.

Vieni a Roma spesso, magari in incognita? “No, non ho bisogno di girare in forma anonima (ride,ndr), almeno per ora. Ho molti amici a Roma ma della gente non mi preoccupa. Sono rispettoso”.

Come si vive il calcio oltreoceano? “New York è una grande città e ha bisogno di grandi club calcistici. Questo Paese sta cominciando ora ad abbracciare il calcio, grazie anche a tanti giocatori che provengono da tutto il mondo. Credo che in pochi anni questo sport si innalzerà ad un livello molto alto”.

Sei emozionato di tornare all’Olimpico? “Non vedo l’ora di vedere tutti i ragazzi, Pino (Wilson,ndr), Giancarlo (Oddi,ndr), Massimo (Maestrelli,ndr) e il grande amico di famiglia Sergio Valente…insomma tutti. Sono una famiglia per me. Aspetto di vedere anche Nesta e altri grandi giocatori. Ma soprattutto vengo per fare visita a mio padre, ci manca, ma sappiamo che veglia su tutti noi.”

Segui la Lazio di oggi? “Ci sono persone che seguono la Lazio qui. Io cerco di non perdermi nemmeno una partita: alla tv o al computer seguo le partite dei biancocelesti”.



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