Il viaggio con la salma di mio padre, la sorpresa di tutta la famiglia per l’accoglienza a Fiumicino, lo spettacolo della Lazio contro il Chievo, la cena con gli amici romani: quella di ieri è stata una giornata densa di emozioni, indimenticabile. Quella di oggi lo sarà ancora di più: meno festosa, certamente, più intima, ma la partecipazione dei sostenitori laziali e dei fan del mio papà, la funzione religiosa che ci unirà attorno a lui in un unico abbraccio, il ricongiungimento della salma accanto a quella di Tommaso Maestrelli e dei suoi figli così prematuramente scomparsi rappresentano la materializzazione di qualcosa che sembrava solo una debole speranza.
Nelle otto ore di aereo, nella notte fra sabato e domenica, con mia madre Connie, le mie sorelle Cynthia e Stephanie e una mia zia che ci ha accompagnato, stranamente di tutto questo non abbiamo parlato, come se temessimo che un incantesimo potesse spezzarsi. Del resto, avevamo avuto paura che, dopo tante battaglie, all’ultimo momento dovessimo rinunciare al ritorno in patria di papà: c’era stato un nuovo intoppo burocratico che soltanto grazie all’opera di Alessandro Cochi è stato possibile superare.
Non immaginavamo che allo sbarco all’aeroporto di Fiumicino, all’alba di un giorno festivo, oltre ai carissimi ex compagni di squadra Giancarlo Oddi e Pino Wilson, ai quali principalmente dobbiamo la realizzazione di questo sogno, e ad alcuni giornalisti, ad accoglierci ci fosse un gruppo di tifosi laziali con tanto di striscione “Bentornato Long John”. Ci siamo commossi, lo confesso, ma commossi di gioia. La stessa emozione che avevamo provato pochi minuti prima, quando la bara di papà stava scendendo dall’aereo: proprio in quel momento, la pioggia ha cessato di cadere e nel cielo è comparso l’arcobaleno. Qualcuno lassù deve averlo disegnato…
Siamo arrivati in albergo molto stanchi per il viaggio e per l’accavallarsi delle forti emozioni, ma mentre mia madre e le mie sorelle sono andate a riposare, io ero già proiettato sulla partita dell’Olimpico. Camminando verso lo stadio e poi anche all’interno, tanta gente mi ha fermato, per fare una foto insieme o semplicemente per parlarmi di mio padre, delle sue gesta, di quanto fosse importante per la tifoseria laziale.
Ho assistito alla gara con il Chievo dalla tribuna d’onore, vicino al presidente Lotito che voglio pubblicamente ringraziare per l’invito e per avere avuto parole di riguardo nei confronti miei e della mia famiglia. E mi dispiace per la contestazione della curva, che mi è sembrata troppo chiassosa e insistita. Io penso che la squadra in campo ne risenta negativamente.
Peccato, una nota stonata in un bellissimo anche se piovoso pomeriggio laziale. Ho provato i brividi ascoltando l’inno della Lazio, mi sono commosso e inorgoglito nel vedere spuntare in curva uno striscione di bentornato a mio padre, ho esultato ai gol della mia squadra. E’ stata una vittoria netta, frutto di una prestazione davvero confortante. Mi hanno detto che da dieci anni la Lazio non batteva il Chievo in casa: sono contento di avere nuovamente portato fortuna. Questa è la terza volta che assisto a una partita della Lazio: Lazio-Napoli 3-1 nel 2012, Lazio-Catania 1-0 lo scorso campionato, Lazio-Chievo 3-0 adesso. A fine partita, Stefano De Martino mi ha detto: “Devi venire sempre”. Magari potessi! Ma ci sarò domenica prossima per il derby, prima di ripartire per Boston: sarà la prova del fuoco.
La giornata di oggi la dedicherò naturalmente a mio padre. Con la famiglia sarò alle 11 alla chiesa del Cristo Re dove verrà esposta la salma che seguiremo, dopo la messa del pomeriggio, fino alla cappella di Maestrelli per la tumulazione. La sera saremo ospiti della prima puntata del programma televisivo “Lazialità in tv” di De Angelis. (Giorgio Chinaglia Jr)
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