Il bomber biancoceleste, ritrova gol e sorriso, quello che gli mancava da tempo.
Il punto di rifermento della Lazio targata Simone Inzaghi, quel Ciro Immobile, che rappresenta il nuovo idolo del popolo biancoceleste, che ha conquistato a suon di gol e spirito da leader.
Un periodo difficile per lui, cominciato il 13 novembre, si da quell’ Italia-Svezia, con la cocente delusione in nazionale, con gli azzurri guidati da Ventura che vedono svanire la possibilità di partecipare ai mondiali di Russia 2018, definito come un disastro sportivo, che Ciro e compagni hanno fatto e faranno fatica ad assimilare, delusione mondiale a parte, pesa un pò sul morale del bomber anche il derby perso contro la Roma il 18 novembre, che lo ha visto siglare l’inutile gol del 2-1 su calcio di rigore.
Le delusioni e lo sconforto, per queste sconfitte, unitamente al digiuno da gol, che diciamo la verità, per un attaccante è sempre problematico, già perchè l’attaccante vive per il gol, d’accordo può anche giocare per la squadra, ma quando manca il gol, il vero attaccante soffre.
Sofferenza che si era intuita sul volto di Ciro Immobile, che non appariva sereno, come qualche mese prima, ultimo gol su azione il 29 ottobre, nella trasferta di Benevento, sofferenza e frustrazione amplificata all’ennesima potenza, quando la tua squadra subisce per tre partite consecutive, dei “torti” o sviste arbitrali, al limite del sopportabile, soprattutto quando l’ultima in ordine di tempo ti vede protagonista. Si quel Lazio-Torino di lunedi scorso che farà parlare e discutere per ancora molto tempo, nel quale il bomber azzurro, prima si vede negato un calcio di rigore solare, per un mani in area a braccio largo di Iago Falque, provocato proprio da un cross di Immobile, e dopo per una “normalissima” scaramuccia a gioco fermo con Burdisso, che prima porta avanti la testa sotto il naso di Immobile, poi alla reazione del napoletano con una leggerissima spallata per scansarlo, il difensore argentino stramazza al suolo.
Reciproche scorrettezze, che dovrebbero essere punite con un cartellino giallo ai due contendenti, invece no, il sign. Giacomelli, direttore di gara della sfida, pensa bene di consultare il VAR e estrae il cartellino rosso in faccia all’attacante, che basito è costretto ad abbandonare il terreno di gioco.
Il corso degli eventi, lo ha quindi portato ad un calo di rendimento, psicologico più che fisico, a perdere quella brillantezza e quella lucidità sotto porta, che lo ha fatto uno degli attaccanti più forti del panorama calcistico italiano.
Bastava poco, si bastava il gol, il sorriso, la gioia di mettere la palla in rete e correre ad abbracciare i compagni, quale occasione migliore della gara di Coppa Italia, contro il modesto seppur rispettabile Cittadella.
Una doppietta nel 4-1 finale, che ieri sera all’Olimpico gli ha regalato la gioia numero 21 in stagione, in tre competizioni, numeri importanti, come il 47 ,che non è il “morto che parla” come nella smorfia napoletana, ma il numero di gol collezionati da Immobile in 61 presenze con la maglia biancoceleste, gol che gli hanno permesso di raggiungere giocatori importanti nella storia della Lazio come: Stefano Mauri 47 gol in 303 presenze e Ruben Sosa 47 gol in 140 presenze, arrivando letteralmente ad un passo da due mostri sacri come Marcelo Salas ed Hernan Crespo 48 gol rispettivamente in 117 e 74 presenze.
Ora si è riaccesa la luce, è tornato il gol, il pane quotidiano dei bomber, Ciro “Il grande” è tornato a sorridere, adesso non fermarti più, questo popolo ti ama, sventola forte quello stemma sulla tua maglia,come ieri sotto la Nord, e come hai scritto tu dopo tutte le vicissitudini che ci hanno turbato:“Quanto è bello esse laziali”.
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