Giulio Coletta è stato responsabile del settore giovanile biancoceleste dal 2004 al 2015. Grazie alla sua professionalità, è riuscito a ricostruire un settore che rasentava il collasso. Si è dimesso all’inizio dello scorso luglio. Il motivo? Sempre il solito, cioè a detta del presidente alcune idee non erano geniali. Coletta ha rilasciato un intervista a “La Lazio Siamo Noi”, dove ha parlato anche di Simone Inzaghi, ora chiamato a sostituire Stefano Pioli. Il nuovo tecnico laziale, infatti, ha iniziato ad allenare proprio con Coletta.

Di cosa si sta occupando in questo momento?

Attualmente collaboro a tempo perso con il Tor di Quinto, grazie al rapporto che mi lega da cinquant’anni al suo presidente. Mi hanno contattato comunque diverse società e sto valutando quelle possibilità che mi consentano di svolgere un lavoro fatto bene. Vorrei far crescere il calcio italiano che sta attraversando una crisi profonda, ormai vanno di moda solo gli stranieri. È come se gli italiani non sapessero più giocare”.

Partiamo dal settore giovanile che ha vissuto un anno di grandi cambiamenti. Qual è la sua opinione sul nuovo ciclo della Lazio?

Secondo me hanno sbagliato tutto, distruggendo undici anni di lavoro. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Purtroppo ognuno vede il calcio a modo suo. Contenti loro, contenti tutti”.

Quali sono le differenze principali tra la Lazio targata Lensen e quella di Coletta?

Lensen è un personaggio che non conosco personalmente, l’ho soltanto intravisto. Sono tuttavia a conoscenza di diverse lamentele, genitori e ragazzi sono scontenti. In tanti vengono anche a cercarmi per chiedere se ci sia la possibilità di un mio ritorno. Ma non se ne parla, io non condivido quello che stanno facendo. Per questo motivo ho dato le dimissioni e sono andato via. Sapevo che la loro politica fosse fallimentare e dunque gliel’ho lasciata attuare senza di me. Non è solo un discorso di risultati. L’anno prossimo, non avendo ragazzi del 2000, per fare gli Allievi Nazionali dovranno comprare 18 giocatori”.

Come potrebbe riassumere i suoi undici anni consecutivi come responsabile delle giovanili laziali?

Sono contento di quello che ho fatto. Sono laziale così come lo era mio padre ed ho potuto fare qualcosa per la squadra per cui ha sempre tifato tutta la mia famiglia. L’ho presa in un momento particolare, dopo il patatrac avvenuto poco prima. Lotito mi ha chiamato per dargli una mano, io mi sono rimboccato le maniche e gradualmente abbiamo creato un bellissimo settore giovanile. Poi evidentemente vedevano le cose in maniera diversa e ho preferito lasciare. Personalmente devo avere la possibilità di adottare i miei metodi, sempre nell’interesse dei ragazzi e della Lazio”.

Che rapporto aveva con il direttore sportivo Igli Tare?

Non avevamo nessun rapporto. Lavoravamo per compartimenti stagni, ognuno per conto suo. Non c’era alcun tipo di collaborazione o dialogo”.

L’esonero di Pioli è ricaduto anche sulla Primavera che cerca ora un nuovo condottiero. Pensa sia stata la scelta giusta?

Inzaghi lo ritengo un buon allenatore. Dopo aver smesso di giocare, ha iniziato con me prendendo gli Allievi Eccellenza Fascia B per poi passare ai Nazionali. Lavorava bene e sapeva valorizzare i ragazzi, così poi è approdato anche in Primavera. Gli ho sempre augurato di arrivare il più avanti possibile perché se lo meritava. Ora ha una grande possibilità di dimostrare quanto vale, deve stare soltanto sereno e allenare come sa. So che si è portato due collaboratori: il vice Massimiliano Farris e il preparatore atletico Fabio Ripert, due persone molto preparate e serie. Sono convinto che Simone farà bene e voglio fargli un grosso in bocca al lupo”.

Sarà un’occasione importante per Simone Inzaghi. Ritiene sia possibile una sua riconferma anche per la prossima stagione?

A Simone glielo auguro perché se lo merita. Spero vada tutto bene e che sia sereno, ma soprattutto che ragioni con la sua testa. Deve far chi giocare chi lui ritiene opportuno. Ripeto: sono convinto comunque che farà bene”.

A gennaio ha lasciato la Lazio Federico Rausa che ha appena esordito con la Primavera del Vicenza. Un ragazzo su cui i biancocelesti non hanno deciso di puntare:

Rausa era tra i portieri più bravi che aveva la Lazio. Lo posso affermare con serenità, avendo gestito il settore giovanile dal dicembre dal 2004 al giugno del 2015. È un ragazzo che secondo me meritava tranquillamente di fare gli Allievi Nazionali, una sicurezza tra i pali. Evidentemente si è optato per soluzioni diverse, gettando al vento un prodotto delle giovanili paragonabile a Guerrieri. Ritengo sia stato fatto un grandissimo errore. Hanno perso un grosso giocatore di cui ne riparleremo presto”.

Ritornando al suo addio, c’era stato un momento in cui, dopo le dimissioni, Lotito l’aveva richiamata e lei sembrava essere tornato sui suoi passi. Poi cosa è accaduto?

Io sono andato via, così Lotito mi ha convocato per una riunione con l’obiettivo di chiarire tutto. L’abbiamo fatta, ma loro volevano convincermi ad operare secondo il loro modo di vedere le cose. Io non le condividevo, non ritenendole positive. Per questo ho deciso di lasciare l’incarico”.



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