Focus
Come cambiano le squadre di Serie A?
Volti e tattica dei nomi noti del calcio italiano
La nuova Serie A inizia a prendere forma e, con essa, i nuovi assetti tecnici delle squadre che si sono rinforzate. Tra riconferma e novità assolute, spicca ancora una volta la Juventus, che ha rivoluzionato la guida tecnica e ha acquistato il più forte difensore di prospettiva disponibile sul mercato globale. Vediamo insieme alcuni interessanti cambiamenti.
Juventus: La campionessa in carica abbandona definitivamente la sua vecchia dimensione squisitamente nazionale, chiudendo nel cassetto dei ricordi anche il gioco all’italiana di sonettiana memoria. Da oggi, la miglior difesa per i bianconeri sarà l’attacco, sarà calcio totale e scambi brevi, tanti cambi di fronte e poca voglia di stare lì ad aspettare le mosse dell’avversario, schierando molto probabilmente un 4-3-3. Maurizio Sarri cercherà di plasmare la Juventus a sua immagine e somiglianza, ma non sarà facile: a Napoli, le sue brillanti idee vennero recepite molto lentamente (l’iniziale 4-3-2-1 fu chiaramente un fiasco) e non è scontato che qualche senatore del club, in particolare le prime donne, accetteranno di apprendere concetti totalmente nuovi, rivoluzionari e avveniristici, specialmente se c’è di mezzo una veneranda età e un curriculum che parla. Intanto, il centrocampo, anello debole dalla dipartita del trio Marchisio-Pirlo-Vidal, è stato più che mai rinforzato. PS: Douglas Costa è un ulteriore, vero acquisto da 90 per la Juve; immaginate se quei 10 minuti di devasto visti ad Amsterdam avessero la durata di un campionato.
Napoli: Sulla panchina partenopea siede una vecchia volpe che conosce benissimo il sapore della vittoria. Carletto Ancelotti è una garanzia e chi crede che sia approdato a Napoli per motivi personali, per godere dei 6 milioni annui sorseggiando uno dei più famosi caffè del mondo, si sbaglia di grosso. L’anno precedente è stato di transizione, l’acquisto top in difesa è già arrivato e, se dovesse firmare anche James Rodriguez, I presupposti sono dei migliori. Se non altro, non vedremo più un gap di 20 punti coi bianconeri. Inoltre, non c’è stata alcuna cessione importante e la vecchia guardia costruita dal buon Rafa Benitez (Callejon, Koulibaly, Mertens, Insigne, Goulham, Allan) è ancora saldamente al suo posto e ciò non può che essere un autentico vantaggio per il fattore gruppo e la cementazione dei rapporti e dell’intesa. L’impressione è che vedremo sempre meno una squadra lunga e sfilacciata, sebbene la compattezza e gli equilibri tipici del calcio all’olandese siano ben distanti. PS: per Goulham, vale quanto detto per Douglas Costa.
Inter: Conte si è detto non soddisfatto del mercato. Tipico dell’allenatore salentino e del suo collega ex Inter Mourinho; le trattative per Lukaku sembrano troppo lunghe ed estenuanti per fiutare qualcosa di serio. Intanto, però, Dzeko e Godin sono due pedine importantissime, portano tecnica, muscoli ed esperienza in due reparti cruciali e l’affidabilità dei campioni già di casa come Skriniar e Handanovic può contribuire a rendere l’Inter molto più forte dello scorso anno. Il passaggio a una difesa a tre sembra un marchio apposto sulla pelle nerazzurra già dall’arrivo di Conte alla Pinetina, in attesa di risolvere i casi Icardi e Nainggolan e attendere la definitiva maturazione del talento Lautaro Martinez. Il centrocampo si rinforza e acquista tanta qualità, con buona pace di Conte, che vede sbarcare a Milano Barella e Sensi (il primo, ex Cagliari, un autentico fenomeno).
Atalanta: La società rinnova la fiducia a Gasperini, forte della sua impresa storica, al fine di rinforzare mente e corpo e donare alla squadra che ha conquistato l’ingresso in Champions un’importante continuità col passato. La punta di diamante del mercato si chiama Luis Muriel, attaccante che non ha bisogno di presentazioni; la cessione di Mancini sembra però gridare vendetta, poiché la difesa non è un reparto semplice da gestire e ogni assenza, sebbene sia stata subito contrapposta dall’acquisto del possente centrale Malinovskyi.
Roma: I cugini sono in difficoltà, economica e morale. Il prestigio di Pallotta è ai minimi termini, Totti ha dato il definitivo addio ai colori giallorossi e Daniele De Rossi ha scelto il romantico finale di carriera con la camiseta del Boca. Si riparte da Fonseca, nessun grande nome di mercato, poco calore. Ma attenzione a darli per bolliti: Mancini, Veretout, Diawara e Spinazzola non colmeranno i vuoti lasciati da DDR, Dzeko e Manolas, ma nemmeno sono giocatori di bassa lega. Anzi. Una continuità di risultati e il meticoloso lavoro di un allenatore, magari umile e non avvezzo alla buffoneria tipica di quelle zone, possono contribuire a far risalire la china ai rivali di Trigoria.
Lazio: Ebbene, torniamo a noi. Ci eravamo lasciati con la Coppa Italia alzata al cielo, un enorme gioia che trasudava dall’erba dell’Olimpico e alcuni grossi punti interrogativi. Vedremo mai un esterno di centrocampo decente? Eccolo servito: Manuel Lazzari. E se dicessimo che Wallace è inadeguato? Denis Vavro, pronto a sostituire il brasiliano che prende la via dell’Oltremanica. Ma Lulic non è eterno. Prendiamo Jony, allora. Tutti nomi affidabili, di assoluto rispetto, se non in qualche caso di primo livello (Lazzari è il miglior crossatore del campionato), ma nessuno in grado di farci sognare la Champions con un fondo di realismo e consapevolezza, specialmente se si parla di cessioni importanti (Milinkovic). È il mantra della gestione Lotito. Inoltre, restano da capire le potenzialità di quelli che dovevano essere i rinforzi, poi mancati, dello scorso anno. Parliamo di Badel, Berisha, Durmisi, che con le rispettive ex squadre hanno fatto vedere ottime cose. I buoni propositi arrivano però dalle riconferme alle guide tecniche e societarie: la permanenza a Roma di Inzaghi, Tare e Peruzzi conferma che c’è un progetto ancora in corso che non è stato abbandonato.
Seguiamo ancora gli sviluppi del calciomercato e del ritiro delle squadre. Quel che è certo è che le sorprese non sono finite.
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