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Come il primo giorno di scuola, ma con mezza classe vuota !
La prima giornata di campionato è un po’ come il primo giorno di scuola. Non vedi l’ora di rientrare in quel luogo, di ritrovare gli amici, anche se dentro di te sai che tra qualche mese magari comincerai a contare i giorni che mancano alla fine di quel supplizio perché perso l’entusiasmo dei primi giorni e stanco della monotonia di cose vissute, viste e riviste mille volte, pregherai che maggio arrivi il prima possibile, salvo poi cominciare già a giugno il conto alla rovescia per l’arrivo di settembre. Succede sempre (o quasi) così, perché le eccezioni alla regola e le stagioni che vorresti non finissero mai sono poche, pochissime. Perché addosso hai un grembiule con il simbolo dell’aquila sul cuore e non una divisa bianconera o rossonera come quella di scolari (calcisticamente parlando) più fortunati di te. Ma te ne freghi, perché se la scuola è un obbligo, essere tifosi è una scelta che, tra l’altro, si fa da ragazzini, quindi più con il cuore che con la ragione, seguendo l’istinto e senza fare troppi calcoli di convenienza, quelli che fanno gli adulti.
E il primo giorno di scuola, tutti fanno sfoggio dei nuovi acquisti fatti durante l’estate. I libri sono gli stessi per tutti, ma tra compagni di classe si fa a gara a chi ha lo zaino, il diario, il quaderno o l’astuccio più bello. Non perché avere qualcosa di nuovo sia garanzia di poter primeggiare durante l’anno, ma perché uno zaino vecchio e logoro durante l’anno potrebbe rompersi, perché i quaderni prima o poi finiscono, perché senza matite e pennarelli nuovi non si arriva alla fine della stagione. E deve essere roba buona, anche se non per forza di cose di marca, ma utile e funzionale e, soprattutto, deve durare. Altrimenti è peggio che non averla comprata, perché ti ritrovi senza e per giunta hai buttato soldi.
Ecco, noi arriviamo al primo giorno di scuola già sapendo che siamo gli unici di tutta la classe a presentarsi con lo stesso materiale dell’ultima lezione dell’anno scolastico precedente. Certo, ci sono ancora dei giorni per fare degli acquisti prima dell’inizio delle lezioni vere e proprie, ma il passato ti ha insegnato a non credere o a non sperare in acquisti dell’ultima ora. E quindi sei quasi rassegnato all’idea che nulla di quello che hai comprato in estate è buono per essere esibito il primo giorno di scuola… E sai anche che non ti aiuterà a colmare le lacune emerse durante i mesi di scuola dell’anno scorso. Eppure i tuoi genitori non hanno speso poco, ma questo invece di aiutarti a sorridere a mamma e papà mentre prepari lo zaino, aumenta la tua rabbia, perché per l’ennesima volta hanno comprato quello che volevano loro, non quello che avevi sognato di poter comprare tu o quello che ti aveva suggerito di comprare il professore per eliminare gli errori del passato.
Per primeggiare, quindi, sai già che dovrai fare miracoli e contare solo ed esclusivamente su te stesso, perché di appoggio dai genitori ne avrai poco e molti professori ti aspettano già al varco e con il fucile spianato e perché l’approccio prima dell’apertura ufficiale della scuola è stato pessimo, disastroso da tutti i punti di vista. Il primo giorno di scuola, quindi, diventa già quasi una sorta di esame: e questo rende meno festosa l’atmosfera e l’umore grigio più del cielo plumbeo che fa sembrare questa giorno più una domenica di metà novembre che una giornata di fine estate.
Ma visto che non sei il primo a iniziare la scuola, hai la fortuna di aver assistito ieri ad un qualcosa che dovrebbe sollevarti un po’ l’animo e del quale, soprattutto, dovresti fare tesoro. Ieri hai capito che non sarà un anno facile per nessuno, che soprattutto all’inizio c’è poco di scontato e che le energie fisiche contano più di quelle mentali e dell’esperienza. E visto che il tuo primo rivale ha dimostrato di non stare certo meglio di te, devi guardare con fiducia al primo testa a testa di questo nuovo anno. Ma ieri, soprattutto, qualcuno ti ha dato una dimostrazione di intelligenza e di goliardia da applausi a scena aperta. In quella “scuola” di Verona, la prima ad aprire i battenti e sulla quale erano puntati tutti i riflettori, gli “alunni” hanno spiazzato tutti. I registri per le note erano già pronti, il preside probabilmente aveva già preparato i moduli per sospendere quella classe già nota in passato per aver superato i limiti imposti dal regolamento scolastico, ma l’ironia e la goliardia degli alunni veronesi ha spiazzato tutti. Chi voleva provocare (Balotelli) è uscito dal confronto con le ossa rotte e ha rosicato (basta pensare al messaggio su Twitter di ieri sera in cui faceva i complimenti al Verona squadra e ai giocatori ma non ai tifosi) e i professori che avevano già scritto verbali di condanna da presentare al preside hanno dovuto strappare tutto. Ovazioni al posto dei “buuu”, applausi al posto dei fischi. Così, si è capito chi era il bersaglio ma si è rimasti all’interno delle regole ferree stabilite e nessun preside potrai mai condannarti per un’ovazione o un applauso al nemico tanto odiato, perché non esiste un regolamento che vieti di applaudire l’avversario. Una volta, da scolari intelligenti, ci saremmo arrivati molto prima degli altri, saremmo stati noi il modello da seguire. Non è stato così, ma non c’è niente di male nell’imitare chi ieri ha fatto scuola, specie se per giunta è un amico di vecchia data, uno che rispetti e con cui marci volentieri a braccetto. Quando ti ritrovi ad iniziare l’anno con mezza classe vuota e con la certezza di non poter vincere il braccio di ferro con il preside e con i professori, devi per forza di cosa mettere fine alla guerra, usare l’arma dell’ironia e della goliardia invece che lo scontro a tutti i costi che purtroppo non paga, perché il potere vero ce l’hanno loro. Il potere di lasciarti fuori dall’aula, di sospenderti, di cacciarti da tutte le scuole del regno e di bocciarti. E allora devi dimostrare di essere più forte di loro usando l’intelligenza invece che la forza. Perché si può combattere in un altro modo e perché deporre le armi non è un’onta, perché finché sei vivo e ti lasciano entrare a scuola, puoi ancora lottare e provare a cambiare le cose. E allora, buon anno a tutti, con la speranza di vivere un anno sereno e un maggio di festa…
STEFANO GRECO
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