Prende corpo la Lazio 13/14. Il colpo estivo è senza dubbio quello che risponde al nome di Felipe Anderson, talento classe ’93 arrivato dal Santos. Proprio oggi, nella sua terra nativa, è andata in scena la sua ultima conferenza stampa in quel dell’Urbano Caldeira, stadio del Peixe. Ultime parole, quelle d’addio. La sua partenza è riuscita a spaccare la tifoseria bianconera in due parti: addirittura a metà giugno, nel pieno della trattativa e le dure richieste del fondo, una parte della tifoseria si esprimeva così “sbrighiamoci a darlo via prima che ci ripensino”. C’è chi invece, è in totale disaccordo con la sua partenza, vedevano il lui l’erede naturale di Neymar, rimpiangendo uno dei migliori talenti brasiliani degli ultimi anni. Pagato 8,5 milioni, Tare ci ha creduto fin da subito, lo ha messo al primo posto nella Lazio dei prossimi anni. Felipe è rimasto stregato dalla società capitolina, il suo sogno era quello di giocare in un grande club europeo, obiettivo riuscito. “Quando sono venuti a cercarmi (i dirigenti della Lazio, ndr) per sapere se ero interessato, dicevano di avere un progetto per me. Ho incontrato tutti, giocatori, allenatore ed è stata una meravigliosa opportunità. La Lazio è una squadra di campioni. Ho sempre dovuto lottare per le posizioni di vertice qui al Santos e non sarà diverso in Italia. Devo prepararmi bene e mettermi a disposizione del mister” le parole davanti al suo ex pubblico. Viene fotografato con la maglia numero 110, le presenze che ha raccolto con il Santos. Così tante presenze ad appena vent’anni compiuti, mica male per un giovincello coronato da Neymar come suo erede. Talento puro, classe da vendere, Felipe nelle sue immense qualità ha anche quella di saper ricoprire più parti del campo. Assomiglia ad Ederson per le posizioni che può assumere, svariando sul tutto il fronte d’attacco, da sinistra a destra. Discreta velocità e visione di gioco alla massima potenza, non stiamo parlando di un missile, ma di ciò che basta per apparire agli occhi degli esperti un piccolo predestinato. Il ragazzo ha vent’anni, ma parla già da veterano, colpa degli anni difficili vissuti da ragazzo quando non c’erano soldi e si faceva la colletta tra amici. “Ho imparato a svegliarmi ogni giorno per essere il migliore” ha sempre ripetuto. L’umiltà viene prima di tutto per Felipe: il sacrificio e la voglia di fare sono alla base di tutto. Il suo palmarès, nonostante la giovanissima età, parla chiaro: due scudetti, una Coppa Libertadores, il titolo di vice campione del Mondiale per Club, una Recopa Sudamericana. Non sono molti i ventenni che possono vantare una bacheca simile. Neymar come amico, Ronaldo e Kakà come idoli e proprio come l’ex milanista anche Felipe Anderson è molto religioso. “Sono evangelico, vivo solo per la gloria del Signore” ha sempre ripetuto. Da una sua foto postata circa due giorni fa, sembra aver scelto la casacca numero 7, sinonimo di ala del calcio che abbina genialità a sregolatezza. I tifosi si aspettavano la 10 per cancellare ogni ricordo, in primis quello di “Maurito”: quest’ultima sembra destinata al suo connazionale Ederson. Poco importa del numero o del nome, il ragazzo di Brasilia non sta nella pelle e attende solo i primi di agosto per ricominciare ad allenarsi. Dopo aver stupito il Brasile adesso il giovane talento brasiliano è pronto per incantare anche l’Italia sperando, magari nel giro di un paio di anni, di rincontrare il suo amico Neymar su un campo di calcio.
SIMONE GAVINI – SINCE 1900
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