Provate a pensare che cosa sarebbe la Lazio senza Hernanes, quel giocatore che in molti si divertono a mettere spesso e volentieri in discussione, quel gioiello che qualcuno vorrebbe sacrificare sull’altare del bilancio per “rinforzare” la Lazio. La verità, è che per rinforzare seriamente questa squadra, servirebbero un attaccante e un difensore centrale degno di questo nome e mai come questa sera si è capito: è bastato vedere un Klose spento e svagato, è bastato l’ingresso in campo di Dias al posto di Cana per seminare il panico in difesa e per riaprire da solo con i suoi errori in serie una partita che era morta e sepolta, non ancora archiviata definitivamente solo perché la Lazio si è guardata troppo allo specchio invece di affondare i colpi su un avversario allo sbando.
Non è immaginabile una Lazio senza Hernanes, non è pensabile una squadra senza l’unico giocatore in grado di accendere la luce, un centrocampista che in 102 partite di campionato ha segnato qualcosa come 31 reti, tutte decisive, perché quando segna lui la Lazio vince sempre o comunque (almeno in campionato) non perde mai. E’ questo il dato più significativo di una partita dai due volti, di una serata che ha fatto infuriare Petkovic (al fischio finale è scappato negli spogliatoi) perché il tecnico ha visto per l’ennesima volta la sua squadra commettere sempre gli stessi errori: una Lazio incapace di chiudere le partite, che spreca occasioni in serie e poi al primo incidente di percorso perde sicurezza, si fa assalire dalla paura di non farcela e finisce per complicarsi da sola la vita. Questo nonostante il gran lavoro di Biglia a centrocampo, uno che canta e porta la croce come e più di quanto non abbia fatto Ledesma negli ultimi anni. Questo nonostante un Hernanes ispirato e disposto a correre e sacrificarsi, unendo corsa e qualità. Questo nonostante un Candreva quasi imprendibile per tutta la partita, un Lulic partito lento ma che al 96’ correva ancora seminando gli avversari. Questo nonostante un esordio discreto di Novaretti, un Gonzalez ritrovato (e indispensabile per dare dinamismo al centrocampo e garantire inserimenti senza palla) e un Cana che senza strafare ha dato solidità e ordine ad una difesa che continua a mostrare crepe paurose. Sì, perché è bastata l’uscita di Cana alla fine del primo tempo per cambiare tutto. Con Dias lento, impacciato, incapace di arginare Muriel ma capace di regalare palloni e occasioni da gol in serie all’Udinese, si è perso anche il povero Novaretti e dopo il gol di Muriel è calato il gelo all’Olimpico, con i fantasmi di una clamorosa beffa che hanno continuato ad aleggiare fini all’ultimo dei sei minuti di recupero ordinati da Gervasoni.
Un finale impensabile, perché dopo appena un quarto d’ora di gioco la Lazio aveva quasi archiviato la pratica ed era padrona del campo. Un gol strepitoso di Hernanes, simile ma molto più bello di quello segnato un anno fa dopo una fuga sulla sinistra in casa del Chievo. Poi ancora Hernanes in versione assist-man, con un pallone splendido per Klose abbattuto dopo aver superato il portiere per il più netto dei rigori realizzato da Candreva. C’erano tutti i presupposti per rispolverare il pallottoliere come in occasione della partita con il Bologna alla fine della passata stagione, ma quel giorno Klose aveva trasformato in oro tutto quello che aveva toccato, realizzando 5 reti con 6 tiri in porta, mentre questa sera il tedesco ha sbagliato anche quello che era impossibile sbagliare, come quel pallone comodo, comodo per realizzare il 3-0 sparato alle stelle nel primo tempo. Non è mai riuscito ad entrare in partita Klose, una cosa rara, ma la pessima serata del tedesco ha messo a nudo tutti i limiti attuali di questa squadra, perché alle spalle di Klose c’è il nulla, o quasi. Così come c’è il nulla in difesa, perché il Dias visto questa sera (così come contro la Juventus) è improponibile a questi livelli, quasi una sciagura.
Ma quando si riescono a vincere partite come questa, stravinte e poi quasi gettate al vento, si può guardare al futuro con ottimismo, perché la vita è fatta di segnali. Ma sta anche alla società coglierli questi segnali, perché gli ultimi due campionati ci hanno dimostrato che non si può pensare di arrivare fino in fondo contando solo sulle invenzioni di qualche campione e sull’aiuto della dea bendata che questa sera ci ha dato una mano nei momenti decisivi. Mancano 8 giorni alla fine del mercato e mai come questa sera si è visto che cosa serve alla Lazio: un attaccante e un difensore centrale. Ma non giocatori qualsiasi da prendere tanto per far numero, ma gente di qualità in grado di far fare a questa squadra quel benedetto salto che è sempre ad un passo ma non arriva mai. Se ci sono i mezzi per farlo, lo si faccia, senza buttarsi in trattative infinite o improbabili che fanno perdere tempo prezioso o che servono come scusa per arrivare alla fine del mercato e ripetere per l’ennesima volta che non c’è stato abbastanza tempo per fare quello che si doveva fare. Perché lo sappiamo da mesi che cosa serve alla Lazio, ma in questi mesi tutto si è fatto meno che tappare quella doppia falla nell’organico. Servono una punta vera e un centrale vero! Lo ripeteremo fino alla noia da qui al 1° settembre. E bisogna prenderli senza dover sacrificare Hernanes, perché altrimenti torniamo alla storia della coperta corta, al vorrei ma non posso, al centesimo che manca sempre per arrivare ad un euro. La costante di questi nove anni, il marchio di fabbrica di questa gestione!
STEFANO GRECO
Resta Aggiornato con il nostro Canale WhatsApp! Ricordiamo che il canale è protetto da Privacy ed il tuo numero non è visibile a nessuno!Iscriviti Subito cliccando qui sul canale di Since1900